Ucraina, Macron: “Consentire a Kiev di colpire in Russia”

154
Tempo di lettura: 3 minuti

(Adnkronos) – All'Ucraina dovrebbe essere consentito di "neutralizzare" i centri militari da dove, in Russia, vengono lanciati i missili contro il territorio di Kiev. Lo ha dichiarato il presidente francese, Emmanuel Macron, nel corso di un punto stampa congiunto con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, prendendo una posizione netta sul dibattito innescato dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg: i paesi che sostengono Kiev, ha detto e ripetuto, devono valutare se dare l'ok per permettere all'Ucraina di usare le armi fornite dai partner occidentali per colpire obiettivi militari in Russia. Il tema è di centrale importanza da circa 3 settimane, da quando cioè Mosca ha avviato l'offensiva nell'oblast di Kharkiv, al confine tra i due paesi: la Russia può effettuare raid quotidiani con missili lanciati dal proprio territorio, senza rischiare che le basi di lancio vengano colpite. 
"Pensiamo che dovremmo permettere loro di neutralizzare i siti militari da dove vengono lanciati i missili, da dove l'Ucraina viene attaccata", ha detto Macron, sottolineando però che "non dovremmo permettere loro di toccare altri obiettivi in Russia, e ovviamente le strutture civili". Intanto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, parteciperà alle celebrazioni per l'80mo anniversario del D-Day che si terranno in Normandia il prossimo 6 giugno, ha annunciato il presidente francese. A una domanda sull'invio di istruttori militari francesi in Ucraina, Macron ha risposto infatti che farà "annunci" in merito quando "il presidente Zelensky si recherà in Francia in occasione del D-Day la prossima settimana". E' "chiaro" che per l'Ucraina colpire "obiettivi militari" in territorio russo per difendersi dagli attacchi è "legittimo dal punto di vista del diritto internazionale", ma è "altrettanto chiaro" che la decisione di rimuovere le restrizioni all'uso delle armi fornite a Kiev "spetta ad ogni singolo Stato membro. Nessuno può costringerli" a farlo. Queste intanto le parole sul tema dell'Alto Rappresentante dell'Ue Josep Borrell, in conferenza stampa al termine del Consiglio Difesa a Bruxelles. "Alcuni", che prima erano perplessi, continua Borrell, "hanno cambiato idea e oggi hanno accettato di rimuovere quelle limitazioni, mentre "altri continuano ad essere riluttanti a prendere quella decisione. Capisco le perplessità" di chi teme che consentire all'Ucraina di usare le armi fornite dagli europei per colpire obiettivi in territorio russo, "ma nella vita bisogna fare delle scelte. So che alcuni Paesi sono fortemente contrari, altri sono assolutamente a favore". "Non posso dire – prosegue l'Alto Rappresentante – quale sia la maggioranza, ma nessuno può impedire ad un Paese Ue di fornire all'Ucraina un'arma che poi può essere usata in territorio russo. Non possiamo impedirglielo, così come non possiamo obbligarlo a fare così". Ad oggi "un Paese e mezzo o due" si è espresso chiaramente a favore di una rimozione delle restrizioni all'uso delle armi fornite a Kiev, conclude Borrell. Bruxelles si sta intanto orientando, lentamente, verso la rimozione delle restrizioni all'uso delle armi che l'Occidente fornisce all'Ucraina per difendersi dalla Russia nella guerra in corso da oltre 2 anni. Ad imporre un'ulteriore escalation, malgrado l'imminenza delle elezioni europee 2024 consigli prudenza ai governi più a ovest del Vecchio Continente, sono l'evoluzione del conflitto iniziato dalla Russia il 24 febbraio 2022 e la dura legge della geografia. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, è stato chiarissimo, ribadendo quello che aveva già detto in una intervista all'Economist: per l'Ucraina, ha notato a Bruxelles a margine del Consiglio Difesa, sarà "molto difficile" difendere Kharkiv, la seconda città del Paese, senza colpire in territorio russo. Il motivo è semplice: Kharkiv dista solo una trentina di km dal confine con la Federazione governata da Vladimir Putin, quindi quella parte di Russia, l'oblast di Belgorod, costituisce, a tutti gli effetti, una base per lanciare attacchi contro l'Ucraina. "Dobbiamo ricordare – ha affermato Stoltenberg – che questa è una guerra di aggressione. La Russia ha attaccato un altro un altro Paese e l'Ucraina, secondo il diritto internazionale, ha il diritto all'autodifesa. E il diritto all'autodifesa include anche colpire obiettivi al di fuori dell'Ucraina, obiettivi militari legittimi all'interno della Russia". "Ciò è particolarmente rilevante ora – ha continuato Stoltenberg – perché i combattimenti più pesanti si stanno svolgendo nella regione di Kharkiv, vicino al confine russo-ucraino. Quella è in realtà la prima linea, quindi ovviamente sarà molto duro e difficile per gli ucraini difendersi, se non riescono a colpire obiettivi militari proprio dall'altra parte del confine. Potrebbe trattarsi di artiglieria o di aeroporti utilizzati per attaccare l'Ucraina: se l'Ucraina non riesce a colpire quegli obiettivi militari, ovviamente sarà molto più difficile per loro difendersi". Beninteso, non è l'Alleanza atlantica che decide: "Queste sono decisioni nazionali – ha ricordato Stoltenberg – non sono decisioni della Nato. Alcuni alleati non hanno imposto restrizioni sulle armi che hanno consegnato. Credo che sia giunto il momento di valutare tali restrizioni, anche alla luce dello sviluppo della guerra. Si trasformerà in una guerra che ora si svolge effettivamente lungo i confini e che rende agli ucraini ancora più difficile difendersi". Per Stoltenberg, comunque, permettere agli ucraini di colpire in territorio russo con armi fornite da Paesi Nato non rende l'Alleanza un cobelligerante: "Dobbiamo ricordare che ciò non rende gli alleati della Nato parte del conflitto: abbiamo il diritto di fornire supporto all'Ucraina per aiutarli per l'autodifesa". —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)