Energie rinnovabili e sostenibilità, un legame destinato a consolidarsi

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(Adnkronos) – Si sente sempre più spesso parlare di come le energie rinnovabili potrebbero cambiare la produzione dell’energia e delle conseguenze che hanno sull’ambiente. Anche gli Stati presenti alla Cop28 hanno siglato il proprio impegno affinché ciò accada nel rispetto degli stakeholder coinvolti ed è il Rapporto sull’energia rinnovabile e la sostenibilità di Ren21 che ha messo in evidenza l’importanza che la sua realizzazione potrebbe avere nei prossimi anni.  Scopriamo insieme cosa è emerso.  Ren21 è la comunità globale di energia rinnovabile che riunisce attori provenienti dal mondo scientifico, accademico, industriale e delle Ong. Fondata nel 2004, fornisce approfondimenti su come collegare ecosistemi interni ed esterni al mondo delle energie rinnovabili. Nel suo ultimo report, ha analizzato come la transizione verso le energie rinnovabili crei condizioni favorevoli per l’ambiente in misura superiore rispetto all’uso di combustibili fossili.  I materiali estratti per le energie rinnovabili vengono utilizzati per costruire strutture e infrastrutture e la maggior parte di essi sono altamente riciclabili. Ciò consente la riduzione dell’estrazione di combustibili fossili. Nel 2021, infatti, si sono prodotti 8 miliardi di tonnellate di carbone, 4 miliardi di tonnellate di petrolio e 2,6 miliardi di tonnellate di gas fossile. Se si guarda invece il numero di materiali estratti per le energie rinnovabili si vedranno 21 milioni di tonnellate di rame, 2,6 milioni di tonnellate di nichel, 0.17 milioni di tonnellate di cobalto e 0.11 milioni di tonnellate di litio.  Ciò dimostra che nessun flusso di produzione di energia è esente da conseguenze su persone e ambiente, ma che nella maggior parte degli scenari di transizione energetica, l’espansione del solare fotovoltaico e dell’energia eolica rappresentano un’opportunità: una quota minore dell’aumento previsto della domanda di materiali. La maggior parte dell’aumento della domanda è rappresentata dalle reti elettriche e dallo stoccaggio delle batterie per i veicoli “verdi”.  I combustibili fossili, inoltre, sono responsabili del 75% delle emissioni di gas serra indotte dall’uomo e l’inquinamento generato dall’estrazione, produzione e combustione, ha spesso causato milioni di morti premature e la perdita della biodiversità.  Il ciclo di vita delle energie rinnovabili invece ha operazioni che riducono l’inquinamento, impattando in misura nettamente inferiore sul suolo e sull’acqua. Il report di Ren21, infatti, sottolinea come sia possibile riutilizzare infrastrutture già esistenti (tetti, autostrade, parcheggi, ad esempio), per dare spazio alle rinnovabili creando il minor danno possibile all’ambiente.  “L’evidenza è chiara – ha affermato Rana Adib, direttore esecutivo di Ren21 -: non c’è spazio per scetticismo e scuse: le energie rinnovabili sono la fonte energetica più sostenibile. Aiutano ad affrontare il cambiamento climatico, l’inquinamento e la perdita di biodiversità. Il Rapporto sulle energie rinnovabili e la sostenibilità REN21 delinea come massimizzare i benefici delle energie rinnovabili nelle nostre economie e comunità, riducendo al contempo i possibili impatti negativi. Sviluppato utilizzando un processo collaborativo e intersettoriale, questo rapporto dovrebbe essere una guida per tutti i decisori che si sono impegnati a triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030 e che devono garantire il sostegno sociale per realizzare la transizione energetica”. Il report si è basato sul confronto con gli attori potenzialmente coinvolti nella produzione, uso e consumo di energie rinnovabili. Dall’affidabilità, al rispetto per la biodiversità, sino alla circolarità e agli impatti sul lavoro delle persone e sulla loro salute, l’analisi si è concentrata su tre macrocategorie:  In tutti gli ambiti le energie rinnovabili si sono dimostrate nettamente migliori rispetto ai combustibili fossili. L’impatto negativo che il loro impiego può avere su uno dei tre settori scelti è così inferiore che una scelta politica in merito necessita coraggio per un cambiamento radicale.  Rachel Asante, Coordinatrice Senior del Programma, Unione Internazionale per la Conservazione della Natura ha affermato: “I governi hanno l’importante responsabilità di attuare e far rispettare politiche e regolamenti che garantiscano la diffusione delle energie rinnovabili in modo sostenibile”. D’accordo anche Ute Collier, Direttore ad interim del Knowledge, Policy and Finance Centre, IRENA: “Il RESR fornisce ai decisori una ricetta per mettere la sostenibilità e l’equità al centro della transizione energetica basata sulle energie rinnovabili”. “Il coinvolgimento di tutte le parti interessate nei processi di pianificazione, e in particolare di quelle potenzialmente interessate dalla realizzazione di nuove infrastrutture, è fondamentale per garantire che i benefici della transizione energetica siano equi”, ha concluso Caroline Avan, Business & Human Rights Resource Centre.  —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Italia in ritardo sul fronte delle rinnovabili

