Dedicarsi all’agricoltura per ricostruire l’urbano

    539
    Tempo di lettura: 3 minuti

    Una due giorni di studio e confronto per stimolare il dibattito sui rapporti tra città, campagna ed agricoltura e per discutere di uno scenario progettuale per Expo 2015

    Il Laboratorio di Progettazione Ecologica del territorio(Lpe) del Dipartimento di Architettura e pianificazione (DiAp) ha organizzato per le giornate del 10 e 11 dicembre un seminario internazionale «Produrre e scambiare valore territoriale» per chiudere un ciclo di incontri promossi negli scorsi anni nell’ambito del Prin 2005/2007 (Programma di ricerca di rilevante interesse nazionale) dal titolo «Il parco agricolo: un nuovo strumento di pianificazione territoriale degli spazi aperti» e per esporre quindi gli esiti di questa ricerca.

    Questo progetto ha visto il coinvolgimento non solo dei gruppi di lavoro del Politecnico di Milano (DiAP, Indaco e Best) e la Facoltà di Agraria, ma anche le Sedi universitarie di Firenze Genova e Palermo.

    Il seminario ha affrontato il tema del ruolo dell’agricoltura come attività primaria di costruzione e rigenerazione degli spazi aperti e del rapporto tra città e campagna; e come parte di una riflessione più complessiva sui modelli economici e territoriali che, nei nostri contesti, si basa sulla valorizzazione delle potenzialità dell’alleanza tra stili di vita e di consumo sostenibili e nuova qualità della produzione agricola.

    Due giornate di studio e confronto per stimolare il dibattito sui rapporti tra città, campagna ed agricoltura e per discutere di uno scenario progettuale per Expo 2015 che non si limita a trattare le aree espositive e relative infrastrutture, ma che indica una possibile trasformazione dell’intera area metropolitana milanese a partire da una declinazione del tema «Nutrire il pianeta. Energia per la vita» che caratterizzerà l’Expo.

    In quest’ottica l’agricoltura viene vista come uno strumento di governo dei cicli ecologici (acque, suolo, ecc.) e come occasione di creazione di ricchezza e benessere attraverso uno scambio equo e diretto tra la città e la campagna: sia facilitando il cambiamento delle attuali produzioni agricole, sia dando vita a specifici sistemi di vendita locali.

    In questa prospettiva, ma con un lavoro che ha origini più lontane e guarda anche «oltre Expo», la posizione progettuale espressa dalla ricerca Prin pone radicali problemi di natura strutturale, anche in rapporto alle sperimentazioni sociali ed economiche già attive a Milano sui temi relativi ai rapporti tra agricoltura, stili di vita, assetto del territorio. Tutto ciò sia attraverso azioni dirette con gli abitanti e con gli agricoltori, sia attraverso specifiche politiche pubbliche volte a facilitare la costituzione di meccanismi economici in grado di dare una risposta strutturale alle necessità di autosostentamento delle aziende agricole attraverso reti di mercati dedicati, forme di logistica locale, strutture di supporto per i cittadini organizzati in gruppi di acquisto, strumenti fiscali, ecc.

    Una delle peculiarità della proposta del Politecnico è quella di prefigurare anche la trasformazione fisica del territorio che potrebbe derivare da questi cambiamenti produttivi; contribuendo a candidare Milano come modello di autosostenibilità anche dal punto di vista territoriale e insediativo.

    Durante il seminario sono intervenuti ricercatori, rappresentanti delle istituzioni e di reti sociali che operano nel mondo su questi temi, e la loro presenza ha permesso di proiettare questi temi su esperienze di rilievo internazionale quali i programmi Food for the cities promosso dalla Fao e Approvisionnement et distribution alimentaire de villes dello Iaurif nell’Ile de France, il caso catalano del Parc Agrari del Baix Llobregat e i progetti della Reseau Urgenci e di Slow Food International.

    Alcuni dei temi fondamentali del seminario hanno trovato una loro trattazione sistematica all’interno del libro «Produrre e scambiare valore territoriale», uscito all’inizio di novembre e curato da Giorgio Ferraresi, coordinatore del Lpe.

    Il testo tratta i risultati della ricerca Prin sui Parchi agricoli ma esprime anche la tradizione culturale e scientifica più ampia del laboratorio e la prospettiva più generale e strategica della produzione primaria nella ricostruzione territoriale/urbana di cui si è detto sopra ed in cui il Parco agricolo è campo di sperimentazione destinata ad estendersi oltre la propria figura.

    A questa prospettiva il testo assegna forza di fondazione teorica (nei saggi iniziali) attorno al nodo della sovranità alimentare e dell’approccio ecologico al progetto come questione territoriale; ne richiama la portata mondiale («nutrire il pianeta») e la matrice locale che la riconduce alla responsabilità diretta che ne abbiamo nel nostro territorio e nei nostri di vita.

    L’altro nodo è la prospettiva di fondare un modello di benessere di ricchezza sostenibile sulla produzione di valore territoriale (valorizzazione del patrimonio territoriale,saperi, culture insediate). L’agricoltura quindi come paradigma di altra economia e del ruolo degli spazi aperti anche nella ricostruzione dell’«urbano».

    Questi elementi configurano anche le linee di un «Manifesto della terra» che viene proposto nei suoi elementi essenziali come ulteriore possibile esito del percorso di ricerca.

    Il lavoro teorico e di prospettiva generale si accompagna nei vari saggi tematici del volume alla produzione dei linee di progetto, sopratutto nel caso cruciale del territorio milanese e lombardo e nel Parco agricolo sud Milano; con analisi e progetti pilota,estensioni di scenario territoriale, e studi sul design dei servizi della «deintermediazione» nelle filiere corte. Esprime inoltre linee di approccio normativo e studi internazionali di reti sociali e politiche pubbliche in materia .

    Nel libro viene proposto un disegno di deintermediazione dei servizi per l’accorciamento delle filiere che si traduce poi: nel progetto del «Nuovo Verziere» a Milano, nella riqualificazione multifunzionale della rete delle cascine e loro valorizzazione e nel nuovo ruolo dei navigli e dei loro recapiti nel tessuto della città e del sistema abbaziale fondativo del territorio. (S. P)