Forze armate nell’alleanza Valditara-Piantedosi
֎Siamo in una fase di originale e imprevedibile congiuntura militaresca? E questa come si coniuga con la pace e soprattutto con la nostra Costituzione? «Pace disarmata pace disarmante (papa Francesco), l’amore cristiano non segue graduatorie (papa Leone XIV)»֎
Il Protocollo d’Intesa tra il ministro dell’Istruzione e quello degli Interni (stipulato alla fine di novembre dello scorso anno e precedente addirittura la Risoluzione europea indirizzata dal 2 aprile scorso ai governi dell’Unione per l’attuazione della politica della Difesa comune) intende «contribuire alla formazione dei giovani» attraverso la presenza delle forze di Polizia e dell’Esercito all’azione formativa nelle scuole. Avrebbero il compito specifico di indurre gli alunni «alla legalità e alle regole perché siano protagonisti responsabili della propria vita e cittadini consapevoli della società civile».
Gli alunni dovranno dare prova delle raggiunte finalità anche attraverso prove scritte sui valori dell’assetto in armi della nazione con storico «riferimento tra passato e presente».
Il Protocollo assegna quindi finalità, metodologia, contenuti… a prescindere, i progetti, obiettivi e finalità deriverebbero dall’innesto delle Forze in armi con convincimento sottinteso della povertà didattica del corpo docente! Tanto perché sono proprio due i termini dell’Intesa: responsabilità e consapevolezza, le finalità formative che viaggiano tra concezione culturale ed educazione etica.
Adesso, visto che l’invito protocollare è quello di scorrere storicamente tra passato e presente, facciamo un confronto breve ma esemplificativo che possa indurre alla riflessione e alla lettura critica del protocollo: tre pannelli-simbolo per una riflessione pedagogica:
Tirteo, poeta greco |
Aristotele |
Mussolini |
«Bello, morire cadendo in prima fila, per un uomo valente, mentre lotta per la sua patria». (frammento 10) |
«Quando è perfetto l’uomo è la migliore delle creature, così pure, quando si stacca dalla legge, dalla giustizia è la peggiore di tutte. Pericolosissima è l’ingiustizia provvista di armi e l’uomo viene al mondo provvisto di armi per la prudenza e la virtù, ma queste armi si possono adoperare specialmente per un fine contrario» (Politica, I,2, 1253°) |
«La pace per essere sicura deve essere armata». «Durare: con fedeltà, con disciplina, con dedizione assoluta». «Nel segno del Littorio noi abbiamo vinto. Nel segno del Littorio, noi vinceremo domani». «L’aratro traccia il solco ma è la spada che lo difende». «Vincere, vincere, vincere». «Credere in me è la lotta, il rischio, la tenacia». «La pace riposa nelle nostre forze armate». |
Tutta la letteratura didattica della scuola moderna ha avuto un bel da fare perché le due finalità educative di consapevolezza e responsabilità fossero effetto della partecipazione, cooperazione e interdisciplinarietà tra docenti in un tessuto di impianti dinamici, di programmi e di autonomie.
La nostra critica non nasce da una sorta di gelosia da mestiere ma dalla impostazione scientifica della didattica che anima tutti i responsabili delle discipline previste in ogni curriculo degli Istituti scolastici. L’incremento ministeriale recente dell’Educazione Civica, pur nella problematicità dell’affidamento della disciplina ad un docente, andava già nella direzione dell’incremento formativo della Scuola.
Restava aperto il problema dei modelli da seguire e di questo avevamo già detto nelle pagine di questa Rivista.
Se lo stare insieme degli alunni per duecento giorni l’anno con la partecipazione di più docenti non risulta sufficiente a dare agli utenti la spinta motivazione e la formazione alla socializzazione, allora basteranno alcune persone in divisa addestrate all’uso delle armi e dei mezzi di difesa/offesa a realizzare il salto di qualità civile dei minori?
