Ecco perché soffia il vento di destra

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֎Non bisogna essere né sanitari né economisti per capire che la popolazione mondiale è in sofferenza e che i decisori sono in paurosa crisi culturale e di competenze, avvitati come sono in inutili difese di schieramenti anacronistici. Non si fa la scelta fra solidarietà ed egoismo֎

Cosa è sostenibile e cosa non lo è

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֎Aperta la consultazione pubblica sul documento tecnico «La sfida ambientale per la finanza sostenibile. Metodologie, informazioni e indicatori ambientali». L’impegno Ispra֎

Rinnovabili, decreto più ragionevole

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֎Si è concluso il braccio di ferro sul decreto del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica riguardante le aree idonee. Uno dei punti salienti è la responsabilità in capo alle Regioni di individuare, coinvolgendo gli enti locali, le superfici e le aree idonee, le superfici e le aree non idonee, le superfici e le aree ordinarie e le aree in cui è vietata l’installazione di fotovoltaico a terra֎

Usi civici e rinnovabili, il caso Sardegna

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֎«La mancata inclusione delle aree gravate da usi civici tra quelle “idonee” non comporta la loro assoluta inidoneità all’installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, che rimane assoggettata al procedimento autorizzatorio ordinario di cui all’art. 12, comma 3., del d.lgs. n. 387 del 2003, né tantomeno comporta il divieto di mutarne la destinazione in conformità al regime degli usi civici»֎

Fare e disfare la realtà: votiamo per il pianeta

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֎Una maggioranza europea di destra potrebbe compromettere gli sforzi fatti finora per allineare le politiche di Bruxelles alle esigenze del Pianeta. Ci riferiamo al Green deal, il pacchetto di norme climatiche più importante di sempre, depotenziato dai populisti di destra ma ancora salvabile (e migliorabile)֎

Costa Ripagnola, ancora battaglie giuridiche

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֎Si torna a parlare di Costa Ripagnola ma sarebbe opportuno che a parlarne torni la politica decidendo subito come gestire compiutamente il Parco regionale֎

Rinnovabili, fra regioni e governo solo voce grossa

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֎Le Regioni italiane devono rispettare l’obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni e di sviluppo delle rinnovabili e del risparmio energetico, ma si accusa il ministero che non stia ai patti ma d’altra parte c’è anche qualche passo indietro֎

Europee, quanto ambiente c’è nei programmi

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֎Ecco punto per punto i temi riguardanti clima, ambiente ed energia presenti nei programmi dei partiti italiani alle elezioni europee֎

Illeciti nascosti in una «ricerca» scientifica

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֎Malta inventa un progetto scientifico denominato «Progetto fringillidi» che prevede la cattura di esemplari vivi delle stesse sette specie di fringillidi previste dalla normativa che consentiva la cattura mediante trappole per scopi ricreativi, per finalità di ricerca scientifica. Un segnale anche per l’Italia che ha preso la strada delle deroghe֎

Il bene acqua e le lezioni dalle crisi idriche

Tempo di lettura: 9 minuti ֎Mettiamo pure nel conto che a essere cambiata, insieme al clima, sia la nostra sensibilità a ciò che ci accade intorno. Oggi le calamità fanno più impressione anche perché sono […]

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Sono rimaste solo le promesse al dopo alluvione dell’Emilia-Romagna

Tempo di lettura: 4 minuti ֎La scarsa attenzione si traduce, purtroppo, in fatti: le risorse stanziate insufficienti e una burocrazia molto pesante hanno limitato notevolmente la platea di cittadini e imprese che hanno potuto beneficiare […]

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Xylella, nessun risultato solo danni e il confronto negato

Tempo di lettura: 5 minuti Gli errori della politica regionale ֎Per dieci lunghissimi e disastrosi anni, e ancora oggi, sono stati arrecati danni incalcolabili, al territorio e al paesaggio salentino, e negli ultimi anni anche […]

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Bene ma non benissimo questo G7

Tempo di lettura: 2 minuti ֎Prossimo appuntamento dal 13 al 15 giugno a Borgo Egnazia in Puglia. Secondo il Wwf Italia al G7 si sono visti passi in avanti per clima e natura con l’annunciato […]

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L’economia e il freno a mano della burocrazia

