Xylella, lo stato dei fatti

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Gli atti della Polizia giudiziaria fanno luce sull’operazione Xylella

֎«Un enorme raggiro ai danni delle popolazioni pugliesi, in particolare della comunità degli agricoltori», così viene descritto l’«affaire Xylella» negli atti della Polizia giudiziaria. Il convegno di Sannicandro di Bari֎

Era marzo 2023 quando «Villaggio Globale» affrontava in un intervista fatta a Margherita Ciervo, professoressa associata di Geografia economico-politica presso il Dipartimento di economia, management e territorio dell’Università degli Studi di Foggia e Associate researcher presso il Laplec, Laboratory for the Analysis of Places, Landscapes and European Countryside, University of Liège (Belgio), la questione legata alla Xylella fastidiosa (Xf) e al perché la Puglia continuasse a distruggere gli ulivi… Il punto in una situazione che aveva cambiato ormai da anni il paesaggio pugliesi, una schizofrenia amministrativa dove la Regione aveva fatto tabula rasa e l’Osservatorio Fitosanitario segnalava le riprese vegetative.

Un’intervista che mise in risalto l’inefficace eradicazione di alberi di ulivo con metodi anche discutibili e dove risultava completamente disattesa dalla Regione la Convenzione sulla Diversità biologica (2000) che annovera l’approccio ecosistemico su base scientifica consentendo la capitozzatura che secondo la Società italiana di arboricoltura rappresenta «la più dannosa tecnica di potatura degli alberi» e continuando a permettere trattamenti sanitari con prodotti molto tossici per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata, per le api e gli insetti utili, e in alcuni casi per gli esseri umani.

Le novità dell’«affaire Xylella»

E oggi si continua a parlare di Xf all’indomani della lettura degli atti della Polizia giudiziaria che fanno luce sull’«operazione Xylella». «Un enorme raggiro ai danni delle popolazioni pugliesi, in particolare della comunità degli agricoltori», così viene descritto l’«affaire Xylella» negli atti della Polizia giudiziaria, che non solo ridefinisce il quadro cronologico della vicenda, mettendo nero su bianco che la scoperta del batterio è da considerarsi una «rivelazione ad orologeria» ma altresì ricontestualizza l’intera vicenda, ancora in corso, all’interno di un vero e proprio «disegno criminoso» perpetuato per oltre un decennio in attività connesse alla gestione dei fondi pubblici, in un intreccio lobbistico di ritorni economici e ruoli di potere.

Mentre gli atti della Polizia Giudiziaria, con circa 7.000 pagine di dettagliata documentazione, fanno luce sulla «operazione Xylella» sotto il profilo giudiziario, il ministero della Cultura richiama l’attenzione sulle «risvegliate chiome» degli ulivi del Salento. Dichiarazioni che sommate ai documenti giudiziari pongono interrogativi sempre più pesanti sull’intera gestione dell’emergenza da parte della regione Puglia e rendono ancor più ingiustificabili e irragionevoli sia gli abbattimenti sia tutte le scellerate pratiche di riconversione olivicola e di ridefinizione del territorio messe in atto con il pretesto del contenimento del batterio che, a quanto dimostrano i fatti e i dati scientifici, non è affatto un killer per ulivi.

L’incontro di Sannicandro di Bari

Un evento quello a Sannicando di Bari «Xylella: allo stato dei fatti» organizzato dal Comitato olivicoltori e cittadini conca barese, Comitato Ulivivo e con il patrocinio del Comune di Sannicandro di Bari e che ha visto la partecipazione di ricercatori, docenti, numerosissimi agricoltori e un pubblico variegato interessato a conoscere e a prendersi cura della propria terra e degli amati ulivi che di fatto rappresentano per antonomasia il più autentico paesaggio pugliese. Perché gli atti della Polizia giudiziaria hanno ancora tanto da dire e il velo di menzogne, soprusi e inganni si sta finalmente squarciando a oltre dieci anni dall’inizio di questa controversa emergenza che ha registrato un vero ecocidio perpetrato ai danni della terra, degli agricoltori e dell’intera comunità pugliese.

Approfondimenti e Atti

Interessanti sono gli approfondimenti, gli eventi, le petizioni presenti sulla pagina di Ulivivo, comitato di cittadini e associazioni che difendono gli Ulivi della Puglia dalle eradicazioni, tutelano il territorio, il paesaggio, la salute e le tradizioni.

A seguire alcuni stralci degli Atti, che vanno dal 2019 al 2022, particolarmente rappresentativi che vanno dal dichiarare l’enorme vantaggio per alcuni soggetti di beneficiare di erogazioni pubbliche e nuovi spazi da destinare a colture e trasformazioni urbanistiche prima impedite dagli olivi secolari alla manipolazione dei dati epidemiologici del batterio Xf in Puglia relativamente ai focolai di Oria, Monopoli, Cisternino e Corato, dal dichiarare la Xf quale batterio endofita, presente in Salento da secoli, manifestantesi in fenomeni di disseccamento caratterizzati da lunghi periodi di latenza e ciclicità all’inquadramento della vicenda in un’operazione rientrante in quella che gli esperti definiscono perpheral strategy e dove viene utilizzata una datata presenza del batterio in Italia per finalità geopolitiche…

