Il clima è impazzito ma l’Australia vuole il carbone

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Questo continente sembra vivere su un altro pianeta, come se la lunga stagione degli allagamenti e poi degli incendi non avvenissero sul suo territorio. Così propone di abrogare l’attuale legge che vedrà una ricarbonizzazione del settore energetico, «l’attuale meccanismo smantellato e sostituito da una politica sul clima va contro la scienza». Nuovo allarme dell’Omm per il livello dei mari

Il V Rapporto dell’Ipcc è stato chiaro sull’aumento dei gas serra e sulle conseguenze per il pianeta. Sono decenni che i Rapporti ci aggiornano fra l’assurda resistenza di negazionisti e scettici di professione. Ma i guasti sono ormai conclamati e i danni sono sotto gli occhi di tutti (le Filippine insegnano). Come un triste stillicidio gli incontri internazionali non fanno che ripetere come un mantra le soluzioni che sono ormai alla portata di tutti, l’ultimo è quello in corso a Varsavia. Ma niente, i governi, prigionieri di multinazionali e petrolieri non solo non fanno un passo in dietro ma pare che vogliano fare passi in avanti, verso un aumento dell’inquinamento globale.

Così, l’Organizzazione meteorologica mondiale, dopo l’allarme di qualche giorno fa sull’aumento dei gas serra, ora segnala che il livello dei mari è destinato a crescere mediamente di 3,2 millimetri sulla base dei dati raccolti nel corso dei primi nove mesi dell’anno.
Si conferma così il trend di aumenti che era del 2003, facendo del 2013 il settimo periodo più caldo di sempre, con una temperatura media della superficie terrestre e degli oceani più alta di 0,48 gradi Celsius rispetto alla media 1961-1990.

Ma l’Australia sembra vivere su un altro pianeta, come se la lunga stagione degli allagamenti e poi degli incendi non avvenissero sul suo territorio.
In una nota da Varsavia, Cindy Baxter (Climate Action Tracker), mentre il primo ministro Tony Abbott presenta la legge al parlamento australiano, sottolinea che «i piani del governo australiano per smantellare l’attuale legislazione sul clima potrebbe portare ad un aumento delle emissioni nel 2020 piuttosto che cercare di ridurle del 5% dai livelli del 2000».
Il Clim Act Tracker ha giudicato tale riduzione «inadeguata» e coerente invece con un possibile innalzamento della temperatura di 3,5-4°C che porterà le emissioni ad aumentare del 12% nel 2020.
Bill Hare, Direttore del Climate Analytics, hadetto che «la legislazione australiana sul clima era una pietra miliare per il Paese e aveva finalmente cominciato a voltare pagina sul cambiamento climatico».
«L’abrogazione proposta – conclude – vedrà invece una ricarbonizzazione del settore energetico, l’attuale meccanismo smantellato e sostituito da una politica sul clima che va contro la scienza».