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(Adnkronos) – In Italia la strada verso la transizione energetica attraverso grandi impianti di fonti rinnovabili è tutt’altro che agevole. Ci troviamo di fronte a ostacoli che rallentano il progresso: ritardi burocratici, lungaggini nelle autorizzazioni, e una normativa obsoleta che fa risalire le linee guida al lontano 2010. Questo scenario non è certo confortante per le comunità energetiche, nonostante alcuni segnali di speranza con l’approvazione del Decreto CER, recentemente affiancato dal Decreto sulle regole attuative.
Legambiente ha lanciato un campanello d’allarme attraverso due nuovi report presentati a Rimini durante la fiera K.EY: “Scacco Matto alle rinnovabili 2024”, che analizza i dati fino al 2023 e aggiorna la mappa dei blocchi agli impianti, e “Le Comunità energetiche rinnovabili in Italia”, realizzato in collaborazione con il GSE. Entrambi i report mettono in luce una crescita delle fonti pulite troppo lenta, con troppe CER ancora in lista d’attesa. I numeri parlano chiaro: nel 2023, in Italia sono stati installati solo 5.677 MW di nuove fonti rinnovabili, una crescita che dista molto dai numeri necessari per raggiungere gli obiettivi climatici del 2030. Questi dati evidenziano anche la mancanza di impianti di grandi dimensioni, con la maggior parte degli impianti fotovoltaici che presentano una potenza inferiore al MW. Allo stesso tempo, vi sono 1.376 progetti ancora in fase di valutazione, il che dimostra un vivo interesse da parte delle imprese, ma che si scontra con la lentezza delle procedure autorizzative. Legambiente ha identificato 63 casi simbolo di blocchi agli impianti, di cui 20 sono stati aggiunti nel 2024. Questi ostacoli vanno dalle preferenze delle amministrazioni locali per poli industriali a moratorie regionali o vincoli paesaggistici imposti da Sovrintendenze. I grandi impianti soffrono di ritardi significativi, con una miriade di progetti ancora in attesa di approvazione. La lentezza delle procedure autorizzative, i contenziosi e le moratorie regionali costituiscono ostacoli significativi sulla via della decarbonizzazione. Inoltre, le comunità energetiche, nonostante gli sforzi, faticano a decollare, con solo 154 forme di energia condivisa realizzate fino ad oggi, contro i potenziali 400 stimati da Legambiente che potrebbero essere attivi con un’adeguata semplificazione normativa. Ci sono tuttavia alcune buone notizie: il Ministero dell’Ambiente ha lavorato su 221 procedure autorizzative nel 2023, con una potenza complessiva di 10,5 GW. Inoltre, Regioni come la Campania e la Calabria stanno dimostrando un impegno concreto nel facilitare le procedure autorizzative e promuovere progetti rinnovabili attraverso misure per sbloccare progetti e semplificare le procedure di autorizzazione. Tuttavia, serve un intervento urgente a livello nazionale. Legambiente chiede al governo di compiere ulteriori passi avanti, accelerando la transizione ecologica attraverso l’aggiornamento della normativa, lo snellimento delle autorizzazioni e un maggiore coinvolgimento delle comunità locali. È necessaria una cabina di regia nazionale per coordinare gli sforzi e identificare le aree idonee per lo sviluppo di progetti rinnovabili. Campagne di informazione e sensibilizzazione sono altresì cruciali per contrastare le resistenze locali e le false informazioni. Solo così l’Italia potrà realizzare il suo potenziale nelle rinnovabili e contribuire in modo significativo alla lotta contro il cambiamento climatico. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

La Toscana investe sull’efficienza energetica degli edifici pubblici

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(Adnkronos) – La Regione Toscana ha messo in campo un ambizioso progetto volto a migliorare l’efficienza energetica degli edifici pubblici attraverso un bando finanziato con risorse europee. Quest’iniziativa, che vede coinvolti Comuni, aziende sanitarie e strutture assistenziali, si propone di ridurre l’impatto ambientale e i consumi energetici, promuovendo, nel contempo, la transizione verso un’economia più sostenibile. Dal 1° marzo fino al 28 giugno 2024, saranno aperte le candidature per accedere a un finanziamento complessivo di 51 milioni di euro, parte dei quali provenienti dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr). Questi fondi saranno distribuiti tra diverse categorie di beneficiari, ognuna delle quali potrà presentare progetti specifici volti all’efficientamento energetico dei propri immobili. I principali interventi finanziabili riguarderanno l’isolamento termico di pareti, solai e coperture, la sostituzione di infissi e di impianti di climatizzazione con soluzioni ad alta efficienza energetica, nonché l’adozione di sistemi intelligenti per il controllo e la gestione dei consumi energetici. Particolare attenzione sarà riservata alla sostituzione di scaldacqua tradizionali con sistemi più efficienti alimentati da fonti rinnovabili, come le pompe di calore e i collettori solari. Le agevolazioni concesse varieranno a seconda del tipo di beneficiario e dell’entità dell’intervento proposto. Ad esempio, gli enti locali potranno beneficiare di contributi fino a 1,5 milioni di euro, mentre le aziende sanitarie e ospedaliere potranno ricevere fino a 3 milioni di euro. Per le residenze sanitarie assistenziali (Rsa) pubbliche, invece, il finanziamento massimo sarà di 400.000 euro. Questo bando rappresenta un passo significativo verso l’adempimento degli obiettivi europei e nazionali in materia di efficienza energetica, contribuendo allo stesso tempo alla realizzazione della Strategia definita nel Piano ambientale ed energetico regionale (Paer). Inoltre, si inserisce in un quadro normativo che promuove la sostenibilità ambientale e la riduzione delle emissioni inquinanti. Gli interventi previsti non solo permetteranno di ridurre i consumi energetici e le relative spese, ma contribuiranno anche a migliorare il comfort abitativo e la qualità della vita delle persone che frequentano gli edifici pubblici. —sostenibilita/lifestylewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Rinnovabili, in Sicilia arriva il più grande parco fotovoltaico d’Italia