Derivato pedagogico
È tra due modi di pensare della cultura contemporanea che deve approfondirsi il dilemma tra pacifismo e militarismo: riarmo in Occidente? E oggi quale Occidente e da chi composto? Difesa europea e/o difese nazionali? Quali i titoli e le percentuali di spesa? Nel groviglio di queste problematiche tutte aperte e in itinere tra i partiti di maggioranza e di opposizione, in Italia, i due ministri italiani si alleano per assicurare nelle scuole il «contributo militare» progettando la trasformazione di fatto dell’assetto culturale e formativo delle nostre scuole!
Pacifismo e militarismo (i suffissi «-ismo» dato l’impiego ideologico dei due movimenti): il primo proclama il rifiuto della forza come legge virtuosa della convivenza all’interno e tra gli Stati; il secondo giustifica il possesso e l’ammodernamento degli armamenti come tutela della sicurezza dello Stato. Il primo dà senso al globalismo della giustizia, il secondo accarezza la sovranità autonoma nei rapporti tra i popoli e all’interno delle alleanze.
L’accostamento dei pensieri nei tre pannelli sopra esposti potrebbe sembrare una pretesa antimoderna, soprattutto perché affidata a due tipologie di pensiero «antidiluviano»! però l’antico è compensato dalla «modernità» del ventennio famigerato che in nome della nazione sconvolse italiani e altri popoli con ripercussioni che ancora oggi fanno piangere.
Il poeta condottiero esalta l’eroismo e dà spessore etico al criterio spartano di educazione militare fin dalla prima infanzia; una forma di esaltazione nella Grecia anche quella di Atene che non disdegnava gli eserciti pur nella celebrazione periclea della democrazia.
L’intuizione dello Stagirita ha valenza estremamente pedagogica perché attinge al fondamento etico quale base feconda della governabilità moderna della giustizia e non della forza.
Contrasta con tutto ciò l’egocentrismo dittatoriale e narcisistico di chi condusse la trasformazione culturale popolare italiana adoperando anche la «pedagogia dei marciapiedi» proposta dall’alto dei murales in caratteri cubitali rigorosamente neri.
Che il nostro Parlamento auspichi e legiferi per una scuola propedeutica alla giustificazione degli armamenti o, attraverso progetti formativi, indichi con motivazioni, affidamenti e sollecitazioni all’esercizio fisico di truppa, come alcuni documenti e interventi esemplificano… beh! manca poco alle sfilate dei Balilla e delle Figlie della Lupa che vedemmo o eseguimmo (ancora per poco in tanti!) e di cui siamo stati onorevolmente liberati!
Ma gli studenti solleciti ad accogliere criticamente gli input politici, adesso dove sono? che cosa sanno? di che cosa si occupano? Gli insegnanti abdicano in modo indolore in favore dell’affidamento formativo al personale in armi? Siamo in una fase di originale e imprevedibile congiuntura militaresca? E questa come si coniuga con la pace e soprattutto con la nostra Costituzione?
Interrogativi aperti, leciti dubbi, precauzione preventiva contro le derive. Sono questi i criteri-base per allentare o liberare le menti dei nostri ragazzi e giovani da quanto di violento il virtuale da loro digitato a più non posso inculca inconsciamente?
Lanciamo questi interrogativi alla riflessione di quanti sono responsabili della formazione nel pianeta scuola, restando purtroppo ancora insoluta la questione dell’opportunità/necessità della presenza degli psicologi e dei pedagogisti nell’organigramma istituzionale delle scuole.
Perché non aggiungere alle tre caselle la quarta che, alla luce dei giorni da poco trascorsi, riporti due auspici: «pace disarmata pace disarmante (papa Francesco), l’amore cristiano non segue graduatorie (papa Leone XIV)» come regole che diano senso alla pace giusta e duratura che in tanti amano proclamare accomodati su scanni vellutati?
Francesco Sofia