Eolico, la mappa dell’invasione in Puglia

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֎Questi impianti si aggiungono alle diverse centinaia già approvati cui seguono quelli per cui sono in avanzato stato di esame le procedure autorizzative. Si tratta di impianti a terra (on-shore) ed a mare (off-shore). Ma di essi non esiste una visualizzazione cartografica puntuale e pubblica֎

Né belle né brutte ma come pagare…

Tempo di lettura: 4 minuti ...e spetta al governo stabilire gli equilibri delle tasse ֎La polemica anti-tasse è assolutamente irresponsabile. Dovremmo avere il coraggio di dire che le tasse sono una cosa bellissima, un modo […]

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Consumi ed emissioni di CO2 in calo complice il clima

Tempo di lettura: 3 minuti ֎L'Analisi trimestrale dell'Enea. Contrazioni maggiori nel settore civile e nell’industria, in aumento i consumi dei trasporti, tornati ai livelli 2019. In forte espansione la spesa pubblica globale in ricerca energetica […]

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Fare e disfare la realtà: accesso alla cittadinanza

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Un allentamento dei requisiti di accesso alla cittadinanza può portare a una forza lavoro migrante più attiva e integrata. I benefici economici che ne derivano non interessano solo i migranti stessi, ma si dispiegano anche sui paesi che li ospitano.
Il parlamento tedesco ha approvato all’inizio di febbraio una significativa riforma della legge sulla cittadinanza, che rende più semplice la naturalizzazione per i residenti stranieri: si riduce da otto a cinque anni il periodo minimo di residenza necessario per poter presentare la domanda ed è possibile mantenere la cittadinanza del paese di origine, in aggiunta a quella tedesca.
L’Italia è invece tra i paesi europei che richiede il più alto numero di anni di residenza (dieci) per potere accedere alla naturalizzazione. Purtuttavia, ritengo che una riforma che renda più semplice l’accesso alla naturalizzazione potrà, quanto prima, avere «fortuna» in quanto aumenterà il numero di persone che otterranno la cittadinanza, fatte salve, tuttavia, le sue ripercussioni sull’integrazione sociale ed economica dei migranti.
L’accesso alla cittadinanza è regolato da rigorosi criteri di ammissibilità: un requisito minimo di residenza, la conoscenza della lingua, soglie di reddito minimo, e così via. Ne consegue, a mio avviso, che la cittadinanza può agire come un «catalizzatore» per l’integrazione, portando a un miglioramento degli esiti occupazionali per coloro che riescono a naturalizzarsi, ad esempio, perché permette ai migranti di accedere a occupazioni meglio retribuite.
Le riforme delle leggi sulla cittadinanza sono spesso accolte con sentimenti contrastanti tra gli elettori. Da un lato, c’è un ampio riconoscimento che concedere la cittadinanza possa favorire l’inclusione e l’integrazione dei migranti nella società ospitante. Dall’altro, in alcuni settori dell’opinione pubblica persistono preoccupazioni profonde riguardo al fatto che un’eccessiva apertura nelle regole di accesso alla cittadinanza possa rendere il paese troppo attraente per i nuovi migranti rispetto ad altre destinazioni, aumentando i futuri arrivi.
Personalmente sono convinto che un allentamento dei requisiti di accesso alla cittadinanza per tutte le categorie di migranti, come previsto dalla riforma tedesca, ha il potenziale di portare a una forza lavoro migrante più attiva e integrata, generando così notevoli benefici economici non solo per i migranti stessi (rifugiati e non), ma anche per i paesi che li ospitano.

 

Francesco Sannicandro

Qualità dell’aria migliora in Italia nel 2023

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(Adnkronos) – La qualità dell’aria migliora in Italia nel 2023. Rispettati nel 2023 i valori limite annuali del particolato atmosferico Pm10 in tutti i punti di misura, come anche quelli del Pm2,5 (311 su 312), con una riduzione media per quest’ultimo di circa il 13% rispetto alla media del decennio 2013-2022. Anche il valore limite giornaliero del Pm10 è stato rispettato nell’89% delle stazioni di monitoraggio, con eccezioni concentrate soprattutto nell’area Nord est del bacino padano (47 superamenti su 63), in porzione della conca a nord del Vesuvio e in provincia di Frosinone. Sono i dati del ‘Rapporto Qualità dell’aria in Italia 2023’ presentato dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente Snpa, costituito dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e dalle Agenzie ambientali di Regioni e Province autonome, a Torino presso la sede di Arpa Piemonte.  Secondo il report, risulta nei limiti in quasi tutte le stazioni di monitoraggio (98%) il valore annuale del biossido di azoto, che nel 2023 segna una riduzione del 19% rispetto al decennio 2013-2022. I superamenti si verificano in stazioni influenzate da alti flussi di traffico stradale: Torino, Milano, Brescia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Catania e Palermo.  Il 2023 è stato l’anno migliore da quando sono disponibili dati di Pm10 e Pm2,5 (metà degli anni ’90, dal 2007 con la rete completa), sia in termini di superamenti della soglia giornaliera del Pm10 sia nei valori medi annuali.  “L’andamento dei valori del particolato è fortemente legato alle condizioni meteorologiche, che hanno influenzato in positivo i risultati del 2023, mentre la riduzione delle emissioni incide soprattutto nel medio e lungo periodo. Preoccupa l’aumento dei periodi di stagnazione atmosferica invernale (inversione termica a bassa quota, alta pressione livellata, assenza di precipitazioni, vento molto debole o assente) in alcune delle aree del paese solitamente più critiche, situazione che si è verificata con particolare rilevanza nei primi mesi del 2024”, spiega Snpa.  In prospettiva, “i monitoraggi dovranno tener conto anche degli effetti delle estremizzazioni atmosferiche causate dal cambiamento climatico. Osservato speciale è l’ozono, inquinante presente specialmente in estate. Nel 2023 l’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana è stato rispettato solo in 49 stazioni su 344, pari al 14%. Caldo estremo e assenza di precipitazioni favoriscono i superamenti della soglia”.  “Il quadro sostanzialmente positivo dei dati relativi al 2023 conferma un trend in generale miglioramento che deve stimolare a proseguire nelle azioni di risanamento anche alla luce degli obiettivi a cui tendere nel lungo termine per la nuova direttiva dell’Unione Europea sulla qualità dell’aria in via di definizione – conclude Snpa – In particolare, il Sistema Nazionale di Protezione Ambientale sarà chiamato a rafforzare le proprie capacità analitiche per monitorare la composizione chimica del particolato atmosferico in quanto i recenti studi dell’Oms hanno evidenziato che gli effetti sulla salute non dipendono solo dalle concentrazioni di polveri sottili ma anche dalla loro composizione”.  —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Chiamato il Gargano, il Gargano risponde

