Acque rosse nel padule di Scarlino

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In anni recenti è stata più volte segnalata la presenza di acque rosse nella Fiumara del Puntone di Scarlino. Le denunce di tal fenomeno hanno avuto luogo sempre nel periodo estivo, quando l’utenza nautica diventa quantitativamente rilevante e, probabilmente, nuova a tali eventi. Non è da escludere, tuttavia, che tal fenomeno possa avvenire anche in periodi dell’anno diversi

Il Dipartimento Provinciale Arpat di Grosseto è stato più volte chiamato ad intervenire ed indagare sulla natura e le cause di tale fenomeno. Si deve evidenziare che solo nella circostanza del 2002 è stato possibile accertare la provenienza di tali acque che, nella fattispecie, risultavano conseguenti ad una rottura della condotta di acque ferruginose della miniera di Gavorrano, che attraverso un canale si riversavano successivamente nel padule e nella Fiumara.
Nei successivi episodi in cui è intervenuta l’Arpat, è stato verificato il fenomeno con intensità diverse, ma tuttavia senza individuare eventi o fattori altrettanto chiari e critici da causare con periodicità il fenomeno in argomento.
Nell’agosto del 2006, a seguito della segnalazione dell’Amministrazione Comunale di Scarlino, fu ispezionato estesamente il reticolo idrografico a contorno, senza tuttavia accertare fattori esterni o tributi anomali. Solo la Fiumara e il tratto più prossimo del Canale Allacciante evidenziavano la
presenza delle acque rosse.
Le analisi condotte sul materiale in sospensione rilevavano
un elevato tenore in ferro che giustificava pertanto la colorazione rosso ruggine delle acque. Il 26 giugno di quest’anno il fenomeno si è verificato nuovamente senza tuttavia riscontrare oggettive cause del fenomeno.
Le analisi chimiche condotte sulle acque e sul materiale
particellato confermano l’analogia dell’evento con quelli precedenti; le osservazioni microscopiche del materiale e delle acque escludono la presenza di bloom algali di dinoflagellati o il proliferare di processi a carico di ferrobatteri, individuando pertanto nella presenza in sospensione di ossi-idrossidi di ferro quale più plausibile causa della colorazione delle acque.
In data 23 luglio e 14 agosto di quest’anno sono stati condotti nuovi sopralluoghi e prelievi a cura di Arpat a seguito di segnalazione di un nuovo evento di acque rosse. In entrambe le circostanze non è stata riscontrato alcun apporto anomalo di reflui o materiali tali da causarne palesemente il fenomeno.
Nel sopralluogo del 23 luglio scorso è stato ispezionato, congiuntamente ai tecnici dell’Amministrazione Comunale di Scarlino e alle Guardie delle «Bandite di Scarlino», il tratto
terminale del Fiume Pecora, gran parte dell’ansa del canale Allacciante, sino a Scarlino Scalo e la Fiumare, risalendone
il percorso, per mezzo di natante, messo a disposizione
della «Marina di Scarlino», sino alla Controfossa Sinistra dell’Allacciante, all’altezza degli ormeggi delle Chiarine. Durante la navigazione si poteva notare la risospensione di sedimenti rossi, fenomeno questo più visibile nel tratto di fiumara intermedio rispetto al mare e al tratto
più a monte ispezionato. Le risultanze analitiche confermano quanto accertato visivamente. Risalendo la Fiumara a monte per la Controfossa Sinistra si assiste ad una graduale diminuzione dei solidi sospesi, questi ultimi risulterebbero invece superiori nell’asta del canale Allacciante con valori
particolarmente elevati al ponte Baracchi, in località Cascine. Per quest’ultimo sito si deve tuttavia evidenziare la esigua profondità della lamina d’acqua in scorrimento e il potenziale rischio di alterazione del campionamento per le determinazioni dei solidi sospesi. In considerazione dell’idrodinamismo riscontrato nel sopralluogo del 23 luglio, durante il quale nel tratto terminale della Controfossa si assisteva ad una sostanziale stasi della marea, mentre le acque rossastre del canale Allacciante si immettevano in maniera evidente nella Fiumara e alla luce del fatto che le acque del Fiume Pecora risultavano chiare e senza segni di colorazione rossastra, si deve ipotizzare che gli apporti in sedimenti rossi siano attribuibili, in tale occasione, sostanzialmente a carico del canale Allacciante.

Osservazioni conclusive
La natura chimica del materiale particellato in sospensione
particolarmente ricco di ferro e l’assenza di peculiari processi biologici riscontrati al microscopio, riconducono il problema delle acque rosse ad elevate concentrazione di materiale inerte ferruginoso sospeso nell’acqua.
Circa l’origine di tale materiale ad oggi non è possibile fornire prove certe, ma solo ipotizzare una correlazione con una ampia disponibilità di sostanze ferrose risedenti nei suoli e nei letti dei corpi idrici della zona che ne sono notoriamente ricchi, sia per la pregressa e intensa attività mineraria che di trasformazione industriale.
In alternativa deve essere ritenuta plausibile l’ipotesi relativa ad apporti di acque di miniera o provenienti dall’area industriale di Scarlino. Tuttavia, dobbiamo far presente che nelle indagini più recenti, come già descritto, condotte anche con il fenomeno in atto, non è stato possibile riscontrare
alcuna correlazione con sversamenti da attività produttive
o con drenaggi di acque dalle zone minerarie più vicine.
Per quel che concerne la natura ecotossicologica del fenomeno e l’estensione spaziale del problema, sono necessarie ulteriori indagini. I dati relativi alle concentrazioni di metalli nelle acque necessitano di ulteriori verifiche ponendo attenzione alle condizioni di prelievo e raccogliendo dati su altri comparti ambientali.
Il Dipartimento Arpat di Grosseto metterà in progetto un apposito programma d’indagine specifica la cui durata al momento attuale non è stimabile. Risulta fondamentale il coinvolgimento degli Enti territoriali e della collettività affinché, in occasione del ripetersi dei fenomeni, sia mobilitata una rapida attività di controllo degli eventi in stazioni strategiche, quali ad esempio il canale Allacciante al ponte Baracchi, all’interno del palude e alla Controfossa
Sinistra dell’Allacciante in seno della Fiumara.
La richiesta di intervento di Arpat può essere effettuata telefonicamente al numero 0564-422411 (dal lunedì al venerdì dalle ore 7,30 alle 19,30).