«Dove ha tremato, tremerà»

1180
parco Etna foto Neri
Parco Etna, foto Neri
Tempo di lettura: 2 minuti

֎Questa ricerca si è concentrata su processi di ricollocazione che interessano le famiglie in nove comuni del versante occidentale dell’Etna interessato dal grave evento sismico di dicembre del 2018֎

«Là où il a tremblé, il tremblera», frase dello scienziato francese Georges-Louis Leclerc de Buffon (1707-1788) frase che tradotta dice «Dove ha tremato, tremerà», riassume l’idea che ha guidato il progetto che, tra il 2023 e il 2024, ha visto il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università degli studi di Catania, in collaborazione con l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e la Struttura commissariale ricostruzione area Etnea (Scrae), impegnato nell’avvio di un progetto sperimentale sull’antropologia dei disastri.

Questa ricerca si è concentrata su processi di ricollocazione che interessano le famiglie in nove comuni del versante occidentale dell’Etna interessato dal grave evento sismico di dicembre del 2018.

Le autorità locali hanno adottato una strategia di ricollocazione selettiva, traslocando solo le famiglie le cui abitazioni e attività produttive erano ubicate nelle vicinanze della linea di faglia.

Il progetto ha esplorato le esperienze degli spostamenti e le dinamiche evolutive del lavoro che ne seguirono. I risultati includono il ruolo degli incentivi economici nel favorire l’accettazione delle decisioni istituzionali, l’impatto positivo dei meccanismi negoziali impiegato dall’agenzia per la ricostruzione, e il graduale rimodellamento della percezione locale riguardo al vivere in un’area frequentemente esposta a moderati, ma potenzialmente devastanti, eventi sismici.

Perché in riferimento al verificarsi dei terremoti nelle stesse aree dove in passato si sono già verificati, la massima assume quasi il peso di una sentenza, generata dall’esperienza empirica che di fatto condanna le comunità che abitano in prossimità di strutture tettoniche attive all’inevitabilità del ripetersi di movimenti lungo il piano di faglia. In questo senso, indagare la percezione del rischio in un territorio esposto a elevata pericolosità sismica assume un significato strategico dal punto di vista applicativo. L’individuazione di un «sentire comune» connesso sia alla fase che precede l’evento catastrofico sia a quella che lo segue può aiutare a comprendere le risposte locali ai piani di evacuazione, ricostruzione o delocalizzazione messi in atto dalle istituzioni preposte alla prevenzione e mitigazione dei rischi, ed eventualmente consentire di riorientarle in direzione più inclusiva.

Uno studio che si propone di offrire spunti utili anche per altri territori italiani esposti a eventi geofisici simili, come nel caso dei Campi Flegrei e del fenomeno del bradisismo.

 

Elsa Sciancalepore