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Tempo di lettura: 6 minuti Biscotti: I saperi devono integrarsi ֎Intervista a Nello Biscotti anima dell'iniziativa della Carta di Calenella. «Mancano come è noto gli spazi fisici della discussione e del confronto. Il virtuale ci […]

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Salviamo gli «ingegneri dell’ecosistema»

Tempo di lettura: 3 minuti ֎Così sono chiamate le ostriche del Mediterraneo in grado di filtrare ognuna fino a 200 litri di acqua di mare al giorno. Iniziato il recupero con il progetto Mer di […]

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Sostenibilità aziendale migliora, ma troppe decisioni dipendono da una sola persona

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(Adnkronos) – Un’azienda su due è convinta che la sostenibilità sia parte integrante del proprio business e si reputa un’organizzazione orientata a tale scopo. Eppure, anche se in molte imprese i temi Esg sono al centro dell’agenda, le questioni di sostenibilità non sono ancora integrate completamente nella governance e nella strategia aziendale, evidenziando la necessità di intervenire per colmare le lacune. È il quadro che emerge dal report di Kpmg “Anchoring ESG in governance”, dove la società leader nell’ambito della consulenza ha intervistato 50 tra chief sustainability officer e manager in ambito Esg per scoprire come operano le organizzazioni focalizzate sulla sostenibilità, chi prende le decisioni importanti in quest’ambito e cosa aspettarsi nel prossimo futuro. Prima di entrare nello specifico, si noti che il rapporto evidenzia la necessità di un maggiore allineamento tra le unità Esg e i board aziendali, al fine di garantire che le decisioni strategiche siano il risultato di una visione sostenibile di lungo termine. Emerge anche la necessità di una maggiore collaborazione e integrazione tra le diverse funzioni aziendali, nonché un impegno attivo da parte dei vertici aziendali nel promuovere una cultura aziendale orientata alla sostenibilità. Molti dirigenti aziendali riconoscono di trovarsi solo a metà del processo di transizione verso modelli di business più sostenibili. La consapevolezza dell'importanza della trasformazione è chiara, così come è chiaro che la sopravvivenza futura dell'azienda dipenda dalla sua capacità di adattarsi ai cambiamenti e di abbracciare la sostenibilità come parte integrante della propria identità. Sotto l’aspetto ambientale, i dirigenti aziendali evidenziano le seguenti priorità: – decarbonizzazione dei modelli di business; – riduzione delle emissioni di gas serra; – protezione della natura e della biodiversità (ancora non rilevanti nell’agenda, ma iniziano ad attrarre l’attenzione delle aziende). Per quanto riguarda l’aspetto sociale e di governance, gli chief sustainability officer e manager intervistati evidenziano che la promozione della diversità, dell'uguaglianza, dell'inclusione e dei diritti umani nella catena del valore stanno guadagnando sempre più rilevanza nell'agenda aziendale. [Fonte: report Anchoring ESG in governance – Kpmg] Uno dei risultati più significativi dell’analisi Kpmg è la presenza di comitati per la sostenibilità a livello di consiglio di amministrazione in circa il 25% delle aziende esaminate. Questi comitati, sebbene non diffusi in tutte le aziende, evidenziano un crescente riconoscimento dell'importanza della sostenibilità tra i vertici aziendali.  [Fonte: report "Anchoring ESG in governance" – Kpmg] Un'altra tendenza emersa è l'esistenza di organi decisionali separati per i fattori Esg in oltre due terzi delle aziende analizzate. Questi comitati, guidati principalmente dall'amministratore delegato o dal capo dell'unità di sostenibilità del gruppo, fungono da forum dedicati alla discussione e alla pianificazione delle iniziative di sostenibilità aziendale. Non mancano le aziende che hanno abbandonato l'idea di comitati separati per la sostenibilità, optando invece per un approccio olistico che favorisca una maggiore integrazione di queste tematiche nel consiglio di amministrazione.  