֎Secondo l’associazione naturalistica «le responsabilità dello scempio compiuto ai danni della vegetazione riparia sulle sponde ed argini dei corsi d’acqua della Conca Gualdese, Rasina, Feo, Maestro, Romore, Fergia, Rio Vaccara» sono da addebitare alla pubblica Amministrazione֎
L’Associazione naturalistica gualdese denuncia un ingente danno alla vegetazione ripariale della zona. Secondo l’associazione «le responsabilità dello scempio compiuto ai danni della vegetazione riparia sulle sponde ed argini dei corsi d’acqua della Conca Gualdese, Rasina, Feo, Maestro, Romore, Fergia, Rio Vaccara» sono da addebitare alla pubblica Amministrazione.
Il Comune di Gualdo Tadino, non si sa su quale base, dichiara che c’è un’emergenza idrogeologica e che per prevenire danni occorre provvedere a tagli sulle sponde riparie. Ma quale emergenza? Ma quale esondazione in atto? secondo l’Associazione quelle piante altro non facevano che garantire quella stabilità delle sponde stesse, che solo ora, con quei tagli indiscriminati, è paradossalmente venuta meno.

«Il Comune — continua la nota — non ha richiesto l’intervento dell’Agenzia Forestale dell’Umbria, invece era obbligato a farlo, perché in presenza di specie protette dalla Legge regionale 28/2001! Se Afor fosse intervenuta l’intervento non avrebbe mai potuto effettuarsi. Né è stata espletata la Valutazione d’Incidenza, V.inc.A – “Valutazione d’Incidenza significativa” nel rispetto del Principio di precauzione, che pure necessitava, come in più missive sostenuto dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, essendo l’intervento in area classificata come corridoio ecologico “corridoi e pietre di guado”, funzionale della Rete Ecologica Reru, Umbria, in connessione con la Zona Speciale di Conservazione di Monte Nero – Monte Maggio di Gualdo Tadino. In nome della verità che ci appartiene, riteniamo dover ricordare che il Mase – DG tutela della Biodiversità e del Mare, il 10.12.2024, aveva già, a seguito delle nostre diffide, accessi civici, e richieste di sospensione presentate nei 5 mesi trascorsi da novembre 2024, dallo Studio Legale Pileggi, che ci rappresenta, inoltrato la nota, trasmettendola anche alla Regione dell’Umbria, alla Direzione Ussa, alla Dg Coruc, al Responsabile anticorruzione e trasparenza che ”chiedeva l’espletamento della V.Inc.A, la valutazione di Incidenza Ambientale, prevista dall’art.6, comma 2 della Direttiva ‘Habitat’ 92/43/CEE in quanto gli interventi di sistemazione idraulica, di manutenzione ordinaria, potrebbero aver comportato ricadute negative su habitat e specie della Zsc».
L’Associazione sottolinea anche che l’intervento avrebbe richiesto «l’Autorizzazione paesaggistica essendo alcune specie deturpate, come il pioppo cipressino, detto anche nero o italico, già protette ai sensi del Testo Unico dei Beni Culturali. Invece è stato effettuato, in barba a tutte le normative, anche nel periodo di nidificazione in contrasto con la Legge 157/1992 che vieta di non arrecare disturbo, danneggiamento e uccisione all’avifauna proprio nel periodo di nidificazione e migratorio, e dalla Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE.

«Il tutto con il benestare, assolutamente illegittimo, della Regione Umbria, le cui poche prescrizioni neanche sono state rispettate: dovevano essere lasciate molte più piante di quelle sopravvissute per consentire un minimo di continuità vegetazionale ora invece irrimediabilmente perduta. Si evidenzia che la Provincia di Perugia e per essa l’Uff. Territorio e Pianificazione che cura la gestione e l’aggiornamento del Ptcp, unico piano paesaggistico vigente, competente per il reticolo idrografico minore, neanche è stata consultata. Un cumulo di difformità si profila dinnanzi, non solamente la cattiva diligenza di una ditta. Eppure tutto era stato da noi tempestivamente segnalato a tutte le autorità competenti e a tutti gli organi di vigilanza».
Intanto è giunto l’intervento dei Carabinieri Forestali che dovranno appurare tutte le responsabilità e che si prevengano d’ora in poi questi atti che hanno deturpato la stessa bellezza della Conca Gualdese, senza rispetto neanche dell’area archeologica di Tadinum.
R. V. G.