Sulle Ande boliviane raggi UV più intensi di sempre

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    Ma l’intensità di queste radiazioni ultraviolette (280-315 nanometri) è senza precedenti. «Un indice ultravioletto di 11 è considerato estremo, e in anni recenti, in località vicine, è arrivato a 26 – commenta Nathalie Cabrol -. Ma il 29 dicembre 2003 abbiamo misurato un indice di 43»

    Raggi ultravioletti da record in Sudamerica: vicino ai Tropici un team di ricercatori americani e tedeschi ha misurato la radiazione più intensa mai registrata sul pianeta sulle Ande boliviane, a soli 2.400 km dall’Equatore. Lo segnala uno studio pubblicato sulla rivista «Frontiers in Environmental Science».
    Le misurazioni sono state fatte nell’emisfero meridionale, nell’estate del 2003 e del 2004. I ricercatori esaminavano le altitudini dei laghi andini come parte di uno studio di astrobiologia sugli ambienti simili a quelli di Marte, dislocando i dosimetri sulle cime del vulcano Licancabur, a 5.917 metri, e vicino al lago di Laguna Blanca, a 4.340 metri. La combinazione di un sole di mezzogiorno vicino allo zenit, e l’elevata altitudine di questi siti ha prodotto livelli di irradiazione maggiori, a causa dei livelli di ozono naturalmente bassi in questi luoghi.
    «Questi livelli da record non sono stati misurati nell’Antartide, spiega Nathalie Cabrol, coordinatrice del team, dove i buchi dell’ozono sono un problema da decenni, ma ai Tropici, in un’area dove ci sono piccole città e villaggi».
    Ma l’intensità di queste radiazioni ultraviolette (280-315 nanometri) è senza precedenti. «Un indice ultravioletto di 11 è considerato estremo, e in anni recenti, in località vicine, è arrivato a 26 – commenta Cabrol -. Ma il 29 dicembre 2003 abbiamo misurato un indice di 43».
    La radiazione intensa ha coinciso con altre circostanze che possono aver aumentato il flusso di ultravioletti, come l’esaurimento dell’ozono per l’aumento degli aerosol a causa di tempeste stagionali e incendi nell’area. Inoltre un’enorme fiammata solare si è verificata proprio due settimane prima che il flusso fosse registrato.
    Per Giovanni D’Agata, presidente dello «Sportello dei Diritti»,  anche se questi eventi non sono collegati direttamente al cambiamento climatico sono delle sentinelle che ci avvertono di cosa può succedere se l’ozono si riduce a livello globale.

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