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(Adnkronos) – Senza investimenti, non si va da nessuna parte. Lo ha ribadito Mario Draghi ieri, parlando ai presidenti delle commissioni dell’Eurocamera riuniti sul dossier competitività, sul quale l’ex premier è stato incaricato di compilare un report. Il che è ancora più vero in un settore in forte espansione come quello della transizione energetica, dove Italia e Ue necessitano di grandi risorse per evitare di essere estromessi dalla partita. Proprio nello stesso giorno in cui Draghi lanciava il suo monito all’Ue, il gruppo spagnolo Iberdrola annunciava la firma di un accordo con IB Vogt costruire in Sicilia orientale Fenix, il più grande parco fotovoltaico in sviluppo in Italia. L’inizio dei lavori è previsto per marzo. Un’opera che dovrebbe creare occupazione diretta a livello locale per circa 500 lavoratori durante la fase di costruzione e più di 100 posti di lavoro stabili durante la fase di funzionamento commerciale. Fenix cuberà 245 Mw e, secondo le stime, dovrebbe essere in grado di fornire energia verde a circa 140.000 famiglie, una popolazione analoga a quella della città di Catania. All’impianto potrebbero sommarsi altri 60 MW, portando il totale a 305 Mw.  Numeri imponenti se si pensa che, secondo le stime della società spagnola, ad oggi solo 60 impianti fotovoltaici sul territorio nazionale superano i 10 Mw di capacità e che la media nazionale è di 26 Mw. Con i suoi 424.638 moduli fotovoltaici, Fenix genererà circa 400 GWh all’anno ed eviterà l’emissione di 119mila tonnellate di CO2 nell’atmosfera.  La società iberica, molto attiva in Sudamerica e Usa, ha già investito in Italia. Nel 2022 ha messo in funzione in Italia il suo primo impianto fotovoltaico da 23 MW a Montalto di Castro, nel Lazio, regione in cui, nel 2023, la società ha completato il suo secondo impianto solare da 7 MW a Montefiascone e ha iniziato la costruzione di un altro impianto solare da 32 MW a Tarquinia. Ma è il 2024 l’anno in cui Iberdrola investirà con più decisione nella penisola. Oltre al progetto Fenix, infatti, altri due impianti solari, nella prima metà del 2024 inizierà la costruzione di altri due progetti: Limes 10 e Limes 15, rispettivamente da 18 Mw e 36 Mw, mentre altri tre progetti sono previsti per la seconda metà dell’anno e dispongono già di tutte le autorizzazioni necessarie.  “Questi sono i passi già compiuti. Ma la crescita di Iberdrola in Italia non si ferma», ha commentato Valerio Faccenda, country manager di Iberdrola Renovables in Italia, che sottolinea come l’azienda “abbia indubbiamente gettato solide basi per il raggiungimento degli obiettivi 2030 e 2035, con un portafoglio 100% rinnovabile di oltre 115 progetti eolici, fotovoltaici e di accumulo in fase avanzata di sviluppo per una capacità totale di 5 Gw”. Le energie rinnovabili costituiscono l’essenza della transizione energetica e nel 2023 il settore ha registrato un incremento del 50% a livello globale. Un’accelerazione che offre concrete prospettive per raggiungere l’ambizioso obiettivo di triplicare la capacità globale di generare elettricità da fonti rinnovabili entro il 2030, come fissato durante la Cop28 di Dubai. I dati presentati nel rapporto annuale sul mercato delle rinnovabili dell’Agenzia Internazionale dell’Energia rivelano che la capacità complessiva di energia rinnovabile dei sistemi energetici ha raggiunto quasi 510 gigawatt a livello mondiale nello scorso anno. In questo scenario, un ruolo di particolare rilievo ce l’ha proprio l’energia fotovoltaica che costituisce da sola circa i 3/4 dell’incremento! Se i numeri globali fanno ben sperare in ottica di transizione, quelli particolari non sorridono all’Ue e in generale all’Ue. È stata infatti la Cina ad aver giocato un ruolo chiave nel boom delle rinnovabili del 2023: il Paese guidato da Xi Jinping ha attivato una quantità di impianti fotovoltaici equivalente a tutta la capacità mondiale del 2022.  D’altronde la sfida climatica non aspetta e con questo ritmo le energie rinnovabili supereranno il carbone come principale fonte di produzione di energia elettrica su scala globale già all’inizio del 2025. A trainare la transizione energetica saranno l’energia solare fotovoltaica ed eolica che insieme rappresentano il 95% del “green boom”.
Un boom in cui l’Italia e l’Ue rischiano di ricoprire un ruolo del tutto marginale.
Sul fronte economico, la partita va giocata nel campo degli investimenti privati come sottolineato ancora da Mario Draghi: “C’è un immenso bisogno di investimenti”, dice l’ex presidente del Consiglio riferendosi all’Ue. “Una delle cose, probabilmente la più importante – sottolinea Draghi – è la capacità di mobilitare i risparmi privati”. Tasto particolarmente dolente in Italia, vittima di tassazione molto elevata e della burocrazia. Un problema di cui, però, non manca la consapevolezza nel Belpaese: per Termo, azienda italiana attiva nel settore della transizione energetica, banche e investimenti sono al centro della transizione.
Con strumenti come green bond, green loans e sustainibility linked loans gli istituti bancari sono, infatti, degli attivatori di sostenibilità per privati e aziende. Per Termo ci sono quindi pochi dubbi: nel 2024 le banche svolgeranno un ruolo chiave nel processo di transizione energetica, nell’ambito del quale sarà per loro strategico poter contare sul supporto di operatori nella gestione dei progetti sostenibili.  L’impianto Fenix in Sicilia non è tra dei più grandi impianti al livello mondiale, tra cui si registrano quello di Al Dhafra, ad Abu Dhabi, inaugurato a novembre 2023 poco prima di Cop28: una installazione da 2 Gw che dispone di quasi 4 milioni di pannelli solari bifacciali disposti su un’area di venti chilometri quadrati ricavata in mezzo al deserto. Insomma, numeri lontani anni luce da quelli dello Stivale (Fenix conterà 424.638 moduli fotovoltaici). Dati alla mano, l’impianto siciliano rappresenta comunque uno scatto per il Belpaese nel settore delle energie rinnovabili. La nota negativa è che, ancora una volta, il progetto viene lanciato sul territorio italiano da aziende che trovano la loro base fuori all’estero. C’è ancora margine per le istituzioni e gli investitori italiani riconoscere le opportunità offerte dalla conformazione del proprio territorio per far andare di pari passo il progresso ambientale e quello economico. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Idrogeno verde, l’UE finanzia Puglia Green Hydrogen Valley

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(Adnkronos) – Nei prossimi anni l’idrogeno verde dovrebbe avere un forte sviluppo come fonte di energia green alternativa alle fonti fossili e come acceleratore la decarbonizzazione dell’industria, specie dei settori hard to abate. Ad oggi, però, gran parte del potenziale dell’idrogeno verde rimane ancora inespresso a causa di diversi fattori, primo fra tutti gli elevati costi di produzione, ma anche la domanda ancora debole anche per mancanza di incentivi. Nonostante ciò, in materia di idrogeno verde avanzano progetti di ampio respiro e di grande impatto, anche e soprattutto in Italia. In particolare, il progetto Puglia Green Hydrogen Valley, promosso da Edison, Saipem e Sosteneo (società del Gruppo Generali per le rinnovabili e la transizione energetica), è stato selezionato per un finanziamento pari a 370 milioni di euro dell’Unione Europea, nell’ambito di Ipcei, Importanti progetti di interesse comune europeo. L’iniziativa rappresenta il primo grande capitolo per lo sviluppo su larga scala dell’idrogeno verde nel Vecchio Continente e comprende la realizzazione di due diversi impianti in Puglia, uno a Brindisi e uno a Taranto, per una capacità di elettrolisi complessiva di 160 Mw. L’importante finanziamento da parte dell’UE per la realizzazione di Puglia Green Hydrogen Valley sottolinea il ruolo centrale e strategico del progetto nello sviluppo della produzione e distribuzione di idrogeno verde. Infatti, una volta a pieno regime gli impianti pugliesi potranno produrre circa 250 milioni di metri cubi di idrogeno verde l’anno. Il progetto rientra nell’ambito del prestigioso finanziamento Ipcei Hy2Infra che complessivamente comprende 33 progetti di 32 aziende di 7 diversi Stati membri, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovacchia. Puglia Green Hydrogen Valley è uno dei tre progetti italiani ad essersi aggiudicato il finanziamento. Per lo sviluppo complessivo del piano Hy2Infra i Paesi membri dell’Unione Europea forniranno fino a 6,9 miliardi di euro di investimenti pubblici, che, sommati a 5,4 miliardi di investimenti privati dovrebbero portare oltre 12 miliardi di euro per lo sviluppo dell’idrogeno verde quale fonte green in grado di accelerare la transizione energetica. La produzione di Puglia Green Hydrogen Valley potrà inoltre sfruttare la nuova infrastruttura di trasporto di gas che Snam realizzerà in Puglia, anch’essa realizzabile grazie ai fondi IPCEI Hy2Infra. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Giornata nazionale del risparmio energetico e degli stili di vita: “M’illumino di meno”

