Inspiegabile commissariamento del Parco del Pollino

883
Tempo di lettura: 2 minuti

֎Si va verso la perdita dei valori scientifici, naturalistici e culturali a vantaggio di una gestione puramente amministrativa֎

Gravato già da una lunga e tormentata storia, il Parco del Pollino, in questi giorni, si prende l’onere di fare i conti con un’altra traumatica interruzione della sua gestione. Nei trentuno anni di vita del Parco, dall’insediamento dei primi organi di gestione, l’11 febbraio 1994, ad oggi, l’attuale commissariamento dell’Ente è il terzo, dopo quelli del 2001 e del 2007.

Nel dispositivo del decreto del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, il provvedimento è motivato dalla «necessità di modificare la governance dell’Ente Parco Nazionale del Pollino onde assicurarne il regolare funzionamento dell’ente consentendo allo stesso di ricondurre a legittimità l’azione amministrativa e consentire il perseguimento dei propri obiettivi istituzionali in maniera adeguata e compiuta».

La «necessità di modificare la governance» con un provvedimento così grave risulta incomprensibile, se rapportata alle difficoltà concrete, che introducono nel perseguimento delle finalità istituzionali del Parco e alle dannose conseguenze che provocano. E i precedenti del 2001 e del 2007 non aiutano.

Per affrontare problemi importanti lasciati irrisolti, si ha in uso, in modo anche inflazionato, di ricorrere alla figura di un «commissario», ma finora gli effetti della loro azione si sono quasi tutti e quasi sempre smarriti in un groviglio di destini fallimentari.

L’attuale nomina, inoltre, avviene nel mezzo di un disegno di legge, il n. 48, presentato al Senato il 22 novembre 2023, per modificare la legge quadro sulle aree protette n. 394 del 6 dicembre 1991. In tale disegno sono previste, in particolare, la modifica della procedura di nomina del Presidente dell’Ente Parco e la soppressione del Consiglio Direttivo e della Giunta Esecutiva, con trasferimento delle funzioni, esercitate oggi dai due organi, alla Comunità del Parco.

Si tratta di una prospettiva allarmante, considerati i rilevanti valori scientifici, naturalistici e culturali del patrimonio di un’area protetta, nel caso del Pollino della più vasta area protetta d’Italia, le cui finalità di conservazione, di tutela e di valorizzazione sono perseguite a beneficio dell’umanità.

Il Parco nazionale del Pollino ha un patrimonio unico, inestimabile ed irripetibile da custodire.

La sua istituzione, con il D.P.R. 15 novembre 1993, ha consentito, malgrado tutte le avversità, alcune delle quali addirittura non commendevoli, di realizzare pratiche di eccellenza nelle attività sia di conservazione e di tutela, sia di valorizzazione e di fruizione delle inestimabili, uniche, irripetibili risorse naturali e culturali della catena montuosa del Pollino e dell’Orsomarso.

Gli organi dell’Ente Parco, oggi, si trovano, pertanto, di fronte alla responsabilità di un uso compatibile delle risorse e di uno «speciale regime» di tutela da gestire attraverso gli strumenti di pianificazione, che allo stato attuale ancora mancano.

 

Annibale Formica