«Intrecci di saperi», oggi la presentazione

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֎Si presenta oggi alle 21, a Peschici, in piazza Sant’Antonio, il volume «Intrecci di Saperi. Per una conoscenza integrata». Interverranno autorità e i promotori del lavoro. Un impegno che viene da lontano sin dall’inizio delle prime attività nel 2022֎

Giornata del Mediterraneo, un mare di biodiversità da proteggere

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(Adnkronos) – L’8 luglio si celebra l’International Day for the Mediterranean Sea, la giornata dedicata alla tutela del Mar Mediterraneo e alla salvaguardia degli ecosistemi marini per prevenire i rischi naturali ed antropici e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla salute del Mare Nostrum ed i pericoli che lo minacciano.

Quando il vocabolario spiega la politica

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Tempo di lettura: 6 minuti ֎Su autonomia differenziata il dibattito è aperto, la riflessione invocata, l'alternativa possibile. Chi trascina il popolo su vedute particolaristiche paghi nelle urne l’impudenza e la tracotanza del «divide et impera»֎

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La bellezza per comprendere la crisi climatica

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Tempo di lettura: 4 minuti ֎La più ampia esposizione mai realizzata sugli oltre 40 anni di carriera del grande artista canadese è aperta al pubblico dal 21 giugno 2024 al 12 gennaio 2025. Le straordinarie […]

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Ambiente, studio: i bambini italiani soffrono di ecoansia

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(Adnkronos) –
Preoccupazione, tristezza, rabbia: sono solo alcune delle emozioni più associate dai bambini all'ansia sul futuro del pianeta. Il 95% tra bambine e bambini intervistati si dichiara preoccupato per il futuro dell’ambiente e più di uno su 3 (40%) riferisce di aver fatto un brutto sogno sul cambiamento climatico o sull’ambiente in pericolo e di aver fatto fatica a dormire o mangiare a causa di questo pensiero. È quanto emerge dai risultati di un recente studio italiano, nato nel contesto del progetto educativo di Scuolattiva Onlus 'A Scuola di Acqua', realizzato da nove anni in collaborazione con il Gruppo Sanpellegrino e dedicato alla sensibilizzazione dei più giovani sui temi dell’idratazione e della sostenibilità ambientale.  La ricerca condotta sotto la supervisione scientifica del Laboratorio di Psicologia della Salute del Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento dell’Università di Pavia, e in collaborazione con Triplepact Società Benefit, ha previsto la somministrazione di una survey realizzata con metodologia Cawi (Computer Assisted Web Interview) e ha coinvolto un campione di circa 1000 bambini tra i 5 e gli 11 anni.  Diverse ricerche internazionali hanno suggerito una suddivisione in tre categorie per comprendere come i cambiamenti climatici influenzino la salute mentale: impatti diretti, indiretti e vicari. Finora, gran parte della ricerca scientifica ha focalizzato l'attenzione sugli impatti diretti, quelli che si manifestano dopo eventi climatici estremi come alluvioni, terremoti o uragani. Tuttavia, sempre più persone stanno vivendo un senso di angoscia legato alla crisi climatica globale anche senza essere direttamente o indirettamente colpite. Questo emerge chiaramente anche nello studio di ScuolAttiva: l’ecoansia nei bambini non è necessariamente correlata a esperienze realmente vissute, ma piuttosto è frutto della comunicazione e informazione sui temi del climate change che influenzano la percezione del problema da parte dei più piccoli. In altre parole, solo conoscere le conseguenze dei cambiamenti climatici attraverso i media può influenzare la salute mentale.  Nonostante lo stato di marcata preoccupazione, i bambini si sentono strettamente connessi all’ambiente (nel 78% dei casi) e il loro approccio al fenomeno non è passivo ma, al contrario, connotato da un forte spirito di protagonismo e di motivazione ad agire: la quasi totalità del campione si percepisce infatti direttamente responsabile della situazione (95.6%) e pensa che il proprio contributo possa fare la differenza (97.2%). Non solo, agli occhi dei bambini, la soluzione sta nella partecipazione di tutti: anche gli adulti, nei quali è riposta la fiducia del 72% dei più piccoli, devono contribuire attivamente alla salute del Pianeta. Lo studio sottolinea quindi l'importanza di promuovere l’engagement delle nuove generazioni nella tutela dell'ambiente e nel contrasto ai cambiamenti climatici attraverso iniziative formative e di sensibilizzazione.  “Sanpellegrino, attraverso ‘A Scuola di Acqua: sete di futuro’ promuove da anni iniziative per stimolare nelle nuove generazioni comportamenti responsabili legati a un consumo corretto e consapevole di acqua e per educarli al riciclo e alla tutela ambientale. Lo studio realizzato dall’Università di Pavia aggiunge, quindi, un nuovo tassello a questa iniziativa mostrando la preoccupazione dei bambini per il futuro del Pianeta, insieme alla convinzione che il loro contributo possa fare la differenza. Siamo, infatti, convinti che i progetti di formazione ricoprano un ruolo fondamentale nel creare consapevolezza su questi temi perché, attraverso l’informazione e la formazione dei più piccoli, si possono gettare le basi per costruire un futuro più sostenibile”, osserva Fabiana Marchini, Head of Sustainability del Gruppo Sanpellegrino.  “Assistere alle conseguenze del cambiamento climatico può generare sofferenza e preoccupazioni per il futuro, insieme a senso di impotenza e frustrazione per l’incapacità di arrestare questo fenomeno o di fare la differenza. Per questo diventa sempre più necessario investire su iniziative formative e di sensibilizzazione che favoriscano l’empowerment dei cittadini e, soprattutto delle nuove generazioni, in merito al valore dei comportamenti di ciascuno di noi nel contrasto agli effetti del cambiamento climatico. Ciò può proteggere le persone dall’esperienza di eco-ansia, che non è ovviamente una patologia ma rappresenta tuttavia un fattore di rischio per disturbi della salute mentale. È infatti un fattore di stress che può spingere gli individui a reagire all'ansia cambiando non solo il loro comportamento quotidiano, ma anche la loro prospettiva sul mondo e le aspettative per il futuro”, sottolinea la professoressa Serena Barello, direttrice del laboratorio di Psicologia della Salute del Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento dell’Università di Pavia coordinatore scientifico dello studio.  In sintesi, lo studio ha evidenziato un profondo legame emotivo dei più piccoli con il futuro del pianeta, contraddistinto da preoccupazione, tristezza e rabbia. Nonostante questo stato di marcata preoccupazione, i bambini si sentono coinvolti e responsabili, credendo fermamente che il loro contributo possa fare la differenza. La ricerca sottolinea l'importanza di coinvolgere attivamente le nuove generazioni nella tutela dell'ambiente e nel contrasto ai cambiamenti climatici.  “Il progetto A Scuola di Acqua – Sete di Futuro da sempre si propone di sensibilizzare i giovani sui temi dell'ambiente e della sostenibilità, fornendo loro strumenti per affrontare le sfide legate al cambiamento climatico – sottolinea Simona Frassone, presidente di ScuolAttiva Onlus – ma come è nel nostro stile siamo sempre attenti all’emergere di nuove necessità e criticità di docenti e studenti italiani. Per questo abbiamo ritenuto imprescindibile indagare un fenomeno, l'eco-ansia, che ad oggi non è ancora così famoso ma di cui nelle aule italiane si possono già notare alcuni effetti. Abbiamo toccato con mano una profonda sensazione di disagio e paura cronici legata agli effetti del riscaldamento globale, che può influenzare la salute mentale dei bambini. Siamo molto orgogliosi di essere, insieme a Sanpellegrino, all’Università di Pavia e Triplepact, i primi in Europa a dare un contributo scientifico sul fenomeno per il target dei bambini delle scuole primarie. Da vent’anni sosteniamo l'importanza di sostenere la scuola italiana con investimenti privati in iniziative educative volte a sostenere i giovani. E questa ricerca conferma questo nostro impegno”.  E gli insegnanti? La fotografia scattata su cinquecento insegnanti ricalca specularmente i dati forniti dai ragazzi, seppur con qualche nota di maggiore pessimismo. Ad esempio, il senso di efficacia nell’affrontare in prima persona le sfide ambientali risulta forte solo in una persona su 10. Inoltre, a differenza di un’ampia maggioranza di bambini che dichiara di riporre fiducia negli adulti per la gestione della sfida climatica e ambientale, solo 2 docenti su 10 si dichiarano fiduciosi nelle istituzioni in tal senso. La maggioranza crede però convintamente nel valore delle iniziative educative tese ad aumentare la sensibilità delle persone sul valore del proprio contributo individuale per combattere le sfide ambientali. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Clima, una minaccia allo stile di vita per un italiano su due

