Rifiuti – In arrivo sanzioni Ue per l’Italia

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Nuova multa per il caso Napoli, rischio emergenza anche a Malagrotta. In attesa della politica, soluzioni pratiche da imprenditori e consumatori: con il «vuoto a rendere» per 4,2 tonnellate di imballaggi, risparmieremmo oltre un 1 miliardo e 200 milioni di euro ogni anno

«Nessuna strategia in Italia per la gestione dei rifiuti a fronte di una nuova multa dell’Unione europea che, in tempi di crisi economica, pende come una “spada di Damocle” sulle teste, e sul portafoglio, dei contribuenti italiani». Così il Wwf Italia commenta la notizia della procedura d’infrazione avviata dall’Ue contro l’Italia per la situazione dei rifiuti a Napoli, dove l’emergenza rifiuti dura ormai da 16 anni. Un dramma ambientale che potrebbe ripetersi anche nel Lazio per l’assenza di una valida alternativa alla chiusura della discarica di Malagrotta, annunciata per fine dicembre, dove le falde sottostanti risultano interessate, secondo un dossier dell’Ispra, da un forte inquinamento da metalli.

Gli impegni assunti con l’Europa: le scadenze

«La notizia secondo cui l’Italia dovrà affrontare una nuova condanna europea per la questione dei rifiuti della Campania rilancia il tema delle azioni da mettere in campo per risolvere definitivamente il problema, non solo a Napoli ma anche nel resto d’Italia, come dimostrano per esempio le preoccupanti vicende e i possibili disagi legati alla chiusura della discarica di Malagrotta, nel Lazio – afferma Stefano Leoni, presidente del Wwf Italia -. Purtroppo, in merito alla gestione dei rifiuti scontiamo la politica dei proclami e delle improvvisazioni: manca un piano condiviso e in linea con gli impegni assunti in Europea. È bene ricordarli: entro il 2014 dobbiamo adottare programmi di riduzione dei rifiuti; entro il 2015 dobbiamo raccogliere separatamente carta, plastica, metalli, vetro e il legno; entro il 2020 dobbiamo riciclare il 50% della plastica, del vetro, della carta e del metallo presenti nei rifiuti urbani e il 70% dei rifiuti da costruzione e demolizioni».

«Siamo anni luce distanti da questi obiettivi – continua Leoni -. Addirittura non abbiamo nessuna statistica sui rifiuti prodotti dal settore edile: il flusso di rifiuti più rilevante in assoluto. Per raggiungere l’obiettivo di riciclaggio del 50% dovremmo portare la raccolta differenziata al 65% e secondo le ultime rilevazioni arriviamo, truccando i dati, a meno del 34%. Mentre il riciclaggio degli urbani arriva al 16,7%».

Soluzioni pratiche in attesa della politica: l’esempio del «vuoto a rendere»

Sui programmi di prevenzione non sembra esistano attività di studio da parte del Governo. Ma in attesa che si muova la politica, ci sono soluzioni pratiche che possono aiutare a prevenire il problema. In alcuni Paesi europei, per esempio, è stata introdotta la cauzione sugli imballaggi per liquidi: quando si acquista una bevanda, si paga anche una cauzione che verrà restituita con la riconsegna del contenitore vuoto.

In Germania il sistema della cauzione è stato adottato volontariamente dai produttori e solo dopo è divenuto obbligatorio per legge. Restituire una lattina o una bottiglia di plastica fa recuperare nel proprio portafoglio 0,25 euro. E il tasso di riciclaggio della plastica così raccolta è maggiore di quello della plastica proveniente da raccolta differenziata. Si riducono le emissioni di gas serra, il consumo di petrolio, aumentano i posti di lavoro, nessuno butta le bottiglie e le strade sono più pulite.

E in Italia? Nel 2010 sono stati immessi al consumo 4,2 tonnellate di imballaggi in plastica e in vetro: se si fosse introdotta la cauzione, non avremmo dovuto pagare la tariffa urbana per la loro gestione. Se dovessimo prendere a riferimento la tariffa pagata in Campania (303,67 ?/t), i cittadini italiani risparmierebbero quasi 1 miliardo e 200 milioni di euro ogni anno.

(Fonte Wwf)