Cetacei – Gli spiaggiamenti continuano ma sono costanti

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Online il rendiconto dei mammiferi spiaggiati in Italia dal 2006 al 2010. Negli ultimi cinque anni gli esemplari rinvenuti spiaggiati lungo le coste italiane sono stati in tutto 140

 

 

Lo spiaggiamento dei cetacei è un fenomeno conosciuto da tempo, sebbene siano ancora in studio le cause determinanti, dal momento che sembrano essere ogni volta diverse. Patologie o situazioni di difficoltà individuale possono spingere l’animale verso la costa, alla ricerca di un bassofondo dove appoggiarsi per respirare con meno fatica. Se, poi, l’animale appartiene a specie sociali, molti individui del gruppo possono seguirlo fino a terra, dando luogo a spiaggiamenti di massa.

Certamente sul verificarsi degli spiaggiamenti possono influire anche fattori esterni, cause ambientali, inquinamento e anomalie locali del campo geomagnetico, ma la determinazione della causa di morte rappresenta sempre una valutazione di estrema importanza per il controllo epidemiologico delle popolazioni.

Dalle carcasse recuperate si possono ricavare informazioni importanti non solo sullo stato di salute degli animali, ma anche sull’impatto antropico operato dalle attività umane, costiere e marittime. Gli esami necroscopici apportano dati inerenti la biologia e le patologie dei cetacei presenti nei nostri mari, ma, indirettamente, consentono di ricavare considerevoli ragguagli sull’ecologia, la contaminazione e lo stato di salute del Mediterraneo.

In Italia, il monitoraggio degli spiaggiamenti di carcasse e il soccorso di animali vivi, lungo tutti gli 8.000 km di coste nazionali, viene effettuato dal Centro studi cetacei (Csc) della Società italiana di Scienze naturali. Il centro, operativo dal 1985 per iniziativa del Museo Civico di Storia Naturale di Milano, è una struttura unica in Europa, essendo l’Italia l’unico paese del Mediterraneo ad essersi dotato di una rete nazionale per il monitoraggio degli spiaggiamenti dei Cetacei.

Dalla sua costituzione, il Csc ha effettuato circa 2.600 interventi con un ingente recupero di materiali osteologici, che sono andati ad arricchire le collezioni di molti musei naturalistici. I dati raccolti, pubblicati in un consuntivo annuale, sono tali da costituire un prezioso database, a disposizione della comunità scientifica nazionale e internazionale.

Dallo scorso Febbraio, sul sito internet dell’associazione, è disponibile il rendiconto degli spiaggiamenti avvenuti lungo le coste italiane negli anni 2006-2010. In breve, possiamo dire che il numero di animali spiaggiati nel quinquennio è pressoché simile per ogni anno analizzato. Nel 2006 sono stati rinvenuti 27 esemplari (o parti di essi), nel 2007 i ritrovamenti sono stati 23, 31 nel 2008, ancora 27 nel 2009 e, infine, 32 nel 2010. Nel quinquennio gli esemplari rinvenuti spiaggiati lungo le coste italiane sono stati in tutto 140; rimandiamo al documento pubblicato dal Csc per ulteriori dettagli di specie e sito di ritrovamento.

 

La procedura che, in caso di bisogno, consente di attivare il soccorso o il recupero di una carcassa spiaggiata è la seguente:

  1. Lo spiaggiamento viene rilevato dalle autorità locali (Capitanerie di Porto, Carabinieri, Guardie di Finanza, Guardie Forestali, etc.) o da privati cittadini;

  2. La sede operativa del Csc viene informata telefonando allo 02/58241, un centralino gestito gratuitamente da Europ Assistance Italia S.p.A. ;

  3. Il Csc informa il Corrispondente di zona (CZ) competente per territorio;

  4. Il CZ attiva un gruppo di intervento, d’intesa con le autorità locali.

Il «Progetto spiaggiamenti» del Csc è organizzato mediante una rete periferica nazionale di 17 unità operative, ognuna gestita da un CZ, distribuite in 12 regioni. L’intervento, messo a punto dal CZ, in primo luogo deve garantire il riconoscimento della specie spiaggiata ed il rilevamento dei principali dati biometrici. Successivamente, con l’ausilio di personale veterinario specializzato, verranno eseguiti l’esame necroscopico della carcassa ed il prelievo di organi e tessuti da inviare in laboratorio. Generalmente, i campioni prelevati vengono analizzati presso le strutture degli Istituti zooprofilattici sperimentali (Izs) competenti per territorio, effettuando ricerche batteriologiche, virologiche, parassitologiche ed istologiche.

Infine, il CZ procederà al recupero, totale o parziale, dei reperti osteologici della carcassa ed alla loro irrinunciabile musealizzazione.