Il concetto di Zoomafia

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Termine creato dalla Lav (Lega anti vivisezione), nel corso degli anni è diventato una sorta d’ombrello sotto al quale va ad accumularsi tutta una serie di reati contro gli animali.
La stessa Direzione Investigativa Antimafia ha confermato nell’ultima relazione semestrale quanto già dichiarato nel ’98 dal Ministro degli Interni, ossia un notevole interesse da parte della criminalità organizzata nell’utilizzo di animali a fini di lucro e riciclaggio.
Dal 1998 la Lav gestisce l’Osservatorio Nazionale Zoomafia, che collabora con la Magistratura e gli organi di Polizia Giudiziaria ed il cui Direttore Ciro Troiano, è l’autore del «Rapporto Zoomafia».
L’edizione 2004 ha un’ampia sezione dedicata alla Campania, nel cui tessuto economico sono infiltrati sodalizi dediti alle più disparate attività: macelli clandestini, combattimenti tra cani, corse di cavalli, contrabbando di fauna selvatica, traffico di farmaci per uso zootecnico.
Non sempre si tratta di appartenenti alle associazioni «canoniche»: anche in territori ritenuti vergini da questo genere di infiltrazioni, operano sodalizi non qualificabili come mafiosi e tuttavia caratterizzati da un’alta pericolosità sociale, dalla disponibilità di ingenti supporti economici e da collegamenti con analoghe associazioni estere.
Nel Napoletano e nel Salernitano la criminalità controlla il mercato fondiario al punto che furti e intimidazioni sono all’ordine del giorno, mentre i coltivatori di Avellino e Benevento subiscono minori pressioni, presumibilmente perché tartassati da boss locali anziché dalle grandi organizzazioni malavitose.
Tuttavia secondo il dottor Troiano la situazione più grave pare quella di Caserta: una vera «piazza affari» del crimine organizzato ai danni dell’agricoltura dove i furti, gli incendi, le minacce e gli atti di vandalismo garantiscono il persistere di un’atavica acquiescenza.