Bupreste splendente

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Il Bupreste splendente è un «relitto terziario», legato ad alcune delle più antiche foreste originarie di Pini e di altre Conifere diffuse, a notevole distanza tra loro, tra le montagne del vecchio continente

Questo vero «gioiello della natura», considerato per antonomasia il più raro Coleottero d’Europa e protetto anche da lungimiranti normative dell’Unione europea, rappresenta in realtà un vero e proprio «fossile vivente».

Il Bupreste splendente (Buprestis splendens) è infatti un «relitto terziario», legato ad alcune delle più antiche foreste originarie di Pini e di altre Conifere diffuse, a notevole distanza tra loro, tra le montagne del vecchio continente: dalle selve primarie della Scandinavia e della mitica Bialowicza, dove fu salvato il Bisonte europeo, ai boschi residui delle tre grandi penisole affacciate sul Mediterraneo (iberica, italica e balcanica), dove vola il Falco della regina. Forme piuttosto simili vivono inoltre in Asia (niponica) e, con assai maggior diffusione, in America settentrionale (aurulenta).

Per la sua straordinaria bellezza (forme eleganti, portamento snello e colori smaglianti dai riflessi mutevoli) e per l’incredibile longevità (sembra che la larva possa vivere nel legno secco per decenni, estraendone lentamente le scarse sostanze nutritive per crescere gradualmente: in un caso documentato si sarebbe sviluppata dentro ad una trave antica addirittura per 51 anni!), venne da me prescelto nel 1993 come simbolo del Progetto Biodiversità, anche in relazione al ruolo importantissimo che l’Ordine dei Coleotteri gioca nella ricchezza e varietà della vita sulla Terra.
E dal 1994 quell’impegnativo Progetto, contraddistinto dal «logo» ormai famoso del piccolo Insetto, sviluppò ricerche e promosse scoperte davvero eccezionali nell’Appennino, dal censimento della Flora e della Fauna del Parco d’Abruzzo (che a distanza di qualche lustro ha raggiunto e superato, con grande sorpresa anche degli osservatori stranieri, una Check-List (Lista Preliminare) di ben 8.500 specie di piante e animali) alla conferma della effettiva esistenza di animali straordinari sempre sfuggiti alla Zoologia ufficiale (come la Lince appenninica, denominata dall’anno 1999 Lynx lynx apennina).

Le caratteristiche biologiche, etologiche ed ecologiche di questo Buprestide lo rendono particolarmente prezioso e affascinante. Si tratta infatti di un tipico Insetto saproxilofago, legato agli alberi in via di decomposizione, e di conseguenza fortemente localizzato in ambienti particolarmente integri della vecchia Europa, e già scomparso dal resto del continente di antica civiltà. È inoltre la classica specie dai costumi spiccatamente «acrodendrici», perché vive di preferenza all’apice dei vecchi alberi, rendendosi così praticamente invisibile e irraggiungibile.

La sua presenza sul Pino loricato del Pollino, accertata per la prima volta al principio degli anni Settanta, e poi confermata da ripetute osservazioni, ha costituito una scoperta molto importante non solo per il Pollino, ma per l’intero Mezzogiorno d’Italia. Ulteriori ricerche più specializzate, da condurre con particolare impegno in altre zone dell’Appennino, potrebbero in futuro consentire di ritrovare il Bupreste splendente anche in altre località insperate, dal Monte Alpe di Latronico ai Monti di Orsomarso, dall’Aspromonte al Parco Nazionale d’Abruzzo. Ma gli studi naturalistici su questa e sulle altre sconosciute creature dell’Appennino hanno anche consentito di ricostruire meglio la fisionomia della ricca vita spontanea del Pollino.

 

Franco Tassi

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Sopra, la rara foto di un individuo di Bupreste splendente, colto sulla corteccia di un Pino loricato, sua principale pianta ospite (Foto Gianni Gobbi).