Clima – Più risorse alle isole del Pacifico

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Il Governo australiano ha concesso finanziamenti per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Appello dei Capi di Stato delle Isole alle nazioni industrializzate per un reale accordo a Copnhagen

Mentre si svolgevano a Cairns gli incontri dei Capi di Stato degli Stati delle Piccole Isole (Smaller Island States, Sis), del Forum delle Isole del Pacifico (Pacific Islands Forum, Pif) e dei Paesi del Pacifico (Pacific ACP), il ministro per gli Affari Esteri, Stephen Smith, e il ministro per i Cambiamenti Climatici e l’Acqua, Penny Wong, hanno annunciato nuove priorità di finanziamento a beneficio dei Paesi delle Isole del Pacifico, nell’ambito dell’iniziativa internazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici australiana («International Climate Change Adaptation Initiative»).

Riconoscendo le urgenti necessità di adattamento dei Paesi in via di sviluppo, specialmente nella propria regione, l’Australia, con questa iniziativa intende investire 150 milioni di $ in tre anni, a partire dal 2008?2009, per aiutare i Paesi vulnerabili del Pacifico ad adattarsi ai cambiamenti climatici. Di questa somma, ne erano già stati stanziati 75, e ora il Governo ne ha stanziato ulteriori 50. Dimostrando il proprio impegno nella risposta ai cambiamenti climatici, l’Australia sostiene, infatti, che costruire la resilienza ai cambiamenti climatici sia fondamentale per i Paesi vulnerabili del Pacifico.

Questo impegno è anche illustrato in un documento («Engaging our Pacific Neighbours on Climate Change: Australia’s approach») che consolida l’approccio politico australiano nel lavorare con i vicini Paesi delle Isole del Pacifico fino al 2015 per far fronte ai cambiamenti climatici. Il documento descrive i principi che dovranno indirizzare le azioni future del Governo australiano, in base alla priorità affermate della regione del Pacifico e della capacità dell’Australia di fornire supporto e assistenza.

L’analisi si basa sulle proiezioni climatiche attualmente disponibili e sugli impatti attesi nella regione del Pacifico. Infine, il documento sottolinea anche gli sforzi già intrapresi dal Paese, tra cui il «Quadro d’azione sui cambiamenti climatici per le Isole del Pacifico 2006?2015» («Pacific Islands Framework for Action on Climate Change 2006-2015»).

Al termine del loro incontro, i Capi di Stato delle Isole del Pacificohanno emesso un appelloai leader mondiali sui cambiamenti climatici («Pacific Leaders Call for Action on Climate Change»).

Riconoscendo che per gli Stati delle Isole del Pacifico i cambiamenti climatici rappresentano una seria minaccia non solo per il sostentamento della popolazione e per i suoi standard di vita, ma anche per la sopravvivenza di intere comunità, l’appello esorta i Paesi in tutto il mondo ad impegnarsi per garantire un’azione efficace tramite un nuovo accordo internazionale sul clima, da concordare a Copenaghen in dicembre nell’ambito dell’Unfccc.

I Paesi industrializzati dovrebbero stabilire obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra nel medio termine solidi, ambiziosi e conformi alle conclusioni scientifiche e che seguano la direzione indicata dal recente (luglio) incontro del «Forum sull’energia e il clima delle maggiori economie» (Major Economies Forum on Energy and Climate, Mef). I Paesi in via di sviluppo, dal canto loro, dovrebbero impegnarsi a rallentare e diminuire la crescita delle loro emissioni, a definire un anno in cui le emissioni raggiungano il picco, e ad assicurare una sostanziale azione di riduzione delle emissioni rispetto ai livelli Business As Usual (Bau) nel 2020.

Per quanto concerne il futuro accordo mondiale sul clima post?2012, i leader delle Isole del Pacifico auspicano un limite dell’aumento della temperatura media mondiale inferiore o uguale a 2°C, e un obiettivo complessivo di riduzione delle emissioni di almeno il 50% nel 2050 rispetto al 1990. Essi si impegnano a lavorare alacremente con gli altri Capi di Stato mondiali per raggiungere un accordo a Copenaghen e a svolgere la propria parte per proteggere il pianeta, la popolazione e la prosperità.

Altri temi ricordati nell’appello comprendono gli impatti dei cambiamenti climatici sull’ambiente marino, e specialmente sulle barriere coralline, i pesci e la sicurezza alimentare, ed anche sulle foreste. La fornitura di finanziamenti e tecnologie è ritenuta essenziale per permettere l’adattamento e la mitigazione dei Paesi in via di sviluppo.

In sostegno alle Isole del Pacifico si è mobilitato anche il Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite (UN Development Programme, Undp), che ha ricordato come la regione del Pacifico sia una di quelle maggiormente colpite da disastri naturali, costantemente minacciata da una varietà di pericoli, molti dei quali potrebbero peggiorare a causa dell’innalzamento delle temperature del pianeta. I cambiamenti climatici costituiscono una grande sfida per lo sviluppo della regione, con forti implicazioni sulla povertà, sul sostentamento, sui conflitti e sulla coesione sociale. Perciò, l’Undp intraprenderà l’iniziativa dell’«Interfaccia tra cambiamenti climatici, disastri naturali e potenzialità per i conflitti nel Pacifico» («Interface between Climate Change, Disasters and Potential for Conflict in the Pacific»), volta a prevenire i possibili conflitti innescati dai cambiamenti climatici. L’iniziativa intende anche migliorare le capacità delle organizzazioni regionali e nazionali di prevenzione e gestione dei conflitti violenti derivanti dai cambiamenti climatici.

Nel suo messaggio al Forum, il Segretario Generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha annunciato che le Nazioni Unite istituiranno un nuovo sistema di mitigazione degli impatti della crisi economica sui Paesi poveri, come quelli della regione del Pacifico che stanno già subendo gli effetti avversi dei cambiamenti climatici. Il nuovo «Sistema di allerta mondiale sugli impatti e la vulnerabilità» («Global Impact and Vulnerability Alert System»)permetterà all’Onu di migliorare il monitoraggio degli impatti della crisi e quindi la risposta ad essi.

(Fonte Focal Point Ipcc per l’Italia)