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(Adnkronos) – Il 16 febbraio ricorre la Giornata nazionale del risparmio energetico e degli stili di vita. “M’illumino di meno” è lo slogan con cui enti privati, istituzioni e realtà pubbliche comunicano la propria adesione. Il gesto simbolico: lo spegnimento delle luci dei palazzi istituzionali e non. Era il 2005 quando, in concomitanza con l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, il programma di Radio 2 Caterpillar ebbe l’idea di chiedere agli ascoltatori di spegnere le luci non indispensabili. Da quel giorno, il gesto simbolico è diventato nazionale e promuove la cultura della sostenibilità ambientale e del risparmio di risorse energetiche. Illuminare di meno le proprie abitazioni non dovrebbe essere un gesto da ricordare solo oggi, 16 febbraio, ma sarebbe necessario avvenisse sempre più spesso, prediligendo un interruttore spento a favore dell’ambiente.  Associazioni, fondazioni, aziende e istituzioni, ogni anno, aderiscono alla manifestazione promuovendo azioni a favore della salvaguardia del Pianeta.  La Banca d’Italia, ad esempio, ha comunicato di aderire all’edizione 2024. Per la “Giornata nazionale del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili”, istituita con la legge 34/22 al fine di promuovere la cultura della sostenibilità ambientale e del risparmio di energia e di risorse, sia a livello nazionale che internazionale, le illuminazioni di gala delle facciate di tutti gli edifici istituzionali della Banca d’Italia saranno spente, dalle 18.00 alle 20.00. Per “L’Ora della Terra (Earth Hour)”, evento internazionale indetto dal WWF per unire simbolicamente cittadini, istituzioni e imprese in una comune volontà di dare al mondo un futuro più sostenibile e di vincere la sfida del cambiamento climatico, le illuminazioni della Banca d’Italia, insieme alla Banca Centrale Europea e a numerose altre banche centrali dell’Eurosistema, si spegneranno sabato 23 marzo, dalle 20.30 alle 21.30. Così come la Rete delle università per lo sviluppo sostenibile che promuove lo “spegnimento” degli Atenei italiani dal Nord al Sud. Le università degli Studi di Trento, Pavia, Milano Bicocca, Padova, Verona, Cassino e Lazio Meridionale, Urbino, Firenze, Cagliari, Messina, Palermo e Catania aderiranno insieme al politecnico di Torino, l’università Ca’ Foscari di Venezia, l’università per Stranieri di Siena, nonché la Luiss, la Sapienza e l’università Tor Vergata di Roma, la Scuola Sant’Anna di Pisa, l’università degli Studi dell’Insubria di Varese, l’università Mediterranea di Reggio Calabria, fino ai cinque Atenei della Puglia (da Lecce a Bari, da Casamassima a Foggia). Ma quali sono i gesti concreti con cui si può contribuire alla realizzazione di un minor spreco energetico? Scopriamone alcuni. Primo tra tutti, sicuramente l’utilizzo di lampadine a risparmio energetico. Prediligere apparecchi elettronici di classe energetica superiore e non lasciare mai accesa la luce se non strettamente necessario. Controllare sempre la temperatura degli ambienti, ridurre l’utilizzo di acqua calda e sbrinare regolarmente frigoriferi e congelatori, sono solo piccoli accorgimenti che costano poco tempo e che contribuiscono alla salvaguardia dell’energia e del Pianeta. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Per gli italiani la transizione energetica farà aumentare i guadagni delle imprese

