Attenzione della Corte dei conti europea
֎Nel 2023 la superficie bruciata in Grecia era oltre il triplo della media annua per il 2006-2022 e nell’ultimo decennio la Spagna ha registrato una media annua di oltre 230 incendi boschivi che hanno interessato più di 30 ettari. La Polonia ha la foresta vergine più antica e grande d’Europa, mentre il Portogallo è il paese Ue che, in proporzione, subisce maggiormente l’impatto degli incendi boschivi֎
Gli incendi boschivi sono una delle varie catastrofi naturali che si sono esacerbate a causa dei cambiamenti climatici, alimentando così un circolo vizioso. Poiché gli incendi boschivi rilasciano CO2 nell’atmosfera, ciò contribuisce ai cambiamenti climatici, che a loro volta aumentano il rischio di incendi boschivi in tutta Europa. Ma gli incendi boschivi non rappresentano una catastrofe solo per la natura: provocano anche, in misura significativa, vittime e perdite economiche stimate a circa 2 miliardi di euro all’anno. Una relazione della Corte dei conti europea, di prossima pubblicazione, valuta in che modo i fondi dell’UE sono utilizzati per affrontare il problema degli incendi boschivi nei paesi europei.
Le foreste e le superfici boschive coprono circa 160 milioni di ettari nell’Ue, pari a quasi il 40 % della superficie totale dell’Unione. Ogni anno, il sistema europeo d’informazione sugli incendi boschivi registra oltre mille incendi che interessano superfici superiori a 30 ettari, bruciando in media oltre 350.000 ettari in totale nell’Ue. E la situazione non sta migliorando. Secondo stime provvisorie, nel 2024 si sono verificati oltre 1.500 incendi boschivi che hanno bruciato oltre 385.000 ettari di territorio, e i dati per tutti gli Stati membri non sono ancora disponibili.
La maggior parte delle aree bruciate si trova negli Stati membri meridionali, in particolare Portogallo, Spagna, Italia e Grecia. Dal 2013 al 2022, in questi paesi in media ogni anno sono andate a fuoco superfici di oltre 125.000, 100.000, 65.000 e quasi 30.000 ettari, rispettivamente. Tuttavia, gli incendi boschivi si producono in quasi tutti i paesi dell’Ue, compresi quelli più orientali e settentrionali, come la Svezia e la Polonia.
Il rischio di incendi boschivi è determinato da una combinazione di fattori esterni (gestione dei terreni, meteo, azione umana) e di fattori connessi alle foreste (struttura e condizione della foreste, caratteristiche geografiche, carico di combustibile). I cambiamenti climatici hanno anche aumentato il rischio di incendi boschivi in tutta Europa. Eppure, la resilienza delle foreste agli incendi boschivi può essere migliorata, ad esempio, mediante una governance dei rischi e una gestione delle foreste adeguate, oltre che attraverso la pianificazione del paesaggio. Del 50% degli incendi boschivi con origine nota, solo il 4% è dovuto a cause naturali come i fulmini. La restante parte (96%) è il risultato di azioni umane deliberate o di negligenza.
Sebbene la politica forestale sia principalmente di competenza degli Stati membri, l’Ue sostiene attività nazionali assegnando risorse al contrasto degli incendi boschivi. Obiettivo della Commissione europea è garantire che «l’Unione sia sufficientemente attrezzata per prevenire e spegnere i grandi incendi boschivi, che possono causare danni ingenti alla biodiversità forestale».
La relazione di audit della Corte, disponibile dall’11 giugno, valuta con quanta efficacia la Commissione europea e gli Stati membri utilizzino i fondi dell’Ue per la prevenzione, preparazione e ricostituzione in riferimento agli incendi boschivi. L’audit esamina in particolare Grecia, Spagna, Polonia e Portogallo. Nel 2023 la superficie bruciata in Grecia era oltre il triplo della media annua per il 2006-2022 e nell’ultimo decennio la Spagna ha registrato una media annua di oltre 230 incendi boschivi che hanno interessato più di 30 ettari. La Polonia ha la foresta vergine più antica e grande d’Europa, mentre il Portogallo è il paese Ue che, in proporzione, subisce maggiormente l’impatto degli incendi boschivi.
(Fonte eca-newsletter)