Nonostante l’implementazione di questi organi, la collegialità della gestione Esg stenta a decollare: in quasi la metà delle aziende intervistate, il principale responsabile della sostenibilità è l’amministratore delegato. Questo indica un cambiamento nella percezione del ruolo dell’ad, che non solo si occupa delle questioni finanziarie e di business ma assume sempre più responsabilità per gli obiettivi Esg dell'azienda. Molte aziende sono consapevoli della necessità di intervenire in quest’ambito, ma anche della propria impreparazione. Per questo, delegano la strategia Esg a professionisti esterni esperti nel campo, che possono provenire da background diversi, tra cui finanza, risorse umane e gestione del rischio. Anche se questa tendenza sottolinea come non la rivoluzione sostenibile non sia ancora perfettamente integrata nelle aziende, al contempo mostra che le stesse sono disposte a fare dei sacrifici economici per restare al passo con le richieste del mercato. Nell'ambito delle aziende esaminate nel rapporto di Kpmg, emerge una varietà di approcci nell'integrazione delle funzioni Esg. Una delle principali osservazioni del rapporto è che solo poco più di un terzo delle aziende dispone di un'unità separata per la gestione della sostenibilità all'interno del gruppo. Quindi, nonostante l'importanza crescente della sostenibilità, molte aziende preferiscono incorporare questa funzione in altri dipartimenti, come strategia, ambiente, salute e sicurezza, comunicazione o affari legali. Anche per quanto riguarda il rapporto con il consiglio di amministrazione, non esiste un modello standard. Meno della metà dei responsabili delle unità di sostenibilità riporta direttamente a un membro del consiglio responsabile, mentre altri hanno una linea di riporto a una vasta gamma di dirigenti aziendali. Questa diversità di approcci evidenzia la complessità della gestione delle funzioni Esg e la necessità di una collaborazione trasversale all'interno dell'organizzazione.  [Fonte: report "Anchoring ESG in governance" – Kpmg] Ma quante persone lavorano nelle “unità di sostenibilità”? Più di due imprese su tre hanno ancora tra zero e dieci dipendenti a tempo pieno che lavorano in questi unità, mentre solo un quinto delle aziende ne impiega più di 20. Per quanto riguarda le principali funzioni delle unità di sostenibilità, l’obiettivo principale è la definizione della strategia di sostenibilità ambientale, sociale e di governance, seguita dall'identificazione degli obiettivi di sostenibilità e dal monitoraggio dei Kpi di natura Esg.  In ambito sostenibile, la novità più impattante del 2024 è senz’altro la Direttiva Csrd e i relativi obblighi di rendicontazione non finanziaria. Obblighi che più della metà delle aziende coinvolte nella ricerca di Kpmg affidano esclusivamente alle unità di sostenibilità. Non mancano le realtà che optano per un approccio più collaborativo tra diversi dipartimenti, strategia condivisa da un’azienda su quattro. L’elemento più sorprendente è che il restante 25% delle aziende affida il reporting di sostenibilità ai reparti di finanza e la contabilità, un grande cambio di paradigma nell'ambito della rendicontazione aziendale. Le aziende sembrano anche voler rimanere all'avanguardia rispetto ai requisiti normativi e quasi la metà delle società coinvolte nel sondaggio dichiara di pianificare la conformità con la Csrd entro l'anno finanziario 2024. Eppure, ancora oggi meno della metà delle aziende include tematiche Esg nei principali indicatori di performance aziendali. Un ulteriore ostacolo è rappresentato dalla frequenza di reporting, con la maggior parte delle società che riferisce sui Kpi Esg solo su base annuale, nonostante la disponibilità di indicatori interni su base trimestrale e mensile. Infine, una nota positiva che emerge dal report è l'inclusione dei Kpi Esg nel calcolo delle retribuzioni dei dirigenti, prassi evidenziata nella maggior parte delle aziende intervistate. In particolare, quasi la metà delle aziende prevede che una percentuale significativa della retribuzione variabile dei dirigenti sia legata agli indicatori Esg. Una tendenza confermata anche nelle società quotate come emerge dal Rapporto Consob 2022 sulla Rendicontazione non finanziaria che delinea una crescente integrazione tra sostenibilità e finanza, elemento chiave per rendere la transizione ecologica non solo auspicabile, ma reale. Nel 2022, riporta la Commissione nazionale per le società e la borsa, i fattori ambientali, sociali e di governance hanno concorso a determinare i compensi degli amministratori delegati in 127 società con azioni ordinarie negoziate sul mercato Euronext Milan, pari al 58,5% del totale, nel 2021 eran 106. Un incremento dell’11,5% in un solo anno che fa ben sperare per il prossimo futuro. —sostenibilita/csrwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Pretendere una casa ecologica è «una gabbia ideologica»

Tempo di lettura: 6 minuti ֎Lo sostiene FdI all'indomani della direttiva approvata a Strasburgo. «Gli edifici sono responsabili del 36% delle emissioni di gas serra. E la maggiore mortalità che si è avuta in Italia […]

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Campi elettrici creano una nuova fase vetrosa dell’acqua

