Caccia, in troppe regioni aperture anticipate

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caccia cartucce
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Da domani tornano le doppiette e finisce la pace per animali e appassionati di natura. Il Wwf pronto ad una serie di ricorsi dopo il buon esito di quelli di Marche e Abruzzo. Comportamenti irrazionali da parte delle Regioni

In una recente nota di «Villaggio Globale» si stigmatizzava la necessità di fermare l’ipocrisia e l’ignoranza. Come sono patetici, infatti, gli appelli per i cambiamenti climatici e per i comportamenti irresponsabili di nazioni a proposito, ad esempio, degli incendi. Poi, in casa nostra, ignoriamo quello che vorremmo insegnare agli altri. Se c’è un ente statale come l’Ispra, preposto a stabilire regole sui comportamenti fra uomo e natura, dettati da precise norme scientifiche, che competenze hanno i presidenti regionali per ignorarle? E che cosa potrebbe succedere se si allargano le maglie dell’autonomia regionale se già ora restano inascoltate leggi e appelli del ministro dell’Ambiente?

Pubblichiamo la nota di Wwf sul problema delle preaperture della caccia.

 

Anche quest’anno molte regioni italiane stanno approvando pessimi calendari venatori ed altri provvedimenti riguardanti l’attività venatoria. Ancora una volta la tutela della fauna selvatica, per un numero di regioni ancora troppo elevato, al centro e al sud, appare l’ultima delle preoccupazioni.

Esistono ormai da decenni limiti e regole dettate dalla Unione europea, dalle convenzioni internazionali e dalle norme italiane, sulla base di rigorosi dati ed evidenze scientifiche, entro cui la caccia possa ritenersi lecita (sebbene rimanga in ogni caso eticamente esecrabile). Rispetto a tali regole molte nostre regioni scelgono tuttavia, in maniera illegittima, di rimanere impermeabili.

È rimasto inascoltato anche il richiamo del ministero dell’Ambiente che a luglio ha chiesto di sospendere, almeno per questa stagione venatoria, la caccia a Moriglione e Pavoncella, specie globalmente minacciate e per le quali la Commissione europea ha invitato tutti gli stati membri ad agire per una protezione integrale.

Ciliegina sulla torta (purtroppo amara per gli animali selvatici e per la natura) sono le cosiddette «preaperture», ovvero l’anticipo dell’avvio della stagione di caccia ai primi giorni di settembre, invece della terza domenica di settembre come stabilisce la legge nazionale n. 157/1992 sulla tutela della fauna selvatica e le attività di caccia, che quest’anno inizieranno domenica 1° settembre. È opportuno precisare che la legge, consente una deroga solamente in casi rigorosamente delimitati e certificati da Ispra.

Come spesso accade in Italia le eccezioni si trasformano in abitudini. Molti cacciatori italiani ritengono addirittura che sia un loro «diritto» cacciare anche ai primi di settembre, uccidendo animali che, proprio alla fine dell’estate, si trovano in condizioni particolarmente delicate e vulnerabili: piccoli ancora immaturi, le specie migratrici che devono prepararsi ai lunghi voli di ritorno verso i luoghi di svernamento, la scarsità di acqua e cibo a causa delle siccità estive, degli incendi e molte specie che stanno ancora nidificando. In più anche gli animali non cacciabili che, sperabilmente, non vengono uccisi subiscono un grave disturbo arrecato dai cacciatori, dai loro fucili e cani.

Per questo l’Unione europea non consente la caccia in questi periodi dell’anno e per questi motivi anche quest’anno gli «avvocati del Panda» hanno avviato diversi ricorsi, due dei quali hanno già avuto esito positivo: Tar il 27 ed il 28 agosto i Tribunali amministrativi di Abruzzo e Marche, con un decreto cautelare «urgente» hanno bloccato le preaperture, ritenendo che nel bilanciamento dei diversi interessi, appare prevalente l’interesse pubblico generale alla conservazione della fauna selvatica per cui deve disporsi la sospensione interinale degli atti impugnati. Molti giorni di caccia in meno e migliaia e migliaia di animali salvati!

Difficile stilare una classifica: molte regioni pubblicano i calendari venatori sempre più tardi, rispetto al 15 giugno data stabilita dalla legge 157/1992. Quest’anno la maggior parte delle regioni hanno emanato i calendari tra la fine di luglio e agosto, anche per impedire o rendere sempre più difficile alle associazioni di protezione ambientale come il Wwf impugnare questi provvedimenti dinanzi ai Tar. Possiamo citare come esempio negativo: l’Abruzzo che ha deliberato il 14 agosto e la Toscana che, addirittura, ha approvato la preapertura al 1° settembre il 27 agosto.

Quel che è certo è che con l’aiuto dei nostri soci, dei volontari, degli avvocati, delle guardie Wwf, metteremo in atto qualsiasi azione legale e di pressione per respingere queste illecite ed ingiustificabili carneficine di animali selvatici, comprese denunce penali ed alla Corte dei Conti. Gli amministratori delle Regioni devono assumersi le proprie responsabilità, politiche, legali ed economiche, dinanzi ai cittadini, all’Europa ed alla Natura.

 

(Fonte Wwf)