Una rivoluzione energetica dagli Usa

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È stato presentato in questi giorni un generatore di corrente elettrica con un’efficienza superiore al 50%, a basso impatto ecologico, e con la possibilità di poterlo tenere nel cortile di casa

Il «Bloom energy server» è un generatore di corrente elettrica che potrebbe rivoluzionare il mondo energetico, ed è stato mostrato in esclusiva sulla tv americana Cbs durante la trasmissione «60 minutes» e in questi giorni presentato ufficialmente alla presenza del governatore della California Arnold Schwarzenegger e Colin Powell.

In America il dispositivo è stato definito «power plant in a box» (centrale energetica in scatola) ed è stato ideato da un ex scienziato della Nasa, l’ingegnere aerospaziale K. R. Sridhar, e consiste in una grande quantità di «mattoni energetici» impilati uno sull’altro, basati sulla tecnologia delle Solid oxide fuel cells (Sofc), celle a combustibile ad ossidanti solidi. Esse utilizzano essenzialmente sabbia (biossido di silicio), che funge da catalizzatore, e piastre in ceramica che da un lato sono dipinte con un inchiostro verde, che funge da anodo, e l’altro lato, coperto con un inchiostro nero che serve da catodo.

Nel sistema, riscaldato ad oltre 700°C (una volta avviato, la temperatura è garantita dal calore da lui stesso prodotto durante la reazione elettrochimica) vengono immessi ossigeno e un combustibile (metano, ma anche biogas ed etanolo prodotto a partire dall’erba o dal letame). Gli ioni dell’ossigeno reagiscono con il combustibile e si crea elettricità insieme a una certa quantità di CO2.

Il vantaggio di questa energia è che sembra avere la stessa resa sia di giorno sia di notte e che può arrivare ad alimentare al 100% un’abitazione. Ogni mattone è in grado di produrre circa 25 watt, sufficiente per alimentare una lampadina. Per alimentare una casa di dimensioni medie sarebbe necessario una pila di celle della misura di una pagnotta di pane.

L’idea è nata dopo che Sridhar aveva creato, per la missione umana su Marte, un modulo a fuel cell (pila o cella a combustibile) che fornendo energia e metano avrebbe prodotto ossigeno. La missione fu cancellata e Sridhar pensò a questo punto di invertire il processo inserendo cioè ossigeno e carburante per produrre elettricità.

Sridhar uscì dalla Nasa proprio per potersi dedicare a tempo pieno alla sua geniale invenzione e poter creare nel 2002 la «Bloom energy», la società con sede a Sunnyvale, nella Silicon Valley, di cui oggi è l’amministratore delegato. Questo è stato possibile cercando capitali e convincendo uno dei maggiori capitalisti, John Doerr (che contribuì a fondare aziende come Netscape, Amazon e Google) a credere nel progetto.

John Doerr ha investito successivamente circa 400 milioni di dollari, portando nel consiglio di amministrazione l’ex segretario di Stato americano Colin Powell. Ci sono voluti tre anni per produrre la prima versione e dal 2008 il Bloom energy server è testato già da 20 aziende incluse Google e eBay, ottenendo anche impegni da altre aziende come Coca-Cola e Bank of America. Google ha affermato che nei 18 mesi di funzionamento i Bloom box impiegati sono stati attivi per il 98% del tempo generando 3,8 milioni di Kw di elettricità. Stessa conferma da eBay, secondo le cui dichiarazioni cinque Bloom box sarebbero stati sufficienti a risparmiare 100mila dollari di costi energetici nel corso degli ultimi nove mesi.

Ogni «Bloom box – ha dichiarato Sridhar – costa attualmente tra i 700mila e gli 800mila dollari ma con una maggior produzione, che si prevede arriverà tra alcuni anni, si dovrebbe scendere fino ai 3mila dollari (circa 2.200 euro) per unità. Con le dimensioni approssimative di un furgoncino e con un peso di 10 tonnellate è possibile produrre 100 Kw e soddisfare così il fabbisogno di abitazioni intere» (di circa 100 abitazioni americane, circa 200-300 case europee).

L’innovazione energetica del Bloom energy server sta soprattutto: nel non avere combustione; nell’avere un’efficienza superiore al 50% (molto più di una centrale elettrica tradizionale); essere ecologicamente a basso impatto, perché usando gas metano c’è una riduzione del 40% delle emissioni di CO2 che sale quasi al 100% nel caso si usi un biogas; e l’uso di materiali a basso costo come la sabbia finissima nelle celle al posto di metalli preziosi come il platino e materiali corrosivi come gli acidi; la possibilità di produrre 100 Kw di energia elettrica direttamente nel «cortile di casa», andando a eliminare le inefficienze della rete di distribuzione elettrica.

Le prospettive future di K. R. Sridhar sono quelle di progettare altre Bloom box di dimensioni sempre più ridotte per poter dare energia anche alle auto e ai dispositivi ad alta tecnologia (pc, telefonia mobile, ecc.), dichiarando alla Cbs di «voler vedere una Bloom box alla Casa Bianca, magari accanto all’orto biologico di Michelle Obama».

I dubbi su questa tecnologia pulita ci sono, sia sulla realizzazione a costi moderati, sia sull’effettiva efficienza e longevità dei bloom box. Ma come lo stesso Sheridan ha affermato a «60 minutes» «stiamo vedendo il mondo per quello che può essere, non per quello che è». Non ci resta che sperare di esser veramente davanti alla nuova rivoluzione tecnologica ambientale ed economica che possa contrastare con fermezza tutte le fonti energetiche non rinnovabili.