Tempo di lettura: 2 minuti ֎Abbiamo bisogno di una Pubblica Amministrazione in grado di operare «a regime» scelte coerenti sul campo in applicazione di norme chiare e tese al raggiungimento dell’obiettivo. E l’obiettivo è la […]

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Sostenibilità in ascesa, si accende l’interesse degli investitori istituzionali italiani

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(Adnkronos) – L’attenzione verso la sostenibilità da parte di enti previdenziali, fondazioni di origine bancaria e del comparto assicurativo è in costante crescita. Lo conferma la sesta indagine condotta dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, in collaborazione con Asvis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) e Febaf (Federazione Banche Assicurazioni e Finanza), intitolata ‘Esg e Sri: Le Politiche di Investimento Sostenibile degli Investitori Istituzionali Italiani’. Gli Esg (Environmental, Social and Governance) e il Sri (Socially Responsible Investment) rappresentano i pilastri fondamentali nell’ambito degli investimenti sostenibili.

Gli Esg si concentrano sulla valutazione dei fattori ambientali, sociali e di governance di un’azienda o di un’entità, valutando il suo impatto sull’ambiente, sulla società e sulle pratiche di gestione aziendale. D’altra parte, il Sri si riferisce a strategie di investimento che tengono conto dei valori sociali ed etici, oltre a considerazioni finanziarie.  Insieme, questi principi guidano gli investitori istituzionali nel prendere decisioni di investimento più consapevoli, mirando a ottenere rendimenti finanziari sostenibili e ad impattare positivamente sulle comunità e sull’ambiente. Integrare tali criteri nelle politiche di investimento non solo promuove la sostenibilità a lungo termine, ma può anche generare rendimenti finanziari più stabili e mitigare i rischi nel portafoglio degli investitori.

L’adozione di politiche di investimento sostenibile è diventata una tendenza sempre più diffusa tra gli enti previdenziali, le fondazioni di origine bancaria e le compagnie assicurative in Italia. Dei partecipanti alla survey, il 53% ha dichiarato di aver già implementato tali politiche. È interessante notare che anche tra coloro che ancora non hanno adottato formalmente la finanza Sri, il 75% ha discusso questo argomento in vista di possibili sviluppi futuri. Nel 2024, hanno partecipato alla survey 128 enti, rispetto ai 123 dell’anno precedente, confermando un crescente interesse verso la sostenibilità nel settore finanziario italiano. Dopo una leggera battuta d’arresto registrata l’anno scorso, si registra un aumento sia in valore assoluto sia in valore percentuale del numero di investitori istituzionali che adottano politiche di investimento sostenibile.

Questo è un segnale incoraggiante, evidenziato anche dalla crescente percentuale di enti virtuosi rispetto al campione intervistato. Tuttavia, rimangono delle sfide da affrontare, come la percentuale di enti che, pur discutendo di sostenibilità in consiglio di amministrazione, decidono di non approcciare la finanza Sri. Un altro dato degno di nota è l’incremento nell’applicazione delle politiche Esg, con il 44% degli enti che preferisce investire una quota compresa tra il 75% e il 100% del proprio patrimonio secondo questi criteri. Tuttavia, si osserva un aumento a discapito delle classi intermedie di investitori ‘sostenibili e responsabili’, il che suggerisce la necessità di un equilibrio nell’allocazione dei fondi secondo i principi Esg. Le tendenze e le motivazioni che guidano verso la finanza SRI riflettono una combinazione di obiettivi etici e pragmatici. La volontà di contribuire allo sviluppo sostenibile emerge come il principale motore di questa scelta, con l’82% dei rispondenti che cita questo obiettivo come la loro motivazione primaria.

Tuttavia, non vanno trascurati anche motivi di natura più tecnica, come la mitigazione dei rischi nel portafoglio, citata dal 67% dei partecipanti. Al terzo posto, ma comunque rilevante, troviamo il miglioramento della reputazione dell’ente, con il 49% delle preferenze. Questo dato rappresenta il valore più alto registrato in tutti gli anni di indagine condotti finora. Altri motivi includono la ricerca di migliori rendimenti finanziari (20%) e la pressione del regolatore (18%). Tuttavia, nonostante l’interesse e le motivazioni, ci sono delle sfide da affrontare. La difficile misurabilità degli impatti e delle performance è citata dal 62% degli intervistati come la principale barriera all’implementazione di una politica di investimento sostenibile.

