Disboscamenti nel cuore dell’Europa

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Il sistematico approvvigionamento di legname illegale da parte di una delle più grandi segherie d’Europa, l’austriaca Schweighofer. Ad Aquisgrana colpo finale alla Foresta Hambach che ha origini che risalgono al ritiro della tundra durante l’ultima glaciazione

Il disboscamento non avviene solo in Amazzonia o nell’Indonesia, ma anche nel cuore dell’Europa complici le aziende di legname che non hanno la cultura e la sensibilità necessarie e, purtroppo, a quanto denunciato, anche da quelle istituzioni che danno il marchio di sostenibilità.
Avviene in Austria, come denuncia «Salva le Foreste», che cita anche il caso di quanto sta avvenendo in Germania, presso la Foresta Hambach che ha origini che risalgono al ritiro della tundra durante l’ultima glaciazione. L’assurdità è che la polizia se l’è presa con gli ambientalisti che volevano impedire la definitiva sparizione di questa foresta ad opera di un’impresa mineraria.

Taglio illegale

Un rapporto pubblicato all’inizio del mese dal Forest Stewardship Council (Fsc) dimostra il sistematico approvvigionamento di legname illegale da parte di una delle più grandi segherie d’Europa, l’austriaca Schweighofer. Il rapporto, prodotto da un gruppo di esperti indipendenti, sostiene che la Schweighofer «ha sviluppato una cultura» che ha incentivato l’approvvigionamento di legname illegale in Romania, mettendo il prezzo al di sopra della legalità. Il rapporto suggerisce la cancellazione della certificazione Fsc dell’azienda.
Il Consiglio di Amministrazione dell’Fsc però ha respinto la raccomandazione del gruppo di esperti, e ha invece deciso di mettere l’azienda in prova per un periodo di tre mesi, durante i quali essa può continuare a vendere legname col marchio della certificazione Fsc.

L’indagine in conseguenza di una denuncia da parte del Wwf Germania, basata in gran parte sul rapporto pubblicato dal’Environmental Investigation Agency (Eia) nell’ottobre 2015.

Il gruppo di esperti incaricato dall’Fsc conferma la credibilità delle prove presentate dal rapporto, definendole «chiare e convincenti» e dimostrerebbero che la Schweighofer
• ha acquistato legname illegale;
• ha un sistema di «dovuta diligenza» inadeguato ad assicurare la legittimità dei propri acquisti;
• ha «violato diverse leggi e regolamenti» nei propri acquisti di legname;
• ha acquistato legname rubato proveniente da foreste;
• continua a fare affari con «individui e imprese con carattere di criminalità e corruzione»;
• ha sviluppato un sistema di «bonus» che incoraggia il disboscamento illegale premiando i bassi prezzi.

Il gruppo di esperti incaricato dall’Fsc ha raccomandato che la Schweighofer sia dissociata dall’Fsc, e che sia richiesto all’impresa di «restituire una adeguata compensazione ambientale e sociale per i danni che ha causato alle foreste rumene e alla sua popolazione». Nonostante questi risultati, oggi Fsc ha deciso di ignorare le raccomandazioni del gruppo di esperti.

«È ormai chiaro che, purtroppo, il logo Fsc è usato per riciclare il legno illegale – ha detto Alexander von Bismarck, direttore esecutivo di Via -. Ed è scioccante che la Fsc arriva a questa conclusione in sé, e tuttavia permette di continuare».

«Il risultato della Commissione indipendente è chiaro: la Schweighofer è stata coinvolta nel commercio illegale di legname e un recente reportage indica che le stesse violazioni si verificano ancora oggi – ha detto Johannes Zahnen del WWF Germania -. Il fatto che l’Fsc non riesce a prendere le distanze dalla Schweighofer e le nostre aspettative sono disattese. La decisione di Fsc rischia di rappresentare un incentivo alle pratiche illegali per la Schweighofer e per altre imprese, dato che tali attività non comportano il rischio di perdere il logo Fsc».

Nell’aprile 2015 l’Eia aveva pubblicato un video che mostra il principale manager dell’ufficio acquisti della Schweighofer in Romania accettare ripetutamente offerte di legno illegale. Una nuova investigazione condotta dall’Eia nel settembre 2016, mostra che la Schweighofer continua a comprare e vendere il legname di origine illegale.

La foresta di Aquisgrana

Tre nuovi arresti in Germania per gli attivisti che si sono arrampicati sugli alberi nella foresta Hambach, nei pressi di Aquisgrana. Gli attivisti avevano costruito una casa sugli alberi per evitare che la foresta sia abbattuta da una compagnia mineraria. Questo è l’ultimo episodio di un lungo conflitto ambientale circa il futuro della foresta.

La compagnia mineraria Rwe gestisce tre miniere di lignite in Renania, dove estrae circa 100 milioni di tonnellate lignite l’anno. Gestisce inoltre cinque centrali a carbone che emettono ogni anno milioni di tonnellate di CO2, oltre a polveri sottili, metalli pesanti e altri inquinanti.
Per prevenire l’allagamento delle miniere, il livello dell’acqua viene abbassato di circa 500 metri con danni incalcolabili all’ambiente circostante. Diversi villaggi sono stati «trasferiti», e la gente del posto è stata costretta a trasferirsi e abbandonare la propria terra.
La principale miniera si trova proprio nella foresta «Hambacher Forest», ed è dal 1978 che questo antico bosco viene abbattuto. Ora l’impresa prevede l’eliminazione completa della foresta entro il 2018.

La Foresta Hambach ha origini antiche, che risalgono al ritiro della tundra durante l’ultima glaciazione, 12.000 anni fa. Nel medioevo il suo accesso è stato tolto dalla nobiltà e assicurato per gli abitanti del villaggio da parte dell’imperatore, e questo ha salvato la foresta dalla conversione. Infatti tutte le altre foreste primarie di pianura sono state abbattute e dissodate, dato che il terreno in questa zona è il più fertile della Germania.

Ora la deforestazione per le miniere di carbone va avanti, così come gli arresti degli ambientalisti. Lo scorso novembre 200 poliziotti con cannone ad acqua hanno affrontato gli ambientalisti che protestavano contro la l’abbattimento della foresta.