Tempo di lettura: 2 minuti ֎Un gruppo di ricerca dell’Istituto per i processi chimico-fisici del Consiglio nazionale delle ricerche e di Ibm Research Europe ha dimostrato, attraverso metodi avanzati di simulazione, che è possibile congelare […]

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Fare e disfare la realtà: giovani, lavoro e abusi

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Attraverso una variegata tipologia di condizioni che ruotano intorno al concetto di «formazione pratica» (dai laboratori, all’azienda simulata, al tirocinio, allo stage, fino all’apprendistato) i giovani che seguono questo percorso vengono inseriti precocemente nel mondo produttivo direttamente dalla scuola; in modi, tutti rigorosamente formalizzati, che se raramente prevedono una remunerazione per gli studenti, al contrario comportano sempre vantaggi economici agli imprenditori in tutti i settori economico-produttivi: sgravi contributivi e fiscali, sgravi retributivi, incentivi.

Per questi ragazzi non sono previsti neppure nel primo biennio (obbligatorio) percorsi di istruzione con la stessa caratura culturale di licei e istituti tecnici: persino per l’italiano, materia fondamentale e trasversale, il ministero dell’Istruzione ha previsto per loro scarnificate Linee guida a fronte delle ricche Indicazioni nazionali dei loro coetanei.
Sappiamo che in molte circostanze si verificano forme di sfruttamento: chi di noi non ha mai avuto esperienza diretta (dal parrucchiere, in un centro servizi, in un’officina) di giovanissime lavoratrici e lavoratori ancora studenti impiegati gratis in tirocini formativi o sottopagati nell’apprendistato? Un apprendistato che la legge italiana scandalosamente equipara all’assolvimento dell’obbligo scolastico, come se studiare la letteratura o la matematica a 15 anni nelle aule di un liceo o di un istituto tecnico sia esattamente lo stesso che imparare ad avvitare un bullone. Sappiamo anche che si possono verificare casi in cui l’attività di formazione aziendale proposta e concordata con la scuola si riveli del tutto inadeguata, o casi in cui la gestione privatistica dei fondi pubblici per il finanziamento di questi enti sia discutibile, ove non irregolare.
Non si può morire sul lavoro a qualunque età e in qualunque contesto, a maggior ragione non si può morire sul lavoro mentre si sta frequentando una scuola per impararlo.
Sul lavoro non si muore quasi mai per tragica fatalità. Si muore per la mancanza di controlli, per la carenza di ispezioni, per l’abnormità e l’opacità di norme che si affastellano come tante gride manzoniane e permettono di saltare passaggi essenziali; si muore per risparmiare sulle misure di sicurezza, sui materiali, sulle procedure. Per risparmiare tempo, o per incrementare i profitti. Si muore per l’assenza delle istituzioni che dovrebbero garantire la vigilanza, che dovrebbero perseguire gli abusi, sanzionare le omissioni, punire duramente i colpevoli, esercitare un controllo troppo spesso ridotto a mero e inefficace adempimento burocratico.
È su questo terreno che, oggi, in Italia, la scuola incontra il lavoro. Che i nostri studenti incontrano il mondo del lavoro. Un lavoro sempre più insicuro, precario, privo di tutele, povero, in molti casi drammaticamente pericoloso, al quale i giovani sono precocemente destinati e soprattutto formati, addirittura fin dai banchi di scuola, nella loro condizione di «capitale umano» ovvero «forza lavoro» sempre più adattata alle esigenze del mondo produttivo e deprivata di capacità critica, conoscenza dei propri diritti, possibilità di autodeterminazione.
Agli studenti che in queste settimane hanno manifestato in tante città italiane per esprimere solidarietà e rabbia, a loro si riservano le feroci manganellate della polizia, accompagnate da puntuali e burocratiche interrogazioni parlamentari; dalle logore parole retoriche di circostanza dei ministri, dei decisori politici, dei vertici delle istituzioni.

 

Francesco Sannicandro

Italia sotto accusa dell’Ue per la qualità dell’aria

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(Adnkronos) – La Commissione Europea ha inviato una lettera formale di messa in mora all’Italia, evidenziando la persistente mancata conformità del Paese alla sentenza della Corte di Giustizia del 10 novembre 2020, degli standard imposti dalla direttiva europea sulla qualità dell’aria. La decisione, comunicata dall’esecutivo dell’Unione Europea, sottolinea che l’Italia continua a non rispettare gli obblighi stabiliti dalla direttiva europea. La direttiva in questione impone il rispetto di precisi limiti riguardanti la concentrazione di determinati inquinanti atmosferici, con particolare attenzione al PM10. In caso di superamento di tali limiti, gli Stati membri sono tenuti ad adottare misure immediate per ridurre al minimo il periodo di superamento delle soglie consentite. Nonostante l’Italia abbia introdotto alcune misure a partire dal 2020, al 2022 ben 24 zone del Paese hanno ancora registrato superamenti dei limiti giornalieri, con una zona che ha addirittura superato i limiti annuali consentiti. Questo persistente quadro di inadempienza ha spinto la Commissione Europea a prendere provvedimenti, inviando una lettera formale di messa in mora al governo italiano. In caso di mancata risposta adeguata da parte delle autorità italiane, l’Italia rischia di essere deferita alla Corte di Giustizia Europea, con la conseguente possibilità di sanzioni finanziarie. Si tratta di una situazione che richiede un’azione rapida e decisa da parte delle istituzioni italiane, al fine di garantire il pieno rispetto degli standard ambientali europei e tutelare la salute dei cittadini. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Lanciato nello spazio MethaneSAT, il satellite che monitora le perdite di metano sulla Terra