Anche la mancanza di una definizione univoca di sostenibilità (53%) e la percezione di una normativa di settore poco chiara e confusionaria (48%) contribuiscono a complicare il panorama. Inoltre, nonostante gli sforzi, solo un esiguo 8% dei rispondenti rileva benefici effettivi in termini di rendimenti finanziari dalle proprie politiche di investimento sostenibile. Al contrario, il 63% sperimenta una mitigazione del rischio complessivo nel portafoglio. Questi risultati suggeriscono che, sebbene vi sia una crescente sensibilità verso la finanza SRI nel mercato istituzionale, vi è ancora un divario significativo tra le aspettative teoriche e gli impatti pratici. Tale divario potrebbe essere influenzato da fattori esterni, come l’instabilità dei mercati finanziari e l’incertezza normativa. L’indagine fornisce un’analisi dettagliata sulle strategie e le modalità con cui vengono implementate le politiche di investimento sostenibile, evidenziando le preferenze e le sfide che gli investitori affrontano in questo ambito.

Le esclusioni continuano a detenere la posizione di leadership come strategia più utilizzata per il sesto anno consecutivo, con il 66% dei partecipanti che le adotta. Seguono gli investimenti tematici (34%) e il best in class (32%), che hanno scalzato dal podio le convenzioni internazionali (31%) e l’impact investing (29%). Tuttavia, l’engagement rimane ancora in coda alle preferenze, sebbene cresca dal 24% al 28% in questa edizione. Questo potrebbe suggerire che alcuni investitori ritengono questa strategia più complessa da attuare. Le esclusioni si concentrano principalmente su prodotti legati al mercato delle armi (89%), seguite da pornografia (59%) e gioco d’azzardo (56%). La parità di genere, sebbene ancora bassa, registra un aumento dal 8% al 11% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda le convenzioni internazionali, Unpri rimane al primo posto (64%), seguito dal Global Compact dell’ONU (56%). Per quanto riguarda il best in class, l’attenzione verso la tutela dell’ambiente prevale, con una forte enfasi sulla riduzione delle emissioni (69%). È interessante notare che, nonostante l’ambiente sia il fattore dominante, la componente sociale e la governance hanno anche un peso significativo, rispettivamente al 31,4% e al 30,7% delle preferenze.

Gli investimenti tematici riflettono questa tendenza, con una predilezione per i temi ambientali ma con investimenti significativi anche in settori come la Silver Economy e le Residenze Sanitarie Assistite (RSA). Per quanto riguarda le tendenze future, il 66% degli investitori afferma di voler aumentare la propria esposizione agli strumenti sostenibili. Le esclusioni rimangono la strategia più allettante, seguite da best in class e investimenti tematici. Settori come le energie rinnovabili, la salute e le infrastrutture sanitarie attraggono particolare interesse per il loro potenziale di crescita sostenibile. Tuttavia, la diversificazione rimane importante, con molte menzioni di settori come le scienze della vita e l’agroalimentare tra le preferenze degli investitori. Le prospettive della finanza sostenibile sono influenzate in gran parte dalla normativa di settore, che assume un ruolo sempre più rilevante nell’ambito degli investimenti responsabili.

La survey dedica quindi una serie di domande specifiche al regolamento Sfdr e ai nuovi modelli Rts che i gestori/collocatori di fondi dovranno adottare nelle comunicazioni. Attualmente, la maggior parte dei partecipanti (67%) valuta gli effetti di Sfdr come limitati, ma riconosce il potenziale per aumentare l’interesse verso l’acquisto diretto di fondi Esg. Tuttavia, molti enti sono ancora in fase di studio e analisi del quadro legislativo, il che si riflette nel numero di fondi che non rispondono né all’articolo 8 né all’articolo 9. C’è una crescente consapevolezza della complessità delle nuove procedure e normative, con oltre il 60% dei partecipanti che dichiara di non avere conoscenze sufficienti sugli Rts. Questo porta molti enti a manifestare l’intenzione di avviare percorsi di formazione interna, sebbene solo una minoranza disponga attualmente di figure o team dedicati agli investimenti Esg. La collaborazione con advisor finanziari specializzati sugli aspetti di sostenibilità è sempre più diffusa, con il 42% dei partecipanti che si avvale di un advisor Esg. Tra i gestori/collocatori di fondi, alcune società emergono come particolarmente attente alle tematiche Esg, evidenziando un’attenzione crescente verso la sostenibilità anche nel panorama nazionale e internazionale.

