«Briciole» di storia da non perdere

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È ormai passato un terzo di secolo da quella fine degli anni Sessanta del Novecento in cui è nata la «primavera dell’ecologia». In quel quinquennio, dal 1968 al 1973, è stato come se gli abitanti dei paesi industrializzati scoprissero i costi del «progresso» e della crescita economica: inquinamenti, incidenti industriali, congestione del traffico, frane e alluvioni (la grande alluvione di Firenze si ebbe nel 1966), mancanza di acqua, frodi alimentari, i pericoli delle bombe atomiche.

Sorsero allora i primi gruppi e movimenti di denuncia che riuscirono a mobilitare migliaia di persone, a richiamare l’attenzione dei grandi mezzi di comunicazione. La loro azione mostrò che se si vuole, si vince: «Protest and survive», protestate se volete sopravvivere alla violenza del potere economico, militare e tecnologico.

Vennero poi gli anni della crisi petrolifera, le proteste per il nucleare, a cui seguirono gli anni Ottanta e novanta del Novecento, con la ripresa dei commerci (e delle relative violenze e guerre), con il crollo dell’Unione Sovietica e la scomparsa del «comunismo», di quei fermenti di giustizia, uguaglianza, pace, rispetto dell’ambiente che avevano caratterizzato i più generosi gruppi ecologici.

In questi primi anni del Duemila molti cominciano a interrogarsi di nuovo sul mondo circostante: guerre, inquinamenti, incidenti industriali, sete e alluvioni, frodi alimentari riaffiorano fra l’ideologia del lusso e degli sprechi; lo svuotamento della capacità dello Stato come regolatore del «bene pubblico» (e la natura e l’ambiente sono beni comuni per eccellenza); lo strapotere del privato e del mercato fa sì che i meno abbienti comincino a sentirsi più poveri e insicuri in un ambiente sfruttato a alterato dalla prepotenza dei più abbienti.
Fortunatamente nuovi militanti e movimenti sorgono, per lo più ignari di quanto è successo in passato; eppure le lotte di trent’anni fa potrebbero dare tante utili indicazioni, motivi di speranza.
Purtroppo le testimonianze dell’età dell’oro dell’ecologia sono in gran parte scomparse. Molti dei protagonisti sono morti: si pensi solo alle figure carismatiche di Laura Conti, di Aurelio Peccei, di Antonio Cederna. Le stesse grandi associazioni non hanno conservato i loro archivi; molte persone hanno abbandonato la lotta e hanno svuotato le cantine dei libri, volantini, manifesti. Oggi che si cerca di creare un archivio storico delle lotte ambientali, si vede quanto poco sia rimasto.

La dichiarazione di Annibale Formica: «La congiura del silenzio»

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«Quel che è accaduto all’Ente Parco, a scapito del Pollino e mio, è semplicemente allucinante, oltre che vergognoso; ciò che è accaduto è molto di più e peggio di quanto si possa leggere o sentire. Non basta un voluminoso dossier per documentare le gravi nefandezze, tanto più gravi perchè consumate in un “corpo” (il territorio, la comunità, la politica, l’istituzione pubblica, lo Stato) completamente inerme, non reattivo, in silenzio al limite dell’omertà, paludoso, compromesso in ogni ordine e grado. Come è stato possibile tutto questo?
«Perché ci sono stati e ci sono troppe responsabilità e troppi responsabili (tutti rigorosamente in circolazione, anzi in sella). Del Pollino, cioè, nessuno si sente responsabile; nessuno finora è stato costretto a pagare il conto (tranne io!!!).
«Dispiace, perché il Pollino non meritava e non merita queste dannose vicende di cattiva gestione delle sue risorse. Dispiace anche che, al posto di questa seconda, a cinque anni dalla prima, traumatica interruzione dell’attività politica, amministrativa e gestionale del Parco non sia stato possibile far funzionare correttamente e diligentemente tutti i poteri di vigilanza, di controllo, di verifica, che il nostro Stato di diritto prevede nel suo ordinamento.
«Mi dispiace che fin dalla prima interruzione, nel 2001, non si sia fatto mai nulla per conoscere, malgrado visite ispettive e commissioni parlamentari, le reali cause delle difficoltà dell’Ente e delle responsabilità, comprese quelle, anzi soprattutto quelle fuori dall’Ente. Mi dispiace anche di non aver potuto fare, nel periodo del mio incarico, il direttore con la sua autonomia, con la sua responsabilità e, perché no, con la sua giusta remunerazione.
«Basti sapere che, per tutto il tempo del mio incarico, ho fatto il “recluso” nella sede dell’Ente; sono stato “ostaggio” della lunga e faticosa condizione di avvio e di primo funzionamento di un Ente nuovo nel panorama istituzionale, amministrativo e gestionale esistente; e per di più senza personale, senza mezzi, senza ruolo, posizione e funzioni definite, senza procedure tecnico-amministrative note e collaudate. Ho percepito, per diversi anni, inoltre, uno stipendio di appena 2,7-2,8 milioni di vecchie lire. E in un periodo in cui io per il Parco Nazionale del Pollino, dal 1970, ho fatto battaglie durissime ed ho pagato i costi, tutti di persona e nel più illustre anonimato, prima e dopo.
«Mi dispiace, infine, di non avere chance ora per mettere veramente a servizio del bene comune, dell’ambiente, che è il supremo bene comune, la mia esperienza, la mia capacità, la mia competenza, la mia dedizione, il mio impagabile sacrificio per la causa del Parco, come dimostra la mia storia personale, che molti vorrebbero cancellata, se non con la violenza dell’aguzzino che fin qui mi ha incessantemente perseguitato per tutti questi anni, con la più subdola delle cattiverie: “la congiura del silenzio”».

Come avvengono le indagini

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Investigazione incendi boschivi; attività tecnica di repertazione; acceleranti; ordigni incendiari; analisi chimica; gascromatografia; gas-massa

Articolazione della giornata

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9.00 Registrazione dei partecipanti – Registration of participants

9,30 Saluto del Dott. Corrado Clini, Direttore Generale del Servizio Protezione Internazionale dell’Ambiente, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio.
Opening note by Corrado Clini, General Director of the International Office for the Protection of the Environment ? Ministry of Environment.