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(Adnkronos) – Lanciato nello spazio lo scorso 4 marzo, il satellite MethaneSAT, che monitorerà tutte le perdite di metano sul pianeta, è un chiaro esempio di come il progresso tecnologico possa aiutare la transizione green. Una tendenza fondamentale in questo contesto storico, rafforzata dal fatto che MethaneSAT è il primo satellite finanziato da un’organizzazione ambientalista, la Environmental Defense Fund (Edf). Methane Sat è stato lanciato nello spazio il 4 marzo 2024 e per realizzare il progetto è stata cruciale la partnership tra Edf e Google. L’obiettivo è quella di acquisire dati essenziali per comprendere e affrontare il problema delle emissioni di metano (CH4) nell’atmosfera, una delle principali cause del riscaldamento globale. Negli ultimi sono stati lanciati altri satelliti con un fine analogo, ma, secondo Edf e Google, MethaneSAT sarà il progetto più completo tra quelli disponibili.  “Tagliare l’inquinamento da metano prodotto dalle operazioni legate ai combustibili fossili, dall’agricoltura e da altri settori – ha dichiarato Fred Krupp, presidente di Edf – è il modo più rapido per rallentare il riscaldamento globale mentre continuiamo a decarbonizzare i nostri sistemi energetici. […] Per farlo, però, è necessario disporre di dati completi su scala globale. MethaneSAT ci mostrerà una panoramica del fenomeno tracciando le emissioni fino alla loro fonte”. MethaneSAT è stato lanciato in orbita tramite un razzo SpaceX Falcon 9 e sarà operativo a un’altitudine di oltre 560 chilometri. Dotato di telecamere a infrarossi (il metano è incolore) ad alta risoluzione, il satellite effettuerà 15 orbite giornaliere intorno alla Terra, focalizzandosi principalmente sulle regioni del mondo con maggiori attività di produzione di petrolio e gas naturale. L’obiettivo principale è individuare le perdite di metano che si verificano nel corso dell’estrazione e del trasporto di questo gas. Grazie all’estrema precisione delle sue telecamere, MethaneSAT sarà in grado di individuare anche le più piccole perdite di metano nell’atmosfera e sarà in grado di valutarne l’entità.  Diversamente da altri satelliti, MethaneSAT potrà quantificare le emissioni totali di metano su vaste aree e identificare i grandi emettitori in luoghi finora rimasti inosservati. Questo consentirà alle aziende e alle autorità di regolamentazione di tenere traccia delle emissioni e daranno alle parti interessate, cittadini, governi, investitori e importatori di gas, un accesso gratuito e quasi in tempo reale ai dati. Le istituzioni potranno quindi monitorare subito i risultati ottenuti con gli obiettivi e gli obblighi in materia di emissioni.  Queste caratteristiche inaugurano una nuova era per il settore, in linea con le crescenti richieste di trasparenza da parte di enti, consumatori e investitori. I dati interattivi sulle emissioni saranno disponibili a chiunque direttamente dal sito www.MethaneSAT.org e su Google Earth Engine, una delle principali piattaforme di dati geospaziali utilizzata da oltre 100.000 esperti e analisti. “L’aspetto unico di MethaneSAT è la capacità di misurare con precisione i livelli di metano con un’alta risoluzione e su vaste aree, tracciando anche le fonti più piccole e diffuse che rappresentano la maggior parte delle emissioni in molte regioni”, ha spiegato Steven Hamburg, scienziato capo di Edf e responsabile del progetto. Attualmente, molte aziende del settore energetico adottano pratiche che comportano la dispersione di metano nell’ambiente. Questo perché sono solite bruciare il metano che fuoriesce dai giacimenti in lavorazione (producendo quindi anidride carbonica, il gas serra più inquinante) o disperderlo nell’ambiente. Come detto, MethanSat monitora anche le perdite che avvengono durante il trasporto, che in alcune zone come l’Asia centrale sono particolarmente frequenti a seguito di grandi incidenti: secondo i dati più aggiornati, un’esplosione avvenuta in un pozzo di esplorazione petrolifera nel sud-ovest del Kazakistan ha causato la dispersione nell’atmosfera di 127mila tonnellate di metano in soli sei mesi. Solo i sabotaggi dei gasdotti Nord Stream del 2022 ne avevano disperso di più da una sola fonte non naturale (230mila tonnellate di metano). Nonostante il metano resti nell’atmosfera solo 12 anni, ha un potenziale di riscaldamento globale circa 25 volte superiore a quello della CO2. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, il metano contribuisce per il 30% all’aumento della temperatura media terrestre rispetto all’epoca preindustriale. È possibile ridurre di molto le emissioni di CH4 perché sono principalmente di origine antropica, con circa tre quinti provenienti da attività umane come l’allevamento intensivo e l’estrazione dei combustibili fossili. In termini di perdite da discariche, sono state rilevate dai satelliti più di 1.200 perdite di gas serra prodotti dalle discariche in varie parti del mondo. Per quanto riguarda l’estrazione di combustibili fossili, è stato calcolato che se tutte le perdite fossero state catturate e vendute nel 2021, ci sarebbero stati 180 miliardi di metri cubi di metano in più per i mercati del gas. Un dato che evidenzia il potenziale di riduzione delle emissioni di metano attraverso il miglioramento delle pratiche di estrazione e trasporto dei combustibili fossili.  Va inoltre considerato che secondo un report della International Energy Agency (Iea), le emissioni globali di metano provenienti dal settore energetico sono circa il 70% maggiori rispetto a quanto riportato ufficialmente. Nel corso dell’ultimo decennio, le emissioni di metano si sono leggermente ridotte in Italia (-6,8%), con una diminuzione più significativa nel settore dell’industria (-48,7%) e dell’energia (-24,5%). Il calo è comunque inferiore rispetto a quello di altri gas serra. Tra il 1990 e il 2020 le emissioni totali sono diminuite in Italia del 26,5% tra 1990 e 2020, mentre la riduzione è stata decisamente più contenuta nel caso del metano: -13,4%. Diversa invece la situazione europea, dove in media il calo si attesta sul 36% (32% per i gas serra nel loro complesso). Le emissioni di metano in rapporto alla popolazione, come riporta Openpolis, sono comunque più contenute in Italia rispetto alla media europea, con 2.869 tonnellate ogni 10mila persone contro 3.325. Tra le tecnologie avanzate utilizzate da MethaneSAT, l’intelligenza artificiale ha un ruolo cruciale per creare una mappa globale delle perdite di metano. Questa mappa consentirà di quantificare le emissioni e di identificarne la fonte, fornendo così informazioni cruciali per adottare misure mirate di mitigazione. Più nello specifico, il satellite realizzato da Edf fornirà il primo quadro globale dettagliato delle emissioni di metano elaborando dati riguardo la loro localizzazione, entità, aumento, diminuzione e responsabili in tutto il mondo. Un esempio che dimostra come l’Intelligenza artificiale può migliorare le performance Esg e sostenere la transizione ecologica.  Combinando la capacità di misurare con precisione i livelli di metano con un’alta risoluzione spaziale su vaste aree, MethaneSAT sarà in grado di rilevare anche le piccole emissioni che altri satelliti oggi non catturano ma che in molte regioni arrivano a rappresentare fino all’80% delle emissioni in molte regioni.  “Capire come affrontare le emissioni di metano è una delle maggiori sfide climatiche che ci troviamo ad affrontare oggi. Siamo entusiasti di condividere le informazioni concrete che sono urgentemente necessarie per ottenere un impatto reale. Questo lavoro è possibile grazie ai nostri partner di Edf” ha scritto Google sui propri canali ufficiali annunciando la partnership con l’organizzazione ambientalista. —sostenibilita/tendenzewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Lanari in cattività depongono 4 uova

