Il Lido di Venezia diventa… anti-nucleare

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«Il Governatore Zaia – afferma Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia – deve dimostrare di non fare solo chiacchiere: ci aspettiamo passi concreti della Regione Veneto per scongiurare un incubo nucleare in laguna che potrebbe avere effetti negativi anche sul flusso dei turisti»

Al Lido di Venezia gli attivisti di Greenpeace hanno attrezzato la spiaggia «anti-nucleare», piantando ombrelloni gialli e striscioni a formare un enorme messaggio di 1.500 metri quadri contro il nucleare. Diversi cartelli e attrazioni turistiche con il «grido nucleare» ricordano, poi, che in Italia il nucleare è un rischio anche per il turismo.

Gli attivisti hanno consegnato il messaggio anti-nucleare (firmato insieme da Greenpeace Italia, Greenpeace Austria, Greenpeace Germania, Greenpeace Svizzera e Greenpeace Slovenia) al Governatore della Regione Veneto, Luca Zaia, che durante la campagna elettorale dello scorso inverno aveva dichiarato che nella sua regione il nucleare non sarebbe mai passato, ma che in quattro mesi non ha fatto assolutamente nulla per scongiurare le ipotesi, ampiamente circolate nei mesi scorsi, di una centrale nucleare Enel a Chioggia o in provincia di Rovigo.

«Il Governatore Zaia – afferma Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia – deve dimostrare di non fare solo chiacchiere: ci aspettiamo passi concreti della Regione Veneto per scongiurare un incubo nucleare in laguna che potrebbe avere effetti negativi anche sul flusso dei turisti».

Oltre al rischio sanitario e ambientale, il nucleare del Governo Berlusconi è un vero e proprio attentato al portafoglio degli italiani: ogni centrale ci costerebbe probabilmente sui 6-7 miliardi di euro, invece dei 4 dichiarati da Enel. Il progetto del prototipo della centrale stessa (l’Epr, della francese Areva) non è ancora stato definito per i ritardi accumulati dai due cantieri aperti (uno in Francia e uno in Finlandia). Per il reattore finlandese le perdite già accertate sono di 2,7 miliardi di euro oltre al costo di 3,2 miliardi stabiliti dal contratto, e mancano ancora 3 anni alla data prevista per completare la centrale.

«Non esiste un rinascimento nucleare ma solo un tentativo di far sopravvivere con fondi pubblici un settore in quei Paesi che ce l’hanno. In Italia il nucleare non c’è da 20 anni – continua Giannì – è soltanto una bufala che impedisce una decisa virata della nostra economia verso fonti di energia pulita. Dobbiamo svincolarci con urgenza da fonti energetiche pericolose, come petrolio, carbone e nucleare, anche per risolvere l’emergenza climatica che incombe su noi tutti».

Il nucleare è una pericolosa perdita di tempo e proprio l’area della laguna veneta, che sprofonda in media di 3 cm l’anno, è quella in Italia più esposta agli impatti del cambiamento climatico che ha già effetti sugli ecosistemi terrestri, marini e costieri.

(Fonte Greenpeace)