C’è chi pensa alle batterie al polistirolo

845
foto di Gabriel Acquistapace
Pile elettriche usate
Tempo di lettura: 2 minuti

Negli Stati Uniti, quindi, dove viene riciclato appena il 10% circa del polistirolo immesso in commercio, milioni di chips di questo materiale potrebbero entrare nel circuito virtuoso del riciclo invece che finire in discarica, con rischi notevoli per l’ambiente a causa delle sostanze chimiche contenute anche nelle versioni più ecologiche

Dagli Stati Uniti arriva una nuova idea per il riciclo dei rifiuti da imballaggio. Alcuni ricercatori dell’Università americana di Purdue, nell’Indiana, infatti, in occasione del summit della American Chemical Society, hanno presentato uno studio che mostra come sia possibile trasformare i chips di polistirolo espanso presenti in numerosi imballaggi in componenti per batterie ricaricabili. Gli scienziati sono riusciti a convertire il polistirolo in micro-fogli e nanoparticelle di carbonio, che hanno testato come anodi nelle batterie agli ioni di litio ricaricabili.
Gli anodi così ottenuti funzionano così bene da superare quelli attualmente presenti in commercio, con una capacità di memoria superiore a quella della grafite, che è al momento il materiale più usato per realizzare gli anodi.
Negli Stati Uniti, quindi, dove viene riciclato appena il 10% circa del polistirolo immesso in commercio, milioni di chips di questo materiale potrebbero entrare nel circuito virtuoso del riciclo invece che finire in discarica, con rischi notevoli per l’ambiente a causa delle sostanze chimiche contenute anche nelle versioni più ecologiche.
I ricercatori dell’Università di Purdue, assicurano: «Il processo di riciclo è poco costoso e potenzialmente adatto alla produzione su larga scala; analisi microscopiche e spettroscopiche hanno dimostrato che le prestazioni delle batterie verrebbero conservate dopo molti cicli di carica-scarica».
In merito ai tempi di commercializzazione gli scienziati contano di riuscire ad ottenere micro-fogli e nanoparticelle di carbonio pronti all’uso commerciale entro due anni.
Tuttavia i limiti di un’eventuale diffusione potrebbero essere legati ai costi del processo di recupero e trasporto della materia in quanto il polistirolo per imballaggi pur essendo leggero occupa molto spazio e quindi il trasporto verso i centri di riciclo costa molto, motivo questo alla base del suo attuale scarso riutilizzo.
Una ricerca che ci si augura possa vedere presto un’adeguata diffusione e questo per salvaguardare l’ambiente e la gente che lo vive. Il recupero di un potenziale rifiuto che andrebbe ad intasare le discariche creando rischi notevoli per l’ambiente e questo non attingendo altre materie prime, quali la grafite necessaria allo stato attuale per la produzione di batterie, e andando a tutelare e a valorizzare il territorio nella sua specificità.