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(Adnkronos) –
Più della metà degli italiani (51%) considera il cambiamento climatico una minaccia per il proprio stile di vita nel prossimo decennio, prima ancora di questioni come le pandemie (25%), l'immigrazione (20%) e l'intelligenza artificiale (13%). Sono i risultati di un’indagine commissionata da Finn Partners Research&Insights e condotta in tutti i 27 Stati membri dell'Unione Europea coinvolgendo quasi 12mila cittadini, di cui 1.603 in Italia.  Le preoccupazioni sul cambiamento climatico sono così forti che due terzi degli intervistati (66%) ritiene che gli eventi meteorologici estremi avranno un ruolo nella scelta del luogo in cui vivranno nei prossimi 20 anni. Tra questi, l'aumento delle temperature (44%), la siccità (30%) e le inondazioni (12%) sono gli eventi che preoccupano maggiormente. In effetti, la maggior parte (84%) degli intervistati sono preoccupati per gli effetti degli eventi meteorologici estremi, quali forti piogge/alluvioni o temporali violenti.  L'opinione dei cittadini dell'Ue sui risultati ottenuti dai governi nazionali nell'affrontare le questioni climatiche e ambientali è negativa, con meno di uno su cinque (17%, in Italia il 16%) che ritiene che abbiano ottenuto risultati per lo più buoni o molto buoni. Quasi la metà (46%) afferma che le misure adottate dal proprio governo nazionale in materia sono state per lo più scarse o molto scarse (in Italia, il 50%). L'Ue ha ottenuto risultati migliori, ma solo marginalmente: un quinto (20%, del campione totale e degli italiani) ritiene che i risultati siano stati buoni (rispetto al 42% che li cita come scarsi, in Italia il 45%). Nonostante la diffusa preoccupazione dei cittadini di tutti gli Stati membri dell'Ue per il clima, con un 79% (86% in Italia) che si preoccupa dell'impatto sulle prossime generazioni, esiste ancora una resistenza all'evidenza scientifica. Il 10% degli intervistati (l’8% in Italia) è dell'opinione che il cambiamento climatico causato dall’attività antropica non sia in atto e un altro 3,5% (2% in Italia) è dell'opinione che non ci sia un cambiamento climatico in atto. A livello europeo questo dato corrisponde a 60 milioni di persone che negano che l'uomo sia la causa principale del cambiamento climatico o che sostengono che non stia accadendo affatto. Contrariamente alle aspettative, gli anziani non sono più propensi a negare i cambiamenti climatici o ad attribuirli a processi naturali. Al contrario, gli intervistati più giovani sono leggermente più propensi a sostenere l'opinione che il cambiamento climatico non sia in atto (4% tra i 18-44enni) o che non sia causato dall'uomo (tra l'11-12% per queste fasce d'età).  Secondo lo studio, poi, l’88% degli italiani concorda sul fatto che il cambiamento climatico sia un problema serio, rispetto all'82% del campione complessivo; l’83% degli italiani afferma di cercare di risparmiare 'sempre' o 'spesso' energia, rispetto al 76% del campione complessivo; il 55% degli italiani afferma di riflettere 'sempre' o 'spesso' sulle proprie abitudini di acquisto evitando brand di fast fashion o concentrando gli acquisti online per avere un’unica consegna, rispetto al 51% del campione complessivo; gli italiani credono che il cambiamento climatico avrà un impatto sulle proprie vacanze poiché d’estate farà troppo caldo (75%) e d’inverno ci sarà meno neve (47%), e sull’alimentazione poiché alcuni prodotti come l’olio diventeranno molto costosi (49%). Per Luca Iacoboni, responsabile relazioni esterne e strategie per la decarbonizzazione di Ecco, il Think Tank italiano per il clima, “questa ricerca mostra quanto il cambiamento climatico sia ormai una realtà per i cittadini italiani e quanto impatti sulla vita di tutti, dalla scelta del luogo in cui vivere fino alle vacanze, passando per il lavoro o gli effetti dei sempre più numerosi eventi meteorologici estremi. Emerge anche chiaramente come la risposta politica sia ritenuta insufficiente dalla metà degli intervistati. Le persone non hanno paura della transizione energetica, ma rintracciano una incapacità da parte della classe politica di governarla, massimizzandone i benefici e minimizzandone i costi: questa è la sfida a cui è chiamata la politica, a cominciare dai G7 in corso e dalle imminenti elezioni europee, senza dimenticare ovviamente politiche nazionali come il Piano Mattei o la revisione del Piano Integrato Energia e Clima”. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Il degrado dei pascoli e le relative conseguenze

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(Adnkronos) – Una delle attività più antiche dell’uomo è la pastorizia, che tutt’oggi rappresenta una fonte di sostentamento per miliardi di persone.

