Qualità dell’aria in picchiata nelle città italiane

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(Adnkronos) – Il panorama urbano italiano è al centro di una recente analisi condotta dall’Istituto Nazionale di Statistica, che mette in luce una serie di sfide e progressi nell’ambito dell’ambiente urbano.

Gas serra, trend in diminuzione ma livelli nazionali in crescita

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֎Online l’ultima edizione della pubblicazione Ispra: «Le emissioni di gas serra in Italia. Obiettivi di riduzione al 2030». Determinante l’aumento costante del settore trasporti, le cui emissioni provengono per oltre il 90% dal trasporto stradale, che rispetto all’anno precedente segna un +5% e conferma un trend che non conosce pause e supera il 7% dal 1990֎

Emissioni di CO2, compagnie aeree nel mirino dell’UE

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(Adnkronos) – La compensazione delle emissioni di CO2 nel settore aereo rappresenta un tema centrale tra le iniziative pro sostenibilità.

Addio PFAS: un nuovo trattamento dell’acqua cancella le sostanze chimiche per sempre

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(Adnkronos) – Gli ingegneri dell’Università della Columbia Britannica hanno varcato una nuova frontiera nella purificazione dell’acqua, presentando un trattamento innovativo che cancella le temute “sostanze chimiche per sempre” (PFAS) dall’approvvigionamento idrico.  Le sostanze chimiche per sempre, conosciute formalmente come PFAS (sostanze per- e polifluoroalchil), sono un gruppo di composti che conferiscono proprietà antiaderenti o repellenti alle macchie a vari prodotti.  Sebbene invisibili all’occhio umano, le oltre 4.700 varianti di PFAS in circolazione si trovano probabilmente nel tuo quotidiano, infiltrandosi nell’ambiente e, di conseguenza, nell’acqua potabile. Queste sostanze possono essere presenti in abbigliamento da pioggia, pentole antiaderenti, repellenti alle macchie e persino nelle schiume antincendio.  Utilizzate dall’industria sin dagli anni ’40, le PFAS sono impiegate per una vasta gamma di scopi, dall’impermeabilizzazione all’antiaderenza, dai tessuti ai cosmetici. Un elenco infinito di applicazioni che illustra quanto siano onnipresenti e potenzialmente dannose le PFAS nella nostra vita quotidiana. Le PFAS rappresentano una minaccia invisibile per la nostra salute, poiché la maggior parte delle persone entra in contatto con queste sostanze attraverso cibo, prodotti per i consumatori e acqua contaminata.  I danni potenziali sono gravi e diversificati, includendo, secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, disturbi del fegato, disfunzioni tiroidee, obesità e addirittura il cancro. L’esposizione continua a queste particelle nocive può portare a una serie di problemi di salute, compresi disturbi ormonali, malattie cardiovascolari e ritardi nello sviluppo.  La rimozione delle PFAS dall’acqua potabile è ora possibile grazie a un innovativo materiale adsorbente sviluppato dai ricercatori dell’Università della Columbia Britannica. Questo materiale unico è in grado di intrappolare e trattenere tutte le PFAS presenti nell’approvvigionamento idrico, permettendo poi la loro distruzione attraverso tecniche speciali elettrochimiche e fotochimiche. Il cuore di questa tecnologia è un materiale a base di silice, progettato per assorbire efficacemente una vasta gamma di PFAS, garantendo così la massima purificazione dell’acqua.  La bellezza di questo sistema risiede nella sua sostenibilità: il materiale adsorbente può essere rigenerato e riutilizzato, riducendo al minimo la produzione di rifiuti solidi tossici. Allo stesso tempo, ricerche condotte dall’Università dello Stato dell’Arizona stanno esplorando un approccio alternativo basato sull’uso di microrganismi per scomporre le PFAS. —sostenibilita/lifestylewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