Nonostante le recenti performance degli investimenti sostenibili possano non essere particolarmente brillanti a causa di un contesto congiunturale sfavorevole, l’economia italiana sta sempre più puntando verso la sostenibilità. Ciò riflette non solo una maggiore sensibilità dei singoli cittadini, soprattutto dei più giovani, ma anche una consapevolezza crescente nell’ambito degli investimenti istituzionali. La sostenibilità non è più una moda, ma una componente essenziale degli investimenti, in linea con la sensibilità crescente dei cittadini. Nonostante le attuali performance non brillanti, la finanza sostenibile è destinata a consolidarsi come modello predominante nelle allocazioni future. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Passi indietro sulle politiche green da parte dell’Ue, l’allarme degli ambientalisti

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(Adnkronos) – L’Ue ha fatto passi indietro sulla politica agricola e sul ripristino della natura. Questo sostengono diverse organizzazioni ambientaliste e rappresentanti politici le deroghe introdotte nel nuovo regolamento della Politica Agricola Comune (Pac) 2023-2027 sulla protezione degli spazi naturali. Il 26 marzo, il Consiglio AgriFish ha approvato un pacchetto di modifiche proposte dalla Commissione Europea che, secondo gli ambientalisti, comportano un indebolimento della protezione del suolo, della rotazione delle colture e dei pascoli. Sullo sfondo, le proteste degli agricoltori che hanno riguardato il territorio europeo negli scorsi mesi.

Questi i punti fondamentali della revisione della Pac: – Nuove deroghe in caso di condizioni climatiche eccezionali, tali da compromettere la produzione agricola; – Modifiche agli standard delle buone condizioni agricole e ambientali (Bcaa); – Esenzione dai controlli e dalle sanzioni per le aziende agricole con meno di dieci ettari, al fine di alleviare il carico amministrativo su piccole realtà; – Possibilità per i singoli Paesi di modificare i propri piani strategici agricoli due volte all’anno, creando uno spazio per adattamenti in corso d’opera. Queste decisioni sollevano preoccupazioni sul futuro della sostenibilità ambientale e della biodiversità in Europa, richiedendo una valutazione accurata degli impatti e una riflessione approfondita sul bilanciamento tra esigenze agricole ed ecologiche. La Coalizione italiana #CambiamoAgricoltura, che riunisce 90 sigle della società civile ed è coordinata da un gruppo di lavoro che comprende le maggiori associazioni del mondo ambientalista, consumerista e del biologico italiane, mette nel mirino la procedura d’urgenza utilizzata per revisionare la Pac.

Si tratta, dice l’organizzazione, di nuove regole “giustificate dalla ‘semplificazione’ dei regolamenti europei” che indeboliscono l’impegno dell’Unione verso l’ambiente.  CambiamoAgricoltura fa notare che è “Una procedura del tutto straordinaria che non prevede una valutazione di impatto, né un confronto con la società civile. Decisione ancora più incomprensibile considerata la consultazione proprio sul tema della semplificazione attivata dalla stessa Commissione nelle ultime settimane, i cui risultati sono attesi dopo l’estate, nonché il Dialogo strategico aperto proprio sui temi del futuro dell’agricoltura in Europa”. Per il collettivo, le pressioni degli agricoltori sulle istituzioni comunitarie hanno generato un effetto normativo che graverà sulle spalle non solo dell’ambiente, ma anche di quegli agricoltori che hanno investito in ottica green. “Questo pacchetto di riforme – aggiunge #CambiamoAgricoltura – non solo riporterà la Pac indietro di oltre 25 anni ma danneggerà in particolare tutte quelle aziende agricole che hanno convintamente intrapreso la strada dell’agrogeologia, e renderanno tutto il sistema agricolo ancora più vulnerabile agli effetti della perdita di biodiversità e della crisi climatica”.