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(Adnkronos) – Il conflitto transizione energetica-guadagno non esiste, anzi. Per il 71% degli italiani le azioni che renderebbero le aziende davvero sostenibili porterebbero alle imprese un vantaggio non solo di immagine ma anche un tangibile ritorno economico.  Questo emerge dall’indagine “Gli Italiani, la sostenibilità e le imprese” (effettuata su un campione di 1.000 italiani maggiori di 18 anni), commissionata da FpS e presentata in occasione del lancio del progetto Sustrain, agenzia specializzata nell’accompagnare le imprese lungo il loro percorso di transizione sostenibile. Tra i tre aspetti dell’ambito Esg (ambientale, sociale e di governance) gli italiani sentono più vicino quello ambientale. La ricerca Sustrain offre diversi spunti di interesse, tra cui: – La riduzione della CO2 è l’impegno più importante che le aziende possano assumere nell’ottica di una trasformazione green per il 71% degli intervistati;  – l’impegno sociale dell’azienda, ovvero l’introduzione di piani di welfare per lavoratori e famigliari e progetti che abbiano un impatto positivo sulla comunità e il territorio in cui l’azienda opera è rilevante per il 51% degli intervistati; – stando a quanto dicono gli intervistati, lo sforzo di transizione sarà premiato: l’84% degli intervistati dichiara che sarebbe disposto a pagare di più rispetto per un prodotto che sia davvero più sostenibile rispetto ai concorrenti. L’89% degli intervistati ha dichiarato di preferire le marche considerate sostenibili. L’indagine Sustrain evidenzia che gli italiani sono disposti a spendere di più in cambio di maggiore sostenibilità soprattutto per gli alimentari freschi (62%), seguiti da infrastrutture domestiche, come riscaldamento, condizionamento, infissi (36%), prodotti per la salute (35%) e prodotti per la casa (35%). Seguono più distanti: abbigliamento (29%) e mezzi di trasporto (auto, moto, bici, 25%) mentre solo il 18% degli intervistati accetta di spendere cifre maggiori per effettuare viaggi sostenibili.  Questi dati indicano che non è ancora chiaro l’impatto devastante che il fast fashion ha sull’ambiente e che si è ancora poco disposti a fare sacrifici sulla mobilità.  In realtà, scegliere la sostenibilità non significa solo scegliere un determinato prodotto, ma anche chiedersi se quello sia davvero un acquisto utile o solo un modo per fare felice il proprio cervello in quel momento, salvo poi accantonare il neoacquisto nel ripostiglio. O, peggio, buttarlo come succede con quasi mille tonnellate di cibo all’anno. Secondo quanto riporta Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, infatti, nel 2019 sono stati prodotti 931 milioni di tonnellate di scarti alimentari, dei quali la grande maggioranza (61%) domestici. Il 26% proviene dal mondo della ristorazione e il restante 13% dalla vendita al dettaglio. Numeri impressionanti, nonostante il miglioramento registrato dall’ultimo rapporto Waste Watcher International che nel 2023 evidenzia una decisa riduzione di rifiuti alimentari in diversi dei Paesi, tra cui Germania -43%, Spagna -40%, USA -35%. La riduzione c’è, anche se è meno evidente, c’è stata anche in Italia con il -12%. Spesso si dice che la pandemia, che è e resta uno dei momenti più bui degli ultimi decenni, sia stato un acceleratore di processi. Lo sostiene anche Gianluca Schinaia, Head of Sustainability di Sustrain, secondo cui i dati dell’indagine “confermano un trend nato negli anni post Covid, ovvero la crescita dell’attenzione dei consumatori italiani alla qualità e al valore sociale di un servizio o un prodotto. La sostenibilità non è più, infatti, un ‘nice to have’, ma una caratteristica intrinseca di un prodotto. Oggi sostenibilità significa qualità sul mercato: sia del prodotto che dell’azienda che lo propone. E questo processo culturale si accompagna all’obbligo normativo sempre più stringente innescato dalle ultime direttive europee. Per rimanere competitivi, insomma, è tempo di diventare sostenibili”, chiosa Schinaia facendo eco agli studi che dimostrano che la decarbonizzazione costa, ma non farla costa di più. Anche secondo il “Rapporto sulle imprese 2021” dell’Istat, la transizione ecologica piace agli italiani, che la ritengono non solo necessaria e urgente, ma anche conveniente dal punto di vista economico. Infatti, l’86% degli intervistati ritiene che la transizione ecologica riduca i rischi ambientali e climatici e favorisca gli investimenti, l’innovazione e l’occupazione. Inoltre, l’85% degli italiani pensa che non attuare la transizione ecologica significherebbe pagare costi elevati per i danni causati dall’inquinamento e dal riscaldamento globale. Sul punto va segnalato che entro la fine di quest’anno scatta l’obbligo di assicurazione contro le calamità naturali per le imprese, misura che dimostra una volta di più quanto la sostenibilità ambientale e gli aspetti economici delle aziende siano connessi. Una relazione non sconosciuta agli italiani che, sottolinea Lorenzo Bordoni, Business Developer di Sustrain, “sembrano essere consapevoli che per le imprese investire per essere sostenibili abbia un impatto positivo sui bilanci e sulla reputazione aziendale. Il 96% – continua Bordoni – ritiene che la sostenibilità abbia un ritorno d’immagine per l’impresa e per l’81% persino un guadagno a livello economico. Questi dati sembrano essere un segnale incoraggiante per le imprese decise a perseguire un percorso di innovazione economica, sociale e ambientale”. Infine, la ricerca indaga come bisogna attuare la transizione secondo gli italiani. E anche qui la risposta è netta: il cambiamento deve partire dall’alto, dalle figure di vertice dell’azienda. Infatti, l’85% degli intervistati ritiene molto o abbastanza necessario creare piani formativi per manager e dirigenti, mentre la formazione per i dipendenti raccoglie solo il 15% delle preferenze
Maggiore discrepanza, invece, sul ruolo degli incentivi fiscali: il 41% degli intervistati è d’accordo sul fatto che sia necessario prevedere degli incentivi fiscali per supportare le aziende nel loro cambiamento, mentre il 39% considera l’incentivazione fiscale un fattore da considerare solo a patto che questa porti risultati rilevanti e misurabili.  Quest’ultimo aspetto rappresenta un punto cruciale del Pnrr e può essere a chiave di volta per portare tutti gli stakeholder dalla parte della transizione che dovrà passare prima di tutto dalle aziende. Un risultato necessario, anche se non semplice da raggiungere come dimostra il rinvio del voto sul Supply chain act.
—sostenibilita/csrwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Chiuse aste mercato libero elettricità: sette operatori per i 26 lotti

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(Adnkronos) – Acquirente Unico rende ufficiali l’esito delle aste chiamate a individuare gli aggiudicatari del servizio a tutele graduali del mercato elettrico, attivo dal 1° luglio con la fine tutela per i clienti domestici non vulnerabili: sono sette gli operatori che si sono aggiudicati i 26 lotti in cui è stato diviso il Paese, per attribuire il ‘servizio a tutele graduali’ che da luglio sostituirà il servizio di maggior tutela.  I clienti – fa sapere il Mase in una nota – potranno usufruire di un prezzo inferiore rispetto a quello in tutela, per una media di circa 73 euro lordi annui.  In particolare, Enel si è aggiudicata il massimo numero di lotti consentiti dai limiti antitrust, e cioè sette ed entra in 21 città. Sette lotti anche a Hera. Edison si è aggiudicata quattro lotti, mentre Illumia ne ha ottenuti tre. Due i lotti che si sono aggiudicati Iren e A2A, e uno E.On. “Le aste sono andate bene – afferma il ministro Gilberto Pichetto – perché caratterizzate da una grande partecipazione e da una concorrenza tra gli operatori che si traduce in vantaggi per gli utenti. Si è compiuto dunque un altro importante passo verso la liberalizzazione dell’ultimo segmento del mercato elettrico, quello dei clienti domestici. Un bene essenziale a un prezzo ragionevole: questo si aspettano i consumatori ed è ciò che stiamo costruendo attraverso un percorso chiaro e trasparente, che ci pone tra i Paesi più avanzati d’Europa”. Le aste – ricorda l’Acquirente Unico – hanno riguardato tutti i consumatori che non hanno ancora scelto un fornitore sul libero mercato: è stato loro assegnato l’operatore che si è aggiudicato l’area territoriale di riferimento. Le condizioni contrattuali del Servizio a Tutele Graduali corrispondono a quelle delle offerte Placet, mentre le condizioni economiche relative al costo dell’energia sono basate sui valori a consuntivo mensile del Pun (Pun ex post) e comprendono i corrispettivi a copertura degli altri costi. Il prezzo pagato dai clienti finali è il medesimo in tutto il territorio nazionale. Il cambio fornitore avverrà automaticamente e senza alcuna interruzione nell’erogazione della fornitura. Anche in caso di domiciliazione bancaria, il Rid resterà attivo e sarà reindirizzato verso il nuovo in modo gratuito. Il Servizio Tutele Graduali durerà tre anni (1 luglio 2024 /31 marzo 2027) e durante questo periodo il consumatore potrà scegliere liberamente, e in ogni momento, un fornitore sul libero mercato. A tal fine già sono presenti strumenti istituzionali per supportare il consumatore ad individuare l’offerta più adatta alle proprie esigenze sul mercato libero: il Portale Offerte (www.ilportaleofferte.it) e il Portale Consumi (www.consumienergia.it). Arera in una nota ricorda che i clienti domestici elettrici già passati al mercato libero hanno il diritto di rientrare nel servizio di maggior tutela fino a fine giugno 2024. Per farlo bisognerà rivolgersi all’esercente il servizio di maggior tutela del proprio Comune. I clienti che al 1° luglio saranno ancora serviti in maggior tutela transiteranno automaticamente nel Servizio a tutele graduali.  I clienti che rientrano invece nei criteri di cosiddetta vulnerabilità per il momento resteranno nel regime di fornitura di maggior tutela – spiega il Mase – in attesa che si svolgano a breve le aste per l’individuazione degli operatori che applicheranno loro condizioni fissate da Arera.  “Seppure presenti caratteristiche diverse – aggiunge Pichetto – siamo certi che anche la gara per i clienti vulnerabili potrà avere un esito altrettanto positivo. Stiamo ponendo forte attenzione alla costruzione di una campagna informativa, con la quale le istituzioni possano trasmettere il giusto messaggio di fiducia: innanzitutto per i cittadini, ma anche verso gli operatori del mercato, perché in un contesto di piena e corretta concorrenza possano offrire un servizio importante al Paese in termini di innovazione e servizi”. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Acea, entra nel vivo progetto su flessibilità elettrica ‘RomeFlex’ di Areti