La plastica uccide gli embrioni

Tempo di lettura: 2 minuti ֎Uno studio della Stazione Zoologica Anton Dohrn (Szn) ha verificato che i nuovi pellet di Pvc possono uccidere una varietà di embrioni oceanici֎

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Amianto, le sentenze a difesa dei lavoratori esposti

Tempo di lettura: 5 minuti ֎L’Ona e il suo impegno contro la fibra killer. I lavoratori esposti ad amianto sono stati più di 3.000.000, e tenendo conto che la legge che lo ha messo al […]

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Emissioni globali: le aziende più inquinanti del Pianeta

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(Adnkronos) – Per poter accelerare concretamente nella riduzione delle emissioni globali servirebbe l’impegno di tutti, dai singoli cittadini alle istituzioni e, soprattutto, quello delle grandi aziende.

Perché le emissioni delle auto ibride plug-in sono maggiori del previsto?

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(Adnkronos) – Le auto ibride plug-in inquinano più di quanto previsto. Nel panorama attuale della mobilità sostenibile, le auto ibride plug-in (Phev) rappresentano una soluzione di compromesso tra i veicoli a combustione interna e quelli puramente elettrici.

La biodegradazione del petrolio in mare è possibile

Tempo di lettura: 2 minuti ֎La fisica può accelerare questo processo: importante risultato della ricerca. Lo studio dell’Università di Torino, in collaborazione con l’Università di Genova, l’Eth di Zurigo e l’Oist di Okinawa, dimostra come […]

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I fondi del caffè per proteggere l’ambiente

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(Adnkronos) – Uno scarto come i fondi del caffè potrebbe essere un’arma in più contro l’inquinamento delle acque. Secondo uno studio dell’Università tecnologica federale del Paranà, i fondi del caffè esausti, con l’aggiunta di cloruro di zinco per attivare il carbonio contenuto, hanno un’efficacia del 70 per cento nel rimuovere il bentazone. Si tratta di uno degli erbicidi più usati in agricoltura, di cui l’EPA (l’agenzia Usa per la protezione dell’ambiente) ha segnalato livelli potenzialmente dannosi per la salute umana nelle acque di falda. —sostenibilita/tendenzewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Qualità dell’aria migliora in Italia nel 2023

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(Adnkronos) – La qualità dell’aria migliora in Italia nel 2023. Rispettati nel 2023 i valori limite annuali del particolato atmosferico Pm10 in tutti i punti di misura, come anche quelli del Pm2,5 (311 su 312), con una riduzione media per quest’ultimo di circa il 13% rispetto alla media del decennio 2013-2022. Anche il valore limite giornaliero del Pm10 è stato rispettato nell’89% delle stazioni di monitoraggio, con eccezioni concentrate soprattutto nell’area Nord est del bacino padano (47 superamenti su 63), in porzione della conca a nord del Vesuvio e in provincia di Frosinone. Sono i dati del ‘Rapporto Qualità dell’aria in Italia 2023’ presentato dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente Snpa, costituito dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e dalle Agenzie ambientali di Regioni e Province autonome, a Torino presso la sede di Arpa Piemonte.  Secondo il report, risulta nei limiti in quasi tutte le stazioni di monitoraggio (98%) il valore annuale del biossido di azoto, che nel 2023 segna una riduzione del 19% rispetto al decennio 2013-2022. I superamenti si verificano in stazioni influenzate da alti flussi di traffico stradale: Torino, Milano, Brescia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Catania e Palermo.  Il 2023 è stato l’anno migliore da quando sono disponibili dati di Pm10 e Pm2,5 (metà degli anni ’90, dal 2007 con la rete completa), sia in termini di superamenti della soglia giornaliera del Pm10 sia nei valori medi annuali.  “L’andamento dei valori del particolato è fortemente legato alle condizioni meteorologiche, che hanno influenzato in positivo i risultati del 2023, mentre la riduzione delle emissioni incide soprattutto nel medio e lungo periodo. Preoccupa l’aumento dei periodi di stagnazione atmosferica invernale (inversione termica a bassa quota, alta pressione livellata, assenza di precipitazioni, vento molto debole o assente) in alcune delle aree del paese solitamente più critiche, situazione che si è verificata con particolare rilevanza nei primi mesi del 2024”, spiega Snpa.  In prospettiva, “i monitoraggi dovranno tener conto anche degli effetti delle estremizzazioni atmosferiche causate dal cambiamento climatico. Osservato speciale è l’ozono, inquinante presente specialmente in estate. Nel 2023 l’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana è stato rispettato solo in 49 stazioni su 344, pari al 14%. Caldo estremo e assenza di precipitazioni favoriscono i superamenti della soglia”.  “Il quadro sostanzialmente positivo dei dati relativi al 2023 conferma un trend in generale miglioramento che deve stimolare a proseguire nelle azioni di risanamento anche alla luce degli obiettivi a cui tendere nel lungo termine per la nuova direttiva dell’Unione Europea sulla qualità dell’aria in via di definizione – conclude Snpa – In particolare, il Sistema Nazionale di Protezione Ambientale sarà chiamato a rafforzare le proprie capacità analitiche per monitorare la composizione chimica del particolato atmosferico in quanto i recenti studi dell’Oms hanno evidenziato che gli effetti sulla salute non dipendono solo dalle concentrazioni di polveri sottili ma anche dalla loro composizione”.  —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Italia sotto accusa dell’Ue per la qualità dell’aria

