Il dissesto idrogeologico non si cura con l’emergenza continua

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La difesa del suolo e le problematiche di dissesto idrogeologico sono un tema centrale della politica ordinistica dei geologi; una sfida morale di cui i geologi si fanno portavoce nell’obiettivo di inculcare modelli che diventino sempre più partecipati

«Affrontare i rischi con misure solo emergenziali sarebbe fallimentare perché significherebbe continuare a contare le vittime». Questo quanto espresso da Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio nazionale dei geologici, durante l’audizione svoltasi presso la XIII commissione Territorio, Ambiente, Beni ambientali del Senato.

I danni accumulati negli anni ed esplicitati da cifre sempre in crescendo dimostrano che per decenni è mancata la messa in opera di un’efficace politica volta a difendere il suolo. Solo negli ultimi 20 anni, denuncia Graziano, sono rimaste coinvolte da frane e da alluvioni oltre 100.000 persone e i danni stimati ormai superano i 30 miliardi di euro. Di frane se ne contano, diffuse su tutto il territorio nazionale, ben 11.000 e a queste sono da aggiungere circa 5.400 alluvioni negli ultimi 80 anni. Più dell’80% dei comuni presenta almeno un’area a rischio elevato o molto elevato di frana o di alluvione, mentre l’estensione delle aree a più elevata criticità idrogeologica è pari al 9,8% del territorio nazionale, il 6,8% delle quali coinvolge direttamente zone con beni esposti come centri urbani, infrastrutture, aree produttive, strettamente connesse con lo sviluppo economico del Paese.

Il Presidente del consiglio ha inoltre ricordato che negli ultimi 2 anni sono state almeno 5 le regioni colpite da sciagure gravi ossia la Campania, la Sicilia, la Toscana, la Calabria e il Veneto. I rischi che la popolazione tutta sta correndo sono elevati e la politica ha il dovere di difendere la sicurezza della popolazione concentrandosi sulla prevenzione, in Italia ancora vissuta come una novità, e non sul trovare misure tampone ed emergenziali di protezione civile, ad evento accaduto. E la cosa diventa svantaggiosa anche dal punto di vista economico visto che importanti studi evidenziano che riparare i danni costa in media 10 volte in più che prevenirli. Queste le motivazioni che fanno della difesa del suolo e delle problematiche di dissesto idrogeologico un tema centrale della politica ordinistica dei geologi; una sfida morale di cui i geologi si fanno portavoce nell’obiettivo di inculcare modelli che diventino sempre più partecipati.

In definitiva, in Italia il dissesto idrogeologico è un’emergenza nazionale e come tale va considerato, con l’obiettivo di gestirlo con mezzi e procedure ordinarie, attraverso l’emanazione di norme e la creazione di nuove strutture in grado di dare impulso alla prevenzione, anche attraverso il potenziamento delle azioni di protezione civile. Se, diversamente, questa politica non verrà perseguita continuando ad affrontare i rischi geologici con misure solo emergenziali ad evento accaduto, si perseguirà una sistema fallimentare, in cui si continueranno a contare le vittime con danni sul territorio sempre più ingenti e con l’applicazione di costi sempre più esorbitanti ed insostenibili per il Paese.