Gestione dei rifiuti

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La Commissione ha adottato ulteriori provvedimenti nei confronti dell’Italia in cinque casi distinti riguardanti le norme in materia di gestione dei rifiuti.
All’Italia sono state inviate due lettere di costituzione in mora nell’ambito del prosieguo del procedimento di infrazione, nelle quali le autorità italiane sono state sollecitate a conformarsi alle sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee del 2004. Entrambe riguardano la direttiva quadro sui rifiuti, che getta le basi e istituisce principi comuni per la gestione dei rifiuti all’interno dell’UE. Gli Stati membri devono garantire che lo smaltimento e il recupero dei rifiuti non rappresentino un rischio per la salute umana e per l’ambiente e non provochino inquinamento delle acque, dell’aria e del suolo.
Nella prima causa (C-103/02) la Corte ha rilevato che la legge italiana non determina i quantitativi massimi di rifiuti che possono essere trattati dagli impianti di trattamento nell’ambito delle cosiddette «procedure semplificate di recupero». All’interno dell’UE tutti gli impianti di gestione dei rifiuti devono soddisfare alcuni criteri e disporre di un’autorizzazione. Vista la lacuna della legge italiana, gli impianti italiani hanno potuto beneficiare di una procedura semplificata – che in genere dovrebbe essere applicata solo agli impianti di piccole dimensioni – invece della procedura di autorizzazione normale, ben più rigida.

La seconda causa (C-383/02) riguarda tre discariche illegali di rifiuti pericolosi ubicate in un ex sito industriale a Rodano (Milano). I rifiuti pericolosi vengono abbandonati nelle tre discariche dal 1986, con conseguente inquinamento dell’aria, del suolo e delle acque. L’Italia non ha ancora provveduto ad eliminare i rifiuti in questione né ad avviare la bonifica del sito.
La Commissione ha inoltre deciso di adire la Corte di giustizia in merito alla legislazione italiana sui veicoli da rottamare. La direttiva europea sui veicoli fuori uso definisce misure per impedire che le automobili e i loro componenti diventino rifiuti al termine della loro vita utile; incentiva inoltre il riutilizzo, il riciclaggio e altre forme di recupero. I consumatori devono poter restituire le auto usate senza oneri perché siano rottamate. La legge italiana che recepisce la direttiva dell’UE è carente riguardo a vari aspetti, quali la definizione di rifiuto, le norme sul ritiro gratuito e sulla responsabilità del fabbricante, la raccolta e la rottamazione dei veicoli fuori uso, le disposizioni in materia di riciclaggio e recupero di tali veicoli.

L’Italia ha già ricevuto un parere motivato per non aver presentato piani di gestione dei rifiuti per alcune regioni e province. La normativa comunitaria prevede tale obbligo sin dal 1975 ma finora l’Italia non ha adottato né trasmesso alla Commissione i piani di gestione dei rifiuti pericolosi per due regioni (Friuli Venezia-Giulia e Puglia) e per la provincia autonoma di Bolzano. Mancano anche i piani di gestione dei rifiuti non pericolosi delle province del Lazio e delle province di Gorizia, Modena e Rimini. I piani di gestione dei rifiuti sono l’elemento fondamentale di tutte le politiche nazionali, regionali o locali in materia di gestione dei rifiuti, perché consentono di fare il punto della situazione, di definire


gli obiettivi da realizzare in futuro, di formulare strategie adeguate e di individuare gli strumenti di attuazione necessari. L’Italia ha inoltre ricevuto un parere motivato per non aver notificato alla Commissione le misure di attuazione nazionali delle normative UE sui rifiuti delle apparecchiature elettriche ed elettroniche e sui materiali pericolosi contenuti in tali apparecchiature.

Non ottemperando agli obblighi stipulati dalla legislazione ambientale dell’UE l’Italia non garantisce ai suoi cittadini e all’ambiente in generale quel livello di protezione elevato contro i problemi causati dai rifiuti che la normativa comunitaria in materia intende invece assicurare.