Costa Ripagnola, verso l’ennesima delusione

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Costa Ripagnola foto F Modesti
Piccola pineta artificiale nell'istituendo Parco Regionale di Costa Ripagnola. Foto Fabio Modesti
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La legislatura regionale pugliese che sta per concludersi potrebbe essere la meno produttiva per la tutela del territorio pugliese. In 25 anni l’istituzione di aree protette regionali è drammaticamente calata fino a raggiungere i minimi storici attuali. L’esile speranza per il Parco di Costa Ripagnola

Il 3 giugno la V Commissione del consiglio regionale pugliese avvia la discussione sul disegno di legge adottato dalla giunta regionale il 25 febbraio scorso per istituire il parco di Costa Ripagnola. La domanda che ci si pone è se l’assemblea regionale ce la farà ad approvare la legge prima della scadenza della legislatura con le elezioni che, al più tardi, pare, si svolgeranno a fine settembre. Se si guarda ai lavori che attendono la commissione guidata dal mesagnese Mauro Vizzino, sembrerebbe che il compito sia improbo. Sono giunte oltre 100 richieste di audizione ed il clima politico sulla vicenda è tutt’altro che sereno. La maggioranza regionale sembra spaccata ed il Comune di Polignano ha dichiarato guerra al provvedimento licenziato dalla giunta Emiliano. Radiofante dice che sono in corso manovre per cercare una mediazione che però appare complessa e difficile.

Se Costa Ripagnola non diventa Parco

Se la legge non fosse approvata in questa legislatura, accadrebbero due cose rilevanti. La prima, che le misure di salvaguardia oggi vigenti decadrebbero e quel territorio si troverebbe privo di una tutela primaria con l’area del progetto Serim dell’imprenditore Scagliusi a Ripagnola, ancora sotto sequestro penale.

La seconda è che la decima legislatura regionale sarebbe la seconda (sempre con maggioranza di centrosinistra) in 25 anni a non aver istituito alcuna area protetta.

Un primato negativo di non poco conto che Emiliano annovererebbe nel suo curriculum. Non un buon segnale per le prossime elezioni.

grafico regione puglia
I dati spietati

I dati sono spietati. Nella sesta legislatura (1995-2000) a guida centro-destra con presidente Salvatore Distaso, nel 1997 è stata approvata la legge regionale n. 19 per l’istituzione e la gestione delle aree protette in Puglia, la c.d. «legge madre». Ma è anche stata data l’intesa per l’istituzione del Parco nazionale del Gargano (1995) e quella per l’istituzione dell’area marina protetta di Porto Cesareo (1997).

Inoltre è stato avviato e completato il censimento dei Siti Natura 2000 (1996) trasmesso alla Commissione Ue tra i primi in Italia. Nella settima legislatura (2000-2005) si è cominciato a strutturare gli uffici, prima inesistenti, per occuparsi di protezione della natura e di assistenza tecnico-amministrativa alle autorità di gestione delle aree. Si è integrata la legge regionale n. 19/1997 con l’area di lama Belvedere a Monopoli (2001) e sono state istituite le prime sei aree protette regionali (2002). Sono stati anche riclassificati i vecchi parchi di Porto Selvaggio e Lama Balice (2004). Sempre nel corso della settima legislatura è stata data l’intesa per l’istituzione del parco nazionale dell’Alta Murgia (2004).

L’ottava legislatura (2000-2005), la prima con presidente Nichi Vendola, ha sfornato dodici leggi istitutive di aree protette regionali ed una di revisione dei confini del parco dell’Ofanto. Poca o nulla attenzione è stata posta alla gestione di queste aree che in molti casi sono ancora prive di guida. La nona legislatura (2005-2010) ha prodotto soltanto tre leggi tutte di revisione in pejus delle leggi istitutive dei parchi dell’Ofanto, della Terra delle Gravine nel tarantino e del Bosco Incoronata a Foggia. La decima ed attuale legislatura ha prodotto due leggi in materia e solo una delle quali di segno positivo, quella che ha inserito il Mar Piccolo di Taranto tra le aree da proteggere (2019). L’altra (2017) ha ancora una volta modificato la legge istitutiva del martoriato Parco della Terra delle Gravine, ancora una volta in pejus.

Fabio Modesti