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(Adnkronos) – La Commissione Europea ha inviato una lettera formale di messa in mora all’Italia, evidenziando la persistente mancata conformità del Paese alla sentenza della Corte di Giustizia del 10 novembre 2020, degli standard imposti dalla direttiva europea sulla qualità dell’aria. La decisione, comunicata dall’esecutivo dell’Unione Europea, sottolinea che l’Italia continua a non rispettare gli obblighi stabiliti dalla direttiva europea. La direttiva in questione impone il rispetto di precisi limiti riguardanti la concentrazione di determinati inquinanti atmosferici, con particolare attenzione al PM10. In caso di superamento di tali limiti, gli Stati membri sono tenuti ad adottare misure immediate per ridurre al minimo il periodo di superamento delle soglie consentite. Nonostante l’Italia abbia introdotto alcune misure a partire dal 2020, al 2022 ben 24 zone del Paese hanno ancora registrato superamenti dei limiti giornalieri, con una zona che ha addirittura superato i limiti annuali consentiti. Questo persistente quadro di inadempienza ha spinto la Commissione Europea a prendere provvedimenti, inviando una lettera formale di messa in mora al governo italiano. In caso di mancata risposta adeguata da parte delle autorità italiane, l’Italia rischia di essere deferita alla Corte di Giustizia Europea, con la conseguente possibilità di sanzioni finanziarie. Si tratta di una situazione che richiede un’azione rapida e decisa da parte delle istituzioni italiane, al fine di garantire il pieno rispetto degli standard ambientali europei e tutelare la salute dei cittadini. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Lanciato nello spazio MethaneSAT, il satellite che monitora le perdite di metano sulla Terra

