Agrivoltaico e fotovoltaico… una «festa» per la burocrazia

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֎Il problema legato ai testi normativi in materia di fonti rinnovabili. La maggior parte di essi sono stati elaborati prima che la tecnologia dell’agrivoltaico prendesse piede e quindi sono tutt’ora privi di alcun riferimento specifico. Così è, ad esempio, per molte norme regionali che riguardano il paesaggio ed il rapporto tra questo e gli impianti di rinnovabili֎

Sembra di essere di fronte ad una delle Operette morali di Giacomo Leopardi con la differenza che quell’opera eleva lo spirito di chi la legge mentre noi dobbiamo fare i conti con incertezze continue su come interpretare norme, tecnologie, applicazione delle prime. Il tutto per non essere sopraffatti in questo caso da turbine eoliche o da specchi fotovoltaici a tutto spiano dovunque e comunque.

Le recenti pronunce di alcuni tribunali amministrativi regionali, quello della Puglia in particolare, sulla natura tecnologica e quindi giuridica dell’agrivoltaico hanno acceso il dibattito sulla questione anche a livello di pubbliche amministrazioni, di tecnici e di giornalisti. Le pronunce ultime del Tar Puglia, sezione di Bari, le abbiamo raccontate qui e qui e quel che emerge in effetti è una confusione poco tranquillizzante su come intendere questa relativamente nuova tecnologia che dovrebbe consentire ad un imprenditore agricolo di continuare a coltivare i propri suoli nonostante la presenza di pannelli fotovoltaici. Si parla, ovviamente, di superfici di centinaia di ettari. Ed il fatto che si possa continuare a coltivare non significa che l’energia prodotta serva solo all’azienda per affrancarsi dai combustibili solidi né che l’impianto agrivoltaico entri nel patrimonio aziendale. Anzi, il più delle volte si tratta di contratti di cessione in affitto dei suoli da parte dell’imprenditore agricolo il quale, se dovesse riscontrare difficoltà nella gestione agronomica dei propri terreni in presenza dell’impianto agrivoltaico, se ne dovrebbe fare una ragione (per usare un eufemismo).

Insomma, il confronto dialettico e giuridico sulla natura dell’agrivoltaico ci pone in una dimensione di attesa un po’ snervante. Eppure alcune considerazioni da cittadini comuni, persone della strada con poche competenze tecniche e giuridiche, quali siamo, possono essere svolte.

Le trasformazioni territoriali sono identiche

Che si posino al suolo moduli fotovoltaici in file parallele oppure che si installino moduli fotovoltaici rialzati in file parallele si ha come risultato finale una trasformazione paesaggistica del contesto rurale. Peraltro, una questione simile riguarda, ad esempio, la sostituzione colturale sulla medesima superficie agraria di un seminativo a cereali oppure a foraggio con un impianto arboreo che sia produttivo oppure che sia un imboschimento. La trasformazione del paesaggio agrario c’è e non sempre l’integrazione paesaggistica viene raggiunta.

Se si dice «fotovoltaico» si dice anche «agrivoltaico» oppure no?

Vi è poi il problema legato ai testi normativi in materia di fonti rinnovabili. La maggior parte di essi sono stati elaborati prima che la tecnologia dell’agrivoltaico prendesse piede e quindi sono tutt’ora privi di alcun riferimento specifico. Così è, ad esempio, per molte norme regionali che riguardano il paesaggio ed il rapporto tra questo e gli impianti di rinnovabili. Le norme tecniche di attuazione di molti Piani paesaggistici regionali non contemplano l’agrivoltaico nella «tassonomia» degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (Fer) e solitamente viene citato il solo fotovoltaico.

Per alcuni giudici amministrativi questa assenza di riferimento testuale normativo all’agrivoltaico ne fa derivare una sorta di esenzione da valutazione paesaggistica ed ambientale. Ma se accedessimo a questa interpretazione non potremmo applicare agli impianti agrivoltaici, sempre a mo’ di esempio, la normativa relativa alle aree idonee all’installazione di impianti Fer (articoli 20 e 22 del decreto legislativo n. 199 del 2021) poiché lì si citano unicamente gli «impianti fotovoltaici con moduli a terra». Continuiamo a navigare ed a naufragar dolcemente in questo mare procelloso, parafrasando ancora il sommo Leopardi, dove, ci ripetiamo, grande è la confusione sotto il cielo, la situazione quindi è eccellente. Per chi, continuiamo a non saperlo.

 

Fabio Modesti