Arte: a Sant’Albano Stura l’opera ‘Terzo Paradiso Recycling’, l’omaggio del maestro Pistoletto al riciclo

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(Adnkronos) – Inaugurata a Sant’Albano Stura, nel cuneese, l’opera Terzo Paradiso Recycling realizzata dal Maestro Michelangelo Pistoletto. Realizzata di fronte allo stabilimento Dentis, specializzato nel riciclo della plastica, l’installazione, tutta in plastica recuperata e ferro, coperta da un grande telo, realizzato in poliestere ottenuto anch’esso da bottiglie riciclate, è stata svelata al pubblico alla presenza del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin.

Sembra proprio che gli manchi la parola

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֎Dai tempi dei tempi l’interrogativo, sempre esistente, non ha avuto risposta. Ora però, la ricerca si è fatta più incalzante, gli strumenti di indagine sono più sofisticati, e il confronto non è su racconti o credenze ma su dati di fatto֎

Scarso impegno per il clima, la Bce si prepara a sanzionare quattro banche

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(Adnkronos) – Una decisione senza precedenti: la Bce sta per sanzionare quattro banche europee a causa del loro scarso impegno nell’affrontare il cambiamento climatico.  La scelta arriva dopo anni di pressioni e l’ammonimento dell’ex capo della vigilanza bancaria Andrea Enria, il quale a settembre aveva dichiarato che la Banca centra europea avrebbe fatto ricorso alle sanzioni in alternativa a requisiti di capitale più elevati.  Dunque, per quanto storica, la decisione non sarebbe inaspettata. Anche la Bce ha avvertito ripetutamente che gli istituti di credito non stanno facendo abbastanza per prepararsi agli effetti degli eventi climatici estremi sui valori degli asset e sul rischio di fallimento dei clienti con grandi impronte di carbonio. A preoccupare Francoforte non è solo la questione ambientale, ma la solidità finanziaria degli istituti di credito e l’annessa tutela dei clienti. L’aspetto climatico si intreccia a quello sociale della trasparenza in armonia con gli obiettivi e i principi Esg, sempre più attenzionati anche da istituzioni, correntisti e investitori.
 Inizialmente, l’organismo di controllo aveva minacciato di sanzioni 18 banche europee. La riduzione del novero a quattro istituti di credito dimostra che la pressione della Bce sta dando i suoi frutti. Secondo fonti vicini a Francoforte, le sanzioni potrebbero non essere elevate e avere un valore principalmente simbolico. In ogni caso, rappresenterebbero un segnale forte da parte della Banca centrale per “obbligare” gli istituti di credito a seguire le sue regole in materia di climate change.  Le multe possono ammontare fino al 5% delle entrate medie giornaliere di un istituto di credito. Per una banca con entrate annue di 5 miliardi di euro, ad esempio, ciò potrebbe significare sanzioni giornaliere fino a 0,7 milioni di euro nella peggiore delle ipotesi, anche se non si esclude una linea meno severa. Non ci sono dubbi, invece, sul criterio cronologico: le banche segnalate stanno accumulando sanzioni ogni giorno che passa senza colmare l’inerzia in ambito climatico. Possono essere prese in considerazione anche fattori attenuanti, il che significa che alcune multe potrebbero essere ridotte o addirittura annullate, secondo quanto riportato da The Business Times. La stessa normativa europea richiede alle banche di valutare se sono o saranno esposte a rischi materiali e di riflettere questa esposizione nelle loro riserve di capitale. In base alle disposizioni della Bce, gli istituti di credito devono comprendere nelle loro analisi:  – tutti i fattori rilevanti collegati ai rischi climatici e ambientali; – l’esposizione degli istituti a questi fattori Come spiegato da Frank Elderson, membro del consiglio esecutivo della Bce “una valutazione della materialità non è solo un ‘nice to have’ –
conoscere i propri rischi è una precondizione per poterli affrontare”. Sempre meno in contraddizione tra di loro, le scelte green e la redditività degli istituti sono ormai strettamente connessi.  Si parta da un presupposto: l’obiettivo primario delle politiche monetarie varate dalla Bce è contenere l’inflazione entro un tasso del 2% nel medio termine. Da questo obiettivo principale discendono a cascata una serie di effetti su altri impegni della Banca centrale, in primis il sostegno alla transizione verde dell’economia, in linea con gli obiettivi climatici dell’Unione. Nostro malgrado, la relazione si è manifestata con chiarezza da luglio 2022, quando la Bce è dovuta intervenire con il rialzo dei tassi per contenere l’inflazione. Dieci rialzi consecutivi che hanno contribuito a far calare l’inflazione dal picco del 10,6% (ottobre 2022) al 2,4% si aprile 2024.  Una scelta necessaria, che ha avuto inevitabili ripercussioni sui cittadini e anche sulla transizione green. Come spiegato da Piero Cipollone, Membro del Comitato esecutivo della Bce, al Festival dell’Economia di Trento, anche i costi della transizione green hanno risentito del maggior costo del credito, seppur temporaneamente.  “Siamo esposti a un circolo vizioso, in cui l’economia si ritrova arenata in un ciclo continuo di gestione delle crisi, che riduce la possibilità di effettuare gli investimenti necessari alla transizione verde”, chiosa Cipollone.  Trattando il tema, non poteva venir meno l’atavica questione europea: qual è l’equilibrio tra regu