9,45 Il Programma di Azione Nazionale: stato di attuazione e prospettive (Prof. Piero Gagliardo, Presidente CNLSD)
The Italian National Action Programme (NAP): state of implementation and perspectives (Piero Gagliardo, President National Committee to Combat Drought and Desertification)

10,10 Il ruolo della comunità scientifica per la comprensione delle criticità ambientali (Prof. Riccardo Valentini, Presidente CST della UN CCD)
The role of the scientific community for understanding environmental changes/pressures (Riccardo Valentini, Chairman of the Committee for Science and Technology ? UN CCD)

10,30 La UNCCD come quadro di riferimento per la ricerca scientifica e tecnologica
e per lo sviluppo (delle zone aride, semi aride e sub-umide) della regione
Mediterranea. (Dott. Maurizio Sciortino, componente del GoE della UN CCD)
UN CCD as a framework for the scientific and technologic research and for the development of the Mediterranean area. (Maurizio Sciortino, member of the GoE of UN CCD)

10.50 Coffee break

La ricerca in Europa per la lotta alla siccità e alla desertificazione

11,20 Un sistema di indicatori per la desertificazione: monitoraggio e valutazione a livello nazionale e locale (Nichola Geeson, King’s College London)
Indicators system for desertification (Nichola Geeson, King’s College London – Desertlinks)

11.40 Scenari Futuri nei processi di desertificazione: dal livello europeo al livello locale (Dale Rothman / Kasper Kok / Mita Patel, ICIS)
Scenarios for the future: from European to local scale (Kasper Kok, ICIS – Medaction)

12.00 Un sistema informativo di supporto nella formulazione delle politiche per la lotta alla desertificazione (Guy Engelen, RIKS)
A Policy Support System to assist policy makers in formulating policies to combat desertification (Guy Engelen, RIKS – Medaction)

12.20 Il ruolo delle politiche agricole nei processi di desertificazione (Wilson, King’s College London)
The role of agricultural policy in land degradation processes (Geoff A. Wilson, King’s College London – Medaction)

12.40 Le azioni di supporto alle politiche di lotta alla desertificazione (Prof. Giuseppe Enne, Università di Sassari)
Actions to be taken for supporting policies against desertification (Giuseppe Enne, Università di Sassari – Medrap)

13.00 Chiusura (On.le Altero Matteoli ? Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio)
Conclusion of the first session (Altero Matteoli ? Minister of the Environment)

13.30 Colazione di lavoro – Brunch (buffet)

Italia: siccità e desertificazione in atto

Esperienze dell’ENEA nella lotta alla siccità e alla desertificazione: il progetto RIADE (Ing. Massimo Iannetta, ENEA)
The experience of Italian National Agency for New Technologies, Energy and the Environment (ENEA) to combat drought and desertification: the RIADE project (Massimo Iannetta, ENEA)

14,50 Informazione e comunicazione sulle criticità ambientali: il Clearing House Mechanism (Anna Luise – APAT, Guido Bonati – INEA)
Information and communication on critical environmental pressures: the


Clearing House Mechanism (Anna Luise ? Italian Agency for the Protection of the Environment and for Technical Services – APAT; Guido Bonati ? National Institute of Agricultural Economics – INEA)

15,10 Coffee break

Tavola rotonda: Problemi globali, soluzioni locali

Partecipano:
Piero Gagliardo (coordinator)
Sicilia Region representative
Calabria Region representative
Basilicata Region representative
Dolf de Groot, International Centre for Integrative Studies – Medaction
Helen Briassoulis, University of the Aegean – Medaction
Maria Roxo, Universidade Nova de Lisboa – Desertlinks
National Association of Reclamation, Irrigation and Land Improvement (ANBI)
MIUR – Giuseppe Enne

La tavola rotonda ha lo scopo di offrire delle risposte alle seguenti domande.
Quali suggerimenti può mettere a disposizione il mondo scientifico alle Amministrazioni pubbliche per prevenire, mitigare e monitorare il processo di desertificazione?
Secondo gli attori locali quali aspetti del fenomeno dovrebbero essere maggiormente indagati dal mondo scientifico?
Quali azioni amministrative e politiche sono necessarie per sviluppare sistemi di controllo delle criticità ambientali secondo i criteri dello sviluppo sostenibile?
Come intervenire sui sistemi educativi locali per informare, formare, sviluppare una cultura dell’osservazione della realtà secondo criteri scientifici?

17,00 Dibattito Discussion
18.00 Conclusioni (On.le Gianni Alemanno, Ministro per le Polititiche Agricole e Forestali)
Conclusions (Gianni Alemanno, Minister of Agricultural and Forestry Policies)

18,30 Aperitivo Pre-dinner

Sessioni dimostrative

In una saletta laterale sono previste alcune postazioni informatiche con collegamento via web per la presentazione di prodotti software o di progetti e ampia esposizione di posters.

Come si misurano i danni alle piante

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La misura del rischio da ozono per la vegetazione è misurata tramite indici di esposizione, ovvero la concentrazione di ozono atmosferico per la durata del periodo vegetativo delle piante stesse.
A causa della presenza di una concentrazione di fondo dovuta alle sorgenti naturali di precursori, vengono considerate come dannose solo le concentrazioni al di sopra della soglia dei 40 ppb (parti per miliardo).
Nel corso di una tipica giornata estiva le concentrazioni di ozono variano, con un andamento a campana che mostra un picco nelle ore centrali, cioè in quelle più calde. Ne consegue che le concentrazioni pericolose si verificano solo in una parte della giornata.
L’indice di esposizione più usato in Europa è l’ AOT40 (Above Ozone Threshold of 40 ppb), e rappresenta la somma di tutte le eccedenze delle concentrazioni orarie di ozono rispetto alla soglia di 40 ppb. La soglia di rischio per le foreste è raggiunta, secondo il protocollo di Kuopio del 1996, con un valore cumulato di AOT40 pari 10.000 ppb/h durante il periodo aprile-novembre.

Sai che pesci pigliare?

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VIA LIBERA

Acciuga / alice FP Engraulis encrasicolus Mediterraneo (Italia) Cefalo / cefalo labbrone FP Mugil cephalus / Chelon labrosus Mediterraneo (It) Cozza / mitilo FA Mytilus galloprovincialis Mediterraneo (Italia) Gamberetto/Schila FP Palaemon spp. Mediterraneo (Italia) Leccia FP Lichia amia Mediterraneo (Italia) Merluzzetto / cappellano FP Trisopterus minutus capelanus Mediterraneo (Italia) Merluzzo del Pacifico S Gadus macrocephalus Pacifico Ostrica FA Ostrea edulis Mediterraneo (Italia) Palamita FP Sarda sarda Mediterraneo (Italia) Pannocchia / canocchia (di nassa) FP Squilla mantis Mediterraneo (It) Pollack S Pollachius pollachius Atlantico Pollack dell’Alaska S Theragra chalcogramma Pacifico Settentr. Rombo chiodato FA Psetta maxima Mediterraneo / Atlantico Sgombro FP Scomber scombrus Mediterraneo Sugarello FP Trachurus trachurus Mediterraneo (Italia) Totano FP Illex coindetii Mediterraneo (Italia).