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(Adnkronos) – Lanciato nello spazio lo scorso 4 marzo, il satellite MethaneSAT, che monitorerà tutte le perdite di metano sul pianeta, è un chiaro esempio di come il progresso tecnologico possa aiutare la transizione green. Una tendenza fondamentale in questo contesto storico, rafforzata dal fatto che MethaneSAT è il primo satellite finanziato da un’organizzazione ambientalista, la Environmental Defense Fund (Edf). Methane Sat è stato lanciato nello spazio il 4 marzo 2024 e per realizzare il progetto è stata cruciale la partnership tra Edf e Google. L’obiettivo è quella di acquisire dati essenziali per comprendere e affrontare il problema delle emissioni di metano (CH4) nell’atmosfera, una delle principali cause del riscaldamento globale. Negli ultimi sono stati lanciati altri satelliti con un fine analogo, ma, secondo Edf e Google, MethaneSAT sarà il progetto più completo tra quelli disponibili.  “Tagliare l’inquinamento da metano prodotto dalle operazioni legate ai combustibili fossili, dall’agricoltura e da altri settori – ha dichiarato Fred Krupp, presidente di Edf – è il modo più rapido per rallentare il riscaldamento globale mentre continuiamo a decarbonizzare i nostri sistemi energetici. […] Per farlo, però, è necessario disporre di dati completi su scala globale. MethaneSAT ci mostrerà una panoramica del fenomeno tracciando le emissioni fino alla loro fonte”. MethaneSAT è stato lanciato in orbita tramite un razzo SpaceX Falcon 9 e sarà operativo a un’altitudine di oltre 560 chilometri. Dotato di telecamere a infrarossi (il metano è incolore) ad alta risoluzione, il satellite effettuerà 15 orbite giornaliere intorno alla Terra, focalizzandosi principalmente sulle regioni del mondo con maggiori attività di produzione di petrolio e gas naturale. L’obiettivo principale è individuare le perdite di metano che si verificano nel corso dell’estrazione e del trasporto di questo gas. Grazie all’estrema precisione delle sue telecamere, MethaneSAT sarà in grado di individuare anche le più piccole perdite di metano nell’atmosfera e sarà in grado di valutarne l’entità.  Diversamente da altri satelliti, MethaneSAT potrà quantificare le emissioni totali di metano su vaste aree e identificare i grandi emettitori in luoghi finora rimasti inosservati. Questo consentirà alle aziende e alle autorità di regolamentazione di tenere traccia delle emissioni e daranno alle parti interessate, cittadini, governi, investitori e importatori di gas, un accesso gratuito e quasi in tempo reale ai dati. Le istituzioni potranno quindi monitorare subito i risultati ottenuti con gli obiettivi e gli obblighi in materia di emissioni.  Queste caratteristiche inaugurano una nuova era per il settore, in linea con le crescenti richieste di trasparenza da parte di enti, consumatori e investitori. I dati interattivi sulle emissioni saranno disponibili a chiunque direttamente dal sito www.MethaneSAT.org e su Google Earth Engine, una delle principali piattaforme di dati geospaziali utilizzata da oltre 100.000 esperti e analisti. “L’aspetto unico di MethaneSAT è la capacità di misurare con precisione i livelli di metano con un’alta risoluzione e su vaste aree, tracciando anche le fonti più piccole e diffuse che rappresentano la maggior parte delle emissioni in molte regioni”, ha spiegato Steven Hamburg, scienziato capo di Edf e responsabile del progetto. Attualmente, molte aziende del settore energetico adottano pratiche che comportano la dispersione di metano nell’ambiente. Questo perché sono solite bruciare il metano che fuoriesce dai giacimenti in lavorazione (producendo quindi anidride carbonica, il gas serra più inquinante) o disperderlo nell’ambiente. Come detto, MethanSat monitora anche le perdite che avvengono durante il trasporto, che in alcune zone come l’Asia centrale sono particolarmente frequenti a seguito di grandi incidenti: secondo i dati più aggiornati, un’esplosione avvenuta in un pozzo di esplorazione petrolifera nel sud-ovest del Kazakistan ha causato la dispersione nell’atmosfera di 127mila tonnellate di metano in soli sei mesi. Solo i sabotaggi dei gasdotti Nord Stream del 2022 ne avevano disperso di più da una sola fonte non naturale (230mila tonnellate di metano). Nonostante il metano resti nell’atmosfera solo 12 anni, ha un potenziale di riscaldamento globale circa 25 volte superiore a quello della CO2. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, il metano contribuisce per il 30% all’aumento della temperatura media terrestre rispetto all’epoca preindustriale. È possibile ridurre di molto le emissioni di CH4 perché sono principalmente di origine antropica, con circa tre quinti provenienti da attività umane come l’allevamento intensivo e l’estrazione dei combustibili fossili. In termini di perdite da discariche, sono state rilevate dai satelliti più di 1.200 perdite di gas serra prodotti dalle discariche in varie parti del mondo. Per quanto riguarda l’estrazione di combustibili fossili, è stato calcolato che se tutte le perdite fossero state catturate e vendute nel 2021, ci sarebbero stati 180 miliardi di metri cubi di metano in più per i mercati del gas. Un dato che evidenzia il potenziale di riduzione delle emissioni di metano attraverso il miglioramento delle pratiche di estrazione e trasporto dei combustibili fossili.  Va inoltre considerato che secondo un report della International Energy Agency (Iea), le emissioni globali di metano provenienti dal settore energetico sono circa il 70% maggiori rispetto a quanto riportato ufficialmente. Nel corso dell’ultimo decennio, le emissioni di metano si sono leggermente ridotte in Italia (-6,8%), con una diminuzione più significativa nel settore dell’industria (-48,7%) e dell’energia (-24,5%). Il calo è comunque inferiore rispetto a quello di altri gas serra. Tra il 1990 e il 2020 le emissioni totali sono diminuite in Italia del 26,5% tra 1990 e 2020, mentre la riduzione è stata decisamente più contenuta nel caso del metano: -13,4%. Diversa invece la situazione europea, dove in media il calo si attesta sul 36% (32% per i gas serra nel loro complesso). Le emissioni di metano in rapporto alla popolazione, come riporta Openpolis, sono comunque più contenute in Italia rispetto alla media europea, con 2.869 tonnellate ogni 10mila persone contro 3.325. Tra le tecnologie avanzate utilizzate da MethaneSAT, l’intelligenza artificiale ha un ruolo cruciale per creare una mappa globale delle perdite di metano. Questa mappa consentirà di quantificare le emissioni e di identificarne la fonte, fornendo così informazioni cruciali per adottare misure mirate di mitigazione. Più nello specifico, il satellite realizzato da Edf fornirà il primo quadro globale dettagliato delle emissioni di metano elaborando dati riguardo la loro localizzazione, entità, aumento, diminuzione e responsabili in tutto il mondo. Un esempio che dimostra come l’Intelligenza artificiale può migliorare le performance Esg e sostenere la transizione ecologica.  Combinando la capacità di misurare con precisione i livelli di metano con un’alta risoluzione spaziale su vaste aree, MethaneSAT sarà in grado di rilevare anche le piccole emissioni che altri satelliti oggi non catturano ma che in molte regioni arrivano a rappresentare fino all’80% delle emissioni in molte regioni.  “Capire come affrontare le emissioni di metano è una delle maggiori sfide climatiche che ci troviamo ad affrontare oggi. Siamo entusiasti di condividere le informazioni concrete che sono urgentemente necessarie per ottenere un impatto reale. Questo lavoro è possibile grazie ai nostri partner di Edf” ha scritto Google sui propri canali ufficiali annunciando la partnership con l’organizzazione ambientalista. —sostenibilita/tendenzewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