lation e competitività? Storicamente, l’impegno a combattere il cambiamento climatico è stato ostacolato da quella che Mark Carney ha definito la “tragedia dell’orizzonte breve”, rappresentato quest’ultimo dagli interessi economici che dominano le scelte dei decisori. Molte banche europee sono preoccupate di perdere ulteriore terreno rispetto agli Usa, dove la Fed utilizza un approccio meno rigoroso. La storia recente, però, ricorda che a volte non seguire l’approccio soft degli Usa può aiutare l’Unione ad evitare traumi di sistema, soprattutto se si parla di banche. Il rigore di Francoforte contrasta con l’approccio della Federal Reserve, che per il presidente Jerome Powell ha “responsabilità strette, ma importanti, riguardo ai rischi finanziari legati al clima”.  Sebbene alcune banche abbiano iniziato a mettere da parte capitale per coprire i rischi legati al clima e migliorato la loro gestione del rischio, il consigliere Elderson ha elencato diverse carenze da parte degli istituti bancari, tra cui: – Non considerare tutte le categorie di rischio rilevanti; – Concentrarsi solo sui rischi di transizione e omettere i rischi fisici, o considerare solo un sottoinsieme di regioni geografiche; – Utilizzare un approccio netto piuttosto che lordo per identificare i rischi, compromettendo la capacità delle banche di misurare l’impatto reale e pianificare la mitigazione. In base al rapporto europeo 2023 sullo stato del clima, l’Europa è il continente che si riscalda più rapidamente al mondo, a un ritmo doppio rispetto alla media mondiale dagli anni ‘80, anche se questo non è dovuto solo all’inquinamento.  I dati dimostrano che tenere distinti clima e redditività è pericoloso. I rischi collegati agli eventi climatici estremi sono così elevati che in Italia è stato introdotto l’assicurazione obbligatoria contro i danni da calamità naturali, da stipulare entro la fine dell’anno. I dati dell’Agenzia europea dell’ambiente sono netti: dal 1980 al 2022 gli eventi meteorologici e climatici hanno causato perdite economiche pari a circa 650 miliardi di euro nell’Ue e nel 2022 le perdite annuali sono aumentate del 41% rispetto al 2009. Secondo un rapporto congiunto Bce-Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (European Insurance and Occupational Pensions Authority, EIOPA), nell’Unione è assicurato solo un quarto delle perdite dovute a eventi meteorologici e climatici estremi. La copertura assicurativa è minore tra le fasce meno abbienti della popolazione, proprio quelle che tendenzialmente vivono in abitazioni più esposte alle catastrofi naturali. L’Eea conferma che un cittadino europeo su otto è esposto al rischio alluvione o siccità. Il cambiamento climatico, inoltre, rende imprevedibile l’andamento dell’inflazione e più complessa la gestione della politica monetaria. Da un lato, infatti, i crescenti danni e la maggiore incertezza connessi al cambiamento climatico possono ridurre la crescita della produttività, anche a causa di un maggio risparmio a scopo precauzionale, mentre gli investimenti e le innovazioni indotti dalle politiche di transizione potrebbero avere un effetto positivo. La relazione clima-finanza raggiunge forse il suo punto più alto, almeno in termini di evidenza, nel sistema di scambio delle quote di emissioni, che sta riscuotendo un discreto successo in termini ambientali. Nonostante gli sforzi, dunque, l’impegno dell’Ue per contenere il cambiamento climatico non è ancora sufficiente. La valutazione della Commissione europea del dicembre 2023 ha riscontrato che le misure contenute nelle proposte di piani nazionali per l’energia e il clima degli Stati membri non erano sufficienti a conseguire gli obiettivi dell’UE per il 2030 in termini di emissioni di gas a effetto serra, assorbimenti di carbonio, energie rinnovabili ed efficienza energetica. A gennaio 2024 il Comitato consultivo scientifico europeo sui cambiamenti climatici ha rilevato la necessità di maggiori sforzi in tutti i settori per realizzare gli obiettivi climatici dell’UE dal 2030 al 2050, in particolare nei settori dell’edilizia, dei trasporti, dell’agricoltura e della silvicoltura. Come spesso ricordato su Obiettivo Esg, anche se tutti gli impegni nazionali fossero rispettati, l’obiettivo delle emissioni nette pari a zero nel 2050 sarebbe comunque molto lontano. Uno scenario sviluppato dal Network for Greening the Financial System (NGFS), che riunisce banche centrali e autorità di vigilanza che si dedicano a questioni climatiche in tutto il mondo, evidenzia che per azzerare le emissioni entro il 2050 la quota dei combustibili fossili nel mix energetico dell’Ue deve diminuire dal 73% circa del 2020 a circa il 20% nel 2050. Con le politiche attuali, si arriverebbe invece ad un livello poco inferiore al 60% come ricordato da Piero Cipollone. [Fonte grafico: Banca centrale europea | Eurosistema] 
L’eziologia di questo scenario è ben descritta dalle parole del membro esecutivo Bce: “In passato, quando gli effetti sembravano lontani, non abbiamo investito a sufficienza, e quindi ora dobbiamo sostenere costi più elevati sia per fronteggiare l’impatto che i cambiamenti climatici hanno oggi sulle nostre economie, sia per gli investimenti richiesti a prevenire i danni futuri”.  Relegare a Francoforte la questione finanza-clima sarebbe un grave errore dato che le politiche monetarie delle banche nazionali dipendono direttamente dalla Bce. Diversi studi dimostrano come le condizioni meteorologiche estreme, come siccità, alluvioni ed estati eccessivamente calde, possano incidere sia sul livello dell’inflazione che sulla sua volatilità.  Secondo le stime della Bce, le temperature estreme dell’estate 2022 hanno fatto aumentare l’inflazione dei beni alimentari in Europa di circa 0,7 punti percentuali complessivamente in un solo anno e gli effetti potrebbero essere ancora più pronunciati in futuro, salendo all’1% nel 2035 e a quasi il 2% nel 2060.  [Fonte grafico: Banca centrale europea | Eurosistema] Il periodo successivo allo scoppio della guerra in Ucraina ha insegnato bene agli europei cosa significhi vivere in un contesto di forte inflazione, soprattutto in quei Paesi, come l’Italia, dove gli stipendi non subiscono abbastanza adeguamenti. Anche questa soluzione, tra l’altro, ha dei rischi considerevoli: siccome il cambiamento climatico limita la produttività, oltre un certo livello l’incremento dei salari reali “supererebbe” il Pil. In pratica, l’aumento dei salari avrebbe l’effetto paradossale e distorsivo di accrescere ulteriormente l’inflazione. Sul punto, giova ricordare che dopo un lungo torpore, l’Ue si è improvvisamente scoperta dipendente dalla Russia di Putin pagando cara la sua dipendenza dai combustibili fossili. L’incremento dei prezzi dell’energia e dei beni e servizi sensibili all’energia ha contribuito per circa 6 punti percentuali al livello dell’inflazione dell’area dell’euro, schizzata oltre il 10% nell’ottobre 2022. Come sottolineato anche da Piero Cipollone al Festival dell’Economia di Trento, una maggiore disponibilità di energie rinnovabili avrebbe ridotto l’entità dello shock. Anche la preoccupazione relativa ai costi della transizione green va ridimensionata. “Gli sforzi volti a garantire l’approvvigionamento delle principali materie prime, a effettuare acquisti comuni o a sostenere l’innovazione per limitare la dipendenza da queste – spiega Cipollone – possono contribuire a ridurre la nostra esposizione al prezzo e alla disponibilità di metalli e minerali essenziali per la transizione verde come il rame o il litio”. [Fonte grafico: Banca centrale europea | Eurosistema] 
Le politiche green possono persino rivelarsi molto redditizie come dimostrano i progressi conseguiti nelle fonti energetiche rinnovabili, nello stoccaggio in batteria e nelle reti intelligenti.  Sfruttando i vantaggi dell’economia di scala, la diffusione di queste soluzioni abbatte i costi e alimenta un ciclo di innovazione e investimenti in grado di autoalimentarsi. Gli effetti benefici dell’economia di scala verrebbero infine amplificati dall’integrazione del mercato europeo dell’energia che consentirebbe di incrementare l’efficienza e la resilienza dell’Unione.  A pochi giorni dalle elezioni di giugno, la maggiore solidità appare sempre di più l’unica via per garantire un futuro prospero all’Ue. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Le canzoni di Rizzo e Valente

