Fare e disfare la realtà: e ancora iceberg

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Image by DEZALB from Pixabay
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Un enorme iceberg si è staccato dalla piattaforma continentale dell’Antartide, nel mare di Weddell, nella zona dove si arenò nel 1916 la spedizione Endurance dell’esploratore britannico Ernest Shackleton.

È il terzo negli ultimi quattro anni: questo frammento di ghiaccio da qualche giorno alla deriva è grande 380 chilometri quadrati, ed è stato battezzato dagli scienziati A83. Per avere un’idea delle sue dimensioni, la sua superficie è come la somma di quelle delle isole di Procida, Ischia e Capri messe insieme e moltiplicate per sei.
L’iceberg che si era staccato nel 2021 era grande 1300 chilometri quadrati, quello del 2023 era ancora più vasto, 1500 chilometri quadrati, quei due blocchi erano grandi come le superfici delle aree metropolitane di Parigi e Londra.
L’ultimo dei tre bocchi è il più piccolo dei nuovi iceberg ed era da anni sotto osservazione. Fino al 2017 la spedizione scientifica britannica British Antarctic Survey (Bas) aveva stabilito nei pressi di questo fronte di ghiaccio la stazione di ricerca Halley, ma è stata costretta a spostarla in tutta fretta altrove proprio per come si stava comportando il ghiaccio. La frattura era apparsa già nel 2016, era stata chiamata «Halloween crack», perché era stata scoperta proprio la notte di Halloween. Un anno dopo le strutture di Halley sono state spostate dalla zona pericolante su degli sci giganteschi.

L’ecosistema vacilla

È difficile collegare la nascita di nuovi giganteschi iceberg al contesto della crisi climatica, ma sono anni che l’Antartide manda segnali preoccupanti.
Adrian Luckman, glaciologo della Swansea University, ha spiegato che «le piattaforme antartiche crescono e si rimpiccioliscono periodicamente, ma è preoccupante che anche in un settore relativamente più freddo del continente ci siano stati tre grandi distacchi di iceberg negli ultimi quattro anni».
È tutto l’ecosistema che sembra vacillare. Fino al 2015, il ghiaccio marino intorno all’Antartide era addirittura in crescita, il continente era considerato più stabile rispetto agli effetti del riscaldamento globale dell’oceano Artico dall’altra parte del globo, che invece è in crisi conclamata da decenni e si riscalda oltre il triplo rispetto al ritmo del resto del pianeta.

Il ghiacciaio dell’apocalisse

Negli ultimi anni, invece, anche l’Antartide ha iniziato a mostrare gli effetti sulla sua stabilità dell’aumento delle temperature di oceani e atmosfera. A preoccupare di più c’è il gigantesco «ghiacciaio dell’apocalisse», il Twaithes, che proprio il British Antarctic Survey aveva descritto un anno fa con queste parole: «Pieno di crepe come un parabrezza rotto».
Ma c’è stato anche il record negativo di ghiaccio marino registrato nel 2023, quando mancavano ai conteggi due milioni di chilometri quadrati di ghiaccio. Abbiamo dati sull’estensione solo sugli ultimi quarantacinque anni, ma dove non arrivano i dati, arrivano i modelli. Le ricerche di British Antarctic Survey applicate su diciotto modelli climatici diversi hanno misurato che la crisi del ghiaccio marino dello scorso anno al Polo Sud è un evento che in un clima normale si potrebbe verificare al massimo ogni duemila anni, e che la crisi climatica ne ha invece reso l’insorgere quattro volte più probabile.
Il problema è che il record negativo precedente era stato misurato nel 2022, quello ancora precedente risaliva al 2017 e i cinque picchi negativi di sempre si sono verificati negli ultimi quindici anni. Di fatto la copertura di ghiaccio marino in Antartide era rimasta inalterata per quasi quattro decenni di rilevazioni satellitari e poi ha iniziato a succedere tutto all’improvviso.
La perdita di ghiaccio marino in Antartide (che a differenza dell’Artico è terra circondata dal mare e non viceversa) è pericolosa, anche perché una delle sue funzioni ecosistemiche è proteggere la stabilità delle calotte polari dall’erosione dell’oceano e delle onde, che a quelle latitudini sono fortissime. Secondo i ricercatori britannici potrebbero volerci vent’anni per recuperare un’estensione normale. Al netto di ulteriori peggioramenti del clima.

 

Francesco Sannicandro