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(Adnkronos) – Entra nel vivo, a Roma, il progetto RomeFlex, sviluppato da Areti, società del Gruppo Acea che gestisce la rete elettrica di Roma, per realizzare un completo, evoluto e inclusivo mercato della flessibilità locale a servizio di tutte le utenze della capitale. Lo annuncia una nota. Il sistema della flessibilità, si legge, permette di regolare la quantità di elettricità immessa nella rete, in modo che l’offerta corrisponda alla domanda, gestire i flussi di energia in termini di produzione e consumo da parte di privati o aziende per far fronte a cali della fornitura o a picchi di richiesta del mercato, ottimizzando così la qualità del servizio. Dal primo febbraio, i clienti di Roma possono partecipare ai servizi di flessibilità. Areti ha infatti avviato il programma di attivazione delle utenze che si sono aggiudicate la prima asta a termine del Mercato Locale della Flessibilità, indetta lo scorso novembre dal Gme, Gestore dei Mercati Energetici, per conto di Areti, che ha messo a disposizione risorse di flessibilità per 3.000 kW suddivise in diverse tipologie di utenze (industriali, terziarie, residenziali) per il periodo febbraio–aprile 2024. La prima utenza attivata tramite il Mercato Locale della Flessibilità sulla rete di distribuzione di Roma è stato un impianto da 410 kW dell’Università RomaTre a cui seguirà il progressivo avvio del servizio per tutte le altre utenze, circa settanta, distribuite nei diversi quartieri del territorio della capitale. Il progetto RomeFlex è realizzato con il contributo di Engineering, la società che si è occupata di sviluppare le piattaforme informatiche di connessione tra i distributori di energia ed il Gme. Al progetto ha collaborato anche Siemens che ha curato i sistemi di analisi dei fabbisogni di flessibilità della rete elettrica. Il Mercato Locale della Flessibilità, organizzato e gestito dal Gme, consente ai Dsos (Distribution System Operators) di approvvigionarsi dei servizi di flessibilità e di remunerarli attraverso meccanismi di mercato trasparenti e non discriminatori. “L’avvio dei servizi di flessibilità a Roma – ha dichiarato Giulio Carone, amministratore delegato di Areti – è un primo fondamentale passo della strategia di Areti che prevede di sviluppare reti elettriche intelligenti in grado di interagire con il cliente rendendolo sempre più attivo e partecipe del mercato. Questo è quello che intendiamo realizzare con il Progetto RomeFlex coinvolgendo ogni tipologia di cliente”, ha concluso. —lavorowebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Meno emissioni col geotermico

Tempo di lettura: 2 minuti ֎È la rinnovabile più efficace per diminuire le emissioni di CO2 (seguono idroelettrico e solare). Lo studio dell’Università di Pisa su 27 paesi Ocse dal 1965 al 2020 pubblicato sul «Journal […]

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Intesa Sanpaolo finanzierà SunZia, il più grande progetto di energia green in Usa

