Nucleare – Sugli impianti serve il parere della Regione

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Legambiente: «Sonora bocciatura. Il governo fermi il ritorno dell’atomo o sarà stagione di grandi proteste»

Per realizzare qualsiasi infrastruttura è necessaria la condivisione con il territorio, a maggior ragione per impianti che condizionano lo sviluppo futuro dell’area che li ospiterà. Questo vale ancor di più per le centrali nucleari che hanno un fortissimo impatto in termini d’inquinamento locale e che sono molto discutibili dal punto di vista della sicurezza.

È quello che Legambiente, sottolinea in un comunicato, «ha sempre affermato sul nucleare ed è quello che di fatto ha sancito oggi la Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la parte del decreto attuativo della legge delega in materia di nucleare nel punto in cui non prevede che la Regione, anteriormente all’intesa con la Conferenza unificata, esprima il proprio parere sul rilascio dell’autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio degli impianti nucleari».

Nel dichiarare l’illegittimità costituzionale dell’art. 4 del decreto legislativo 15 febbraio 2010 sulla localizzazione delle centrali nucleari e dei depositi di stoccaggio, la Corte Costituzionale ha quindi ribadito, in maniera ineccepibile, quella che è la precisa prescrizione dell’articolo 117 della Costituzione, secondo cui la produzione, il trasporto e la distribuzione dell’energia fanno parte delle materie che la Carta definisce di legislazione concorrente.

La sentenza della Corte stabilisce dunque in maniera inequivocabile che le Regioni dovranno fornire il loro parere preventivo sulla possibilità di costruire una centrale atomica sul loro territorio e che il Governo non potrà «centralizzare» la scelta.

«La via decisionista non paga – continua la nota – e dovrebbe saperlo bene il governo Berlusconi che nel novembre 2003 partorì il decreto che individuava Scanzano Jonico come sito unico di stoccaggio delle scorie nucleari italiane e che ebbe come risultato un’accesa protesta da parte della popolazione ed il ritiro del provvedimento.

«Oggi dalla Consulta è arrivato un segnale significativo che ristabilisce il diritto dei territori a partecipare al processo decisionale per opere che hanno grandissime ricadute ambientali e sociali. Se il governo continuerà nel folle progetto di riattivare le centrali nucleari nel Paese, dovrà aspettarsi una grande stagione di conflitti sociali e istituzionali che colpevolmente faranno perdere ulteriore tempo al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni imposti dall’Ue, che invece potrebbero essere conseguiti in modo più sostenibile e in tempi più brevi con l’efficienza energetica e lo sviluppo delle fonti rinnovabili».

«Un altro passo in avanti – conclude Legambiente – sulla strada della demolizione della politica nuclearista del Governo Berlusconi che appare sempre più velleitaria e destinata ad arenarsi, considerando che la gran parte delle Regioni, comprese anche quelle amministrate dal centrodestra, si sono già dichiarate contrarie all’installazione di un impianto nucleare sul loro territorio».

(Fonte Legambiente)