L’Eni inquina? interpellata non risponde ma querela

Tempo di lettura: 3 minuti ֎L'Azienda minaccia una nuova causa per diffamazione nei confronti di Greenpeace Italia. L'Organizzazione: «Le continue intimidazioni dell'azienda contro chi gli chiede conto del proprio impatto sul clima sono scioccanti»֎

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Ingeriamo una carta di credito a settimana

Tempo di lettura: 2 minuti ֎Esposizione acuta e cronica a particelle polistirene fattore rischio tumore colon. Una ricerca del Cnr dimostra «che le micro e le nanoparticelle di polistirene assorbite dalle cellule del colon umano […]

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Il particolato uccide i cittadini europei

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No a posticipare la riduzione degli inquinanti al 2040

֎Secondo l’ultima valutazione sulla qualità dell’aria dell’Agenzia europea dell’ambiente (Eea), sono 253.000 i decessi nell’Unione europea (Ue) che si sarebbero potuti evitare se le concentrazioni di particolato fine fossero state conformi alle raccomandazioni dell’Oms.  Medici, epidemiologi e cittadini scrivono al Ministro dell’Ambiente sulla Direttiva per la qualità dell’aria֎

Smog, 18 città su 98 oltre i limiti giornalieri di Pm10 nel 2023

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(Adnkronos) – Nel 2023, 18 città su 98 hanno superato i limiti giornalieri di Pm10: Frosinone maglia nera con 70 giorni di sforamento, seguita da Torino (66), Treviso (63), Mantova, Padova e Venezia con 62. A preoccupare è soprattutto il confronto con i nuovi target al 2030: oggi risulterebbero oltre i limiti il 69% delle città per il Pm10, l’84% per il Pm2.5 e il 50% per l’NO2. E’ il bilancio del nuovo report di Legambiente ‘Mal’Aria di città 2024’, redatto nell’ambito della Clean Cities Campaign. “Nonostante una riduzione dei livelli di inquinanti atmosferici nel 2023 – osserva l’associazione – le città faticano ad accelerare il passo verso un miglioramento sostanziale della qualità dell’aria. I loro livelli attuali sono stabili ormai da diversi anni, in linea con la normativa attuale, ma restano distanti dai limiti normativi che verranno approvati a breve dall’Ue, previsti per il 2030 e soprattutto dai valori suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, evidenziando la necessità di un impegno deciso, non più rimandabile, per tutelare la salute delle persone”.  Il report di Legambiente ha analizzato i dati del 2023 nei capoluoghi di provincia, sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) che del biossido di azoto (NO2). In sintesi, 18 città sulle 98 monitorate, hanno superato gli attuali limiti normativi per gli sforamenti di Pm10 (35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo). Erano state 29 le città oltre i parametri nel 2022 e 31 nel 2021. In testa alla classifica delle città c’è Frosinone (con la centralina di Frosinone Scalo) con 70 giorni di sforamento, il doppio rispetto ai valori ammessi, seguita da Torino (Grassi) con 66, Treviso (strada S. Agnese) 63 e Mantova (via Ariosto), Padova (Arcella) e Venezia (via Beccaria) con 62. Anche Rovigo (Centro), Verona (B.go Milano) e Vicenza (Ferrovieri), superano i 50 giorni, rispettivamente con 55, 55 e 53. Milano (Senato) registra 49 giorni, Asti (Baussano) 47, Cremona (P.zza Cadorna) 46, Lodi (V.le Vignati) 43, Brescia (Villaggio Sereno) e Monza (via Machiavelli) 40. Chiudono la lista Alessandria (D’Annunzio) con 39, Napoli (Ospedale Pellerini) e Ferrara (Isonzo) con 36. “I dati evidenziano un miglioramento rispetto all’anno precedente, principalmente attribuibile alle condizioni meteorologiche ‘favorevoli’ che hanno caratterizzato il 2023, anziché a un effettivo successo delle azioni politiche intraprese per affrontare l’emergenza smog”, osserva l’associazione.  