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(Adnkronos) – Intesa Sanpaolo ha preparato e in parte già sottoscritto una linea di credito agevolato green con un importo massimo di 8,8 miliardi di dollari per la realizzazione della più grande infrastruttura energetica sostenibile degli Usa: SunZia. L’operazione è stata strutturata da un pool di banche internazionali, tra cui Intesa Sanpaolo che ha avuto un ruolo di rilievo nella procedura e funge anche da provider di soluzioni di copertura. SunZia sarà realizzata per produrre energia eolica e trasportare elettricità pulita dal New Mexico verso l’Arizona e la California. Come riporta Esgnews.it, il progetto prevede la costruzione nel New Mexico del maggiore impianto eolico dell’emisfero occidentale, con una capacità di 3,5 GW, unito a un elettrodotto ad alto voltaggio di 885 km tra il New Messico e l’Arizona, capace di trasportare 3 GW di elettricità
pulita, sicura e a prezzi accessibili a milioni di americani negli Stati Uniti occidentali.  SunZia entra nel mercato da assoluta protagonista dato che diventerà la più grande infrastruttura energetica degli Stati Uniti, che continuano nel percorso di progressiva riduzione delle emissioni carboniche. l progetto SunZia è stato sviluppato da Pattern Energy, uno dei maggiori sviluppatori e operatori privati al mondo di progetti eolici, solari, di trasmissione e di stoccaggio di energia, con una capacità operativa di quasi 6 GW in tutto il Nord America e 25 GW in sviluppo. Il progetto arriva in un contesto molto dibattuto. Gli Usa, infatti, sono impegnati nella transizione ecologica, ma devono affrontare delle sfide politiche e sociali per realizzare i loro obiettivi. Il presidente Joe Biden ha proposto due piani da migliaia di miliardi di dollari per rinnovare le infrastrutture, promuovere le energie rinnovabili, ridurre le emissioni di gas serra e sostenere le comunità più vulnerabili. Tuttavia, questi piani devono essere approvati dal Congresso, dove i repubblicani e alcuni democratici moderati si oppongono a una spesa così elevata e a una riforma fiscale che colpisce molto i più ricchi. Inoltre, alcuni settori dell’economia, come quello del carbone e del petrolio, sono restii a cambiare e temono di perdere posti di lavoro e competitività. Una situazione analoga a quanto sta succedendo in Unione europea con il dibattito sulle auto green, che nel mese di dicembre 2023 hanno registrato una preoccupante flessione.  La finanza sostenibile rappresenta un asset sempre più importante nella transizione ecologica, anche se ancora sottovalutato e spesso incomprensibile, come dimostra (anche) il fatto che tra le Pmi italiane le iniziative Esg sono autofinanziate nel 47% dei casi.
Il contributo alla transizione ecologica può arrivare da diverse strade, tra cui quella del finanziamento ai progetti sostenibili che entusiasma Mauro Micillo, Chief della Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo: “Abbiamo maturato una notevole esperienza internazionale nell’ambito del project financing e la significativa partecipazione al facility green loan, che la Banca ha strutturato per SunZia con altre primarie istituzioni finanziarie, conferma il nostro impegno a sostegno del settore delle energie rinnovabili negli Stati Uniti d’America e a livello globale”. Nel suo percorso in ottica green e di finanza sostenibile, Intesa Sanpaolo ha attraversato alcuni momenti chiave: – Ha integrato i fattori ESG nel suo processo di investimento, offrendo ai clienti soluzioni finanziarie che rispettano i principi di sostenibilità e che possono migliorare i risultati economici e ridurre i rischi; – ha lanciato il finanziamento S-Loan, che premia le piccole e medie imprese (PMI) che migliorano il loro profilo di sostenibilità, concedendo loro condizioni più vantaggiose. Nel primo semestre 2023, ha erogato 0,9 miliardi di euro con questa formula; – ha aderito a importanti iniziative internazionali sul tema della sostenibilità, come il Global Compact, gli Equator Principles e i Net-Zero Banking Alliance, che si propongono di ridurre le emissioni di gas serra e di contrastare i cambiamenti climatici; – ha presentato il suo nuovo Piano d’Impresa 2022-2025, che prevede una solida e sostenibile creazione e distribuzione di valore, con una marcata connotazione ESG. Tra gli obiettivi del Piano ci sono: destinare 115 miliardi di euro alla comunità e alla transizione verde, supportare le persone in difficoltà con 500 milioni di euro, raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2030 per le proprie attività e entro il 2050 per i portafogli prestiti e investimenti, proteggere e ripristinare il capitale naturale piantando oltre 100 milioni di alberi e adottando una politica per la biodiversità.  Anche se l’impegno per la sostenibilità intesa in senso ambientale risulta nettamente preponderante, il riferimento alla collettività e alle persone in difficoltà integra un impegno più di ampio respiro che tocca l’aspetto sociale della sigla Esg (Environmental, Social and Governance). Capire come si sta muovendo in ottica green il più grande istituto bancario italiano è fondamentale per fare delle previsioni sulla transizione ambientale del paese. Come spiega Termo, azienda italiana attiva nel settore, le banche saranno un driver portante della transizione nel 2024. A questo va aggiunto che le normative, sia nazionali che sovranazionali, impongono maggiori “obblighi di sostenibilità” prima alle aziende e poi ai consumatori.  Con strumenti come green bond, green loans e sustainibility linked loans gli istituti bancari sono sempre dei cruciali attivatori di sostenibilità per aziende e privati. Sarà al contempo necessario mettere a punto rigorosi processi di controllo per evitare il rischio di greenwashing da parte dei soggetti che accedono ai finanziamenti. Una nota positiva riguarda l’andamento delle economie italiana ed europea che stanno imparando a gestire i rischi Esg come emerge dal rapporto Consob “Principali tendenze in tema di investimenti sostenibili e criptoattività”. Ciò rappresenta una maggiore prontezza nell’affrontare non solo le calamità naturali, sempre più frequenti a causa del surriscaldamento climatico, ma anche le sfide di equità sociale e lavorativa verso le quali è aumentata anche la sensibilità del mercato. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