Tempo di lettura: 4 minuti ֎La coppia di rarissimi falchi lanari è allevata dal progetto Life Lanner. Il progetto europeo continua a ottenere risultati positivi nella protezione del falco lanario in Italia֎

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L’Eni inquina? interpellata non risponde ma querela

Tempo di lettura: 3 minuti ֎L'Azienda minaccia una nuova causa per diffamazione nei confronti di Greenpeace Italia. L'Organizzazione: «Le continue intimidazioni dell'azienda contro chi gli chiede conto del proprio impatto sul clima sono scioccanti»֎

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Fare e disfare la realtà: la sanità

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Vi è l’urgente bisogno di un intervento finanziario strutturale che aumenti la percentuale delle finanze pubbliche destinata alla sanità ed eviti l’illogica proposta che fa ora il governo di aumentare la spesa per la «difesa» propagandata come necessità per la futura aggressione che la Russia farebbe contro paesi europei, tra cui l’Italia.
Una illazione senza alcuna base, ma che il complesso militare-industriale italiano spinge perché già vede ancora più lauti guadagni. Da cittadini pensanti diciamo: no a questo spostamento verso le armi; sì all’aumento necessario per assicurare un Ssn che assicuri ai cittadini il diritto alla salute.
Il paradosso del Pnrr è che l’Italia ha accumulato altro debito per costruire nuove strutture sanitarie e installare nuovi impianti e macchinari… a medici invariati.
La carenza di specialisti, ad esempio, è dovuta al demenziale metodo, tutto italiano, della formazione specialistica: in tutta la Ue i medici si specializzano lavorando in ospedale, come del resto succedeva prima del 1990 anche da noi. Il numero degli specializzandi è rimasto costante anche se si sapeva (si doveva sapere) che ci sarebbe stata un’impennata di pensionamenti.
Altro, ma più importante aspetto è che la riforma del 1978 è stata fatta in tempi in cui la medicina era ancora priva delle tecnologie apparse dopo qualche anno (ecografia, Tac, Rmn ecc.) che hanno rivoluzionato l’organizzazione del lavoro medico, ma di cui i governi non si sono accorti.