PRESTA ATTENZIONE

Gamberetto boreale FP Pandalus borealis Atlantico Sett. / Pacifico Sett. Mazzancolla FA Penaeus spp. Asia Sud-Orientale Melù / potassolo FP Micromesistius poutassou Mediterraneo (Italia) Merlano / molo FP Merlangius merlangius Mediterraneo (Italia) Ombrina boccadoro FA Argyrosomus regius Mediterraneo Orata FA Sparus aurata Mediterraneo (Italia) Pangasio FA Pangasius hyphothalmus acque dolci Asia Sud-Orientale Persico a filetti FA Tilapia spp. acque dolci Asia Sud-Orientale Salmone FA Salmo salar / Oncorhynchus spp. Atlantico / Pacifico Sardina FP Sardina pilchardus Mediterraneo (Italia) Seppia FP Sepia officinalis, Sepia (Sepiola) spp. Mediterraneo (Italia) Sogliola FP Solea vulgaris Mediterraneo (Italia) Spigola / branzino FA Dicentrarchus labrax Mediterraneo (Italia) Triglia FP Mullus spp. Mediterraneo (Italia) Vongola filippina FA Tapes philippinarum Mediterraneo (Italia).

FERMATI

Anguilla FA Anguilla anguilla Mediterraneo /Atlantico Bianchetto FP Sardina pilchardus (giovanile) Mediterraneo (Italia) Capasanta FP Pecten jacobaeus Mediterraneo / Atlantico Cernia FP Epinephelus spp. Mediterraneo / Atlantico Halibut della Groenlandia S Reinhardtius hippoglossoides Atlantico settentr. Merluzzo bianco FP-S Gadus morhua Atlantico settentrionale Nasello FP Merluccius merluccius Mediterraneo / Atlantico Occhialone FP Pagellus bogaraveo Mediterraneo (Italia) Platessa FP-S Pleuronectes platessa Atlantico Pesce specchio S Hoplostethus spp. Atlantico / Pacifico Pesce spada FP Xiphias gladius Mediterraneo Rana pescatrice / coda di rospo FP-S Lophius piscatorius, L. budegassa Mediterraneo / Atlantico Razze FP Raya spp. Mediterraneo / Atlantico Squali FP-S Lamna nasus, Prionace glauca, Squalus spp. Mediterraneo / Atlantico Tonno alalunga FP Thunnus alalunga Mediterraneo Tonno rosso FP Thunnus thynnus Mediterraneo / Atlantico.

70.000 anni fa: per Gaia un’occasione persa!

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Una grande occasione per Gaia che avrebbe, per sua fortuna, con un sol colpo eliminato il suo peggiore parassita. Ma ancora una volta «qualcuno» ebbe pietà dei nostri progenitori, e così a questi ominidi si consentì di riprendersi e di moltiplicarsi fino a raggiungere oggi l’impressionante numero di 7 miliardi di individui

Altre informazioni utili

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COSTI
A carico del corsista ci sono le spese di trasporto e di vitto e alloggio (qualora i fondi lo permettano rimborseremo una parte delle spese).
Le spese nella sistemazione dell’ostello di Bagnacavallo (molto bello) ammontano a 12 euro per notte, per persona in stanze da 4 o 6 persone, più
un supplemento di 5,20 euro per notte per avere letto rifatto, lenzuola e biancheria bagno.

DURATA
Da venerdì mattina del 12 settembre 2003 alla domenica sera del 14 settembre 2003 (per chi viene da fuoriregione, conviene pernottare nella sede già dalla sera prima)

SEDE DEL WORKSHOP
Antico Convento San Francesco di Bagnacavallo Ravenna (Ostello e sede del seminario). L’Antico Convento è in via Cadorna n 10; 48012
Bagnacavallo RA, tel.0545/60622; sito web: www.ostellosanfrancesco.com

CRITERI DI AMMISSIONE
Nel caso in cui il numero di domande di partecipazione superi la disponibilità dei posti, potrà essere effettuata una selezione sulla base dei curricola

ISCRIZIONE
L’iscrizione è gratuita e deve avvenire entro giovedì 4 settembre 2003; per iscriversi è necessario telefonare alla segreteria del corso o spedire una mail con nome, cognome, indirizzo, tel. e mail, nonchè qualche informazione sulle proprie esperienze lavorative o di studio inerenti il tema del corso.
Si deve però versare per confermare l’iscrizione una caparra (sulle spese) di 60 euro al:
c.c.p. 13792478, intestato a: Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, via Mameli, 1 – 47900 Rimini RN; causale: operazione colomba, corso Bagnacavallo 2003 (la causale è molto importante perchè il ccp non è specifico per questo corso). Far pervenire alla segreteria del corso (tramite fax o posta) la copia della ricevuta del versamento effettuato.

I punti salienti

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Questi nel dettaglio i punti salienti.

– Art. 2 – Mantenere il surriscaldamento entro i 2°C e possibilmente entro 1,5°C – Holding the increase in the global average temperature to well below 2 °C above pre-industrial levels and to pursue efforts to limit the temperature increase to 1.5 °C above pre-industrial levels, recognizing that this would significantly reduce the risks and impacts of climate change.
– Art 3 – Impegni volontari da comunicare e attuare, gli sforzi devono essere progressivi nel tempo – As nationally determined contributions to the global response to climate change, all Parties are to undertake and communicate ambitious efforts as defined in Articles … The efforts of all Parties will represent a progression over time…
– Art. 4 – Trasparenza – In communicating their nationally determined contributions, all Parties shall provide the information necessary for clarity, transparency and understanding…
– Impegni da comunicare, registrare pubblicamente e verificare ogni 5 anni o anche diversamente – Each Party shall communicate a nationally determined contribution every five years and shall be recorded in a public registry maintained by the secretariat.. A Party may at any time adjust its existing nationally determined contribution with a view to enhancing its level of ambition…
– Art. 5 – Impegni sui sink forestali – Parties should take action to conserve and enhance, as appropriate, sinks and reservoirs of greenhouse gases
– Art 6 – Cooperazione internazionale per la mitigazione e l’adattamento su base volontaria e sulla base di un meccanismo di cooperazione per la riduzione delle emissioni e per il supporto allo sviluppo sostenibile, meccanismo stabilito al comma 4 di questo articolo – Parties recognize that some Parties choose to pursue voluntary cooperation in the implementation of their nationally determined contributions… A mechanism to contribute to the mitigation of greenhouse gas emissions and support sustainable development is hereby established under the authority and guidance of the Conference of the Parties serving as the meeting of the Parties to the Paris Agreement…

– Art. 6 – Il funzionamento del meccanismo di cooperazione internazionale (regolamenti, disposizioni e altro) dovranno essere stabiliti dalla Cop – The Conference of the Parties serving as the meeting of the Parties to the Paris Agreement shall adopt rules, modalities and procedures for the mechanism referred to in paragraph 4 of this Article at its first session…

– Art. 7 – Adattamento e regole generali per attuare la cooperazione negli sforzi per l’adattamento ai cambiamenti del clima – Parties hereby establish the global goal on adaptation of enhancing adaptive capacity, strengthening resilience and reducing vulnerability to climate change, with a view to contributing to sustainable development and ensuring an adequate adaptation response in the context of the temperature goal referred to in Article 2.

