Una centrale a carbone al posto del centro turistico

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Lascia sgomenti la pervicacia e l’ambiguità della politica ambientale di questo governo che, pubblicamente, persegue una politica diversa da quella che realizza

«Il centro turistico che si sarebbe dovuto realizzare a Saline Joniche nel pieno rispetto delle vocazioni del territorio sembra destinato a rimanere soltanto un’idea.

«Tra 48 ore infatti (tarda mattinata di Lunedì), a Roma, il Consiglio dei Ministri autorizzerà la Società svizzera che ha acquistato il terreno su cui insisteva la dannata centrale per la produzione di bioproteine cancerogene a Saline Joniche (Comune di Montebello Jonico, Provincia di Reggio, Regione Calabria) a realizzare, in quel sito, una centrale a carbone.

«Ci auguriamo tutti che in queste ore il «buon» senso prevalga; e che accurate riflessioni da parte di chi gestisce la cosa pubblica e di chi ha a cuore il futuro della Provincia di Reggio, possano indurre (o far indurre) ad un ripensamento e ad annullare la prevista firma d’autorizzazione!».

Fin qui il comunicato lanciato da Accademia Kronos Calabria. Anche se la storia della centrale non è un fulmine a ciel sereno, lascia sgomenti la pervicacia e l’ambiguità della politica ambientale di questo governo che, pubblicamente, nelle dichiarazioni e negli incontri internazionali, persegue una politica e nel concreto ne fa un’altra di segno opposto.

L’energia è un aspetto strategico di una nazione, cosa ci sarebbe di più semplice che perseguire le strade più economiche e più veloci? Se le altre nazioni sposano le energie alternative perché noi dobbiamo attardarci su nucleare e carbone?

E così i «film» si ripetono. Come durante i lavori di Copenhagen in Italia si parlava dell’aumento della velocità in autostrada. E non solo, mentre i ministri dell’Ambiente discutevano dell’attuazione degli accordi di Copenhagen in Italia si cercava di promuovere la centrale a carbone a Saline Joniche.

Infatti, a Roma si è riunita in quei giorni la plenaria della Commissione per la Valutazione di Impatto Ambientale del Ministero dell’Ambiente. Il tema dell’incontro? La realizzazione di una immensa centrale a carbone da 1.320 megawatt da installare a Saline Joniche. La decisione, tuttavia, è stata rinviata al 20 gennaio prossimo per «problemi procedurali».

Legambiente parla già di «autogol commesso dal governo». Bisogna invertire la rotta», ha detto Edoardo Zanchini, responsabile energia e clima di Legambiente. E aggiunge: «Occorre una svolta a trecentosessanta gradi nelle politiche energetiche e climatiche. Quale può essere la credibilità di un Paese che a Copenaghen recita la parte di chi vuole un impegno globale nella riduzione dei gas serra e nello stesso giorno a Roma prende decisioni che hanno un così devastante impatto sul futuro del clima?».

Ed anche ieri, con il tempismo che sta caratterizzando questo ministro dell’Ambiente, che passerà alla storia per aver smantellato il sistema della ricerca e del controllo ambientale dell’Ispra, fra i più efficienti e qualificati al mondo, mentre si parlava a Siviglia sulla realizzazione dei programmi di Copenhagen, ha sponsorizzato il nucleare mentre le regioni lo hanno respinto.

Cosa ci si può aspettare di buono da questa politica ambientale schizofrenica? (I. L.)