 

Francesco Sannicandro

Le professioni della sostenibilità, quali sono e come cambiano

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(Adnkronos) – Negli ultimi anni, la sostenibilità non è rimasta soltanto un concetto astratto, ma è diventata un pilastro fondamentale delle pratiche aziendali, trasformandosi da mero optional a vantaggio competitivo. Questo nuovo paradigma richiede una comunicazione efficace per diffondere i valori della responsabilità sociale d’impresa e creare un impatto tangibile. Grazie alla ricerca condotta dal Centro di ricerca per la comunicazione strategica (Cecoms) dell’Università Iulm, pubblicata dall’International Corporate Communication Hub, emergono scenari chiari sulle professioni del futuro legate alla sostenibilità e alla comunicazione.

La comunicazione, vera e propria arte di connessione, si erge come il ponte vitale tra le imprese e coloro che ne sono interessati, gli stakeholders. Non solo contribuisce a definire e divulgare gli imperativi della sostenibilità aziendale, ma plasma anche l’opinione pubblica sull’azienda stessa. Attraverso un’analisi puntuale, condotta su circa 1.000 offerte di lavoro pubblicate su LinkedIn nell’arco di un anno, dal settembre 2022 al settembre 2023, è stata scalfita la superficie del mercato lavorativo, selezionando offerte mirate con termini chiave legati alla sostenibilità.

Questo studio ha gettato luce su un vasto spettro di 36 settori industriali, rivelando che le aziende sono in fervida ricerca di figure professionali legate alla sostenibilità come manager ambientali, csr manager, esperti di reporting e vendite nel settore delle tecnologie eco-sostenibili. Ma non finisce qui: nel campo della comunicazione, la domanda si concentra su ruoli come i comunicatori per gli stakeholders, gli esperti ESG, i pianificatori strategici e gli analisti di reportistica. I risultati di questa ricerca non solo disvelano le competenze più richieste, ma fungono anche da fondamento per sviluppare strategie formative su misura.

Questi dati sono inoltre il pilastro su cui costruire linee guida per la gestione delle risorse umane all’interno delle aziende, garantendo la creazione di programmi di sviluppo delle competenze aderenti alle esigenze emergenti del mercato del lavoro in ambito sostenibilità. Le testimonianze di esperti del settore, intervenuti alla presentazione della ricerca, confermano l’importanza crescente della sostenibilità nel contesto aziendale. Pierangelo Fabiano, segretario generale Icch, sottolinea come la sostenibilità sia diventata un asset essenziale per tutte le aziende, influenzando sia le professioni legate direttamente alla sostenibilità che quelle della comunicazione: «La ricerca mette in luce quanto le aziende siano sempre più interessate ad aggiungere al proprio core business nuove professioni legate alla sostenibilità e quelle impegnate nella comunicazione della sostenibilità. Due dimensioni che oggi si intrecciano e si completano e non si possono scindere tra loro».

Simone Bemporad, Generali group chief communications and public affairs officer, sottolinea l’importanza cruciale delle metriche ESG (Environmental, Social, Governance) nel contesto della sostenibilità aziendale sulle quali le società sono chiamate ad agire. Inoltre, Bemporad evidenzia il fatto che le professioni legate alla sostenibilità coinvolgono ormai tutti i settori lavorativi, richiedendo una trasformazione dei ruoli e delle competenze per adattarsi a questa nuova realtà. E conclude: «Il grande cambiamento da attuare è quello, prima di definire un servizio o un prodotto, di domandarci: come andiamo a valutare il suo impatto sulla sfera E, quella S e poi G?».

Patrizia Rutigliano, strategist in ESG e corporate affairs per Poste Italiane e membro indipendente del consiglio di amministrazione di Acea, evidenzia l’evoluzione della sostenibilità da una mera questione di costi a una fonte di generazione di ricavi. Questo cambiamento, avvenuto nel corso di vent’anni, è stato influenzato da significative evoluzioni normative a livello globale, come il Green Deal e l’Inflation Reduction Act. Rutigliano prospetta una trasformazione manageriale senza precedenti nell’ambito dell’energy transition e della digital decade. «In fin dei conti — conclude — per riuscire ad avere una reportistica compliant con tutto quello che ci viene richiesto, dobbiamo cambiare completamente il nostro modo di lavorare. Questa, credo, sia la più grande rivoluzione che probabilmente affronteremo in questi anni».

Nel panorama delle professioni legate alla sostenibilità «spiccano i manager ambientali, ingegneri che efficienteranno i processi produttivi e il Csr manager, che si occupa di raccontare l’impegno etico delle aziende, del loro impatto, di come stanno impegnando ad avere un impatto positivo sulla società» precisa Elanor Colleoni, ricercatrice presso l’Università IULM, evidenziando, inoltre, una crescente domanda di lavoro in questo settore e l’emergere di profili chiave come i consulenti aziendali esterni.

