Un’Europa libera dal glifosato

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L’obiettivo è quello di raccogliere un milione di firme in tutta Europa affinché la Commissione adotti una risposta formale in cui illustra le eventuali azioni che intende proporre a seguito dell’iniziativa dei cittadini. Se l’obiettivo verrà raggiunto, la Commissione europea dovrà decidere se vietare per sempre l’uso di questo erbicida

È partita la raccolta di firme per vietare per sempre l’uso dell’erbicida più venduto al mondo, collegato a problemi per la salute e l’ambiente, il glifosato.
È partita in tutta Europa, lanciata da Greenpeace, una Iniziativa dei cittadini europei (Ice) per chiedere alla Commissione europea il bando totale dell’uso di questo erbicida, che è il più utilizzato al mondo, ed è stato classificato come «probabile cancerogeno» dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
L’obiettivo è quello di raccogliere un milione di firme in tutta Europa affinché la Commissione adotti una risposta formale in cui illustra le eventuali azioni che intende proporre a seguito dell’iniziativa dei cittadini. Se l’obiettivo verrà raggiunto, la Commissione Europea dovrà decidere se vietare per sempre l’uso di questo erbicida.
Un’opportunità che potrebbe togliere il glifosato dai nostri campi e dai nostri piatti per sempre.
Ma cos’è il glifosato?
Il glifosato, o glifosate, è un analogo aminofosforico della glicina, inibitore dell’enzima 3-fosfoshikimato 1-carbossiviniltransferasi, noto come erbicida totale, non selettivo. Il composto chimico è divenuto di libera produzione nel 2001, anno in cui è scaduto il relativo brevetto di produzione, fino ad allora appartenuto alla Monsanto Company.
Il composto chimico ha riscosso grande successo e questo grazie alla sua bassa pericolosità, dovuta a vari fattori, tra cui la bassa tossicità per l’uomo rispetto agli erbicidi in uso all’epoca della sua introduzione; inoltre ha una penetrazione molto bassa nel suolo, va incontro a facile degradazione in quanto facilmente attaccato e distrutto dai batteri presenti nel suolo stesso.
Nel marzo 2015, l’organismo internazionale Iarc ha classificato la sostanza, e i fitofarmaci che la contengono, come «probabile cancerogena per l’uomo» inserendola nella categoria 2A.
In tema si sono espressi anche l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa), l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e la Food and Agriculture Organization (Fao) che a seguito di studi hanno concluso che è «improbabile che il glifosato comporti un rischio cancerogeno per gli uomini come conseguenza della esposizione attraverso la dieta».
C’è di fatto che il glifosato uccide così come dimostra un reportage «El costo humano de los agrotóxicos» realizzato da Pablo Ernesto Piovano, un fotografo argentino che nel 2014 ha deciso di documentare la condizione della popolazione del suo paese che lavora o vive nei pressi dei campi coltivati a soia ogm dove si usano dosi massicce di questo noto diserbante.
Nel nostro Paese e in Europa tracce di glifosato si trovano nel cibo, nelle bevande e nelle urine, e sono sempre di più i corsi d’acqua contaminati da questo composto.
Importante è quindi chiedere alla Commissione europea di proporre agli Stati membri il divieto di glifosato, di riformare la procedura di approvazione dei pesticidi, di impostare a livello di Unione europea obiettivi di riduzione vincolanti per l’uso dei pesticidi e questo garantendo valutazioni scientifiche eseguite da enti pubblici che permettano la pubblicazione dei risultati.
Le firme necessarie per l’iniziativa dei cittadini devono essere raccolte in un anno e in almeno sette Paesi dell’Ue.
Perchè è importante conoscere l’argomento, dare il nostro contributo e questo per difendere la salute di ciascun individuo.
Per firmare l’Ice www.greenpeace.org/STOPGlyphosate