– Art. 8 – Questioni relative a «loss and damage» cioè agli impatti negativi e ai danni dei cambiamenti climatici nei paesi più vulnerabili. Anche qui deve essere messo in piedi e funzionare un opportuno meccanismo (il Meccanismo Internazionale di Varsavia) già individuato precedentemente nella COP di Varsavia – The Warsaw International Mechanism for Loss and Damage associated with Climate Change Impacts shall be subject to the authority and guidance of the Conference of the Parties serving as the meeting of the Parties to the Paris Agreement and may be enhanced and strengthened, as determined by the Conference of the Parties serving as the meeting of the Parties to the Paris Agreement.

– Art. 9 – Questioni finanziarie e meccanismo finanziario della Unfccc – Developed country Parties shall provide financial resources to assist developing country Parties with respect to both mitigation and adaptation in continuation of their existing obligations under the Convention… The provision of scaled-up financial resources should aim to achieve a balance between adaptation and mitigation, taking into account country-driven strategies, and the priorities and needs of developing country Parties, especially those that are particularly vulnerable to the adverse effects of climate change…
– Art. 10 – Trasferimento di tecnologie – Parties share a long-term vision on the importance of fully realizing technology development and transfer in order to improve resilience to climate change and to reduce greenhouse gas emissions….. Support, including financial support, shall be provided to developing country Parties for the implementation of this Article, including for strengthening cooperative action on technology development and transfer at different stages of the technology cycle…
– Art. 11 – capacity building e sviluppo di capacità scientifiche, tecnologiche, ortganizzative ecc. nei paesi in via di sviluppo.
– Art. 12 – Formazione e informazione
– Dall’ Art. 13 in poi fino all’Art. 16 riguarda l’organizzazione generale per l’implementazione e l’attuazione degli impegni precedenti
– Dall’Art. 16 all’Art. 19 si parla degli organi sussidiari e di supporto;
– Dall’Art. 20 in poi si tratta delle questioni di ratifica, entrata in vigore, deposito degli strumenti di ratifica, ma anche delle questioni di recesso, modifica ecc di questo accordo.

Parchi nella… nebbia

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Mai come oggi il destino dei Parchi è stato avvolto nella nebbia, mai come ora si è parlato di loro soprattutto per tagli di fondi, decreti di riordinamento, soppressioni di enti, ridimensionamenti di confini e di poteri… Che ci fosse la necessità di riconsiderare seriamente l’intero sistema, ormai troppo in balìa di politica, burocrazia e tecnocrazia a tutto interessate salvo che alla natura, è fuor di dubbio. Ma viste certe premesse poco rassicuranti, come l’espansione in varie zone di ogni genere di abusi, siamo proprio certi che ora a dettar legge non torneranno, proprio come avveniva mezzo secolo fa, gli interessi della speculazione edilizia? Si potrebbe anzi dire che per i «palazzinari» del Bel Paese territori come quelli dei Parchi, sempre più sguarniti di forte tutela, sembrano rappresentare un vero e proprio Paradiso da conquistare.

L’aspirazione recondita degli italiani, difensori della natura più a parole che con i fatti, sembra quella di ridurli a semplici escrescenze municipali, qualcosa di simile alle pro-loco che, in mancanza di altro, proponevano come richiamo turistico feste locali e saghe delle lenticchie, concorsi di bellezza e fiere dei formaggi. Iniziative talvolta benemerite e gradevoli, ma ahimè! assai poco efficaci per richiamare attenzione internazionale, ecoturismo di qualità e concreto impegno di quanti vogliano davvero difendere l’ambiente.

Nell’attuale tempestosa fase politica non si sa ormai a che santo votarsi, né si capisce verso quali approdi stia ora dirigendosi la tormentata rotta dei Parchi, ma una cosa è certa: la situazione è confusa come non mai, e ben pochi sanno, vogliono o possono orientare la navigazione verso mari più tranquilli. Ciò che emerge dai Parchi Nazionali, del resto, non è poi troppo dissimile da quel che avviene nelle altre Aree protette: Parchi Regionali e Riserve di vario genere, Zone di tutela dell’Unione europea e Parchi Marini.

Ci sembra allora interessante riportare, su questa materia, la succinta Relazione presentata il 9 Novembre 2009 alla Tavola Rotonda di Visso da Franco Tassi, che di Parchi nazionali e Riserve analoghe, in Italia e all’estero, si è occupato più di chiunque altri. E poiché questa testimonianza evoca realtà e propone riflessioni che non possono essere ignorate, il Comitato Parchi approfondirà l’analisi occupandosi, in seguito, anche di casi concreti. Parchi virtuali o in caduta libera, ultrapoliticizzati o atonici, Parchi ridotti a Parcheggi o a Luna Park. Ma non solo allarmi e disastri: si scoprirà anche qualche Parco coerente, capace di funzionare bene e di progredire, e talvolta persino assurgere a caso di eccellenza, vero esempio da imitare. Chi opera in questo campo sa bene che per salvare la natura non ci si deve mai scoraggiare, ma sempre aprire il cuore alla speranza e continuare, passo dopo passo, il cammino iniziato.

Capire e cambiare

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Capire il significato biologico delle nostre aspettative e dei nostri comportamenti ci può aiutare a diventare più sapiens e, anche, più socialis. Perché siamo parte della natura e per quanto facciamo per allontanarci dalla natura, non possiamo vivere senza di essa. Prima ho parlato di qualche folle che si sacrifica per un cane. E ho detto che non ci sono vantaggi per la nostra specie a favorire i rappresentanti di altre specie. Però, a pensarci bene, la nostra specie non può vivere da sola. Siamo parte della natura, ricordate? Noi abbiamo bisogno delle piante, dei produttori primari, e dei decompositori. Abbiamo bisogno di altri animali. Le piante producono l’ossigeno che respiriamo, e consumano l’anidride carbonica che produciamo, gli animali aiutano le piante a rivestire il loro ruolo ambientale (es. gli insetti impollinatori) e poi costituiscono anche cibo per noi. Se non ci fosse il resto della natura, noi non avremmo aria da respirare e cibo da mangiare. Moriremmo in brevissimo tempo.

