La grande siccità e i numerosi incendi hanno cancellato habitat e causato la morte di milioni di animali selvatici, proprio nel loro periodo riproduttivo. Gli Enti locali, approvando calendari venatori palesemente illegittimi che non tengono conto dei parametri scientifici dell’Ispra, hanno dovuto in gran parte rinunciare alla caccia in deroga alle specie protette. Pessima figura per questo governo
Oggi si chiude la stagione di caccia 2012-2013: l’esiguo popolo delle doppiette, che si diverte ad uccidere gli animali selvatici, appenderà i fucili e le nostre campagne torneranno ad essere relativamente sicure.
È stato un anno molto difficile per la biodiversità. La grande siccità e i numerosi incendi hanno cancellato habitat e causato la morte di milioni di animali selvatici, proprio nel loro periodo riproduttivo, impedendo così il naturale ricambio generazionale. Ciononostante, alcune regioni per la paura di perdere consensi hanno ignorato le richieste del mondo scientifico, animalista ed ambientalista di posticipare l’apertura della caccia: non sono state cancellate neanche le pre-aperture dei primi giorni di settembre.
In questo clima drammatico l’Enpa giudica gravissimo il silenzio, o quasi, del ministero dell’Ambiente che ha il compito istituzionale di proteggere la fauna selvatica e quindi di rispettare la legalità. A nulla sono valse le numerose richieste da parte della Protezione Animali e delle associazioni animaliste ed ambientaliste di impedire l’apertura della stagione venatoria e, quindi, di evitare un gravissimo danno per la fauna selvatica già stremata.
Altro silenzio inaccettabile è stato quello del ministro Cancellieri, a cui l’Enpa si è rivolta senza ottenere risposta alcuna per chiedere misure urgenti per la tutela della pubblica incolumità: troppi i morti e i feriti per incidenti riconducibili al mondo venatorio, tra cui molti bambini.
Altrettanto inaccettabile è il comportamento delle regioni, le quali continuano a perseguire la strada dell’illegalità, approvando calendari venatori palesemente illegittimi che non tengono conto dei parametri scientifici dell’Ispra (che sono da considerare una stringente indicazione). Ed è per questo che hanno dovuto in gran parte rinunciare alla caccia in deroga alle specie protette, a fronte dei richiami dell’Europa, degli esposti alla Corte dei Conti, delle bocciature dei Tar e della Corte Costituzionale. Tra l’altro, proprio di recente, l’Europa ha invitato l’Italia a cancellare dall’elenco delle specie cacciabili ben 19 specie in precario stato di conservazione e, quindi, da proteggere.
«Molto spesso, per ottenere consenso, le forze politiche fanno mirabolanti promesse alle “doppiette” – commenta l’Enpa -. Si tratta però di promesse che non sono in grado di mantenere perché il nostro Paese è tenuto a rispettare non solo le proprie normative interne, ma anche le direttive comunitarie. Pertanto, come dimostra il fallimento dei numerosi tentativi di stravolgere la legge nazionale 157/92, è inutile continuare a “ingannare” gli elettori-cacciatori con impegni destinati a rimanere lettera morta. Infatti, in linea con quanto ci chiede l’Europa, tali promesse si sono risolte con restrizioni e limitazioni all’attività venatoria».