L’origine della vita: Genesi o Biogenesi?

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Certamente le questioni sul tappeto sono numerose ma forse è tempo che si guardi senza paura, armati del metodo scientifico che, come la stella polare, deve continuare a guidare quanti desiderano andare oltre i dogmi, per decifrare gli ultimi segreti della vita, per poter vivere rispettandone le leggi sue proprie

Il recente lavoro di Hoover sul ritrovamento di batteri in frammenti di meteoriti, pubblicato dal «Journal of Cosmology», ha riaperto il dibattito sull’origine della vita che negli anni scorsi aveva visto coinvolti protagonisti come Rhawn Joseph e tanti altri.

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Di fatto è in discussione la questione di come si realizzi il salto dai primordi dell’universo alla tavola di Mendeliev e alla sua strutturazione, in condizioni particolari, come materia vivente con tutte le implicazioni successive, dal Ciano Batterio di Hoover al neurone umano, che è la forma più evoluta di materia.

Nel voler continuare in questa fondamentale questione scientifica (su cui è bene ricordare che sappiamo poco o meglio siamo immersi nelle nebbie primordiali), è utile precisare che ci sono risposte già ben confezionate e su cui l’Umanità mediamente converge anche per l’eleganza e la raffinata elaborazione di pensiero che sottende all’esistenza di un Dio Creatore, che è in cielo in terra e in ogni luogo ed è Creatore di tutte le cose.

La soluzione del Dio Creatore risolve di colpo tutti i problemi, anche con la necessaria inconoscibilità dello stesso agli uomini che non dovrebbero insistere troppo nel ripetere l’errore di Adamo.

Per chi non ha la forza di credere in una soluzione Divina ed è animato dal dubbio più o meno scientifico, effettivamente la situazione non è delle migliori, dovendosi cimentare con i più grandi enigmi della Natura dalla creazione del Big Bang (o dei tanti Big Bang come si pensa di recente), a come si sia passati dal caos primordiale alle forme di ordine chimico e biochimico, con la formazione dei primi batteri, all’evoluzione verso forme superiori di vita, dai pesci agli uccelli, dalle piante agli animali per arrivare all’uomo.

In Italia da anni è in corso un dibattito su Termodinamica e Vita che si incentra sulle apparenti contraddizioni tra I e II principio della Termodinamica. Secondo Ubaldo Mastromatteo (un fisico che costruisce chip per STMicroelectronics), il Secondo Principio verrebbe violato nella genesi della vita e porta a sostegno di questa tesi l’enorme lavoro e dispendio di energia per costruire un chip con i suoi modesti risultati a confronto con un chicco di grano che si organizza creando ordine negentropico, assorbendo energia e materiali nutritivi dal sistema ambiente e riducendo l’entropia del sistema.

Ubaldo è stato accusato di introdurre una sorta di termodinamica orgonica (anche per esser colpevole di aver scritto su mia richiesta un capitolo per l’appendice al libro in memoria di Wilhelm Reich). Effettivamente Reich (allievo di Freud), influenzato dalle teorie sull’Etere in voga negli anni Trenta, aveva ipotizzato che l’energia psichica non fosse altro che una forma biologica di un’energia primordiale presente nell’atmosfera che pervadeva l’Universo e che era di tipo negentropico (cioè secondo il modello del Diavoletto di Maxwell) vedeva un potenziale invertito operare nei processi di creazione dei potenziali in Natura: dalla formazione di una nuvola che prima di scaricarsi in un temporale vede un progressivo accumulo di energia e di materia (principalmente acqua in questo caso), alla nascita della vita in un batterio o in altre forme evolute.

Molti studiosi hanno operato nel tempo su questa linea di ricerca, da quelli dell’antico Oriente con le loro teorie sul Chi o il Prana, agli studi di Fantappiè e Arcidiacono sulla Sintropia (una sintesi tra entropia e negentropia) che potrebbe interpretare il dinamismo biologico e meteorologico fondato su processi di creazione dei potenziali e di utilizzo entropico degli stessi, più o meno ordinato come accade nei processi biologici, dove i livelli di ordine superiore vengono mantenuti per decenni fino a quando non si va alla morte.

Certamente le questioni sul tappeto, per quanti si avventurano su queste aree della ricerca, sono numerose e da far tremare i polsi, ma forse è tempo che si guardi senza paura, armati del metodo scientifico che, come la stella polare, deve continuare a guidare quanti desiderano andare oltre i dogmi, per decifrare gli ultimi segreti della vita, per poter vivere rispettandone le leggi sue proprie, più che quelle dettate di volta in volta dai presunti interpreti di voleri più o meno divini.