֎Le centrali nucleari a fissione sono vecchie e in declino perché molto costose e perché generano rifiuti altamente radioattivi e pericolosi per molte migliaia di anni. È possibile, più ecologico ed economicamente conveniente decarbonizzare l’elettricità puntando solo sulle rinnovabili֎
Nell’epoca delle fonti fossili, i vettori energetici a minor costo sono stati i combustibili perché, rispetto al vettore elettrico, la loro movimentazione e trasformazione dalle fonti primarie agli usi finali comportava minori perdite. Il vettore elettrico, richiedendo un’ulteriore onerosa trasformazione termodinamica, risultava, a parità di unità energetica di primo principio, circa tre volte più costoso dei combustibili. È per queste ragioni basilari che i combustibili rappresentavano la scelta obbligata in tutti quei processi dove il vantaggio in termini di energia del vettore elettrico non compensava il suo extra-costo. Oggi, e ancora di più in prospettiva nei prossimi decenni, il quadro delle convenienze è completamente capovolto per cambiamenti tecnologici lato offerta e lato domanda, oltre che per l’evidenza della rilevanza dei danni climatici, ambientali e sociali, e quindi anche economici, delle fonti fossili.
Si apre così il rapporto «Elementi per un’Italia 100% rinnovabile», elaborato da 21 docenti e ricercatori di diverse università e centri di ricerca, che espone come sia possibile, ecologico e conveniente, decarbonizzare la produzione di elettricità utilizzando unicamente fonti energetiche rinnovabili.
Nel testo si presenta, con il supporto di una vasta e aggiornata documentazione, un quadro ampio e articolato della transizione energetica che richiede un cambiamento nei vettori energetici con una forte penetrazione dell’energia elettrica e un cambiamento nella struttura degli usi finali.
Per promuovere una decarbonizzazione veloce e a basso costo occorre puntare su un forte sviluppo del solare e dell’eolico, integrati fra loro in modo da utilizzare in sinergia la diversa produzione stagionale. Il potenziale eolico italiano è più che sufficiente per far fronte al forte fabbisogno della decarbonizzazione in modo integrato con una forte crescita del solare a terra. Lo sviluppo del solare richiede l’utilizzo di piccole percentuali del territorio ed è improprio parlare di «consumo di suolo» perché gli impianti fotovoltaici a terra possono essere un’occasione per la biodiversità. La transizione avrà un suo paesaggio rinnovabile del quale l’eolico farà parte, diverso da quello fossile. Occorre tenere ben presente che i paesaggi sono sempre storicamente cambiati e che attualmente non è sostenibile un’estetica del paesaggio che prescinda dalla responsabilità di concorrere alla mitigazione di una crisi climatica dagli esiti devastanti. I processi autorizzativi devono essere rapidi e coerenti con la necessità di accelerare la transizione; la tendenza a estendere aree inidonee per gli impianti eolici e solari va contrastata, fatta eccezione solo per aree di particolare valore naturalistico, culturale, storico e paesistico.
Il rapporto allarga l’analisi anche agli usi razionali e migliori delle biomasse, all’idroelettrico esistente e a un suo ripensamento in un’epoca di estremizzazione climatica, alle reti di teleriscaldamento per aumentare le opzioni di decarbonizzazione, agli accumuli distribuiti per usi termici e alla geotermia ad alta e bassa entalpia. Presenta indirizzi e proposte per le riqualificazioni energetiche degli edifici, per l’utilizzo razionale dell’idrogeno e degli elettro-bio-combustibili.
Un rapporto che ha visto la coalizione 100% Rinnovabili Network portare in primo piano anche cinque questioni cruciali contro il ritorno alle centrali nucleari, scaricabile anche il documento «La chimera del nucleare. Tutti i problemi irrisolti di una tecnologia costosa, tardiva, rischiosa e in declino nel mondo», in Italia:
- il declino di questa tecnologia: dopo il picco, circa il 17% della produzione elettrica mondiale, raggiunto al termine del secolo scorso, è iniziato un trend discendente, che ha portato il contributo del nucleare a calare fino al 9,2% nel 2022;
- i costi molto elevati e i tempi di costruzione lunghissimi, come dimostrano le esperienze di Flamanville in Francia, Olkiluoto in Finlandia e Hinkley Point in Gran Bretagna;
- le centrali nucleari a fissione dell’uranio generano isotopi altamente radioattivi, con tempi di dimezzamento della radioattività che, per il plutonio, arrivano a 24mila anni, generano quindi combustibile esaurito, scorie e rifiuti nucleari pericolosi, difficili e costosi da gestire;
- l’Italia non dispone né di uranio né di impianti di arricchimento e produzione del combustibile nucleare che è costoso e andrebbe importato, probabilmente dalla Russia che detiene il 38% della capacità globale di conversione dell’uranio e il 46% della capacità di arricchimento.
E proseguendo in argomento nucleare la coalizione lancia l’appello per un «100% Rinnovabili Network» volendo contrastare le scelte del governo Meloni che propone un Ddl che, in modo antistorico e ideologico, avvia la normativa per tornare a costruire in Italia centrali nucleari a fissione. Le centrali nucleari a fissione, anche se aggiornate e meno grandi, sono vecchie e in declino perché molto costose e perché generano rifiuti altamente radioattivi e pericolosi per molte migliaia di anni. È possibile, più ecologico ed economicamente conveniente decarbonizzare l’elettricità puntando solo sulle rinnovabili, come sta facendo la maggioranza dei Paesi europei.
Elsa Sciancalepore