Il Natale dei ricercatori sul tetto

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Le ultime prese di posizione dei vertici dell’Istituto rafforzano la scelta dei ricercatori di aspettare sul tetto fatti concreti che facciano seguito alle parole del ministro

Come previsto e, senza nessun intervento governativo, la protesta dei ricercatori italiani che lavorano per Ispra, il principale istituto di ricerca ambientale italiano, è continuata anche in questi giorni di festa ed hanno trascorso sul tetto dell’Istituto a Roma, anche la notte di Natale, e sono così oltre 32 giorni.

Protestano contro i tagli ai posti di lavoro recentemente annunciati dal ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Duecento persone sono state già licenziate quest’anno, e altre 250 potrebbero vedere il mancato rinnovo dei loro contratti temporanei nel 2010. Più di un terzo degli oltre 1.000 scienziati che lavorano all’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale italiano sono a rischio.

«I cancelli sono rimasti chiusi, nonostante nei giorni scorsi ci fosse stata un’apertura da parte del ministro vigilante, la titolare dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, che aveva lanciato un appello al Governo per “non disperdere il grande patrimonio di professionalità dei ricercatori e valorizzarne per il futuro le competenze maturate” – si legge in un comunicato -. Da tre giorni, i lavoratori non possono ricevere cibo né visite: per fortuna, un gruppo di parlamentari ha organizzato una “staffetta” per essere sempre presente al loro fianco. Si sono quindi alternati Marianna Madia, Giovanni Bachelet, Roberto Della Seta, Stefano Ferrante, Furio Colombo e Ignazio Marino, che è entrato scavalcando il cancello trovato chiuso. Grande la solidarietà del territorio, dimostrata da un presidio continuo dei cittadini del quartiere, che hanno consegnato cibo e bevande attraverso il cancello inesorabilmente sbarrato. Inutile il tentativo del sindacato Usi-RdB, che ha chiesto un’assemblea urgente alla vigilia di Natale per tenere la sede aperta, vedendo la richiesta respinta dalla struttura commissariale. All’Ispra sono a rischio circa 200 tra ricercatori e tecnici, sui quali ancora non si ha alcuna certezza di rinnovo, mentre altri 250 lavoratori sono stati allontanati da gennaio 2009 in poi: circa un terzo del personale totale e quasi tutti i giovani in servizio presso l’ente. Importanti attività dell’Istituto rischiano di essere compromesse, tra cui gli interventi su biodiversità marina, emergenze in mare (anche sulle cosiddette “navi dei veleni”), bonifiche di siti contaminati, pesca sostenibile, attività di informazione ambientale, aggiornamento del registro delle emissioni in atmosfera, collaborazione alla stesura di documenti come il Rapporto rifiuti e l’Annuario dei dati ambientali, prevenzione del dissesto idrogeologico».

«Le ultime prese di posizione dei vertici dell’Istituto rafforzano la scelta dei ricercatori di aspettare sul tetto fatti concreti che facciano seguito alle parole del ministro Prestigiacomo, cui dall’inizio dell’occupazione chiedono una convocazione e l’apertura di una reale trattativa presso il loro ente, per arrivare alla proroga di tutti i contratti in essere e ad un piano per la graduale immissione in ruolo del personale precario. Nonostante le contraddizioni, i precari si augurano che le aperture del Ministro si rafforzino nei prossimi giorni, e sono consapevoli del fatto che la Prestigiacomo può essere loro alleata nel rilancio dell’Istituto e della ricerca pubblica ambientale in Italia».