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֎Alla masseria Dirupo a Noci (Bari) nell’ambito delle iniziative de «Le pietre che parlano», concerto di Laura Rizzo e Carlo Valente, «Cardiologia». «Una scaletta di circa 14 pezzi, una selezione feroce tra le tante meraviglie presenti nel canzoniere italiano, ma alla fine la nostra attenzione è ricaduta proprio su pezzi che iconicamente avessero una scena, quasi cinematografica, tanto da far figurare, a chi ci è di fronte, in platea, quel che accade»֎

Quei denti a sciabola li hanno condannati all’estinzione

Tempo di lettura: 3 minuti ֎La tigre dai denti a sciabola e il gatto sono più simili di quanto si creda. Uno studio, a cui ha preso parte la Sapienza, rivela una continuità morfologica tra […]

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Quanto costa creare un nuovo bosco

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(Adnkronos) – Creare un nuovo bosco in Italia è molto più di un semplice atto di piantumazione; è un investimento nel futuro sostenibile del nostro ambiente e della nostra comunità. Eppure, quanto costa davvero portare alla vita una nuova area boschiva, e quali benefici possono derivare da tale investimento?  Secondo le recenti ricerche condotte da Etifor, B Corp e spin-off dell'Università di Padova specializzata in consulenza ambientale, il costo di creazione di un nuovo bosco può variare significativamente a seconda di diversi fattori. Un progetto standard può oscillare tra i 14.000 e i 23.000 euro ad ettaro, mentre un bosco progettato scientificamente, in grado di soddisfare criteri di multifunzionalità e standard qualitativi internazionali più elevati, può arrivare fino a 38.000 euro per ettaro. La tutela della biodiversità è una delle principali ragioni dietro la creazione di nuovi boschi. Le foreste non sono solo degli ecosistemi vitali per il pianeta, ma sono anche fondamentali per la conservazione della biodiversità. Con oltre l'80% delle specie terrestri che chiamano le foreste la loro casa, proteggere questi habitat è essenziale per preservare la varietà di flora e fauna del nostro pianeta.  In un paese come l'Italia, che vanta 11 milioni di ettari di foreste (più di un terzo del territorio nazionale), con oltre 58.000 specie animali e 6.700 specie di piante vascolari, investire nella creazione di nuove foreste è cruciale per proteggere e preservare questo prezioso patrimonio. Le finalità dietro la creazione di un nuovo bosco influenzano le decisioni progettuali e gli investimenti economici. Mentre in passato si prediligevano boschi con finalità specifiche, come la produzione di legname, oggi si tende a favorire boschi con finalità multiple, in grado di offrire una vasta gamma di benefici, dalla protezione della biodiversità alla produzione di materie prime, fino alla mitigazione del dissesto idrogeologico. Le fasi che portano alla nascita di una nuova foresta sono ben definite e richiedono un impegno costante. Dalla progettazione, affidata a esperti tecnici forestali, alla preparazione del terreno, all'impianto delle piantine e alla successiva manutenzione, ogni passo è fondamentale per garantire il successo a lungo termine del progetto: Etifor ha introdotto il concetto di "superforeste", che rappresentano un nuovo approccio alla riforestazione che va oltre la semplice piantumazione di alberi. Questi boschi, nati da un approccio scientifico e multidisciplinare, sono progettati per innescare circoli virtuosi di benefici sia per l'uomo che per l'ambiente.  Contrariamente alle foreste tradizionali, le superforeste sono concepite per massimizzare la multifunzionalità, producendo una vasta gamma di servizi ecosistemici. Oltre alla protezione della biodiversità, esse possono contribuire alla produzione di legname, alla fissazione del carbonio, alla regolazione del ciclo dell'acqua e molto altro ancora. Questi boschi multifunzionali rappresentano un investimento significativo nel futuro sostenibile del nostro pianeta, offrendo un modello innovativo per la gestione delle risorse naturali e la promozione della resilienza degli ecosistemi. Creare un nuovo bosco è un investimento significativo, ma i benefici che può generare sono inestimabili. Oltre alla protezione della biodiversità e alla mitigazione dei cambiamenti climatici, i boschi offrono una vasta gamma di servizi ecosistemici che contribuiscono al benessere delle comunità locali e alla qualità generale dell'ambiente. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Giornata Mondiale della Biodiversità, “essere parte del piano” per il futuro del pianeta