Sull’altro fronte, il commissario per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski ha esortato gli europarlamentari ad adottare rapidamente il pacchetto di modifiche alla Politica Agricola Comune (Pac) presentato il 15 marzo dalla Commissione Europea in modo da alleggerire gli oneri amministrativi degli agricoltori: “È essenziale approvare rapidamente, così che gli agricoltori avvertano l’effetto dei cambiamenti già nel 2024, altrimenti succederà solo nel 2025”, ha detto Wojciechowski. Lo stesso commissario ha delineato i punti cardine della riforma della Pac: oneri amministrativi, turbative del mercato e mancanza di equità nella filiera. Le modifiche alla Pac non sono l’unico campanello d’allarme per gli ambientalisti. Infatti, a soli dieci giorni dalla proposta della Commissione Ue sulla Politica agricola comune, il Belgio, detentore della presidenza del Consiglio dell’Ue, ha rinviato il voto sul
Nature Restoration Law perché il sostegno degli Stati membri era diventato insufficiente. La brusca frenata è stata provocata dall’astensione dell’Ungheria, che si è aggiunta a quelle di Austria, Finlandia, Polonia, Belgio e al parere contrario di Italia, Svezia e Paesi Bassi. Se a febbraio l’ok del Parlamento Ue sul Nature Restoration Law aveva fatto esultare gli ambientalisti e il provvedimento sembrava ormai cosa fatta, lo stop del mese scorso ha provocato una rimozione del punto dall’agenda Ue. Si è quindi arenato il percorso che portava i ministri dell’ambiente a consolidare la proposta al Consiglio.

L’obiettivo del Nature Restoration Law, così come approvato dall’Europarlamento a febbraio, è quello di ripristinare il 90% degli habitat europei danneggiati entro il 2050. Una decisione che aveva provocato la reazione contraria della destra e della Coldiretti che preannunciava un “sistema produttivo in ginocchio”.  I trattori in protesta già sfilavano e, pur non riuscendo a bloccare in toto il provvedimento, avevano ottenuto qualche traguardo. La Commissione chiedeva infatti la riduzione del 50% l’uso dei pesticidi chimici entro il 2030 e il divieto di tutti i pesticidi nelle aree sensibili (le aree verdi urbane, compresi parchi e giardini pubblici, i campi ricreativi o sportivi, i sentieri pubblici, le zone protette Natura 2000 e qualsiasi area ecologicamente sensibile da preservare per gli impollinatori in pericolo), ma questa misura era stata cassata prima dell’ok dell’Europarlamento. Avanzata a giugno 2022, la proposta di regolamento era uno dei pilastri della Strategia europea per la biodiversità, nata con lo scopo di allineare l’Unione europea agli impegni internazionali presi con l’accordo di Kunming-Montreal sulla biodiversità. Con lo stop del 25 marzo, l’Unione rischia di presentarsi senza una proposta concreta in materia alla prossima Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, la Cop16, in programma in Colombia per il prossimo ottobre. Un’impasse che contrasta l’ambizione, da anni perseguita dall’Unione, di essere in prima linea nelle politiche green. Il commissario europeo per l’ambiente ha avvertito che accantonare il disegno di legge a tempo indeterminato distruggerebbe la reputazione dell’UE a livello globale, dato che ha aperto la strada al vertice sulla biodiversità Cop15 a Montreal nel 2022.

“Rischiamo di andare alla Cop16 assolutamente a mani vuote”, ha detto Virginijus Sinkevičius prima di rincarare la dose: uno stop definitivo al Nature Restoration Law solleverebbe “serie domande e preoccupazioni sulla coerenza e la stabilità del processo decisionale dell’Ue”. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

L’economia circolare in Europa, bene ma si può fare di più

Tempo di lettura: 3 minuti ֎Valutando i progressi verso le attuali ambizioni circolari, il rapporto dell’Eea afferma che esiste una probabilità bassa o moderata che vengano raggiunte nei prossimi anni. Il successo di un’economia circolare […]

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Le «case green» non fanno bene solo all’ambiente

Tempo di lettura: 5 minuti ֎«Saranno i cittadini a beneficiare di questa direttiva. L’efficienza energetica può ridurre i costi energetici delle famiglie e contribuire a preservare il valore delle abitazioni. Salire almeno di due classi […]

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Rinnovabili, la Sardegna resiste a favore del paesaggio

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֎Il Tribunale Amministrativo della Sardegna si oppone ad una sentenza del Consiglio di Stato che ha nuovamente statuito che contro il «favor» di legge alle rinnovabili non c’è difesa del paesaggio che tenga֎

Finanziare la transizione energetica in Africa

Tempo di lettura: 3 minuti ֎Il problema delle emissioni nei paesi Emerging Markets and Developing Economies. Dopo il Covid il livello del debito pubblico in rapporto al Pil è salito di molto, anche in alcuni […]

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