«Questi balzi della malattia e che tanto allarmano certa stampa, nonché alcune sigle di associazioni di categoria, a ben vedere potrebbero portare enormi vantaggi ad alcuni soggetti che beneficeranno di erogazioni pubbliche e nuovi spazi da destinare a colture e trasformazioni urbanistiche, prima impedite dagli olivi secolari che saranno abbattuti, qualora non sottoposti ad “incappucciamneto” con reti anti insetto, se ricadenti nell’area buffer di ogni singola pianta dichiarata infetta»;

«Con l’avanzamento a nord della zona infetta disposta dalla Ue, alcune aree del territorio pugliese, ricadenti in provincia di Brindisi, si trasformano in zona infetta ove non sono previsti, secondo le norme vigenti, obblighi di abbattimento delle piante infette; tuttavia la regione Puglia con deliberazione 1890/2018 ha introdotto il concetto di zona ex contenimento, pertanto ha imposto gli obblighi più stringenti, tipici della zona contenimento, dando luogo ad abbattimenti serrati, anche di piante che non dovevano più abbattersi obbligatoriamente. La cosa ha determinato un diffuso sollevamento di proteste cittadine, culminate nel ricorso al Tar di Lecce da parte del sindaco di Carovigno (Br), per richiedere la sospensione degli abbattimenti in una tipologia di zona (ex contenimento) non prevista dalle Decisioni di Esecuzione Ue. In data 2 giugno 2020, si è avuta la concessione di sospensione temporanea, fino alla Camera di Consiglio del 23, di cui non si conoscono gli esiti. Questa drastica non prevista attuazione delle misure di eradicazione si ritiene un altro tassello nella strategia dell’operazione, consistente nell’eliminazione del maggior numero di piante infette, asintomatiche. La situazione della provincia di Brindisi, specie in alcune aree di pregio ambientale è diversa da quella del basso Salento, ove veramente gli alberi negli oliveti avevano assunto sembianze spettrali, cosa che non si registra nella stessa maniera in Provincia di Brindisi. La manipolazione dei dati epidemiologici del batterio Xf in Puglia relativamente ai focolai di: Oria, Monopoli, Cisternino e Corato»;

«Xf, secondo posizioni scientifiche (Frisullo-Ciccarone), mai adeguatamente favorite nell’approfondimento degli organi preposti, è un batterio endofita, presente in Salento da secoli, manifestantesi in fenomeni di disseccamento caratterizzati da lunghi periodi di latenza e ciclicità. La diversità genetica di Xf, fatta emergere dai consulenti della Procura di Lecce, affatto commentata dai ricercatori baresi, sarebbe indice dell’esistenza di diversità ecologica di Xf e di una probabile datazione della presenza in Puglia molto più antica dei quella sostenuta dai medesimi. Questa è la questione centrale di tutta la vicenda. Qualsiasi tipo di inchiesta condotta sulla questione che prescinda da un’indagine filogenetica costituirà una ricerca monca dell’elemento focale, unico in grado di consentire agli olivicoltori pugliesi e non solo, il diritto di conoscere la verità su questa batteriosi, a prescindere dalle responsabilità sulla gestione del fenomeno. L’aspetto dello stato di salute del suolo e della rilevazione della consistenza dei disseccamenti a forme quasi geometriche riscontrata dal Cnr Sezione acque, segnalata alla regione Puglia, IV commissione consiliare nel dicembre 2015, mai ulteriormente studiati; costituisce comportamento di inaudita gravità, sul versante della mancata ricerca delle cause effettive sottostanti i disseccamenti degli olivi. Deliberatamente ed esclusivamente concentratasi sulla presenza del batterio, dichiarato primo agente causale della malattia»;

«Se si scoprisse che Xylella è una componente del complesso di disseccamento dell’olivo, ma non il primo agente causale, tutta la politica di gestione della batteriosi salterebbe immediatamente, pochi in Italia stanno lavorando per appurare questo dato, in quanto l’attuale indiziato numero uno rende molto di più, per la ragione che è un patogeno appartenente alla lista di quelli da quarantena»;

«La vicenda Xylella, si potrebbe inquadrare come un’operazione rientrante in quella che gli esperti definiscono perpheral strategy, mediante la quale, potenze straniere, intercettando il bisogno di cambiare l’olivicoltura del basso Salento, ormai irrimediabilmente improduttiva, anche nello sfruttamento del cosiddetto olio di carta, utilizzarono una datata presenza del batterio in Italia, per finalità geopolitiche estranee agli interessi nazionali, mediante una riedizione della scoperta del patogeno nel 2013. L’esigenza tutta locale invece, di decisori politico-imprenditoriali e del mondo della ricerca era stata infatti, ostacolata dalla LR n. 14 del 4/06/2007, sulla tutela degli olivi monumentali, voluta dalla Giunta regionale Vendola che di fatto avrebbe impedito l’abbattimento di migliaia di olivi che si voleva eliminare. Sicché, sfruttando una vecchia conoscenza della fitopatologia italiana e del mediterraneo, appunto la Xf, per anni silenziata, si è potuto concretizzare una strategia che ha destinato i quantitativi di olio prodotto, ormai solo sulla carta, in Salento alla rampante Tunisia, preparata e sostenuta nella realizzazione di impianti super intensivi dallo stesso Iam di Valenzano e dai vivaisti pugliesi, già nei primi anni duemila.

 

Elsa Sciancalepore