Improvvisamente l’insetto stecco

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Una presenza nota ma sempre suggestiva per il fascino mimetico di questo insetto che riesce a passare spesso inosservato. I Fasmidi comprendono circa 2mila specie, di cui la maggior parte vive nelle regioni tropicali e orientali, ma qualcuna anche in Europa meridionale. In Italia vivono alcune specie del genere Bacillus

All’apparenza sembra un ramo. Se non se ne conosce l’esistenza anche la mente più creativa riesce a fatica a realizzare quello che ha davanti agli occhi. L’insetto stecco (Bacillus) può assumere le colorazioni più impensabili e con esse anche la sua conformazione può variare.
L’esemplare, avvistato e fotografato in un tardo pomeriggio invernale nell’area della foresta Mercadante a Cassano delle Murge (parte del Parco Nazionale dell’Alta Murgia), era placidamente avvinghiato al corrimano in legno di una scalinata che conduce alla storica pizzeria presente in foresta.
L’esemplare di colore marrone, se non fosse stato per le lunghe zampe sarebbe stato scambiato per un ramoscello stranamente attaccato al corrimano, invece era un insetto stecco lungo circa 10 centimetri (quindi probabilmente una femmina). La sorpresa è stata grande, perché in un quindicennio di escursioni presso la foresta Mercadante mai mi era capitato di vedere un insetto di tali fattezze.

Appartiene alla famiglia dei Fasmidi, è chiamato insetto stecco per la forma lunga e sottile, dall’aspetto di rami o di foglie. È provvisto di lunghe zampe e le specie europee sono attere, cioè prive di ali. I Fasmidi comprendono circa 2mila specie, di cui la maggior parte vive nelle regioni tropicali e orientali, ma qualcuna anche in Europa meridionale. In Italia vivono alcune specie del genere Bacillus (Treccani.it).

La particolare morfologia degli insetti stecco consente loro di mimetizzarsi alla perfezione su foglie rami, imitando le superfici ricoperte di licheni, cambiando anche colorazione. Le modificazioni cromatiche sono dovute alla presenza di tre pigmenti situati nelle parti più esterne dell’esoscheletro, che migrano all’interno delle cellule disponendosi su diversi livelli generando diverse tonalità (Insetti.org).

Il colore varia dal verde al marrone, le ninfe sono verde chiaro. Con eccezione delle dimensioni, sono identiche all’individuo adulto. Le femmine, che possono raggiungere i 10,5 centimetri, sono notevolmente più grandi dei maschi, che misurano circa 6 centimetri. Le antenne sono corte. La struttura fisica permette a questo insetto, sia nello stadio adulto, sia in quello larvale, di mimetizzarsi in maniera molto efficace tra i ramoscelli delle piante di cui si nutre, somigliandogli notevolmente.
Lo si può incontrare soprattutto di notte, essendo un animale per lo più con attività notturna ma anche a mezzogiorno in estate. Se disturbato o infastidito, può irrigidirsi e cadere al suolo fingendosi morto (tanatosi) oppure oscillare come dei ramoscelli al vento.
L’insetto stecco si nutre di foglie di nocciolo, rovo, lampone, melo, faggio oppure rose. Vive in habitat piuttosto umidi e arieggiati.
Si riproduce sia partenogeneticamente, sia tramite una riproduzione anfigonica. Le uova sono di colore scuro tendente al nero e sono grandi all’incirca 2 millimetri. Subisce una muta, durante la quale esce dalla sua pelle per poi mangiarsela. Ogni anno si sviluppano due generazioni, delle quali la prima in primavera, la seconda in estate. Le uova della seconda generazione sopravvivono all’inverno, mentre gli insetti non sopravvivono alla stagione più fredda. Di notte la femmina depone fino a 16 uova, facendole semplicemente cadere sul terreno. In totale una femmina nel corso della propria vita può deporre oltre mille uova. Queste sono ovali, lunghe 4 millimetri, larghe 2 millimetri e di colore marrone. A seconda della temperatura, le ninfe possono cambiare pelle dopo un mese oppure anche solo dopo ben più di un anno. I maschi sono rari di colore marrone scuro gli adulti. La sua aspettativa di vita è di un anno.
La specie Bacillus rossius in Italia centro-meridionale si riproduce anfigonicamente, mentre in Toscana, Marche ed Emilia-Romagna si rinvengono esclusivamente popolazioni partenogeniche, che con normale meiosi sviluppano uova che si auto-attivano e portano alla formazione di germi aploidi, i quali, per restituzione anafasica, diploidizzano sviluppando un embrione normale. La facoltatività di questa partenogenesi sta nel fatto che qualsiasi femmina proveniente dalle popolazioni partenogeniche può essere fecondata da un maschio ed è in grado di produrre discendenza deuterotoca (comprendente entrambi i sessi) e, naturalmente, femmine che normalmente si riproducono per via anfigonica, isolate dai maschi, possono dare ovature con una certa discendenza partenogenica telitoca, con una netta tendenza, deposizione dopo deposizione, ad ottenere rese molto alte rispetto alle prime deposizioni in assenza di maschi (Wikipedia.it).