Allo stesso modo, Gloria Zavatta, membro del Consiglio di Amministrazione di Amat e presidente della Fondazione Cesvi, sottolinea l’importanza di una strategia interna alla Fondazione, basata su un approccio improntato alla sostenibilità in tutte le sue attività, interazioni e relazioni con le comunità locali coinvolte nei progetti: «Cesvi supporta la volontà dell’impresa di agire in varie parti del mondo e cerca di realizzare queste progettualità in sintonia con gli obiettivi stessi delle imprese». In un mondo sempre più orientato verso la sostenibilità, la trasformazione dei ruoli e delle competenze diventa una necessità imprescindibile per rimanere competitivi e per garantire un futuro sostenibile per le generazioni a venire. —sostenibilita/csrwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

L’astensionismo è anche un nemico dell’ambiente

Tempo di lettura: 9 minuti ֎Nonostante il fenomeno sia noto e analizzato non si corre ai ripari. Con dodici milioni di voti, fino al 2008, si perdevano le elezioni. Con dodici milioni di voti, oggi, […]

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Logistica: aperta LetExpo Alis, confronto a tutto campo sui trasporti

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(Adnkronos) – Si è aperta oggi la terza edizione di LetExpo, a Verona, organizzata da ALIS, la realtà associativa di riferimento per l’intero comparto della logistica (oltre 2500 realtà associate), del trasporto e dei servizi alle imprese in Italia e in Europa, in collaborazione con Veronafiere, patrocinata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti , Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, dal Comune di Verona e dalla Provincia di Verona e che vede come partner istituzionale, lo Stato Maggiore della Difesa.  Nel 2023, si spiega in una nota, grazie ad ALIS, sono stati sottratti dalle autostrade 6 milioni di camion e 143 milioni di tonnellate di merci sono state spostate verso l’intermodalità attraverso porti ed interporti, con una riduzione di 5,4 milioni di tonnellate di emissioni di CO2. Un risparmio economico per le famiglie e i cittadini italiani di oltre 7 miliardi di euro. Al centro dell’evento anche l’analisi della situazione geopolitica attuale e gli impatti sul mondo della logistica e del trasporto, i dati del settore in Italia e la loro ricaduta a livello europeo.  “Gli attacchi Houthi nel Mar Rosso e la crisi che sta colpendo il canale di Suez, rappresentano una minaccia concreta ai flussi commerciali mondiali” così il Presidente di Alis, Guido Grimaldi, nel suo discorso introduttivo della terza edizione del LetExpo Alis, la più grande fiera del trasporto e della logistica sostenibile. “Una situazione che ha generato un aumento notevole dei costi di trasporto dell’acciaio, registrando un incremento del 150% rispetto al periodo precedente alla crisi stessa. Il tempo di transito si è allungato di almeno 15-25 giorni, rendendo urgente l’adozione di misure concrete per affrontare questa situazione. Un impatto significativo, soprattutto sugli scambi commerciali tra Italia e Cina, che costituiscono il 40% del totale dell’import-export che transita attraverso il canale di Suez, per un totale di 154 miliardi di euro. Bisogna affrontare questa sfida in modo strategico e cooperativo per garantire la stabilità delle nostre relazioni commerciali internazionali” ha sottolineato Grimaldi.  —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Il piano italiano da 1,1 mld di euro per la transizione verde

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(Adnkronos) – La corsa verso un’economia più sostenibile e a zero emissioni nette ha ricevuto un ulteriore impulso con l’approvazione da parte della Commissione europea del piano italiano da 1,1 miliardi di euro. Questa mossa è in linea con il piano industriale del Green Deal, che mira a guidare l’Europa verso un futuro più sostenibile e a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Il regime approvato fa parte del quadro temporaneo di crisi e transizione per gli aiuti di Stato, adottato dalla Commissione europea nel marzo 2023 e successivamente modificato nel novembre 2023. Questo quadro è stato progettato per sostenere settori chiave che giocano un ruolo cruciale nell’accelerare la transizione verde e ridurre l’impatto ambientale. L’Italia ha presentato un piano ambizioso per sostenere investimenti mirati alla produzione di attrezzature fondamentali per la transizione verde. Con un budget di 1,1 miliardi di euro, il piano prevede sovvenzioni dirette per le imprese coinvolte nella produzione di batterie, pannelli solari, pompe di calore, turbine eoliche e altre tecnologie green cruciali. Le imprese che producono questi dispositivi, così come quelle che forniscono componenti essenziali per la loro fabbricazione, saranno idonee per ricevere aiuti finanziari.  La Commissione ha valutato attentamente il piano italiano e ha concluso che rispetta le condizioni stabilite nel quadro temporaneo di crisi e transizione. Gli aiuti saranno incentrati sulla produzione di attrezzature che favoriscono la transizione verso un’economia a zero emissioni nette e saranno assegnati entro il 31 dicembre 2025. Le sovvenzioni dirette varieranno da un minimo di 150 milioni di euro a un massimo di 350 milioni a seconda della regione e del tipo di attrezzature prodotte. Inoltre, le imprese situate in regioni ammissibili agli aiuti riceveranno incentivi aggiuntivi, mirati a promuovere lo sviluppo economico in aree meno sviluppate. Il quadro temporaneo di crisi e transizione, modificato nel novembre 2023, offre agli Stati membri diverse opzioni per fornire sostegno finanziario, compresi aiuti di importo limitato, sostegno alla liquidità, aiuti per compensare i prezzi elevati dell’energia e misure per accelerare la diffusione delle energie rinnovabili e la decarbonizzazione dei processi industriali. Con l’approvazione del piano italiano, si aprono nuove opportunità per le imprese che operano nel settore delle tecnologie verdi. L’accesso a finanziamenti e incentivi può favorire l’innovazione e la crescita, contribuendo allo sviluppo di soluzioni sostenibili e alla creazione di posti di lavoro nell’ambito della green economy. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)