Renzi che delusione!

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Da rottamatore e da podista verso la modernità perde il passo proprio sulle tematiche ambientali mostrando argomenti stravecchi, una impreparazione globale che non appartiene più neanche ad uno studente di scuola superiore. Prima dei numeri in libertà, sono le idee in libertà. Ma il nostro Presidente del Consiglio sa proprio bene dove vuole andare e dove sta andando il mondo? Conosce la differenza fra crescita e sviluppo? Qualcuno lo ha aggiornato sui dati dei cambiamenti climatici e delle ragioni? E la 63.a edizione della Statistical Review of World Energy realizzata dalla British Petroleum annuncia che le riserve mondiali di petrolio, comprendenti anche gas e «condensati», basteranno ancore per 53 anni

Renzi che delusione! Da rottamatore e da podista verso la modernità perde il passo proprio sulle tematiche ambientali mostrando argomenti stravecchi, una impreparazione globale che non appartiene più neanche ad uno studente di scuola superiore.
Lo dimostra nell’intervista rilasciata al «Corriere della Sera» in cui sostiene: «Nel piano sblocca Italia c’è un progetto molto serio sullo sblocco minerario. È impossibile andare a parlare di energia e ambiente in Europa se nel frattempo non sfrutti l’energia e l’ambiente che hai in Sicilia e Basilicata. Io mi vergogno di andare a parlare delle interconnessioni tra Francia e Spagna, dell’accordo Gazprom o di South Stream, quando potrei raddoppiare la percentuale di petrolio e del gas in Italia a dare lavoro a 40mila persone e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini».
Prima dei numeri in libertà, sono le idee in libertà. Ma il nostro Presidente del Consiglio sa proprio bene dove vuole andare e dove sta andando il mondo? Conosce la differenza fra crescita e sviluppo? Qualcuno lo ha aggiornato sui dati dei cambiamenti climatici e delle ragioni?
Conosce i dati dell’energia alternativa? Sa che ormai le auto elettriche stanno iniziando la rincorsa per sostituire quelle ad energia tradizionale? Sa che l’Enea sta investendo in solare, idrogeno e risparmio energetico? Sa delle criticità ambientali e sanitarie che attanagliano le aree dove c’è estrazione petrolifera?
Bhà! Mi rifiuto di continuare perché mi rifiuto di pensare che Renzi non sappia queste cose. E allora perché le dice?

Intanto dal «fronte» della Basilicata, un’area calda e sofferente, vengono considerazioni serie.
L’affermazione dei 40mila posti di lavoro è una berlusconata. Legambiente sottolinea che «è stupefacente la superficialità con cui il Presidente del Consiglio passa sui territori e sulle persone, con l’incanto magico dei posti di lavoro, addirittura 40.000! Peccato che fra 3 giorni l’Eni in Basilicata presenterà in pompa magna il suo “local report 2013” in cui dichiara, secondo noi sempre in maniera un po’ “ottimistica”, 348 occupati diretti nel distretto meridionale e 2.533 occupati indiretti. Se fosse vero, ma non lo è, che il raddoppio della produzione porterà un raddoppio degli occupati ecco che al più avremo poco più di 2.500 nuovi occupati».
Al contrario, sottolinea Legambiente della Basilicata «investire oggi in efficienza energetica e fonti rinnovabili porterebbe nei prossimi anni i nuovi occupati a 250mila unità, molto ma molto di più, dei nuovi addetti diretti ed indiretti dell’industria petrolifera italiana. Altro che petrolio, se veramente vuole rompere con il passato e giocare un ruolo strategico nel dibattito energetico internazionale, Renzi deve portare ben altri dati nel dibattito internazionale: 2629 Comuni autonomi rispetto ai consumi elettrici e 79 rispetto a quelli termici delle famiglie. Oltre 700mila impianti che producono energia da fonti rinnovabili che hanno garantito il 32,9 % dei consumi elettrici e il 15% di quelli complessivi. Non dimentichiamo, inoltre, che il nostro Paese è riuscito ad essere totalmente autonomo dalle fonti fossili per due ore lo scorso 16 giugno».
Che delusione dal grande rottamatore!

Dall’innovatore una politica energetica stravecchia, anche perché, la 63.a edizione della Statistical Review of World Energy realizzata dalla British Petroleum annuncia che le riserve mondiali di petrolio, comprendenti anche gas e «condensati», basteranno ancore per 53 anni. A meno che il tasso attuale di consumo non si riduca all’improvviso. In sostanza l’umanità potrà contare su riserve accertate alla fine dello scorso anno pari a 1.687,9 miliardi di barili, sufficienti a rispondere alla domanda globale per un paio di generazioni.

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