Conservare la natura potrebbe sembrare qualcosa di altamente solidaristico, ma in effetti si tratta, anche in questo caso, di un comportamento egoistico, nel senso che questa attività ci procura dei vantaggi, e quindi ha uno scopo egoistico.

Potremmo dire che l’egoismo stupido procura vantaggi a breve termine (legna ottenuta abbattendo una foresta) e svantaggi a lungo termine (bassa disponibilità di ossigeno e aumento di anidride carbonica), mentre l’egoismo saggio magari porta a qualche svantaggio a breve termine (meno legna) ma a maggiori vantaggi a lungo termine (tanto ossigeno, meno anidride carbonica).

Il nostro vivere sociale attraverso l’organizzazione dei gruppi e l’invenzione della democrazia elettiva ci sta portando all’egoismo stupido. Si perseguono vantaggi a breve termine, dettati dalle cadenze elettorali (meno tasse) e si causano svantaggi a lungo termine (meno servizi) che dovranno essere risolti dai politici del futuro.

Questo comportamento non paga. Si tratta di vittorie di Pirro. Si vincono battaglie ma si perdono le guerre. La biologia evoluzionistica ci insegna che la selezione naturale, alla lunga, premia i comportamenti che avvantaggiano la trasmissione dei geni alle generazioni future, e punisce i comportamenti che vanno contro questo principio. Questo comportamento ci porterà a magnifiche campagne elettorali e alla vittoria fulgida di elezioni plebiscitarie, ma ci porterà a essere selezionati negativamente dalla selezione naturale. Forse il mondo ormai sta andando veramente molto velocemente, e le generazioni future, quelle che dovranno pagare i nostri conti, siamo noi.

Che senso hanno, allora, le parole egoismo e solidarietà? Possiamo consolarci con il saggio proverbio «mal comune mezzo gaudio»? O dobbiamo passare al «chi vive sperando muore disperato»? Davvero è «meglio un uovo oggi che una gallina domani»? Qualcuno ci ammonisce che «tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino» ma, d’altronde, «chi non risica non rosica».

Forse, se fosse possibile infrangere la legge della priorità, che impedisce di cambiare il nome alle specie, una volta che qualcuno le ha formalmente battezzate, la nostra specie meriterebbe davvero un altro nome: Homo stupidus. La nostra intelligenza sembra non essere sufficiente a salvarci dalla nostra egoistica stupidità. La nostra individualistica ed egoistica ingordigia ci impedisce di solidarizzare con il resto della natura. Ci siamo dimenticati che siamo parte della natura. C’è un modo di dire per definire questi comportamenti: «segare il ramo su cui si siede». È quello che stiamo allegramente facendo.

Dovremmo capire il significato del nostro agire e cambiare di conseguenza i nostri comportamenti, praticando un sanissimo e convenientissimo ossimoro: l’egoismo solidale.

 

Ferdinando Boero

Il livello locale

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( Docente di contabilità pubblica e di diritto amministrativo nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino )

Il risultato senza dubbio più sorprendente delle applicazioni di questo tipo di contabilizzazione ambientale è l’entità della spesa impegnata per l’ambiente a livello locale in gran parte dei comuni italiani. Escludendo i trasporti pubblici, l’ambiente costituisce tra il 12,8% e il 16,1% delle spese in media degli enti locali. La spesa ambientale a livello nazionale rappresenta meno di due punti del Pil e se ne desume che nessun attore pubblico dedica quote così consistenti del proprio budget all’ambiente quanto la collettività locale. Un altro dato interessante è che l’insieme dei costi di distribuzione e trattamento delle acque e della gestione rifiuti rappresentano tra il 50% e il 58% della spesa ambientale, ossia tra il 10% e il 15% dei budget locali.
In modo del tutto simile, anche l’analisi degli introiti presenta un quadro di grande interesse. Il tabulato riassuntivo delle percentuali di copertura di spesa, evidenzia la quota dei costi direttamente coperta dagli utenti. Ne risulta che i costi di gestione dell’acqua e dei rifiuti vengono quasi interamente coperti dagli utenti. Ovviamente alcuni servizi come quello di gestione del verde pubblico non hanno la benché minima opportunità di riscossione e quindi i loro costi sono interamente coperti dall’amministrazione pubblica.
Dati di questo tipo, se contestualizzati, permettono di confrontare le strutture territoriali e, talvolta, di confrontare ipotesi gestionali diverse. Permettono, quindi, una migliore e più intelligente gestione della res publica. In questo senso le convenzioni di stima rappresentano un primo momento applicato di contabilità ambientale e un’occasione di confronto concreto tra amministratori e cittadini; cioè si tratterebbe di una prima vera applicazione concreta e pragmatica del principio di «sussidiarietà». Lo scopo principale è quindi stabilire, innanzitutto, quali cose vanno misurate, alla luce dell’obiettivo comune e, in un secondo momento, verificare le strategie di programmazione economica, per approdare ad una vera e propria programmazione «dinamica».

Diversity of forests depends on diversity of flying foxes

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Las acumulaciones de combustibles forestales y el peligro de incendios en los países mediterráneos europeos

Che cosa sono le caldere

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Quando viene eruttata una grande quantità di magma in breve tempo, il serbatoio nel quale il magma era accumulato prima dell’eruzione (camera magmatica) si trova in parte svuotato e le rocce che vi stanno intorno possono fratturarsi e crollarvi dentro. Lo sprofondamento delle rocce all’interno della camera magmatica può propagarsi verso l’alto, fino a formare in superficie estese depressioni che prendono il nome di caldere. Alcuni vulcani hanno i fianchi incisi da profonde depressioni a forma di anfiteatro, aperte all’estremità inferiore. In questi casi le frane asportano interi settori dell’edificio vulcanico creando depressioni tipiche a forma di ventaglio che si possono estendere anche fino alla base del vulcano. Le caldere, in tali casi, vengono definite «caldere da frana». Alcune caldere hanno un rigonfiamento a forma di cupola nella parte centrale e sono chiamate caldere risorgenti. Il rigonfiamento è provocato da duomi lavici che si formano appena sotto la superficie per la risalita di nuovo magma. Il sollevamento può evolvere e arrivare a una o più fasi eruttive, seguite da un ulteriore collasso.