Tuttavia, le città italiane, da Nord a Sud, presentano ancora considerevoli ritardi rispetto ai valori più stringenti proposti dalla revisione della Direttiva europea sulla qualità dell’aria che entrerà in vigore dal 2030 (20 µg/mc per il Pm10, 10 µg/mc per il Pm2.5 e 20 µg/mc per l’NO2). Se il 2030 fosse già qui, il 69% delle città risulterebbe oltre i limiti per il Pm10, con le situazioni più critiche a Padova, Verona e Vicenza con 32 µg/mc, seguite da Cremona e Venezia (31 µg/mc), e infine da Brescia, Cagliari, Mantova, Rovigo, Torino e Treviso (30 µg/mc). Situazione analoga anche per il Pm2.5: saranno oltre i futuri limiti l’84% delle città, con i valori più alti registrati a Padova (24 µg/mc), Vicenza (23 µg/mc), Treviso e Cremona (21 µg/mc), Bergamo e Verona (20 µg/mc). L’NO2 è l’unico inquinante in calo negli ultimi 5 anni, ma il 50% delle città resterebbe comunque oltre i parametri. Napoli (38 µg/mc), Milano (35 µg/mc), Torino (34 µg/mc), Catania e Palermo (33 µg/mc), Bergamo e Roma (32 µg/mc), Como (31 µg/mc), Andria, Firenze, Padova e Trento (29 µg/mc) sono le città con i livelli più alti. “Ancora una volta l’obiettivo di avere un’aria pulita nei centri urbani italiani rimane un miraggio, come dimostra la fotografia scattata dal nostro rapporto Mal’Aria di città – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – Le fonti sono note così come sono disponibili e conosciute le azioni e le misure di riduzione delle emissioni, ma continuiamo a registrare ancora forti e ingiustificati ritardi nel promuovere soluzioni trasversali. Serve quindi un cambiamento radicale, attuando misure strutturali ed integrate, capaci di impattare efficacemente sulle diverse fonti di smog, dal riscaldamento degli edifici, dall’industria all’agricoltura e la zootecnia fino alla mobilità, dove le misure di riduzione del traffico e dell’inquinamento possono ben conciliarsi con una maggiore sicurezza per pedoni e ciclisti, come dimostra l’importante intervento della città a 30km/h di Bologna voluto dal sindaco Matteo Lepore e dall’amministrazione comunale. Un intervento già realizzato in diverse città europee che chiediamo sia sempre più diffuso anche in quelle italiane”.  “I dati del 2023 ci dicono che il processo di riduzione delle concentrazioni è inesistente o comunque troppo lento – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – Ad oggi, infatti, ben 35 città dovranno intensificare gli sforzi per ridurre le loro concentrazioni di Pm10 entro il 2030, con una percentuale di riduzione compresa tra il 20% e il 37%, mentre per il Pm2.5 il numero di città coinvolte sale a 51, con una riduzione necessaria tra il 20% e il 57%. Non migliore la situazione per quanto riguarda l’NO2, dove 24 città dovranno ridurre le emissioni tra il 20% e il 48%. Alla luce degli standard dell’Oms, che suggeriscono valori limite molto più stringenti dei valori di legge attuali e che rappresentano il vero obiettivo per salvaguardare la salute delle persone, la situazione diventa ancora più critica. Bisogna determinare una svolta a livello nazionale e territoriale per ridurre l’impatto sanitario sulla popolazione italiana, il costo ad esso associato, e il danno agli ambienti naturali”. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Le auto inquinano come 12 anni fa

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֎Relazione della Corte dei conti europea. Così come vengono misurate, le emissioni di CO2 non sempre riflettono la realtà. Le emissioni reali prodotte dalle auto tradizionali non sono diminuite. Le auto elettriche sembrano essere il principale motore di cambiamento, ma le loro vendite non aumentano abbastanza velocemente֎

Ecco i miracoli che fanno gli alberi

Tempo di lettura: 3 minuti ֎Un numero esorbitante di ricerche scientifiche hanno dimostrato l’efficacia quasi «miracolosa» delle piante nel depurare l’aria, cittadina e non, da sostanze tossiche per l’organismo֎

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Campi elettromagnetici, aumentati i limiti

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֎Accuse dall’Isde: un favore agli operatori telefonici stranieri e contro la salute pubblica. Inaccettabile l’aumento. Il Governo e le Regioni italiane mantengano i valori attuali per il principio di precauzione֎