Salice e pioppo… ma attenti ai sessi

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Gli interventi fatti quasi sempre con talee, se non sono corretti, possono creare difficoltà in seguito e portare ad un impoverimento genetico

È vera e perciò questa curiosa storia non inizia con il classico c’era una volta.
Salice e pioppo, entrambi della famiglia delle Salicaceae, sono attualmente usati con frequenza nelle attività di ripristino ambientale, in modo particolare negli interventi di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua, di consolidamento spondale e nella costituzione di ecosistemi filtro in quanto specie tipiche delle fasce riparie di fiumi e ruscelli. Proprio perché in natura queste specie si riproducono più frequentemente per via vegetativa e la stessa propagazione artificiale si basa prevalentemente sulla produzione di talee1, nel ripristino spesso si ricorre ad astoni2 o a talee che riproducono esattamente il corredo genetico nonché il sesso della pianta madre (con licenza dei botanici si potrebbe dire della pianta madre o della pianta padre perché i pioppi ed i salici sono piante dioiche: ci sono alberi maschio e alberi femmina).
L’utilizzo preminente delle tecniche di propagazione vegetativa comporta però una forte riduzione degli scambi genici e determina una progressiva perdita di variabilità genetica dei popolamenti così costituiti. È molto alta, infatti, la probabilità che le talee raccolte sul luogo dell’intervento di ripristino provengano dai medesimi individui e siano nel complesso piuttosto omogenee da un punto di vista sia genetico sia sessuale. Tutto questo rappresenta un grave rischio ed un’incognita per la conservazione della biodiversità nell’ambito dell’area sottoposta a restauro e, in particolare, lungo il corso d’acqua interessato. Agendo sistematicamente in questo modo si limiterà sensibilmente la possibilità di incrocio tra piante di diverso sesso e quindi la formazione di semi che sono classicamente la fonte di variabilità genetica (ogni seme è unico e irripetibile) e gli elementi destinati a innescare successioni vegetali spontanee.
Il rischio di un impoverimento genetico delle Salicaceae nelle attività di ripristino ambientale sarebbe evitato se si potesse fare assegnamento, almeno in parte, sulla propagazione per seme. In realtà, comunemente, è proprio la difficoltà di raccolta e di conservazione del seme di pioppi e di salici spontanei, nonché la lentezza della propagazione sessuale rispetto a quella vegetativa, a far preferire l’allevamento di talee rispetto alla produzione di semenzali.
Come si può evitare la perdita di variabilità genetica? Come possiamo aiutare gli individui sviluppati da talea a non rimanere zitelli? Una possibile soluzione maturata negli Stati Uniti è quella di costituire, nell’ambito delle aziende vivaistiche, barbatellai3 che assolvano al doppio fine di produrre talee ben diversificate dal punto di vista genetico e sessuale e di creare condizioni idonee e agevoli per la raccolta di semente. Una volta individuate nei popolamenti interessati piante di sesso maschile e femminile, si possono prelevare le talee da allevare in contenitore o in piena terra. I barbatellai, realizzati con piante ben differenziate geneticamente e sessualmente, forniranno talee e sementi che assicureranno la biodiversità negli interventi di ripristino ambientale4.
Può capitare però di dover prelevare talee per interventi urgenti e in questi casi l’attenta osservazione delle gemme è determinante per raccogliere quantitativi equivalenti di materiale dei due sessi. Durante il periodo di riposo vegetativo, ed è durante questa finestra temporale che si prelevano le talee e gli astoni, è comunque possibile identificare il sesso dei salici e dei pioppi osservando la dimensione e la disposizione delle gemme a fiore, magari con l’aiuto di una lente di ingrandimento direttamente in campo. Le gemme maschili sono più grandi rispetto a quelle femminili e le peculiari differenze possono essere percepite dopo un po’ di pratica e di attenta osservazione.
Durante la fioritura la cosa diventerebbe più facile: si possono infatti distinguere chiaramente le antere nelle infiorescenze maschili e i pistilli in quelle femminili (entrambi amenti). Ma, attenzione, questo periodo non è più idoneo ai prelievi in quanto la pianta è in attività e le talee o astoni asportati non sono tecnicamente nelle migliori condizioni di essere impiegati. L’identificazione del sesso attraverso le gemme dormienti rimane così una strategia percorribile per raccogliere il materiale giusto al momento giusto.

(Beti Piotto)

1 Nel caso delle Salicaceae, la talea è una porzione di ramo, generalmente di lunghezza non inferiore a 20 cm ma anche considerevolmente più lunga, prelevata di norma su materiale giovane (rami di un anno).

2 Sono rami di uno o due anni di lunghezza variabile, quanto più giovane il materiale più alta è la capacità di emettere radici. Le talee si ottengono dalla suddivisione degli astoni.

3 Barbatellaio, nel caso delle Salicaceae, è l’area del vivaio destinata alla produzione di astoni e/o talee.

4 Cosa ben diversa accade quando pioppeti o saliceti sono costituiti a scopo produttivo (e non protettivo). In questi casi si impiegano cloni. Al fine di limitare danni in caso di malattie o attacchi di insetti, la tendenza è quella di impiegare più cloni, tenuti distinti, nelle piantagioni.
(12 Febbraio 2006)