Così la ghisa distrugge l’Amazzonia

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Impedito a un cargo destinato agli Stati Uniti di lasciare il Rio delle Amazzoni. Approvata in Brasile una legge devastante e l’ipocrisia di celebrare il bilancio ambientale fra qualche settimana

Attivisti di Greenpeace in azione da ventiquattro ore nel porto di São Luis stanno impedendo a un cargo di ghisa, destinato agli Stati Uniti, di lasciare il Rio delle Amazzoni. L’azione segue il lancio di nuove e sconcertanti prove che dimostrano come la merce trasportata sia legata a fenomeni quali il lavoro schiavile e la deforestazione.

Per produrre la ghisa (materiale di transizione nella filiera di produzione dell’acciaio) le fonderie brasiliane consumano enormi quantità di carbone da legna. Il nuovo rapporto di Greenpeace mostra come alcune delle più grandi aziende del settore automobilistico stiano utilizzando prodotti in acciaio provenienti da questa filiera. Tra queste: Ford, Gm, Mercedes e Bmw.

L’azione arriva a pochi giorni dall’approvazione, da parte del Congresso brasiliano, delle modifiche al Codice forestale che rischiano di mettere in ginocchio l’Amazzonia e gli impegni presi dal Brasile per porre fine alla deforestazione e mitigare i cambiamenti climatici.

«Dilma deve proteggere l’Amazzonia e le persone che da essa dipendono vietando la deforestazione, la schiavitù e l’invasione delle terre indigene», denuncia l’attivista brasiliano Elissama Menezes de Oliveira, incatenato all’ancora della «Speranza Clipper» la nave che si apprestava a caricare la ghisa di proprietà di Viena, una delle società denunciate nel nuovo rapporto di Greenpeace. Fino a quando l’attivista non abbandonerà la sua postazione, sarà impossibile per la nave entrare in porto ed effettuare il carico della ghisa incriminata.

Tra qualche settimana la Presidente brasiliana Dilma Roussef ospiterà il vertice delle Nazioni Unite sulla Biodiversità a Rio de Jainero e annuncia la «celebrazione» del bilancio ambientale brasiliano. «Non capiamo cosa voglia celebrare Dilma quando, solo qualche settimana fa, il Congresso brasiliano ha approvato delle modifiche al Codice forestale che accelereranno la deforestazione in Amazzonia – spiega Chiara Campione, responsabile campagna Foreste di Greenpeace Italia – Dilma dovrebbe fare ciò che milioni di brasiliani le chiedono da mesi: porre un veto a questa legge pericolosissima per l’Amazzonia. Può farlo entro il 25 maggio».

Greenpeace chiede che le aziende del settore automobilistico coinvolte implementino nuove politiche in grado di escludere l’uso di qualsiasi prodotto legato alla deforestazione e al lavoro schiavile.

(Fonte Greenpeace)