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(Adnkronos) – Il 22 maggio di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale della Biodiversità, proclamata dalle Nazioni Unite per aumentare la consapevolezza e la comprensione delle questioni legate alla biodiversità. Originariamente celebrata il 29 dicembre, la data è stata spostata al 22 maggio nel 2000 per commemorare l'adozione del testo della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) del 22 maggio 1992, evitando così sovrapposizioni con le festività di fine anno. Il tema scelto per il 2024 è “Be Part of the Plan” (Essere Parte del Piano), un invito rivolto a tutti gli attori globali per fermare e invertire la perdita di biodiversità sostenendo l'implementazione del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework. Questo quadro strategico offre opportunità di cooperazione e partnership tra governi, comunità indigene, ONG, legislatori, aziende e individui, sottolineando che ognuno ha un ruolo fondamentale da svolgere per la salvaguardia della biodiversità. Quest'anno, la celebrazione della Giornata Mondiale della Biodiversità coinciderà con due importanti incontri delle commissioni sussidiarie della CBD che si terranno a Nairobi: il ventiseiesimo meeting del Subsidiary Body on Scientific, Technical and Technological Advice (SBSTTA) e il quarto meeting del Subsidiary Body on Implementation (SBI). Questi incontri rappresentano un'opportunità cruciale per aumentare la visibilità della Giornata Mondiale della Biodiversità e preparare il terreno per la sedicesima Conferenza delle Parti della CBD (COP 16), che si terrà in Colombia dal 21 ottobre al 1° novembre 2024. Il 19 dicembre 2023, in occasione del primo anniversario dell'adozione del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework, il Segretariato della CBD ha lanciato la campagna “The Biodiversity Plan”. Questa iniziativa mira a comunicare e promuovere i 4 obiettivi e i 23 target del framework, cruciali per un approccio globale e integrato che traduca gli accordi in azioni concrete. Il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework è un piano ambizioso progettato per arrestare e invertire la perdita di biodiversità entro il 2050. Questo framework, adottato durante la Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica (COP 15), si basa su quattro obiettivi principali e ventitré target specifici da raggiungere entro il 2030. Alcuni dei principali target includono: Questi obiettivi e target mirano a creare un futuro in cui l'umanità possa vivere in armonia con la natura, promuovendo la conservazione, l'uso sostenibile e la condivisione equa dei benefici derivanti dalla biodiversità. La biodiversità rappresenta la varietà della vita sulla Terra, inclusi animali, piante, funghi e microorganismi, oltre alle interazioni che li legano, essenziali per la nostra sopravvivenza. Include la diversità tra specie, tra gli ecosistemi e la diversità genetica all'interno delle specie. Questa varietà assicura il funzionamento degli ecosistemi, da cui dipendiamo per cibo, aria, acqua, energia e materie prime. La conservazione della biodiversità è una priorità globale che richiede l'implementazione di strumenti e iniziative efficaci per proteggere la varietà della vita sul nostro pianeta. Ecco alcune delle principali strategie e programmi in atto: Questi strumenti e iniziative rappresentano pilastri fondamentali nella conservazione della biodiversità, garantendo un approccio integrato e basato su dati scientifici per la gestione sostenibile delle risorse naturali e la protezione degli ecosistemi. Governamenti, comunità locali, organizzazioni non governative, aziende e individui sono tutti invitati a partecipare attivamente alla protezione della biodiversità. Ogni azione conta per raggiungere gli obiettivi del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework. La Giornata Mondiale della Biodiversità è un'opportunità per rinnovare il nostro impegno a favore della natura e per promuovere collaborazioni volte a proteggere e restaurare il nostro prezioso patrimonio naturale. —sostenibilita/lifestylewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Due concorsi fotografici per difendere il mare

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(Adnkronos) – Mediterraneo protagonista di due concorsi fotografici di altrettanti progetti europei per l'ambiente e l'azione per il clima. A partire dal 22 maggio, Giornata Mondiale della Biodiversità, e per tutta l’estate, chiunque immortalerà con uno scatto la bellezza e la complessità del Mediterraneo, durante una nuotata con maschera e boccaglio oppure un’immersione, un’escursione in barca o una giornata dedicata al whalewatching, potrà partecipare alla seconda edizione di due photo contest.  Si tratta di: Profondo Blu (https://www.lifeconceptu.eu/profondo-blu-2024-regolamento/) e Vita tra gli scogli (https://www.lifepinna.eu/concorso-fotografico-2024-vita-tra-gli-scogli/), lanciati rispettivamente dai progetti Life Conceptu Maris (CONservation of CEtaceans and Pelagic sea TUrtles in Med: Managing Actions for their Recovery In Sustainability) e Life Pinna (Conservation and re-stocking of the Pinna nobilis in the western Mediterranean and Adriatic sea).  Da alcuni anni, i due progetti, cofinanziati dal programma Life dell’Unione Europea, si occupano della conservazione di alcune tra le specie più emblematiche del Mediterraneo, da una parte i cetacei e le tartarughe marine, dall’altra il mollusco bivalve più grande dei nostri fondali, la nacchera di mare (Pinna nobilis), portata sull’orlo dell’estinzione da un’epidemia globale. I dettagli dei due concorsi, organizzati da Triton Research che segue le attività di comunicazione e management dei progetti europei, si possono trovare su www.lifeconceptu.eu e www.lifepinna.eu. C’è tempo fino alla mezzanotte del 22 settembre 2024 per inviare gli scatti e i vincitori saranno annunciati sui siti e sui social nei primi giorni di ottobre. In palio ci sono libri a tema marino, magliette e gadget dei progetti.  Profondo Blu è rivolto a chi si spinge in mare aperto e ha l’opportunità di incontrare e fotografare i giganti del mare, ovvero balene e capodogli, ma anche i delfini e le affascinanti tartarughe marine. Per concorrere, gli appassionati di fotografia dovranno raccontare con uno scatto la bellezza della biodiversità che ancora si può trovare nel Mediterraneo. Tra i soggetti da fotografare, oltre alle balene e ai delfini, ci sono anche ad esempio le più comuni stenelle che si possono incrociare durante un’uscita di whale watching o tartarughe in difficoltà per una lenza attorno a una pinna.  Vita tra gli scogli è il tema scelto dal progetto Life Pinna, che celebra la vita che pulsa lungo la linea della marea e nei bassi fondali. Possono partecipare tutti coloro che, durante una nuotata con maschera e pinne o una esplorazione del litorale, anche a un passo dalla costa, riescono ad immortalare gli organismi che si incontrano lungo la linea della marea e nei bassi fondali come granchi, piccoli pesci, formazioni di alghe dalle forme sinuose. Le fotografie che avranno come soggetto Pinna nobilis saranno particolarmente considerate dalla Giuria. La partecipazione ad entrambi i contest è gratuita. I soggetti devono essere ritratti nel Mediterraneo e non sono ammessi animali in cattività né quelli domestici. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Salvaguardar las reservas de biosfera

Tempo di lettura: 12 minuti ֎Visibilizar las reservas de biosfera como una herramienta vital para la conservación del planeta y como modelos alternativos de asentamientos humanos y comunidades sostenibles֎

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Sei anni di Mosaico Verde, 211 aree verdi riqualificate

