L’uomo fa parte della natura

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Il messaggio biblico, che ci vede fatti a immagine e somiglianza di Dio, ci ha conferito un complesso di superiorità non giustificato dal resto del dettato della Bibbia. Il creatore ci ha messo nell’Eden perché lo coltivassimo e lo custodissimo. La coltivazione implica la produzione di risorse dalla natura. Ma la custodia significa che ci sono limiti alla coltivazione. Che lo sfruttamento della natura non può essere spinto all’estremo. L’uomo si è messo al di fuori della natura, pensando di essere al di sopra di essa e che il resto del creato fosse lì per soddisfare i suoi bisogni, con una supremazia dovuta al diritto divino. Ma nella Genesi non è scritto così. Ci sono i limiti infranti e c’è la cacciata dall’Eden. L’uomo viene tolto dal piedistallo perché ha esagerato, si è montato la testa. La cacciata dall’Eden è il ritorno nella natura, non ci siamo meritati la posizione di privilegio che ci era stata concessa.
Dalla nascita della tecnologia (la clava e la pietra scheggiata), l’uomo ha subito esagerato. I grandi mammiferi del Pleistocene si sono estinti a causa nostra. Li abbiamo uccisi tutti, e ce li siamo mangiati. Poi, a causa della scarsità di prede, probabilmente siamo passati all’allevamento del bestiame. E invece di raccogliere vegetali, ci siamo messi a coltivarli. Solo che gli animali e le piante su cui basiamo la nostra sopravvivenza diretta, per mangiarli e per trarre risorse, sono una rappresentazione infinitesima della biodiversità. Inoltre, per avere grandi quantità delle specie che ci servono, togliamo le altre. Con gli erbicidi, con i pesticidi, con i nutrienti non prodotti dai decompositori che riciclano i viventi non più viventi, ma dalle industrie chimiche. Il peccato originale, il superamento del limite, l’abuso della natura, continua e aumenta.
Ora ci siamo accorti che la nostra respirazione non è solo quella del nostro corpo. Noi assumiamo ossigeno, attraverso l’apparato respiratorio, per «bruciare» (ossidare) il combustibile che immettiamo nel nostro organismo, il cibo. Il cibo è a base di carbonio e dalla reazione di ossidazione del carbonio si ottiene, come prodotto di scarto, l’anidride carbonica. Sono le piante, di giorno, a usare l’anidride carbonica e a restituirci l’ossigeno. Ma noi respiriamo anche con le altre attività, tutte basate sulla combustione. Le piante non ce la fanno più a riciclare l’anidride carbonica che produciamo, e a ridare ossigeno al mondo. Da qui il riscaldamento globale.
Ora, poi, coltiviamo le piante che di solito ci mangiamo (come il mais) per fare combustibile. Lo abbiamo sempre fatto, con il legname, e abbiamo raso al suolo le foreste per scaldarci. Ora radiamo al suolo le ultime foreste per far andare le nostre automobili. E, mostruosamente, troviamo più conveniente coltivare piante da alcol per automobili che piante da mangiare.