Il 24 marzo 1989 la Exxon Valdez si incagliò in una scogliera dello stretto di Prince Williams in Alaska disperdendo in mare oltre 38 milioni di litri di petrolio e inquinando 1.900 km di coste. La nave apparteneva alla Exxon Mobil.
Migliaia di animali perirono, la stima fu di 250.000 uccelli marini, 2.800 lontre, 300 foche, 250 Aquila di mare testabianca, circa 22 orche e miliardi di uova di salmone e aringa.
Nel 1991 la Exxon Mobil fu condannata per oltre un miliardo di dollari, il maggior risarcimento mai registrato per un disastro industriale. Le operazioni di ripulitura delle coste costarono alla Exxon circa 2 miliardi di dollari, coperti in gran parte delle assicurazioni.
«La dispersione della Exxon Valdez è stato il disastro petrolifero più studiato nel tempo e la comunità scientifica ha dimostrato che i danni continuano ancora a 20 anni di distanza – ha detto Margaret Williams, direttrice del programma Alaska del Wwf -. I mezzi di sostentamento dei pescatori sono stati distrutti, molte piante selvatiche e popolazioni di pesci non si sono ancora ripresi e l’economia dell’Alaska ha perso miliardi di dollari».
Jacopo Pasotti sta documentando, a vent’anni dal disastro, i danni ancora presenti. Ci ha inviato un servizio e alcune foto di Paolo Petrignani.