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(Adnkronos) – Oltre 330mila piante messe a dimora, 211 aree verdi riqualificate, ripristino dei boschi, tutela della biodiversità: una somma di interventi in grado di generare un beneficio economico e sociale complessivo del valore di oltre 1 milione e 700mila euro per ogni anno di vita degli impianti arborei ed arbustivi messi a dimora. Sono alcuni dei dati presentati nel corso dell’evento ‘Ecosistema Mosaico’ tenutosi a Roma il 16 maggio, appuntamento dedicato al sesto compleanno di Mosaico Verde, la campagna nazionale per la forestazione di aree verdi, il recupero degli ecosistemi e la rigenerazione ambientale, promossa da AzzeroCO2 e Legambiente. L’evento rientra nel calendario degli appuntamenti del Festival dello Sviluppo sostenibile 2024, promosso da Asvis.  Il convegno è stato anche l’occasione per illustrare la visione ecosistemica della Campagna, che spazia dalla rigenerazione dei boschi e delle aree verdi urbane alla tutela e al restauro dei diversi habitat naturali, mantenendo sempre l’attenzione sulle specificità dei singoli territori e coinvolgendo nel progetto tutti i portatori di interesse (istituzioni, associazioni, comitati locali, dipendenti, residenti). Sono finora 50 le aziende che hanno scelto di sostenere Mosaico Verde, integrandola nelle proprie strategie di Responsabilità Sociale d’Impresa. Le imprese oggi riconoscono infatti che dare contributi concreti e mirati per contrastare i cambiamenti climatici e riqualificare i territori non solo è fondamentale per la salute del pianeta, ma anche imprescindibile se si desidera migliorare e consolidare il rapporto con i propri stakeholder.  “In un contesto globale segnato da sfide ambientali sempre più urgenti, la tutela della biodiversità e degli ecosistemi emerge come una fondamentale linea di difesa. La loro perdita si traduce, infatti, sia in una crisi ecologica senza pari sia in un rischio diretto per il benessere della collettività. In questi sei anni, la campagna ha tracciato un percorso che l’ha portata dall’essere un ambizioso progetto di riforestazione ad un modello integrato di tutela e valorizzazione degli ecosistemi. Grazie alle aziende che hanno creduto in questo progetto, abbiamo riqualificato più di 3,3 milioni di mq di aree verdi, con il coinvolgimento di oltre 122 Comuni e 32 Enti Parco in 17 differenti regioni italiane: ogni intervento è unico, ma sostiene un obiettivo comune di resilienza e sostenibilità”, ha dichiarato Sandro Scollato, amministratore delegato di AzzeroCO2 , società fondata da Legambiente e Kyoto Club e che quest’anno festeggia i suoi primi vent’anni di attività.  All’evento ha partecipato Ilaria Capua, virologa e saggista di fama internazionale, docente alla Johns Hopkins University Sais Europe. Il suo intervento focalizzato sul tema ‘Salute circolare: un modo di pensare’ ha messo in luce come ‘Salute Circolare’ sia un approccio sistemico che si basa sul paradigma One Health, riconoscendo, in aggiunta, la necessità di uno sforzo di convergenza multidisciplinare che vada al di là della dimensione biomedica della salute. ‘Salute circolare’ utilizza gli obiettivi di sviluppo sostenibile come strumenti di implementazione ed i Big data come fonte di nuove informazioni.  Di fronte alle cifre allarmanti fornite dall’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (Ipbes), che indica come circa il 75% dell’ambiente terrestre e il 66% di quello marino siano stati significativamente alterati dall’azione umana, è più che mai impellente agire per una protezione efficace della biodiversità. L’obiettivo di Mosaico Verde è proprio quello di sostenere i territori nel preservare gli ecosistemi minacciati, prevenire gli incendi e proteggere i paesaggi ripristinando l’equilibrio naturale. Preservare gli ecosistemi vuol dire infatti anche proteggere da minacce, figlie dei cambiamenti climatici, le piante e i coltivi autoctoni, che subiscono oggi attacchi da agenti parassitari o che sono stati colpiti da malattie che mettono a rischio intere colture secolari.  Ne è un esempio l’iniziativa portata avanti in Puglia in collaborazione con Unaprol e che sostiene un progetto sperimentale che mira a rafforzare la resistenza degli ulivi monumentali, grazie ad innesti con varietà più resistenti al batterio Xylella Fastidiosa.  Allo stesso modo, aumentare gli sforzi per prevenire gli incendi e proteggere i paesaggi colpiti è fondamentale per salvaguardare la ricchezza ecosistemica italiana. Nel solo 2023, dal 15 giugno al 15 settembre, numerosi incendi boschivi hanno devastato quasi 75.000 ettari di territorio in Italia, 11.000 dei quali erano coperti da ecosistemi forestali (Dati Ispra). Questi dati evidenziano quanto sia cruciale non solo prevenire tali calamità, ma anche dedicarsi alla rigenerazione delle aree colpite: ne sono un esempio gli interventi realizzati in Sardegna, nella regione del Montiferro.  “Albero dopo albero siamo arrivati alla sesta edizione di Mosaico Verde – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – Una campagna che si rivela, di anno in anno, essere un potente alleato nel contrasto alla crisi climatica che minaccia sempre di più i nostri territori, la biodiversità e gli habitat, rubandoci il futuro. Oltre 330mila piante messe a dimora in tutta Italia in questi anni di impegno e attivismo, che hanno permesso di recuperare il verde delle nostre città, ripristinare spazi di socialità, ricreare oasi naturali di biodiversità e proteggere la ricchezza ecosistemica italiana. Un lavoro incredibile, che ha sostenuto anche il progetto europeo Life Terra di cui Legambiente è l’unica referente italiana, e che ci dimostra che l’unione fa la forza se il nemico da battere è la crisi climatica e l’obiettivo è un futuro sostenibile, più equo e giusto”. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Mediterraneo, nuovi studi sulla crisi di salinità

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Tempo di lettura: 3 minuti 6 milioni di anni fa fu prosciugato il Mare Nostrum ֎Uno studio internazionale ha rivelato dettagli sulla crisi di salinità del Mediterraneo di 6 milioni di anni fa, offrendo nuove […]

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Il 61% degli italiani non è preparato sul tema dell’Intelligenza artificiale