L’organizzazione della sicurezza nelle società moderne

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Le cinque sicurezze in cui abbiamo suddiviso il profondo bisogno di certezza dell’umanità sono la base e il cardine su cui si fonda tutta l’organizzazione di ogni società moderna.

a. Cominciamo dal punto numero V: la Sicurezza del proprio Destino personale. Per rispondere a questa esigenza, con tutta la sua carica di drammaticità e tragicità, l’umanità si è costruita l’enorme edificio della organizzazione religiosa. Poco importa se la sicurezza offerta dalle religioni può essere considerata sotto molti aspetti qualcosa di opinabile, qualcosa di fondato sul niente. Il bisogno di essere confortati e rassicurati, il bisogno infantile e primitivo di sentirsi raccontare delle magnifiche e rassicuranti favole è tale che la costruzione di tutta l’organizzazione religiosa si è potuta tranquillamente appoggiare su di esso senza preoccupazioni di sorta.

Da un punto di vista razionale non c’è niente di più assurdo ed illogico della religione. Tutte le religioni offrono consolazione e conforto, assicurando l’esistenza di una realtà ultraterrena della quale non sanno e non possono dare nessuna prova certa e sensata. L’organizzazione religiosa, esaminata freddamente, è una struttura del tutto inutile e parassitaria. Essa sfrutta le paure profonde e oscure che turbano ogni essere umano per acquisire un potere assolutamente ingiustificato con il quale consolidare la sua presenza e perpetuare la sua esistenza. L’individuo fa fatica ad accettare il fatto che di fronte alla morte e ai grandi drammi inspiegabili che la realtà offre a tutti a piene mani, è solo e resta solo. Il bisogno di conforto è così impellente che uno spazio per un’organizzazione dispensatrice di favole consolatorie è, e forse sarà, sempre garantito.

Qui, per le considerazioni che ci siamo proposti di svolgere, alla fin fine poco importa chiarire il ruolo fantasioso e affabulatorio della religione e la sua totale inutilità ai fini di fornire all’uomo quella sicurezza post mortem che cerca e di cui ha bisogno. Qui vogliamo soltanto constatare che l’umanità ha cercato di dare una risposta ad una profonda esigenza umana insopprimibile. Non trovandosi niente di serio né oggettivo da offrire e, appurata la disponibilità dell’individuo a farsi consolare anche con delle favole fantasiose, si è fatto ricorso a questa soluzione che, fra l’altro, offre il vantaggio a chi la amministra di acquisire un grande potere sugli individui e sulla collettività.

Varrebbe forse la pena di aprire un discorso critico sulla soluzione che le società moderne hanno trovato per rispondere a questa profonda esigenza dell’umanità, e domandarsi come ripensare tutto il problema religioso in una società moderna, ma il discorso ci porterebbe troppo lontano: Pertanto ci limitiamo soltanto ad osservare che l’organizzazione religiosa così come ci è stata tramandata e così come viene amministrata nelle società moderne è assolutamente obsoleta e inaccettabile, come del resto la crisi di tutte le religioni nel mondo occidentale sta chiaramente a dimostrare.

b. La sicurezza della tana

Nell’organizzazione moderna il termine tana si è evoluto in casa. Il principio che è passato, come eredità del primitivo diritto al possesso di una propria tana, è quello che ciascuno ha diritto alla disponibilità di una propria casa, sacra e inviolabile (Articolo 14 della nostra costituzione). La forma con cui si attua ciò che abbiamo indicato con «disponibilità», può essere duplice, ottenendosi o con la «locazione» o con la «proprietà e il possesso». Nel caso di locazione, l’affittuario, una volta ottenuta la disponibilità della casa, ne dispone «in toto», essendogli garantita l’inviolabilità. Nessuno, nemmeno il locatore, padrone dell’immobile, può entrare nella sua proprietà, della quale cede l’uso esclusivo all’affittuario, per tutto il periodo del contratto. Nel caso di proprietà, non vi ha dubbio che il proprietario esercita il diritto di possesso esclusivo del bene, garantendosi l’inviolabilità del proprio domicilio.

A seconda delle disponibilità economiche dell’individuo si potrà accedere alla locazione o all’ acquisto di una casa. In entrambe i casi è evidente che occorre una disponibilità economica, che viene garantita all’individuo attraverso il guadagno ottenibile con la possibilità di svolgere un lavoro retribuito. Il diritto alla casa è garantito dal diritto al lavoro. Niente lavoro, niente casa. Nel mondo primitivo, l’individuo si garantiva il diritto alla casa, alla sua tana, costruendosela da sé con il lavoro delle proprie mani; nelle società moderne questo diritto viene ancora garantito dal lavoro, che la società deve offrire all’individuo, consentendogli tramite il risparmio di accedere alla disponibilità del bene. Il risparmio può essere utilizzato per pagarsi l’affitto o l’acquisto, che può essere agevolato e anticipato con prestito bancario (mutuo).

Il diritto primitivo alla tana, alla propria casa, passa quindi attraverso la garanzia di altri diritti elementari, non meno importanti: il diritto al lavoro e il diritto alla protezione del proprio risparmio (articoli 1,4, 35, 36, 47 della nostra Costituzione).

c. La sicurezza della Natura

Il principio della sicurezza della Natura non è garantito da nulla. Non c’è argomento logico che ci porti ad affermare il principio di omogeneità e continuità della Natura. Alla formulazione di questo principio ci costringe soltanto la speranza e lo stato di necessità. Come sosteneva Kant, non possiamo che attaccarci a questo principio per far tesoro della nostra esperienza e costruire su di esso il grandioso edificio della Scienza. Dobbiamo sperare che la Natura continui a comportarsi come si è sempre comportata e, dopotutto, non possiamo far altro. Di fatto, siamo semplicemente nelle mani della Natura. Se la Natura improvvisamente abbandonasse questa sua uniformità e continuità, non potrebbe esistere scienza e saremmo costretti a comportarci come quando si gioca alla roulette; saremmo semplicemente in preda la capriccio e al caso.

Possiamo soltanto trovare qualche consolazione nella constatazione che finora le cose hanno funzionato secondo questo principio, a partire dal quale abbiamo potuto «fare scienza», ottenendo dei pregevoli risultati che ci consentono di sperare che, se tutto continuerà ad andare come sempre è andato, sarà possibile ottenerne ancora degli altri. In questa situazione diventa perentorio accrescere le nostre conoscenze, continuando a interrogare la Natura e a studiare, seguendo l’imperativo che il grande matematico Hilbert ha voluto che si scrivesse sulla sua tomba, come testamento per le future generazioni: Wir müssen wissen, wir werden wissen (Dobbiamo sapere e sapremo).

