Rinnovabili in Puglia e aree protette, un contenzioso aperto

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Geoparco
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֎La Corte di Giustizia Ue ha sentenziato che «dalla ratio dell’art. 4 della direttiva sugli uccelli risulta che una zona determinata, qualora soddisfi i criteri per essere classificata Zps, deve essere oggetto di misure di conservazione speciale idonee ad assicurare, in particolare, la sopravvivenza e la riproduzione delle specie di uccelli menzionate all’allegato I di tale direttiva». E di sicuro tra le misure di conservazione da adottare obbligatoriamente dovrebbe esserci l’impossibilità di installare impianti industriali di rinnovabili֎

Sembrava dovesse essere un blitz del governo regionale pugliese, guidato da Michele Emiliano, quello con il quale prima la Giunta regionale e poi la Commissione consiliare competente avevano gestito il disegno di legge per l’individuazione delle aree idonee, non idonee ed ordinarie all’installazione di impianti industriali per la produzione di energia da fonti rinnovabili (Fer). Sembrava così perché l’approvazione in Giunta regionale del disegno di legge e l’iscrizione all’ordine del giorno della V Commissione consiliare (Tutela ambientale) assieme alla IV Commissione (Sviluppo economico) sono avvenute nel giro di 48 ore. La discussione in Commissione prevista per il giorno lavorativo successivo. Insomma, un colpo di mano. Poi, forse a seguito della dura presa di posizione di alcuni consiglieri regionali di maggioranza e di opposizione e della ragionevolezza del Presidente della Commissione, si è avviato un percorso di partecipazione pubblica all’esame del disegno di legge mediante raccolta di pareri sul portale regionale dedicato «Puglia Partecipa». Sono state previste numerose sedute dedicate ad audizioni di detentori di interessi, dalle associazioni protezionistiche all’associazione industriali. Le associazioni esponenziali delle autonomie locali (Anci e Upi) sono state invitate a produrre osservazioni. Il tentativo è approvare il disegno di legge in Consiglio regionale entro la fine dell’anno per evitare i poteri sostitutivi del governo sanciti dal decreto ministeriale del 21 giugno scorso.

Nodi

La Puglia è al secondo posto in Italia per potenza installata di rinnovabili. L’esplosione di installazione si è avuta dal 2005 con le Giunta regionali guidate da Nichi Vendola. Un vero e proprio assalto al territorio, soprattutto di impianti eolici industriali cui lo stesso governo regionale tentò di porre un freno con l’approvazione del regolamento n. 24 del 2010 in attuazione delle linee guida statali dello stesso anno. Un regolamento, quello pugliese, che ha retto alle continue modifiche legislative intervenute a livello statale in favore delle rinnovabili ed ha resistito anche in sede di giustizia amministrativa. Quell’atto individua la aree non idonee all’installazione e quelle idonee.

Ora, con il disegno di legge in discussione, le previsioni del regolamento del 2010 dovranno essere adeguate ma fino ad allora prevarranno le norme di legge sicuramente più permissive. Eppure è lo stesso decreto ministeriale di giugno scorso a definire aree non idonee «aree e siti le cui caratteristiche sono incompatibili con l’installazione di specifiche tipologie di impianti secondo le modalità stabilite dal paragrafo 17 e dall’allegato 3 delle linee guida emanate con decreto del Ministero dello sviluppo economico 10 settembre 2010», esattamente aree e siti individuati dal regolamento regionale n. 24/2010. Tra le aree non idonee contenute nel disegno di legge regionale non sono riportati tutti gli «Ulteriori contesti paesaggistici» che il Piano paesaggistico regionale pugliese tutela sottoponendo a particolari condizioni la realizzabilità di interventi di modificazione del territorio. Il rischio è che le aree agricole interne (paesaggio agrario) soprattutto del Salento vengano massacrate ancora di più. Ancora, non sono individuate come aree non idonee le Iba (Important Birds Areas) censite a livello europeo per designare le Zone di Protezione Speciale per la conservazione degli uccelli selvatici; la Corte di Giustizia Ue ha sentenziato che «dalla ratio dell’art. 4 della direttiva sugli uccelli risulta che una zona determinata, qualora soddisfi i criteri per essere classificata Zps, deve essere oggetto di misure di conservazione speciale idonee ad assicurare, in particolare, la sopravvivenza e la riproduzione delle specie di uccelli menzionate all’allegato I di tale direttiva». E di sicuro tra le misure di conservazione da adottare obbligatoriamente dovrebbe esserci l’impossibilità di installare impianti industriali di rinnovabili.

 

Fabio Modesti