Già definita la «Libia d’Italia», la zona si appresta a diventare «Trend 1», cioè il campo petrolifero continentale più esteso in Europa e l’eldorado delle compagnie petrolifere con un totale di 15 permessi di ricerca, 12 nuove istanze di ricerca, 22 concessioni e 2 aree di stoccaggio del gas
Il termine è «work over», ovvero la possibilità di perforare nuovi pozzi utilizzando le piattaforme petrolifere esistenti. Uno stratagemma per estrarre greggio da nuovi pozzi senza richiedere nuove autorizzazioni regionali, pur in presenza di nuovi «buchi», nuove opere e nuove infrastrutture minerarie. Ma non c’è solo questa novità nel Decreto ministeriale 23 gennaio 2012, pubblicato sul Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e delle Georisorse del mese di febbraio 2012. Per la Ola (Organizzazione lucana ambientalista) il suddetto Decreto (riguardante l’«aggiornamento del programma dei lavori della concessione di coltivazione Val d’Agri», della Società Eni spa) prevede un’intensa attività petrolifera che causerà ulteriori impatti negativi sull’ambiente, sui fragili e delicati ecosistemi e sul ciclo dell’acqua, già risultata contaminata. Infatti, il programma autorizzato prevede la perforazione di 3 pozzi di ricerca: «Pergola 1» (Marsiconuovo), «S. Elia 1» (Marsicovetere), situati su delicati bacini idrici sotterranei dell’alta Val d’Agri, e «Serra del Monte Montemurro» (Viggiano, nuova postazione e pozzo ex-novo), vicino la diga del Pertusillo ed in area a rischio sismico.
Il programma aggiornato dei lavori di sviluppo riportato nel Decreto prevede la perforazione di ulteriori 6 pozzi di coltivazione e precisamente:
1) «Monte Enoc 6» (nel centro abitato di Viggiano)
2) «Monte Enoc 7» (nel centro abitato di Viggiano)
3) «Alli 2» (con l’attuale ubicazione vicino all’Ospedale e centro abitato di Villa d’Agri)
4) «Cerro Falcone 7» (nel Comune di Marsico Nuovo)
5) «Caldarosa 2»
6) «Caldarosa 3».
In merito agli ultimi due pozzi il Decreto stabilisce, chiaramente, che bisogna perforarli in un sito di ubicazione diverso da quello originariamente prescelto, che ricade attualmente nell’area del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese. Al momento si ignorano le scelte che verranno operate sulla nuova ubicazione dei pozzi «Caldarosa 2» e «Caldarosa 3», che non risulterebbero addirittura presenti nei programmi approvati all’Eni. Invece, inspiegabilmente, altri pozzi ubicati all’interno del perimetro del Parco della Val d’Agri non verrebbero delocalizzati.
Inoltre, nel Decreto si parla di allestimento a produzione con facilities definitive (alias estrazione di greggio) nelle 7 aree pozzo esistenti:
a) «Cerro Falcone 1»
b) «Cerro Falcone 2» (nel Parco della Val d’Agri e nel Sic/Zps «Serra di Calvello» e «Monte Volturino». Il già riperforato «Cerro Falcone 2» ha provocato l’inquinamento da metalli pesanti della sorgente Acqua dell’Abete, nel comune di Calvello)
c) «Cerro Falcone 3-4» (nel Parco della Val d’Agri)
d) «Cerro Falcone 5-8», «Monte Enoc 1», «Costa Molina ovest 1», «Monte Enoc Ovest 1», «Monte Enoc 10» e «Alli 4».
Si tratta di «work over», ovvero nuove perforazioni nelle stesse piattaforme. Alle quali vanno ad aggiungersi, sempre in un progetto di «work over» (nuova perforazione), i pozzi «Monte Alpi 1» e «Monte Alpi 2», localizzati in località Carleo di Viggiano, come stabilito da una recente determinazione dirigenziale della Regione Basilicata (la n. 240 del 24 febbraio 2012, pubblicata sul Bur Basilicata n. 7 del 6 marzo 2012) al di fuori di quanto previsto dal Decreto ministeriale 23 gennaio 2012.
Ma non finisce qui. Perché il Decreto prevede la realizzazione delle aree per i pozzi ancora da perforare: «Monte Enoc 6-7», «Alli 2», «Cerro Falcone 7» e «Caldarosa 2-3». Tutte «nuove opere», queste, non ancora realizzate e quindi «nuove opere»:
– Posa delle condotte di collegamento per i pozzi esistenti e per quelli di sviluppo ancora da perforare (è la definizione utilizzata nel Decreto);
– Allacciamento a produzione con allestimento delle facilities definitive, in caso di esito positivo, dei pozzi di ricerca «Pergola 1» e «S. Elia 1», e relativa posa delle condotte di collegamento;
– Completamento delle opere per il collegamento del pozzo di reiniezione «Monte Alpi 9» (un pozzo in aree su faglie sismiche e vicino alla diga del Pertusillo nel territorio di Grumento Nova);
– Interventi di adeguamento impiantistico per il concreto raggiungimento della potenzialità di trattamento del centro olio di «Val d’Agri» a 104.000 barili/giorno già assentita in precedenza (16.500 metri cubi/giorno di idrocarburi liquidi, oltre al gas associato per una portata media giornaliera pari a 4.660.000 metri/giorno, come dettagliato nel programma aggiornato dei lavori sopraccitati). Il termine per il completamento dei lavori è fissato al 31 dicembre 2016.
La Val d’Agri, già definita la «Libia d’Italia», si appresta dunque a diventare «Trend 1», cioè il campo petrolifero continentale più esteso in Europa e l’eldorado delle compagnie petrolifere che oggi allargano la loro sfera d’interesse anche all’intera regione (sono 5 le nuove istanze di permesso di ricerca attualmente in itinere nell’ambito della procedura Via) con un totale di 15 permessi di ricerca, 12 nuove istanze di ricerca, 22 concessioni e 2 aree di stoccaggio del gas.
(Fonte Organizzazione lucana ambientalista)