Dobbiamo sperare ed avere fiducia che la Natura non ci inganni e dare il massimo impulso alla Scienza. Le organizzazioni scientifiche che le società moderne hanno costruito sono l’unica cosa sensata che l’umanità ha saputo fare e ogni persona di buon senso non potrà che sostenerle (articoli 9, 33, 34 della nostra Costituzione).

d. La sicurezza degli affetti

La sicurezza degli affetti non può essere garantita per legge, né imposta dall’organizzazione sociale. L’affetto di cui ciascuno di noi ha bisogno è sentimento spontaneo che niente può imporre. L’organizzazione sociale può soltanto incoraggiarlo e proteggerlo. L’Istituto della famiglia, che è il centro e l’origine degli affetti per ciascun individuo, è giusto che sia tutelato per legge (articolo 29 della nostra Costituzione). La famiglia e gli istituti scolastici hanno il compito di educare le nuove generazioni secondo il principio di reciprocità, incoraggiando la cooperazione nell’intento di creare una società solidale e amichevole dove la nascita spontanea degli affetti venga coltivata e incoraggiata. Dovrà essere chiarito che l’affetto ha carattere bidirezionale: tutti hanno diritto a ricevere la loro parte di affetto, ma parimente tutti devono sentirsi impegnati anche ad aprirsi alla capacità di fornire affetto agli altri.

e. La sicurezza sociale

L’organizzazione delle società moderne prevede diverse forme di tutela dai cosiddetti rischi naturali. Ci sono le Previdenze e le Assicurazioni che, fondandosi su valutazioni probabilistiche, intervengono a minimizzare l’effetto economico del danno. Le Assicurazioni agiscono contro calamità naturali, collettive e individuali (terremoti, incendi, alluvioni, incidenti di varia natura, invalidità, morte) le Previdenze intervengono contro fenomeni negativi di sicuro impatto nel contesto sociale (malattie, vecchiaia). L’organizzazione sociale ha anche messo in opera tecniche dette di Prevenzione del Rischio mirate a minimizzare e mitigare gli effetti di eventi dannosi naturali e/o non naturali. Ad esempio, i danni del terremoto possono essere mitigati costruendo edifici che rispettino una appropriata normativa antisismica, appositamente studiata in base al livello di sismicità della zona in cui si costruisce; le malattie professionali possono essere eliminate con una opportuna normativa che regoli le modalità lavorative di produzioni particolarmente rischiose etc. etc.
In sostanza il principio cui si fa riferimento è il seguente. Di fronte a calamità imprevedibili, le assicurazioni vengono istituite per mitigare gli effetti economici del danno rapportati alla loro incidenza statistica. Le organizzazioni previdenziali intervengono nel caso di calamità che toccano inevitabilmente ogni individuo della collettività (malattia, vecchiaia, morte): gli effetti vengono mitigati in parte sfruttando la base statistica dei fenomeni e in parte ricorrendo a forme di contribuzione generale obbligatoria. Infine, laddove il rischio possa essere minimizzato con opportuna normativa preventiva intervengono le organizzazioni di prevenzione del rischio.

Spadare e Ferrettare – Tre richieste del Wwf a De Castro

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Utilizzare le reti derivanti, come quelle sequestrate in questi giorni nei mari italiani, è illegale, un reato sancito anche dall’Unione Europea: per tornare alla normalità e non impoverire ulteriormente le risorse ittiche e la biodiversità marina, il Wwf chiede al Governo di fare chiarezza sui 200 milioni di euro che l’Italia ha ricevuto fino al 2002 (anno del bando spadare) per la riconversione delle reti spadare a metodi di pesca più selettivi, dare segnali di forte fermezza fornendo strumenti normativi inequivocabili e rafforzamento dei controlli nei porti e a mare, considerare lo spreco delle risorse che alcuni metodi di pesca provocano.

Queste le tre richieste di Michele Candotti, segretario generale del Wwf Italia che dichiara:

«Esistono posizioni equivocabili del recente decreto del Ministro alle Politiche Agricole Paolo De Castro, che hanno riacceso il dibattito tra molte associazioni ambientaliste. La sua firma era un atto dovuto, ma è anche vero che esiste una parte ?indisciplinata? di pescatori che ignora le rigide norme europee che fanno esplicito divieto dell’uso di reti da posta derivanti per la pesca del pesce spada e del tonno. Le ferrettare sono reti da posta di maglia non superiore a 100 mm di apertura e, secondo le norme europee, non dovrebbero superare i due chilometri di lunghezza e non dovrebbero pescare oltre le 3 miglia dalla costa. Sono strumenti ?tipici? italiani, neppure contemplati dalle norme europee, rimessi in mare per esplicita richiesta dei pescatori per la cattura di ricciole, sgombri, sardine e acciughe. Ma occorre riflettere sui rischi-spreco di questo metodo: solo il 20% del pescato, anche se molto redditizio, andrà realmente sul mercato, il resto viene rigettato a mare. Questo è un problema per l’ambiente ma anche per il futuro della pesca stessa, visto che incide sulle tasche dei pescatori ?buoni? costringendoli a competere con quelli di frodo.
«Inoltre altre specie protette, tra cui tartarughe e cetacei, restano impigliate in questo tipo di reti: proprio in questi giorni il Wwf ha trovato alcune stenelle spiaggiate lungo le coste calabresi con evidenti segni di maglie sul corpo e pinne mozzate. I segnali di sofferenza del mare ci sono tutti: è urgente una risposta politica e siamo pronti a collaborare per trovare soluzioni, come già stiamo facendo insieme ad alcune associazioni di categoria come l’Agci-agrital pesca per la lotta alla pesca illegale».

(Fonte Wwf)

EU Effort to Fight Global Warming Hits Money Snag The World Bank

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The European Union’s fight against global warming may be stalling as some governments back away from a promise under the Kyoto Protocol on climate change to give aid to poorer countries, EU diplomats said, reports The Wall Street Journal Europe.
More trouble for the Kyoto treaty is coming from the European Parliament, which is delaying the first reading of a bill designed to regulate emissions trading. The move puts at risk a 2005 deadline for implementing the legislation. The current dispute centers on how to share the cost. EU countries are supposed to present a united position December 1 at a meeting of the United Nations Framework Convention on Climate Change in Milan. But EU environment ministers meeting Monday in Luxembourg, who were expected to rubber-stamp the funding, failed to agree. Diplomats said Spain, Greece and Portugal resisted. “Some countries want to pay less than was originally agreed,” an EU diplomat said.
The EU is behind schedule in implementing another important aspect of the Kyoto Protocol: emissions trading, which would allow EU companies to buy inexpensive pollution credits from developing countries. Apart from cutting the cost of fighting global warming, emissions trading is supposed to spur investment by EU companies in Eastern Europe and Africa and act as an economic incentive to encourage Russia to ratify the Kyoto treaty.