La Germania fa tremare l’elettrico: immatricolazioni crollate del 23% a dicembre

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(Adnkronos) – Lo stop improvviso agli incentivi deciso dalla Germania sta avendo enormi ripercussioni sul mercato delle auto elettriche. A dicembre il calo è stato del 3,8% in Europa, primo dato negativo dopo sedici mesi consecutivi positivi, mentre in Germania le immatricolazioni delle auto elettriche hanno registrato un pesante –23%!
A dicembre, il paese ha cancellato con effetto immediato e senza preavviso il Umweltbonus l’agevolazione statale per l’acquisto di auto elettriche generando il panico tra chi aveva ordinato, acquistato e pagato una macchina elettrica e aspettava solo di riceverla. Lo schema del bonus, infatti, prevedeva che le agevolazioni scattassero solo al completamento della consegna. Praticamente chi aveva ordinato l’auto entro il 17 dicembre scorso, ma non l’aveva ancora ricevuta, ha perso improvvisamente il bonus a cui pensava di avere diritto. Una situazione che ha provocato la perplessità dell’associazione del settore automotive in Germania: “Si tratta di un’incredibile violazione della fiducia per decine di migliaia di clienti che hanno ordinato i loro veicoli elettrici partendo dal presupposto che il sussidio venisse pagato”, aveva subito dichiarato il presidente dell’associazione Arne Joswig. Lo stop improvviso è stato quasi obbligato dalla sentenza della corte di Karlsruhe che ha definito incostituzionale il trasferimento di ingenti risorse federali inizialmente stanziate per contrastare la pandemia del coronavirus a un nuovo fondo “fuori bilancio” per il contrasto ai cambiamenti climatici. A spiegarlo è stato un portavoce del ministero guidato dal verde Robert Habeck: “[la cancellazione del bonus] è una conseguenza diretta della sentenza”. Non a caso, già a dicembre scorso lo stesso Habeck ha parlato di “un’eliminazione graduale” dell’Umweltbonus anticipata rispetto a quanto previsto. Secondo la prima ipotesi, nel 2024 il sussidio scenderebbe ad appena 3 mila euro e sarebbe erogato solo per vetture che costano meno di 45 mila euro. Negli ultimi giorni, però, si fa strada l’ipotesi di una eliminazione totale del bonus.  Una decisione in netto contrasto con il percorso green dell’Unione europea, che mira a ricoprire un ruolo di leadership nella transizione energetica e ha previsto lo stop alla vendita di auto a motore termico dal 2035. La Germania, prima economia europea nonché leader nel settore dell’automotive, si è già duramente opposta a questa decisione capeggiando una fazione di cui faceva parte anche l’Italia. A inizio 2023, tuttavia, il trilogo si è concluso positivamente confermando che dal 2035 potranno essere vendute solo auto a combustione interna che utilizzano carburante al 100% neutrale dal punto di vista delle emissioni di CO2. Ora, il rallentamento del settore in terra bavarese preoccupa non poco l’intera Unione e potrebbe rendere molto più frastagliato il percorso green.  Seppure con dinamiche molto diverse, non è la prima volta che dalla Germania arrivano brutte notizie per l’Ue. Già a settembre scorso Berlino ha fatto pressione perché Bruxelles estendesse la definizione di piccola e media impresa. L’idea era quella di alzare la soglia da 250 a 500 dipendenti, formalmente per “limitare il carico [burocratico] che grava su di loro a ciò che è realmente necessario”, ma di fatto limitando l’applicazione della Direttiva Csrd.  Secondo i calcoli del think tank Center for European Policy Studies della Commissione europea, questa modifica avrebbe esentato un numero di aziende tra 7.500 e 8.000 dal rispetto delle norme di rendicontazione di sostenibilità adottate dalla Commissione europea. Non solo: il 26 marzo scorso, infatti, è fallito il referendum di Berlino che proponeva di raggiungere la “neutralità climatica” nella capitale tedesca entro il 2030. Il referendum Klima Schutz, proposto da associazioni ambientaliste ed esponenti della società civile che avevano raccolto decine di migliaia di firme, non ha raggiunto il quorum (1/4 degli aventi diritto) per quasi 200.000 voti. Per diventare a emissioni zero entro il 2030 Berlino avrebbe dovuto mettere in atto misure radicali nel traffico, nelle abitazioni, nel riscaldamento, ma il costo della transizione ha frenato i cittadini. Ad arricchire (o, meglio, impoverire) il quadro ci sono le difficoltà economiche che le aziende automobilistiche tedesche stanno subendo anche a causa dei costi di transizione.  Negli scorsi giorni Bosch, il più grande fornitore automobilistico al mondo, ha annunciato che intende licenziare fino a 1.200 dipendenti nella sua divisione di sviluppo software entro la fine del 2026. Nel presentare questa decisione, la multinazionale ha citato proprio gli elevati costi legati alla transizione al motore elettrico, gravati dall’inflazione e dall’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia. Una situazione analoga per ZF Friedrichshafen, produttrice di componenti per l’industria dei trasporti con circa 165 mila impiegati a livello globale. La multinazionale ha fatto sapere che, nello scenario peggiore, potrebbero essere persi 12 mila posti di lavoro e anche in questo caso la colpa è stata attribuita, almeno in parte, alla transizione. In una nota al Financial Times, infatti, l’azienda ha dichiarato: “Sappiamo che la sola trasformazione verso la mobilità elettrica costerà posti di lavoro”. Una situazione che non dipende solo dai costi, ma anche dal fatto che, spiegano dall’azienda, alcuni componenti dei veicoli elettrici richiedano la metà della manodopera rispetto all’equivalente dei motori a combustione. Con la crisi dell’elettrico in Germania, lo scenario sulla transizione ecologica diventa ancora più incerto. Da una parte c’è l’esigenza di ridurre drasticamente le emissioni, dall’altra il timore di mettere in crisi un comparto che pesa l’8% del Pil comunitario e di consegnare il settore alla Cina, nettamente avanti sul fronte delle tecnologie e delle materie prime. Ma anche il paese più inquinante al mondo. —sostenibilita/mobilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Eolico, ecco le aree possibili ma mancano i piani regionali

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Una mappa delle specie di uccelli selvatici protetti

֎BirdLife International e la Lipu (Lega italiana protezione uccelli) hanno diffuso un lavoro che presenta le sensibilità del territorio italiano potenzialmente interessato da impianti eolici֎

Puglia, l’agrivoltaico non è più un oggetto misterioso

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֎Dopo un rimpallo di sentenze Tar e Consiglio di Stato sembra dipanarsi il velo di confusione fra agrivoltaico e fotovoltaico. La Regione fa chiarezza ed ora c’è l’assalto alle rimodulazioni delle richieste֎

Energia, nucleare e posizioni ideologiche

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֎I problemi scorie, costi, riduzione della CO2 non sono posizioni ideologiche. Ci viene chiesto di lasciar passare il mininucleare e ci viene chiesto di dimezzare le emissioni di CO2 entro 10 anni, e si risponde, secondo un Piano Edison, Ansaldo Nucleare, Enea, Politecnico di Milano e Nomisma Energia, consegnato a Meloni, con una batteria di 15-20 mini centrali nucleari che dovrebbero entrare in funzione entro il 2050֎

Fusione, altro passo avanti in Giappone

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Inaugurato reattore a fusione, successo anche italiano

֎Il reattore sperimentale per la fusione JT-60SA nasce da una collaborazione scientifica tra Giappone e Unione europea, con il contributo italiano di governo, imprese, Enea, Cnr e consorzio Rfx֎

Comunità energetiche, via libera dalla Commissione

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֎Approvato un regime di aiuti di Stato italiano per un importo di 5,7 miliardi di € nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza per sostenere le comunità energetiche rinnovabili e gli autoconsumatori. Si tratta di soggetti giuridici che danno ai cittadini, alle piccole imprese e alle autorità locali la possibilità di produrre, gestire e consumare la propria energia֎

Eolico, quel risarcimento non è dovuto

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֎A proposito di una richiesta di una società milanese. La regione Basilicata è riuscita a legiferare e neutralizzare le mire societarie. Dalla sentenza del Consiglio di Stato emerge l’importanza che le pubbliche amministrazioni si esprimano sempre sugli impianti di rinnovabili che si vorrebbero installare comunque e dovunque֎

Nucleare civile, ancora pro e contro

Tempo di lettura: 5 minuti ֎Salvini promette ma l'opinione pubblica no. Tortuosa la strada verso la decarbonizzazione. Esempi di altre strade. «L’Italia ha una grande competenza e può giocare un ruolo importante»֎

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Un altro impianto-bomba nel saturo porto di Brindisi

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Sul deposito Gnl duro botta e risposta fra Patroni Griffi e associazioni ambientaliste. Il deposito Gnl vincolerebbe per ragioni di sicurezza l’intera operabilità del porto a Costa Morena. Il nodo della torcia di emergenza alta 45 metri che si trova sulla rotta di atterraggio degli aerei