Crollano le falesie non l’indifferenza della regione Puglia

1532
Tempo di lettura: 2 minuti

Una linea di costa pugliese che rappresenta uno spettacolare scrigno di biodiversità, geodiversità e patrimonio paesaggistico, archeologico, culturale e ambientale dove interagiscono la terra ferma, il mare aperto e la presenza dell’uomo e che pertanto risulta oggetto di continue modifiche strutturali che, se non monitorate, possono sviluppare conseguenze devastanti

Ancora un crollo di falesia, costa rocciosa con pareti a picco, in Salento e questa volta a Santa Cesarea Terme…
Le coste a falesie sono molto diffuse in Puglia e presenti per il 21% nello scenario costiero della regione che si estende per un totale di 940 km, caratterizzati anche dalla presenza di spiagge sabbiose (33%), di coste rocciose basse (33%) e di tratti antropizzati (5%).
Una linea di costa pugliese che rappresenta uno spettacolare scrigno di biodiversità, geodiversità e patrimonio paesaggistico, archeologico, culturale e ambientale dove interagiscono la terra ferma, il mare aperto e la presenza dell’uomo e che pertanto risulta oggetto di continue modifiche strutturali che, se non monitorate, possono sviluppare conseguenze devastanti.
Un argomento quello dell’erosione costiera che descrive un fenomeno notevolmente attuale in Puglia con fatti di cronaca che raccontano di vistosi arretramenti delle coste basse e sabbiose e di crolli delle falesie con una frequenza sempre maggiore.
E così dopo Otranto, crollo della falesia in località Cerra-Grotta Monaca di Otranto avvenuta qualche giorno fa che ha portato al sequestro preventivo di un’area di circa 800 metri quadrati da parte della guardia costiera e causata forse anche da lavori edili per la realizzazione di un accesso al mare effettuati in una proprietà privata, stessa sorte è toccata a Santa Cesarea Terme, città litoranea che ha visto franare enormi pezzi di falesia nella zona del porticciolo sotto il centro abitato.
L’arretramento veloce di molte aree costiere in Italia è un allarme lanciato anche dall’Associazione italiana dei geomorfologi.
Rileva l’Associazione come in Puglia ci siano aree nel Gargano, San Foca, Torre dell’Orso in cui gli arretramenti sono tali da aver suggerito alle amministrazioni costiere di chiuderne l’accesso pubblico.
E quanto accaduto a Santa Cesarea Terme non può che ricordare la situazione che vive ormai da tempo l’Autorità di bacino della Puglia (AdB) Ente che ha rischiato di non vedere inseriti nel bilancio della Regione Puglia per l’anno 2018 le somme necessarie alla sua gestione ordinaria.
L’AdB che sin dalle prime fasi di adozione (2004) del Piano di assetto idrogeologico (Pai) e della sua successiva approvazione (2005) ha visto alte professionalità interdisciplinari, donne e uomini al servizio dei cittadini e del territorio in cui questi vivono, monitorare in continuo lo stato di pericolosità idraulica e geomorfologica del territorio pugliese dai grandi rischi geologici vede ora lontani i tempi in cui in Puglia si faceva una effettiva previsione e prevenzione del dissesto idrogeologico volto alla difesa del territorio e alla salvaguardia sociale.