I radiofarmaci possono salvare la nostra vita

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Con la diagnostica per immagini un salto nella prevenzione. Nella nascente «Officina farmaceutica» di Ruvo di Puglia un centro di ricerca polarizzerà gli studiosi pugliesi e aprirà nuove frontiere terapeutiche

(Nostro servizio) In sei mesi è stato possibile effettuare circa mille esami diagnostici, grazie alla macchina Pet del Policlinico di Bari, ma il limite è riuscire a poter avere immediatamente disponibili i radiofarmaci necessari per gli esami. «Questi farmaci hanno un ciclo di vita molto breve, due, massimo tre ore ? spiega Leonard Fass della GE Healthcare ? quindi è essenziale per una regione come la Puglia, che si sta dotando di strumenti come le Pet, poter contare sul territorio di un centro di produzione di radiofarmaci».
L’occasione per fare il punto sulla ricerca tumorale in campo di medicina nucleare è stata colta a Ruvo, durante un Caffè Scienza organizzato dal Dipartimento di Chimica e da «Villaggio Globale» per approfondire queste tematiche, anche in previsione dell’insediamento all’interno del territorio comunale di un centro di ricerca e produzione di radiofarmaci che la Itel Telecomunicazioni in collaborazione con GE Healthcare si è impegnata a rendere operativo entro il 2008.
«Un progetto complesso ? ha sottolineato Leonardo Diaferia, presidente di Itel intervenuto all’incontro ? perché bisogna riuscire a far dialogare tante figure professionali diverse, oltre a dover seguire precisi step nella realizzazione del centro stesso, che deve rispondere a criteri di sicurezza con standard elevati. Sono un imprenditore che crede nel progetto che mi muove, ma anche una persona che spera di poter dare un personale contributo alla sconfitta del tumore, oltre che riuscire a formare un gruppo di giovani in grado di continuare il mio impegno anche dopo di me».
«Questo centro di ricerca è un progetto importante per il comune di Ruvo e per tutto il suo territorio ? ha detto il sindaco, Michele Stragapede, intervenendo al Caffè Scienza ? ci proietta all’interno di una rete di relazioni scientifiche europee, con una ricchezza culturale che non possiamo perdere».

L’insediamento del centro di ricerca non rappresenta alcun pericolo per il territorio o l’ambiente circostante: la tecnologia oggi permette la massima sicurezza a patto di rispettare tutte le norme previste dai protocolli.
Inevitabilmente i cittadini quando sentono le parole «radiofarmaci» o «medicina nucleare» si spaventano, il Caffè Scienza è stato organizzato proprio con lo scopo di comunicare direttamente con chi dovrà «coabitare» con questi impianti di produzione e le rassicurazioni da parte degli esperti presenti sono state totali.

«Lo strumento Pet è una macchina che permette di produrre immagini tridimensionali che possono indicare con la massima precisione al medico dove sono e come funzionano le cellule ? ha spiegato Giuseppe Rubini, professore di Medicina nucleare presso l’Università di Bari ? in particolare sono i radio traccianti che marcando le cellule ne permettono l’individuazione. Oggi le Pet vengono usate in prevalenza in oncologia, ma con radiofarmaci appositi possono essere utilizzate anche in neurologia e cardiologia, con notevole precisione nella diagnosi. Al momento presso il Policlinico si utilizza solo un tracciante al glucosio e fluoro, che viene ordinato dalla Campania o dalle Marche, con un centro di ricerca e produzione in loco sarà possibile utilizzare altre molecole, specifiche per ogni cellula che si vuole individuare, oltre che superare il problema del ciclo di vita del radiofarmaco: oggi basta un ritardo sulla consegna anche di un’ora e l’efficacia è dimezzata».

Attualmente in Puglia oltre alla Pet in uso al Policlinico, all’interno del dipartimento di Medicina nucleare, ce n’è un’altra a San Giovanni Rotondo presso la Casa di cura «Sollievo della sofferenza». Per le necessità della popolazione residente ne servirebbero almeno 7/8, con una media di una postazione per 500mila o massimo un milione di abitanti. Una implementazione del genere di una intera rete di questi strumenti Pet e il territorio allungato della regione, rendono indispensabile un centro di produzione in loco.
«La domanda di analisi attraverso le Pet sta crescendo vertiginosamente ? ha sottolineato Rubini ? in maniera così esponenziale che dobbiamo sempre rivedere le nostre previsioni. Si tratta di strumenti che permettono un’indagine su tutto il corpo del paziente, evidenziando anche cellule tumorali in parti del corpo che magari non si erano prese in considerazione, con un evidente vantaggio nella diagnostica precoce».
«La somministrazione di radiofarmaci nel paziente non deve spaventare ? ha tranquillizzato Leonard Fass ? ogni residua radioattività oltre ad essere bassissima già nel farmaco stesso, si esaurisce nell’arco di pochi minuti. In compenso la diagnosi precisa e tempestiva può permettere un abbassamento dei costi delle procedure mediche e una riduzione dei ricoveri; inoltre la combinazione di diagnosi a terapie mirate può permettere una qualità della vita del paziente largamente superiore ad oggi, perché abbatte gli effetti collaterali delle terapie oncologiche tradizionali».

«Il Centro di Ruvo non sarà realizzato solo come centro di produzione e commercializzazione di radiofarmaci ? ha evidenziato Diaferia ? ma come centro di ricerca che si interfaccerà con il territorio, l’Università, le reti scientifiche internazionali, in modo da farne un polo di eccellenza».
Quando si parla di salute, della nostra salute, è bene tener presente che la scienza medica sta correndo. Per un territorio perdere occasioni di eccellenza, sarebbe come restare al palo, non solo economicamente, ma con la propria vita.

(Rita Schena)
(27 Aprile 2007)