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(Adnkronos) – Il 61% degli italiani non è preparato sul tema dell’Intelligenza
Artificiale. Questo è il grande dato emerso in un sondaggio realizzato da YouTrend per Fondazione Pensiero Solito e presentato a Milano nell’ambito di un incontro pubblico al Cefriel dal titolo 'Intelligenza artificiale e lavoro, Come cambia, come dobbiamo cambiare noi'. Il dato è in crescita rispetto all’anno scorso, con un +6%. A sentirsi preparata, invece, è la maggior parte degli under 35 (54%). Ma vediamo cosa è emerso tra lavoro, Ai, e prospettive future. Per quanto riguarda l’uso di ChatGpt tra i giovani, dal sondaggio è emerso che è il 67% l'ha usato almeno una volta. Numero che si riduce al 36% tra chi ha età compresa tra 35 e 54 anni. Per gli over 55, invece, è pari solo al 23%. Chat-Gpt rimane l’app di Ai più usata e più conosciuta: chi già l’ha conosciuta è il 69%, il 37% l'ha usata almeno una volta. Sconosciute, invece, Microsoft Copilot (47% la conosce), gemini (41%) e Midjourney (30%). Anche in questo caso, le applicazioni menzionate sono più conosciute dai giovani. Disoccupati e pensionati rappresentano la maggioranza degli inattivi. Questi ritengono che non sia utile nelle mansioni quotidiane. Per i lavoratori, invece, le percentuali evidenziano una sensibilità maggiore. Il 50% ritiene utile un affiancamento sul lavoro, ma il 46% è più negativo sotto questo aspetto.  Il 59% è favorevole alla creazione di un'azienda pubblica europea che competa con le aziende americane del settore dell'Ai. Un consenso che si riduce del 7% nel caso in cui l'azienda sia italiana e finanziata dallo Stato italiano. Sul ruolo dello Stato, gli italiani sono ancora più nettamente a favore di un intervento per regolare lo sviluppo dell'Ai rispetto a un anno fa (67%, +8%), ma la frazione che considera anche di vietarne l'uso è stabile al 16%. Ricevere istruzioni dall’Intelligenza artificiale al lavoro? Questo è uno degli scenari possibili nel prossimo futuro anche se gli italiani, in merito, si dividono: il 45% sarebbe disposto a farlo, il 44% no. Si riduce inoltre la percentuale di chi vede nel controllo e nella valutazione automatica un vantaggio per i lavoratori. Il dato cala del 10% rispetto al 2023. Si arriva così a una parità tra chi lo ritiene un vantaggio e chi uno svantaggio. Cresce anche la percentuale di persone che ritengono che l'IA porterà a una diminuzione dei posti di lavoro e circa la metà dei lavoratori non si sente né aiutata né minacciata dai cambiamenti portati dalle nuove tecnologie. I giovani sono più ottimisti: un under35 su tre si sente aiutato dai cambiamenti portati da queste tecnologie. Un altro grande dibattito è quello emerso sui lavori che potrebbero essere sostituiti dall’Intelligenza artificiale. Anche su questo tema, YouTrend ha interrogato il campione del sondaggio e dalla domanda è emersa che i mestieri più sostituibili secondo gli italiani rimangono l'impiegato d'ufficio (per il 62% l'IA svolgerebbe i suoi compiti altrettanto bene), l'operario (53%) e il commesso (51%). I meno sostituibili sono invece il camionista (25%), il medico (24) e l'imprenditore (23%). —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Italiani sempre più attenti a salute, nutrizione e sostenibilità

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(Adnkronos) – Mentre l'inflazione mostra segni di rallentamento, la maggior parte degli italiani adotta strategie di risparmio per fronteggiare l'aumento dei prezzi nel settore alimentare. Ma quali sono le tendenze emergenti dietro questa cautela nei consumi? È quanto emerge dall'aggiornamento dell’osservatorio packaging del largo consumo curato da Nomisma. Al centro del focus la presentazione dei risultati dell’indagine sui comportamenti di consumo degli italiani, sempre più attenti ai temi della salute, della nutrizione e della sostenibilità, con una particolare affondo sul ruolo svolto dal packaging. Nonostante gli ultimi mesi abbiano visto un rallentamento dell'inflazione, gli italiani persistono nel rivedere con cautela i propri comportamenti di spesa. Un chiaro segnale di questa prudenza è rappresentato dall'88% di coloro che hanno adottato strategie di risparmio per far fronte all'aumento dei prezzi nel settore alimentare. Queste strategie spaziano dall'eliminazione del superfluo all'acquisto mirato di prodotti in promozione, evidenziando una crescente consapevolezza del valore del denaro tra i consumatori. Parallelamente, si osserva un interesse crescente verso il contenimento degli sprechi e verso tematiche legate alla salute e alla sostenibilità. Questi fattori stanno diventando determinanti nella scelta dei prodotti, influenzando direttamente il carrello alimentare degli italiani nel 2024. La tendenza generale è verso una selezione di alimenti e bevande più sobri, salutari e sostenibili, riflettendo un cambio di paradigma nel modo in cui i consumatori approcciano l'acquisto e il consumo di prodotti quotidiani. La crescente attenzione verso la salute e la sostenibilità si manifesta nel carrello alimentare degli italiani. Per il 46% dei connazionali, l'alimentazione corretta e uno stile di vita sano hanno un impatto significativo sulla salute fisica e mentale. Per 1 italiano su 2 il motivo principale che spinge a seguire un’alimentazione sana, salutare ed equilibrata è il sentirsi bene con se stessi, mentre per il 42% dei rispondenti è legato alla prevenzione di malattie o disturbi di salute, o al mantenersi in forma (41%).  Questo interesse si traduce in una domanda in costante crescita di prodotti alimentari "free from", trainata in particolare dai prodotti senza zuccheri aggiunti. La sostenibilità del packaging gioca un ruolo cruciale nelle scelte di acquisto degli italiani. Per il 62% dei consumatori, la sostenibilità è un elemento fondamentale da considerare, e per quasi un terzo di loro influisce direttamente sulle decisioni di spesa. La ricerca evidenzia che il 66% degli italiani considera il packaging un fattore decisivo nelle loro scelte d'acquisto di cibi e bevande, mentre per il 50% rappresenta un aspetto cruciale per rendere i prodotti più rispettosi dell'ambiente. Le famiglie italiane cercano principalmente un packaging che presenti un eccesso di imballaggio limitato (45%), che sia completamente riciclabile (43%), compostabile/biodegradabile (38%), realizzato con materiali riciclati (35%), o privo di plastica (29%). Inoltre, c'è un'attenzione crescente per le confezioni riutilizzabili e prodotte con un uso responsabile delle risorse. l packaging riveste un ruolo chiave anche nel settore dell’healthy food, ossia gli alimenti e bevande salutari, e vegan. Nei prodotti vegani e vegetariani i consumatori cercano certificazioni che attestino l'origine vegetale degli ingredienti (54%), oltre a una sostenibilità ambientale della confezione (51%), informazioni nutrizionali dettagliate (44%), presenza di immagini che richiamano il mondo veg (32%) e materiali del packaging (32%). La ricerca condotta da Nomisma rivela un duplice orientamento degli italiani quando si tratta di acquistare prodotti alimentari orientati alla salute e al benessere. Da un lato, vi è una marcata preferenza per la presenza di specifici ingredienti con effetti benefici, come antiossidanti, fibre e vitamine, sottolineata dal 42% dei consumatori. Dall'altro, emerge un interesse altrettanto significativo per l'assenza o la riduzione di ingredienti indesiderati, come zuccheri, additivi e conservanti, indicato dal 37% degli intervistati. Inoltre, la presenza sempre più diffusa di alimenti e bevande "rich-in" e "free from" nel carrello degli italiani testimonia un cambiamento tangibile nelle abitudini di consumo. Queste tendenze sono particolarmente evidenti tra le donne e i consumatori under 45, sottolineando una crescente consapevolezza e una maggiore attenzione alla qualità e alla sostenibilità dei prodotti alimentari. —sostenibilita/tendenzewebinfo@adnkronos.com (Web Info)