In Calabria tiro al bersaglio… ai rapaci

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I bracconieri si appostano nelle pinete o celati dietro ripari di fortuna ed appena ne hanno l’occasione si accaniscono a fucilate contro questi uccelli. Una barbarie immotivata, un tiro al bersaglio per il puro gusto di uccidere, visto che spesso le vittime vengono lasciate sul posto a marcire

Un vero e proprio tiro al bersaglio, secondo i volontari antibracconaggio della Lipu che in questi giorni stanno presidiando il versante calabrese dello Stretto di Messina oggetto di un intenso passaggio migratorio di uccelli rapaci e, purtroppo, di reiterati atti di bracconaggio.

L’altro ieri mattina una ulteriore recrudescenza del fenomeno. Un passo considerevole di uccelli rapaci in rotta verso l’Africa, bloccati dai colpi di fucile sparati da bracconieri impuniti. Il primo ritrovamento ha riguardato un Falco pecchiaiolo, ucciso da un colpo di fucile a Castagneto di Pitea, lungo la valle di Motta San Giovanni (RC). Aveva appena pochi mesi di vita. Nato in Europa ed in piena migrazione autunnale verso l’Africa. Non la vedrà mai.

Il fatto, poi, che sia stato lasciato in terra, denunciano alla Lipu, non è un caso. Si tratta di un vero e proprio tiro al bersaglio. I bracconieri si appostano nelle pinete o celati dietro ripari di fortuna ed appena ne hanno l’occasione si accaniscono a fucilate contro questi uccelli. Una barbarie immotivata, un tiro al bersaglio per il puro gusto di uccidere, visto che spesso le vittime vengono lasciate sul posto a marcire, sottolineano ancora dalla Lipu.

Neanche ventiquattro ore dopo ed è la volta dei Falchi di Palude, una specie ancora più rara del Pecchiaiolo e che ha nello Stretto di Messina, uno dei massimi punti di concentrazione mondiale in periodo migratorio. I bracconieri si sono appostati questa volta ancora più vicini a Motta San Giovanni, ovvero nella collina sovrastante il Castello di Sant’Aniceto. Numerosi colpi di fucile ed alla vista dei volontari, la fuga dei bracconieri. In un caso è nato un vero e proprio inseguimento terminato quando è stato possibile appuntare il numero di targa, consegnato già al Corpo Forestale dello Stato.

Nelle campagne circostanti era stato, inoltre, abbandonato un Falco di Palude. Un’ala verosimilmente fratturata dal colpo di fucile ed una vistosa ferita sanguinante al petto. L’animale è stato subito soccorso dai volontari e consegnato al Cras di Messina. Si spera, considerato l’immediato soccorso, che possa sopravvivere e magari tornare a volare.

La Lipu continuerà nei prossimi giorni l’attività di perlustrazione del territorio per evitare che altri episodi del genere abbiano a ripetersi.

I volontari lanciano un appello ai cittadini dell’area dello Stretto, affinché denuncino gli atti di bracconaggio. Un appello anche alle Forze dell’Ordine, affinché siano più presenti nelle aree più a rischio, almeno nei fine settimana, quando i bracconieri sono maggiormente all’opera.

(Fonte GeaPress)