Benessere, le promesse fra equilibri fisici ed equilibri mentali

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A ben vedere, le promesse di progresso, non sembrano essere state mai trasformate in cambiamenti a vantaggio di una dimensione umana della vita, ma solo utilizzate come una leva per sedurre e ottenere consensi che vanno a favore dell’economia di mercato e della sua evoluzione da sistema di risposta ai bisogni a motore di un consumismo che nell’usa e getta sembra aver trovato la formula della felicità per consumatori, produttori, distributori e per l’industria del credito che fa affari, non sempre trasparenti, su tutti questi tre attori.

Tantomeno, non sembra che, con le nuove tecnologie, ci siano stati miglioramenti per l’ambiente e, anzi, la nocività di alcuni inquinanti continua a crescere non solo con l’aumentare della loro quantità immessa nell’ambiente, ma anche per il potenziamento sinergico della nocività per le interazioni fra inquinanti diversi.
A fronte di una loro continua produzione, c’è, infatti, un ben rilevabile accumulo nel tempo di alcuni di essi, (amianto, polveri e fumi nocivi, gas serra, sostanze radioattive disperse nella biosfera, contaminazione delle acque da parte di particolari sali metallici tossici…) con la conseguente moltiplicazione plurifattoriale del loro impatto sull’ambiente e sulla condizione di benessere dell’uomo in particolare.

I danni sull’ambiente naturale e sugli esseri umani non sono, però, solo quelli fisici sul paesaggio naturale e sulla nostra salute. Infatti, con meccanismi purtroppo sperimentalmente meno quantificabili ma ben osservabili qualitativamente, le condizioni ambientali e di vita degli esseri viventi, possono imporre vincoli (a un vivere umano in sintonia con la complessità e la vitalità creativa degli equilibri naturali) che arrivano a incidere anche sulle nostre esperienze formative e capacità mentali.
Viene, infatti, troppo sottovalutato il disorientamento mentale, la perdita di identità per chi si trova in territori che non offrono più significati ad un vivere umano privato delle percezioni fisiche della diversità e della sua ricchezza espressiva, dell’esplorazione attenta e coinvolgente dell’ambiente naturale, delle esperienze emotive nel riconoscimento (sul campo) dei fenomeni naturali, delle relazioni formative con l’ambiente di vita (del quale ogni uomo e ogni comunità vitale è parte inseparabile). Senza questi riferimenti, il disorientamento che ne deriva non offre certo condizioni di benessere e forse neanche interesse a cercarlo.

Abbiamo, allora, buoni motivi per non meravigliarci se appare diffusa più la sensazione di vivere la fatica del cercare il benessere, come se fosse un miraggio, che la speranza dei vantaggi che ne dovrebbero derivare. Siamo di fronte a difficoltà che non possiamo, però, attribuire (come molti, invece, fanno) ad un’ingestibile diversità dei modi di concepire e realizzare un benessere. Non si tratta, infatti, di un bene individuale autoreferenziale, complicato dagli ostacoli che incontra in un contesto complesso.
Il benessere non è la somma aritmetica, delle visioni soggettive e semplificate, che fanno riferimento ad un generico «star bene», ciascuno per conto proprio, incapace di affrontare la nostra diversità e dare significative aperture ai problemi della nostra realtà complessa. Il benessere, diversamente da quanto avviene per il potere, ha le difficoltà opposte, di non potersi realizzare in quei contesti umani semplificati che non favoriscono integrazioni e condivisioni.
Il benessere non dovrebbe essere declinato in termini di principi (facili prede delle ideologie e usati a sostegno degli «assoluti» che se ne possono far derivare), ma dovrebbe essere vissuto, invece, come un luogo dinamico, concreto e condiviso (come è quello solidale vissuto nella propria famiglia o in uno stesso luogo di lavoro, come è quello di una buona cittadinanza che sa apprezzare l’arricchimento offerto dall’incontro fra modi di vedere, opinioni, stili di vita, culture diverse).

In tempi di competizioni e di consumi (che tendono ad impoverire le relazioni creative e i riferimenti alla diversità delle nostre aspirazioni più profonde) il benessere rischia di essere confinato nel recinto di uno status formale individuale (in una realtà meccanica di produzione-consumo) che viene proposto come riconoscimento (quasi un bonus) per un merito guadagnato, sulle opportunità estemporanee del «fare cose», secondo il senso comune e le mode che lo costruiscono. Ma è improbabile che l’impegno verso un «darsi da fare» meccanico, possa produrre quel benessere che può, invece, essere costruito solo sulle relazioni sinergiche con i propri simili e con gli equilibri naturali e sul poter entrare in sintonia con il senso, sempre tutto da indagare, che li anima.
Il benessere è, infatti, l’effetto di una interazione catalitica (fra le nostre pluralità relazionali e propositive) e che trasforma, le nostre aspirazioni più profonde, in elementi di un equilibrio dinamico fra diversità vitali e pensieri individuali (potenziati dalla condivisione) che si formano nei contesti naturali. C’è, dunque, un progetto umano (che può essere condiviso e praticato) da realizzare, da verificare e da rielaborare, insieme e intelligentemente, alla luce delle nostre esperienze plurali e del divenire della nostra realtà.

Altri pareri motivati

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All’Italia sono stati inviati pareri motivati per non aver notificato alla Commissione la legislazione nazionale di attuazione delle normative UE sul rumore, sulla valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente, sull’accesso del pubblico alle informazioni ambientali e sulla disponibilità di informazioni sul risparmio di carburante e sulle emissioni di CO2 da fornire ai consumatori per quanto riguarda la commercializzazione di autovetture nuove . Azioni analoghe sono in corso nei confronti di altri Stati membri.

Il presidente della commissione regionale antimafia…

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Il presidente della Commissione regionale antimafia, Nino De Gaetano, esprime seria preoccupazione per lo scenario emerso dall’inchiesta condotta dalla Procura di Paola e dichiara che «la forte contaminazione radioattiva registrata dai tecnici dell’Arpacal e dai carabinieri del Noe lungo il greto del fiume Olivo, tra i comuni di Serra D’Aiello, Aiello Calabro, Amantea e San Pietro in Amantea, ha riacceso i riflettori giudiziari sulla misteriosa vicenda della motonave Jolly Rosso, arenata ad Amantea il 14 dicembre 1990 e al centro, insieme ad altre navi, di una serie di inchieste su un presunto traffico internazionale di rifiuti radioattivi.

Oggi, con la scoperta del cargo adagiato con la stiva squarciata sul fondale al largo di Cetraro, proprio nel punto indicato dal pentito Francesco Fonti, la “leggenda” delle navi affondate con rifiuti tossici e pericolosi acquista innegabile consistenza».